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Lui & Lei

ANNARELLA (II parte - I ricordi)


di cicciosv
28.11.2014    |    10.053    |    3 10.0
"Ne aveva fatta tanta che non riuscii a berla tutta ma continuai a succhiarglielo e a pulirlo tutto..."
Dopo i primi incontri nel mio ufficio, Anna divenne la mia amante "saltuaria", nel senso che ci si vedeva in media solo una volta o due al mese, senza un legame vincolante.
A differenza di quanto avevo immaginato prima di conoscerla, lei era molto aperta ai piaceri del sesso e citandolo scrittore Pietro Chiara "libera di scegliere e di farsi scegliere". Di certo, non incontrava solo me e non nascondo che ciò mi dava noia anche se poi, comprendendo le sue esigenze, il suo modo di pensare e di vivere la vita, mi adeguai condividendo le sue scelte.
Di lei volli conoscere tutto, dalla volta che la sorpresi nel parco, alle sue molteplici avventure.
Un pomeriggio che ci incontrammo, Anna cominciò a raccontarmi:
“ Sai, mio caro, voglio svelarti una delle mie più scabrose avventure di sesso che ho vissuto.
Tu sai che il sesso mi ha sempre attratto. Ricordo che sin da piccola sbirciavo mio padre quando si faceva il bagno e provavo un piacere immenso nel vederlo completamente nudo. Non ti dico le volte che mi sono masturbata e l’invidia che provavo verso mia madre che poteva averlo tutto per se.
Nel frattempo crescevo, l’attrazione verso mio padre diminuiva mentre cominciavo ad interessarmi ai ragazzi più grandi di me. Ricorderai che negli anni 70 era abbastanza difficile trovare un poco di intimità per noi giovani, ma io ero intraprendente e anche se vergine appena era possibile mi facevo delle magnifiche limonare con il ragazzo di turno e ho imparato a fare dei pompini meravigliosi“.
"Lo so Annarella! Quando me lo prendi in bocca è un piacere favoloso, sei stupenda!”. Gli dissi.
Sorrise maliziosa, poi riprese:
"Adoravo anche farmi palpare e leccare dovunque e non mi ricordo più quanti ragazzini ho avuto.
Il primo amore però lo ebbi intorno i 18 anni. Un bel 23enne di nome Fabio. Un ragazzo magnifico, bello e dotato. Me ne innamorai e fu lui a cogliere la mia verginità e "non solo quella". Il nostro amore durò poco più di due anni e quando lui mi lasciò per un’altra per me fu un trauma. Mi sentivo tradita e lo odiavo….
Lo sai però come ho reagito dopo qualche settimana di sconforto?”
“No, dimmi cara…. sono curioso di sapere.…”, risposi.
“Bene, un sabato, decisi! Mi preparai con una gonna abbastanza corta, camicetta semitrasparente, tacchi alti, trucco marcato con rossetto rosso e presa la macchina di mio padre, andai in una discoteca con il preciso scopo di farmi rimorchiare e applicare la ricetta: chiodo schiaccia chiodo. Volevo vendicarmi dell’affronto subito ed scacciare l'affronto subito comportandomi da puttanella e provare cose nuove.
Ebbene, sai quella sera con quanti ragazzi sono stata?”.
“Tre?” dissi.
“Pochi, pochi, aumenta…dai”.
“Cinque?”
“Di più di più”
“Sette?”
“Undici e qualcuno ha fatto anche il bis”
Disse Anna quasi compiaciuta.
“Cazzo!!!” esclamai.
E lei:
“I primi due ragazzi conosciuti dopo un drink mi portarono nei bagni della discoteca, ma erano inesperti e tesi, ricordo che vennero appena gli presi il cazzo in mano e cominciai a leccarli. Poi dopo aver fatto un pompino ad un ragazzo che non ricordo neanche il viso su un divano appartato nella sala, incontrai di nuovo i ragazzi con cui ero stata nei bagni. Loro mi offrirono da bere un alcolico e mi presentarono altri due loro amici a cui avevano raccontato la storia, quindi anche loro vollero essere spompinati nel parcheggio della discoteca.
Con il mio comportamento cercavo di esorcizzare l'abbandono di Fabio, ma non bastava, non ero abbastanza troia e poco dopo proposi al barista una pompa se mi offriva una coca. Lui accettò subito, mi portò nel deposito delle bibite, mi fece inginocchiare e tirato fuori un membro grosso e lungo cominciò a menarmelo sul viso e sulle labbra. Dopo mi prese per la nuca e cominciò a chiavarmi in bocca. Lo sentivo fino in gola, mi soffocava, ma dopo aver represso qualche conato di vomito, cominciai a godere e quando venne, ingoiai tutto.
Mi sentivo addosso una eccitazione come non mi era mai successa. Bevvi la coca che mi ero guadagnata e dopo essermi tolta il sapore di sborra, mi scatenai a ballare.
