Racconti Erotici > Lui & Lei > Il fuori programma di quella sera.
Lui & Lei

Il fuori programma di quella sera.


di Siderio
18.06.2016    |    4.013    |    0 8.1
"Sono passati tanti anni da quando ho avuto il privilegio di frequentare Giada..."

Sono passati tanti anni da quando ho avuto il privilegio di frequentare Giada.
L'avevo conosciuta per caso e subito era scattato qualcosa d'inspiegabile e profondo tra di noi; ci vorrebbero ore per raccontarlo...
Era una ragazza solare, camminava con il viso alto, con quei tacchi che le donavano quei pochi centimetri in più per farla sentire a proprio agio. Lei, infatti, non era altissima, almeno non quanto avrebbe voluto; questo la mortificava un po’ ma, in realtà, Giada nascondeva doti per le quali ho sempre avuto un debole...
Di come ci siamo conosciuti e di quello che facevamo quando eravamo insieme, preferisco non dire, almeno per ora. Ma del fuori programma di quella sera, che resta per me un ricordo indelebile, mi piacerebbe raccontarvi.
Avevo circa venticinque anni e lei poco più. Ci vedevamo tre o quattro volte al mese; sempre la sera, dopo che lei staccava dal suo lavoro in un noto bar. Arrivava profumata, segno che prima si preparava per me! Avevamo un paio d'ore per stare insieme prima che lei dovesse tornare a casa da suo marito…
Vista la rarità degli incontri, era facile giustificare con lui i ritardi; straordinari, imprevisti, fuori programma e scuse del genere; funzionò così per lungo tempo…
L’aspettavo sempre parcheggiato vicino al suo lavoro; su una stradina del centro storico di Perugia; era il nostro ritrovo segreto!
Quella sera era caldo; era fine primavera, inizio estate. Lei arrivò vestita più o meno come al solito; vestitino intero fino a sopra le caviglie. Quella sera se non sbaglio era di color marrone, con fantasia di minuscoli gigli di Firenze bianchi e con bretelline sottili che reggevano una scollatura a V fino a sopra il seno.
La accolsi in macchina con un sorriso e con un ciao. Ero felice quando potevo stare con lei e già pregustavo quello che sarebbe successo dopo. Sapevo che sotto quel vestitino c’erano, spoglie di reggiseno, due tette sode a forma di coppa di champagne; due capezzoli pronunciati, cilindrici come se fossero due ciucci senza cupola; pieni di rughette e pronti da mordere e succhiare.
Aveva un corpo asciutto e curvilineo, vita stretta, pancia piatta interrotta dalla fossetta appena accennata dell’ombelico, pelle bruna spessa al punto giusto da non far trasparire niente del tessuto sottostante; un corpo di femmina giovane che già di per sé basterebbe per essere l’oggetto del desiderio di molti. Il pezzo forte però, era sicuramente il culo; due chiappe affusolate, totalmente prive di imperfezioni, nessun pelo naturale; due chiappe alte e sode con un piccolo neo nella parte interna di quella destra. Un piccolo neo non sporgente; sembrava disegnato e dovevi allargarle un po’ le gambe per scoprirlo. Non esagero se dico che a quell’epoca Giada aveva uno dei migliori culi di tutta la provincia! E infatti è stata una delle prime cose che notai, di lei, all’inizio; poi ho scoperto altro e di lì a poco ci meritammo insieme un posto a fianco a Paolo e Francesca nel vortice dantesco dei lussuriosi.
Ma torniamo a quella sera: Partimmo in macchina, destinazione lago Trasimeno; non era l’unico posto che frequentavamo per stare insieme ma, quella sera, decidemmo così… Conoscevamo già i posti vicino al lago dove ci si può appartare per fare sesso e scegliemmo quello più comodo. Facemmo tutto come al solito, non avevamo bisogno di molte parole; era tutto sempre molto chiaro! Quando potevamo stare insieme non facevamo che sesso e non cercavamo che quello; tutto il resto era superfluo. Tutto il resto fungeva da contorno senza distoglierci dall’obiettivo primario; stare più tempo possibile nudi insieme, procurandoci piacere a vicenda..
