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Lui & Lei

Il clistere


di bull44
03.12.2014    |    45.574    |    1 9.1
"Gli succedeva spesso in quelle occasioni..."
Sono Ilaria e i miei quarantaquattro li porto bene. Il corpo non sarà quello di una diciottenne, ma non ho né adipe né smagliature. Sono alta 170 centimetri e peso 57 chili, 93-62-90. Insomma, a detta di amici e amiche sono quella che si può definire una gran gnocca. Da dieci anni sono sposata con Carlo, un marito che adoro e da cui sono appassionatamente amata. E' pazzo di me: pur di vedermi felice sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa, anche di morire se glielo chiedessi. La nostra vita sessuale sentimentale procedeva in maniera normale fino a qualche giorno fa. In dieci anni di vita coniugale non l'ho mai tradito con nessuna altro uomo. Ogni volta che facevamo l'amore lasciava trasparire una brandello nuovo della sua complessa personalità. La fisionomia del corpo restava uguale, ma erano i comportamenti ad essere diversi, di volta in volta sapeva offrirsi in maniera modo eccitante. Gli inaspettati travestimenti, le fantasie erotiche che metteva in atto le volte in cui facevamo sesso, mi coinvolgevano in maniera pazzesca. Forse risulterà enigmatico il modo in cui facevamo l'amore, ma sapeva manovrare le leve giuste per coinvolgermi ed io lo assecondavo nel realizzare i giochi che mi proponeva. Quando facevamo l'amore non si comportava come un marito che fa sesso per obbligo coniugale, ma da tenero amante. Ogni occasione era buona per mettere in atto una delle sue fantasie sessuali sorprendendomi ogni volta. In una occasione si presentò dinanzi l'uscio di casa vestito da imbianchino e pretese di pennellare il corpo nudo con vernici alimentari, multicolori, dopodiché mi leccò la pelle con la lingua asportandone il colore. Un pomeriggio si presentò con indosso una tuta da idraulico per verificare che nella mia fica non ci fossero perdite di alcun tipo. Un'altra volta si propose vestito da portalettere e pretese d'imbucarmi biglietti da dieci euro nell'incavo fra le tette e su per il culo. Qualsiasi mascheramento gli frullava per la mente lo eccitava e faceva di tutto per metterlo in atto ed io lo assecondavo. Aveva una particolare propensione per quei travestimenti che avevano a che fare con le professioni sanitarie. Era in quel modo, diceva lui, che poteva meglio prendersi cura del mio corpo. Gli piaceva presentarsi in camera da letto vestito da infermiere, medico, radiologo, o quant'altro gli passava per la mente. Mio marito era un tipo molto pignolo, gli piaceva che la messinscena fosse somigliante il più possibile alla realtà, per questo si dannava a curare ogni minimo particolare. Accadde anche la volta in cui, abbigliato da infermiere, volle farmi un clistere per curare una ipotetica stipsi . Per rendere più verosimile la scena mi ordinò d'infilare un camice di carta, di quelli che i pazienti ricoverati in ospedale indossano prima di un intervento chirurgico. Nuda, con nient'altro addosso che il camice allacciato dietro la schiena da sottili fettucce fatta eccezione le scarpe con tacchi a spillo richiesti da lui attesi sul lettuccio di fortuna il suo arrivo. Carlo, nel frattempo, aveva provveduto a indossare gli abiti da infermiere e preparato un enteroclisma di circa tre litri di acqua tiepida. Stavo distesa supina sul letto con cuscino sotto per sporgere meglio il mio sedere che gli piaceva tanto in attesa d'iniziare la seduta quando lo vidi apparire sull'uscio della stanza adiacente al garage con doppio servizio annesso. Fra le mani stringeva l'irrigatore. Un deflussore in plastica collegava il recipiente, dentro cui stava il liquido, a una sonda del diametro di circa due centimetri che lui avrebbe introdotto nel mio orifizio anale. Con le dita pigiò il tubetto della vaselina e ne depositò alcune gocce sulla estremità della sonda. Pose lo sguardo nella mia direzione e con un tono di voce assai greve m'informò di ciò che stava facendo.
“Signorina, si sdrai sul fianco sinistro.”
Alla vista di quell'enorme quantità di liquido non nascondo che mi prese una certa inquietudine.
Come farò a contenere nell'addome tutta quella roba pensai.
Non ebbi che pochi istanti per pensarci poiché, subito dopo, con fare deciso, "l'infermiere" mi sollevò la natica di destra mettendomi in luce il buchetto .
“Stia ferma signorina. Vedrà che non sentirà alcun male. “
Con un certo riguardo posò il dito medio sullo sfintere e vi depositò un poco di vaselina.