La musica mi stonava e le luci mi inebriavano i sensi, non ricordo come ma mi accorsi che ballavo circondata da altri cinque ragazzi che mi misero in mezzo e cominciarono a toccarmi. Mi piaceva la sensazione di tante mani addosso e forse per effetto anche dell’alcool ridevo felice. Mi girava la testa e senza rendermene conto mi feci guidare da loro e mi ritrovai nel deposito delle bibite. Ricordo una tettoia di eternit, tanti scatoloni, delle casse di birra vuote e alcuni materassi a terra. I cinque a quel punto mi circondarono e in un attimo mi spogliarono. Mi sentivo mani che mi strizzavano le zinne e altre che mi frugavano tra le cosce, poi qualcuno cominciò a tirare fuori il cazzo e a farselo toccare.
Ci credi che mi sembra di sentire ancora la sensazione di quei cazzi stretti tra le mani? … Bene, ormai l’ambiente era surriscaldato abbastanza, mi inginocchiai sui materassi e cominciai segare e ciucciare tutti i cazzi che mi passavano davanti. Ma quelli non volevano solo pompini. Qualcuno si stese e io mi trovai impalata da un grosso cazzo mentre altri, mi scopavano in bocca. Poi mi misero a pecora. Mi scopavano a turno e dopo che almeno due di loro mi erano venuti dentro, ebbi il primo cazzo nel culo. Anche se lo avevo già fatto con Fabio, sentii dolore e gridai forte. Solo un grido e mi ritrovai un altro cazzo in bocca che mi soffocava.
Mi sentivo trattata da zoccola e questa situazione mi eccitava. Loro mi stavano usando per il loro piacere e io godevo usando loro. Il godimento di sentirli dentro di me mi procurava ripetuti orgasmi. Ero esausta e quando mi accasciai su quei luridi materassi tutti i cinque si masturbarono inondandomi con la loro sborra dai capelli ai piedi. Rimasi cosi sola, nuda e piena di sperma per quasi dieci minuti poi raccolsi tutti i miei abiti tranne le mutandine che erano sparite e tornai a casa.”
"Cazzo che avventura!" esclamai.
“Si tesoro! Da allora ho sempre pensato che sia un po’ ninfomane perché un solo cazzo non mi basta.”
"Cara, non tutte le donne si accontentano di un solo uomo, chissà quante hanno le tue stesse esigenze e le reprimono accontentandosi del loro compagno. Ma tu sei diversa hai uno spirito libero ed è giusto che possa trovare le tue soddisfazioni quando e come vuoi.
Inoltre se non ti avessi scoperta con quel tizio nel parco non avrei mai sospettato del tuo vizietto".
"Già" disse lei con un sorrisetto biricchino.
"Adesso mi dici di quel tipo nel parco?"
“Quello poi… è una storia stupida, tutto accaduto per i miei soliti pruriti; ora ti racconto.
Sai che, per andare a scuola prendevo sempre l’autobus al mattino, una linea sempre molto affollata di studenti e di lavoratori dove trovare posto a sedere era un miraggio. Poiché il tragitto da fare era abbastanza lungo, mi dovevo sorbire ogni volta una quarantina di minuti di calca.
Quella mattina, salita sull’autobus, ero compressa tra altre persone. prevalentemente adulte e non avendo vicino i pali verticali di sostegno, mi aggrappai al ferro in alto, cosa che ovviamente faceva salire la mia gonna abbondantemente sopra il ginocchio, comunque eravamo tanto pressati in quel carnaio che nessuno avrebbe potuto vedere nulla.
Alla fermata successiva l’autobus si fermò per far salire ancora persone. Non so come potessero entrarci ma salirono tutti e la calca si era fatta sempre più opprimente. Tutti pressavano e spingevano quando avvertii un movimento dietro di me. Mi girai e vidi che alle mie spalle aveva preso posto un uomo sulla cinquantina, alto, moro, brizzolato, con 2 occhi neri intensi.
Lo guardai negli occhi e lui mi sorrise.
Quando l’autobus ripartì avvertii una leggera pressione sul culetto ma diedi la colpa al movimento creato dall’autobus. Però quella pressione, anche se impercettibile, non si fermava. Pensai: "E' la calca" e perciò non diedi peso alla cosa.
Poco dopo però avvertii un momento che mi fece mancare il respiro: una mano si era appoggiata sulla mia coscia.
Non avendo libertà di movimento, anche se non potevo essere certa, pensai che quella mano fosse dell'uomo alle mie spalle e i suoi strusciamenti fossero volontari.