Quella sera non fu’ diverso e come al solito fu’ meraviglioso!
Quando finimmo, eravamo sudati e assetati; decidemmo di bere qualcosa prima di tornare a casa. Al primo bar, in riva al lago, comprammo due bottigliette di birra. Poiché gran parte delle forze le avevamo consumate prima, decidemmo di rilassarci su di una panchina. Con lo sfondo del lago bevemmo velocemente guardando la gente che passeggiava.
Il tempo scorreva velocemente con Giada; si stava facendo tardi e lei era un po’ in disagio perché il suo vestitino si era bagnato prima, durante il rapporto sessuale…
Tornati in macchina, imboccai la superstrada per Perugia. All’altezza della galleria sotto Magione, mentre chiacchieravamo del più e del meno, lei mi confesso che non avrebbe dovuto bere quella birra dato che non reggeva affatto l’alcool. Io le chiesi se stava male e lei mi rispose di no, anzi…
Lentamente si sollevò dal suo posto e mi mise le braccia intorno alle spalle, si avvicino e iniziò a baciarmi sotto l’orecchio destro e a passare la sua lingua morbida sul mio lobo e all’interno del resto.
Io procedevo piano, già in quinta; tolsi la mano dal cambio e la appoggiai sulla sua schiena. Subito dopo, la mano scese fino al culo; la muovevo lentamente tra le due natiche soffermandomi spesso al centro; nulla che non conoscevo bene ma, era sempre un piacere!
Non ci volle molto che lei mi allentò la cinta dei pantaloni e tirò giù la lampo, si alzò leggermente e…, con le mani sui miei fianchi, mi liberò leggermente dei jeans mentre io l’aiutavo, per quel che potevo, tirandomi leggermente su dal sedile. Qualche secondo per tirarlo fuori e poi iniziò a succhiarmi mentre io tentavo di guidare; era moscio e ancora umido dei suoi umori e del mio sperma visto che non era passata mezz’ora da quando avevamo finito di fare sesso. Sentivo la sua lingua penetrare tra la pelle e la cappella girando tutto intorno per carpire tutto il nettare rimasto.
Col risucchio della sua bocca cercava di allungarlo e stirarlo verso l’alto alzando la testa. Sentivo lo schiocco del risucchio della sua bocca quando il mio pene si staccava dalle sue labbra; alzando la testa tentava di portarsi dietro la mia cappella ma ogni tanto le sfuggiva.
Di lì a poco però i suoi sforzi furono ricompensati e di nuovo succhiava un cazzo duro…
Io continuavo a guidare ma non era facile… Viaggiavamo piano sulla superstrada e a un certo punto mi sorpassò lentamente una macchina con 5 ragazzi a bordo; io fingevo indifferenza ma loro non smisero di guardarmi fino a quando non si allontanarono; ancora oggi mi chiedo se avessero già capito cosa stava succedendo in quel momento nella mia macchina o meno; magari hanno visto per un attimo il suo culetto sporgere sopra la visuale degli sportelli; chissà, non lo saprò mai…
Giada continuò a succhiarmelo fino all’uscita di Prepo. Mentre percorrevo la rampa in discesa, lei si alzò e ci guardammo; per entrambi era chiaro che non poteva finire così!