“Per facilitare l'ingresso della sonda, dovrà spingere con forza verso l'esterno come quando va di corpo. “
Quella postura lo conoscevo alla perfezione. La adottavo da tempo per non sentire troppo male nel momento in cui Carlo introduceva il suo cazzo nel mio culetto, ma quella volta non c'era proporzione fra il calibro della sonda e il rotolo di carne teneva fra le gambe. "L'infermiere" appese l'irrigatore, ripieno di tre litri d'acqua tiepida, preparata appositamente, alla parete, ad una certa altezza, fissandolo con una corda ad un chiodo su cui in precedenza stava affisso un quadro. La legge dei vasi comunicanti avrebbe fatto scendere il liquido nell'addome.
Non sentii alcun dolore nell'introduzione della sonda nell'intestino, tanta fu la bravura e delicatezza che usò nella manovra.
“Respiri con calma. Esegua dei respiri profondi, senza troppo affannarsi” furono le uniche parole che Carlo pronunciò mentre assisteva alla caduta del liquido. Il suo viso traspirava una certa eccitazione.
Ebbi modo di notarlo dal modo in cui ingurgitava la saliva. Gli succedeva spesso in quelle occasioni. Sotto il camice bianco evidenziò una leggera protuberanza a livello dell'inguine. Era l'uccello che prigioniero della patta cercava la libertà. All'apertura del rubinetto il liquido iniziò a scendere rapidamente nell'intestino, senza incontrare ostacoli di sorta. Solo verso la fine, quando ormai restavano pochi centilitri di liquido, iniziai ad avvertire i primi sussulti all'addome e il calore dell' acqua era comunque piacevole. Fu questione di pochi attimi, dopodiché il liquido trovò la giusta collocazione nelle viscere. L'infermiere tirò fuori la sonda e la depositò ai piedi del letto e mi disse, signorina adesso vada in bagno e provi ad evacuare che io l aspetto qui. Andai in bagno e con violenza finalmente evacuai, ci rimasi 5 minuti e vidi che alla fine il liquido non era più marroncino ma limpido e nel frattempo sentivo rumori nella stanza. All'uscita dal bagno l' infermiere mi disse che adesso ci voleva un secondo clistere ma stavolta di latte tiepido pure lui, della quantità del precedente. Non intuii subito il motivo ma feci come disse.
“Ora signorina, per far sì che il clistere abbia effetto, occorre rimescolare l'intestino con un'asta, così come si mescola la polenta”. Mi fece alzare e sempre di spalle appoggiare ad un mobile vicino al lettino poi mi attirò a se leggermente e iniziò ad appoggiare la cappella al mio buco del culo. Fui svelta a risucchiare il cazzo dentro di me anche se c'era la forza contraria di quel liquido bianco che premeva per uscire e facevo fatica a trattenere. I movimenti del suo cazzo, da prima lenti e squisitamente delicati, accelerarono rimescolando le viscere del mio corpo. Il dolore alla pancia prese ad accompagnare il piacere del membro che sentivo dentro di me. Ero sudatissima, accaldata come in una calda giornata d'agosto, ma il piacere che provavo era superiore ad ogni altro tipo di sensazione. Le pareti dello sfintere anale iniziarono a contrarsi spasmodicamente sul membro, stringendolo come in una morsa. Per nessun motivo lo avrei lasciato uscire dal culo, tanto era il godimento che mi arrecava. Mentre continuava a pomparmi col suo membro presi a toccarmi la clitoride, solleticandola con le dita bagnate del mio umore. A causa di quei movimenti la pancia prese a dolermi ancora di più. Il liquido aveva riempito ogni anfratto dell'intestino e premeva contro le pareti. Mentre mi stantuffava   i movimenti dentro di me erano resi più fluidi dal liquido che adesso lentamente cominciava a trovare la via di uscita ma tappato dal suo cazzo ed io comunque ancora cercavo di trattenere.
Come vede signorina la terapia che le sto somministrando ha degli effetti benefici su di lei, disse ansimando, vedrà che nei prossimi giorni starà molto meglio. Furono le sole parole che accompagnarono il nostro amplesso, perché subito dopo arrivò l'orgasmo ed iniziai ad urlare e venne pure lui dentro il mio culo. Mai avrei immaginato di raggiungere un simile godimento. In tutto quel trambusto iniziai a perdere un liquido fino a che lui con grande sorpresa tolse il membro dallo sfintere, si abbassò all' altezza del buchino e mi disse di spingere come se partorissi premendomi la pancia e si fece schizzare tutto il latte in faccia leccando poi alla fine anche il buco ripulendolo da tracce di latte e sborra.

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