La cosa mi intrigò subito e mi stuzzicò la fantasia al pensiero di trovarmi in mezzo ad un sacco di gente. Poi per capire se era l'uomo alle mie spalle a palparmi, decisi di spingere un po’ indietro il mio culetto e di fare dei leggeri movimenti. Facendo questo sentii qualcosa che si induriva e che premeva sul mio culo e la mano di quell'uomo che iniziava a muoversi. Non c’erano più dubbi, era lui che al mio contatto si stava eccitando come mi stavo eccitando io!
Avevo paura di essere vista da qualcuno, girai la testa guardandolo con uno sguardo di preoccupazione i passeggeri intorno a me, lui invece si avvicinò all'orecchio e mi bisbigliò:
“Non ti preoccupare, con questa folla nessuno ci potrà vedere”.
La sua mano, intanto, era passata all’interno coscia e con dei movimenti lenti stava salendo sempre più. Io per tutta risposta allargai leggermente le gambe per agevolarla. Era arrivata al bordo della gonna e si era infilata sotto. Mi piaceva e mi sentivo bagnare, ma dovevo stare attenta a non tradirmi con lo sguardo altrimenti qualcuno avrebbe potuto capire cosa stava succedendo.
Intanto la mano, del tizio dietro di me, era risalita fino al mio culetto per tastarne la consistenza. Ora si trovava al bordo delle mutandine e lui spostandomi le mutandine ed entrò dentro con le dita sotto l’elastico laterale fino ad arrivare al solco che divide le chiappe, lo faceva scorrere su e giù con la punta del pollice. Mi stava facendo impazzire dal piacere. e ogni volta che il suo pollice andava giù speravo che scendesse fino alla figa.
Poi , la mano divenne più intraprendente, con un paio di dita mi allargò da un lato una chiappa e con un dito arrivò al buchetto del culo. Roteando il dito e facendo una pressione leggerissima, mi stava facendo un massaggio meraviglioso! Ero in estasi e mi stavo bagnando sempre più.
Dopo un po’ però risalì di nuovo il solco verso su. Io non ce la facevo più, volevo che azzardasse di più e solo dopo altri palpeggiamenti al culo con le dita arrivò alle labbra della mia figa ormai fracica.
Per un po’ giocò con le grandi labbra percorrendo avanti e indietro lo spazio che le divide, me le massaggiava, le solleticava, tornava a percorrere il solco. Tutto con tanta delicatezza. Stavo impazzendo, non ne potevo più! Avrei voluto girarmi e chiavarmelo seduta stante se non eravamo in mezzo alla folla.
Ma ecco che il suo dito medio si va a infilare tra le labbra dritto nella vagina. Ero talmente bagnata che entrò senza la minima esitazione. Mi era sfuggito un gridolino, non me l’aspettavo. Allora feci subito un paio di colpi di tosse, tentando di mascherare quello avevo provato.
Il suo dito adesso andava dentro e fuori inesorabile senza sosta, solo ogni tanto faceva una pausa durante la quale sollecitava il mio clitoride.
Il cuore mi batteva forte, l’eccitazione era alle stelle, avevo le cosce che iniziavano a bagnarsi a causa dei miei umori che colavano ed avevo il serio timore di non riuscire a mascherare il mio orgasmo che sarebbe arrivato di li a poco.
Teneva il dito infilato dentro e lo roteava all’interno, poi dentro e fuori, dentro e fuori facendomi letteralmente impazzire.
Sentivo l’orgasmo che stava per arrivare, intenso, potente, di quelli che ti piegano le gambe. Senza rendermene conto iniziai a fare dei leggerissimi movimenti col bacino, lui se n’è accorse e capì che stavo per venire. Non vedevo l’ora perché non ce la facevo più ma al tempo stesso avevo paura di godere in mezzo a tutta quella gente, e se mi avessero scoperta? ... Idea! Con la mano libera tirai fuori dalla borsa un fazzoletto e me lo portai al naso, facendo finta di soffiarmelo.
Lui, a questo punto, mi infilò anche un secondo dito in figa, mentre l’orgasmo arrivò con una prepotenza inaudita, chiusi un momento gli occhi e da sotto il fazzoletto mi morsi il labbro per non urlare. Stavo godendo alla grande!
Lui si godette il mio orgasmo ma non levava ancora la mano dalle mie mutandine, cosa voleva fare ancora? Pochi secondi dopo capii, approfittando dell’abbondante lubrificazione che aveva ricevuto sulle dita ne approfittò per ficcarmene uno nel culetto.
Per fortuna l'autobus non sfollava e mancava ancora parecchio alla mia fermata, così mi godetti anche questo servizio che a me piace un casino. Lo sentivo premere leggermente con movimenti circolari sul mio buchetto e tanto bastava da quanto era lubrificato il dito per entrare senza problemi.
Quello che mi faceva era a dir poco fantastico: infilava il dito, si fermava, lo muoveva all’interno con movimenti circolari, lo estraeva quasi del tutto, lo infilava veloce. Stavo grondando umori nel vero senso della parola, mi sentivo bagnatissima! Dopo un po’ di questo trattamento ero eccitata come non mai, avrei voluto toccarmela, massaggiarmi il clitoride e venire ma non potevo. Speravo lo facesse lui ma invece continuava con quel trattamento che ad ogni affondo mi faceva perdere la testa sempre più. Poi la svolta, estrasse il dito del tutto e scese lungo il solco fino ad arrivare alla mia figa, raggiunse il clitoride e lo pizzicò. Cavolo! Per poco non mollavo un urlo! Poi subito dopo iniziò a giocarci roteandoci sopra il dito.
Oh mamma! Sentivo che stava arrivando un altro orgasmo devastante! Ho rimesso il fazzoletto davanti alla bocca appena in tempo, l’orgasmo era arrivato in tutta la sua intensità, stavo godendo come non mai! Ebbi un momento di mancamento alle gambe ma con la sua mano mi sorresse andando a premere con forza sul clitoride e facendomi godere ancor di più!
Mi ripresi, mi sentivo di nuovo retta bene sulle gambe e lui avvertita questa situazione sfilò completamente la mano dalle mie intimità.
Avevo goduto due volte, ma sentivo ancora la sua mazza che mi premeva sul culo, lui era ancora eccitato e non si era potuto sfogare.
Riposi il fazzoletto nella borsetta e mi guardai intorno per controllare se qualcuno sull'autobus si fosse accorto di quanto accaduto. Nulla! Respirai profondamente e cercai di farmi un po' di spazio intorno. Ancora qualche fermata e i passeggeri sarebbero cominciati a scendere. Ora potevo voltarmi. Vidi lui con uno sguardo interrogativo, cosa voleva ancora? Mi sorrise e mi prese per mano. Non parlava ma si fece largo tra la folla e mi fece scendere con lui.
In silenzio mi condusse al parco vicino alla scuola dove tu mi hai visto. Era chiaro che adesso toccava a me soddisfarlo e la cosa non mi dispiaceva, anche se poi avrei fatto tardi a scuola. Ci mettemmo appoggiati vicino ad un albero nascosti da un folto cespuglio poi lui prese la mia mano e se la infilò nei suoi pantaloni. Scesi e spostando l’elastico dei boxer e gli misi la mano attorno al cazzo. Lo aveva duro come il marmo. Con la mano gli scappellai il cazzo ed iniziai a segarlo.
Lo guardai maliziosa mentre lui si apri i pantaloni mostrandomi i suoi genitali. Ricominciai a masturbarlo. Lo sentivo gemere, la sua cappella era diventata violacea, cominciava ad ondeggiare con il bacino e sentivo il suo fiato che si faceva più intenso. Pensai che tra poco sarebbe venuto.
Lo guardai in viso e lui con uno sguardo stralunato mi bisbigliò:
"Si così, pompa che voglio sentire la tua bocca!"
Mi chinai a saggiare il suo cazzo con qualche colpetto di lingua. Lui teneva gli occhi socchiusi, gli sorrisi ammiccante e cominciai a sbocchinarlo tenendo l'asta ben stretta con una mano. Dopo neanche un minuto lo sentii irrigidirsi, stava per venire.
Per me era arrivato il momento di rifarmi per come lui, mi aveva tenuta in tensione sull'autobus..
Mi fermai con la mano e mi tolsi il cazzo dalla bocca lasciandolo sbollire un poco. Non lo guardavo ma avvertivo che si era certamente contrariato.
Solo dopo un po’ ripresi molto lentamente a segarlo, mentre lui mi implorava di succhiarglielo e di farlo godere. Lo scappellai con una mano e finalmente cominciai a pomparlo. Lo sentivo impazzire dal piacere, poi irrigidirsi e finalmente inondarmi a fiotti la bocca di sperma. Ne aveva fatta tanta che non riuscii a berla tutta ma continuai a succhiarglielo e a pulirlo tutto.
Finalmente mi guardava soddisfatto e beato: "Sei stata grande!" mi disse.
Con un dito raccolse un po' di sborra che mi colava sul mento e mi baciò.
Ci ricomponemmo un poco, e mi consegnò un biglietto con il suo numero di cellulare.
"Mi chiamo Antonio quando vuoi chiamami, non te ne pentirai!"
Mi tornò a baciare e si avviò verso l'uscita del parco mentre io mi affrettai per andare a scuola.
Ero soddisfatta e certa che lo avrei incontrato di nuovo".
"Che grande troia che sei Anna!" gli dissi alla fine del suo racconto.
" Si mio caro. Mi sentivo proprio troia, prima sul bus e poi lì nel parco. Ma vedo che a te ti è venuto duro di nuovo. Basta con i ricordi! E' un peccato far soffrire il piccolino! Vieni che adesso voglio godere con te".

cicciosv
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