Appena dopo l’uscita, presi la strada per l’Infernaccio; una piccola strada laterale che va verso la campagna. Era il primo posto isolato a portata di mano…
Ci fermammo quando ancora le luci della città illuminavamo leggermente la notte. Il mio cazzo era ancora fuori; lei ritorno sul suo sedile, appoggiò i piedi sul cruscotto e tolse velocemente le mutandine appoggiandole raggomitolate sulla tasca dello sportello. Nel frattempo. Io finii di sbottonarmi i pantaloni e li abbassai fino alle caviglie; quasi per istinto la mia mano sinistra teneva il pene verso l’alto mentre la destra si avvento verso le sue parti intime totalmente esposte mentre aveva ancora i piedi sul cruscotto. Fu un attimo e me la ritrovai sopra con la sua lingua che roteava intorno alla mia. Con la mano destra mi teneva la testa e con la sinistra prese il mio pene e lo puntò contro la sua vagina; poi si abbasso facendolo scivolare tutto dentro di sé. Si strinse a me e prese il ritmo, si alzava fino al limite della cappella e poi giù fino infondo e così andò avanti per qualche minuto; su e giù, frenetico. Mentre ballava sopra di me; mi cingeva la faccia con le mani cercando la mia lingua con la sua. Eravamo fradici di saliva e di sudore. L’eccitazione era ormai inarrestabile, lei si fermò e mi disse: Prendimi dove vuoi amore mio, prendimi da dietro, ti prego!
Uscimmo a fatica dalla macchina, lei si diresse verso il gretto del lato opposto della stradina. Io camminavo a fatica con i pantaloni abbassati.
Si tirò su il vestito completamente zuppo. Appoggiò le mani tra l’erba del gretto e mi guardò aspettando che arrivassi. Una volta vicino, non resistetti ad immergere la mia faccia tra le sue chiappe; leccai di gusto quella splendida passera carnosa mentre con la punta del naso premevo contro il buchetto di dietro. Il mio cazzo era ad alta pressione; duro come il marmo, ondeggiava come un’asta ai miei movimenti. Era quasi dolorante e sentivo il bisogno di cacciarlo in qualcosa di stretto e avvolgente. Mi alzai e le appoggiai una mano sulla parte bassa della schiena. Con l’altra puntai il mio cazzo verso la sua fica; entrò subito; prima la cappella e poi vidi sparire tutto il resto. Iniziai a scoparla aggrappandomi alle sue tette. Il ritmo era sempre più frenetico, le strinsi i fianchi con le mani e aumentai la frequenza dei colpi: Clap! Clap! Clap! Il rumore del sesso sovrastava quello delle cicale! Respiravamo con affanno; Lei conteneva i suoi gemiti ma il suo respiro si udiva a distanza come si sente il parlare sottovoce del bravo attore. Quando lei capì che stavo per venire si sposto in avanti sfilandosi; si girò accosciandosi davanti a me, raccolse il vestito sopra le gambe, piegate uguali, iniziando a succhiarmi; una mano serrava forte il mio cazzo e lo scorreva avanti e indietro, l’altra mi accarezzava le natiche spingendo il mio corpo ritmicamente verso di se. Io le cingevo la testa con le mani tenendola ferma mentre a mia volta spingevo sempre più a fondo nella bocca. Quando con le dita lei iniziò a stuzzicarmi il buco del culo non resistetti: Le esplosi in bocca con tale forza che barcollai. Sentivo la potente vibrazione dello sperma che scorreva dentro il mio cazzo e le esplodeva sul palato. Uno, due, tre e poi persi il conto dei flotti di sperma che, come bombe d’acqua, le inondarono la bocca. Lei era attaccata al mio cazzo come fosse una cannuccia! Puntava lo sguardo verso il mio viso; mi guardava negli occhi e a ogni schizzo sussultava come se colta di sorpresa; in pochi istanti scaricai tutto me stesso tra le sue labbra ma lei non fece uscire da esse neanche una goccia! Vedevo le sue guance stringersi intorno al mio cazzo mentre succhiava e la sua gola ingoiare ritmicamente il mio succo.
Mi sentivo svuotato e totalmente appagato. Lei continuava a leccare ogni residuo mentre l’asta iniziava ad ammorbidirsi. Poi all’improvviso mi chiese di scostarmi e di aspettare; d’un tratto sentii che iniziò a fare la pipì; mi ricordo che scherzammo su come evitare di bagnarci le scarpe.
Barcollando tornammo in macchina; una volta dentro avremmo voluto addormentarci abbracciati, ma anche quella sera un altro uomo avrebbe avuto tale piacere; lei doveva tornare, infatti, da suo marito e pure di corsa!
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.1
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il fuori programma di quella sera.:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni