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Lui & Lei

La barista


di benves
15.04.2014    |    16.117    |    5 5.9
"“stasera avvisa che, essendo il primo giorno di lavoro, farai tardi; dalle 19 in poi saremo soli io e te e dopo, andremo fuori a cena, non accetto NO”..."
Sono un avvocato rampante di 40 anni.
Benestante.
Sigle per scelta, pelato e cicciottello.

Sotto al mio studio da un po di tempo hanno cambiato gestione al bar.
Sono solito andare a prendere lì il caffè e pranzare.

La nuova gestione si caratterizza dalla precedente perché gestita da persone giovani e dinamiche, con cui non ho trovato difficoltà ad instaurare un rapporto amichevole.
Ultimamente poi hanno assunto del nuovo personale, tra cui spicca una ragazza mora, sui 20 anni, viso angelico, longilinea e con una quarta di seno, Linda.

Il mio ormone maschile subito si è fatto sentire.
Non potendo ricorrere alla bellezza per avere donne, ricorro al mio potere ed al mio portafoglio.

Frequentando con assiduità il locale ed avendo un ottimo rapporto con i proprietari, non mi è stato difficile fare amicizia anche con lei.

Il rapporto quotidiano si basa su banalità, anche se, per deformazione professionale, riesco a capire l'umore della ragazza, la quale resta (o fa finta di restare) sorpresa, quando mi rendo conto se è triste o felice.

Nella via davanti a noi, c'è una palestra; inutile dire che il bar è frequentato da splendide figure sia maschili che femminili, e la mia presenza stona.

Linda è corteggiatissima sia dai maschietti che dalle femminucce, per il suo contrasto tra il viso angelico e la sua femminilità prorompente. Lei risponde con educata amicizia a tutti gli avventori, anche se, dicono, abbia una relazione con un istruttore della palestra (beato lui).

Linda inizia a far breccia nella mia mente, come un tarlo, costantemente...deve essere mia!

Un mercoledì, scendendo per il pranzo al bar, la vidi particolarmente nervosa, rispondeva a scatti ai clienti, il suo abituale sorriso era sparito, i suoi occhi erano tristi.
Preoccupandomi per lei, provai a domandare ma, fece di tutto per evitare il discorso.

Il giorno stesso, verso le 16,00 suonarono alla porta del mio studio, la segretaria andò ad aprire e, sorprendentemente si presentò lei chiedendo di parlare con me.

La feci accomodare nella mia stanza. Il suo odore mi riempiva le narici ed i miei occhi godevano della sua bellezza.

La lasciai parlare, mi spiegò delle problematiche con il datore di lavoro che non la pagava da mesi e poi...iniziò a farmi delle confidenze. Per educazione e deformazione professionale ascoltai in silenzio. Al termine del suo sfogo (circa un'ora) mi chiese consigli.
Espressi il mio parere, concordando con lei la strategia idonea per affrontare le problematiche esposte.

Il rapporto professionale prese corpo ma, io miravo ad altro, anche se sapevo che non potevo contare sulla mia bellezza, quindi cercai di trovare altro modo per arrivare al raggiungimento del mio intento, scoparla !

Passò altro tempo, durante il quale ci vedemmo sia in studio che nelle aule di tribunale, per le problematiche, fino a quando venne licenziata ottenendo un lauto indennizzo per merito mio.

A quel punto fui io a convocarla in studio da me per la definizione della parcella.

Quando le sottoposi il mio onorario Lei si stupì “credevo tu lo facessi in amicizia” mi disse.

Con aria burbera la guardai fissa negli occhi facendole capire che non era così.

“ora sono anche disoccupata, non puoi fare qualcosa”? Incalzò.

Era il momento che aspettavo.

“Senti Linda, io posso anche fare qualcosa per te, ma tu in cambio cosa puoi fare per me”?

La ragazza faceva finta di non capire.

“Sarò più diretto, io ti assumo come segretaria, abbuonandoti anche il tuo debito e tu, farai un sacrificio, concedendoti totalmente a me quando dove e come vorrò”.

“Sei uno sporco maiale” ribatté.

“Vero, hai ragione ma, tu mi devi dei soldi e sei in cerca di lavoro, io do una cosa a te e tu dai una cosa a me, se solo una volta ti rifiuterai, io ti licenzierò con motivazioni tali che non avrai neppure la liquidazione”.
“Mi occorre una persona che a necessità soddisfi i miei clienti più esigenti, prendere o lasciare”!

“Hai 48 ore per pensarci, poi farò azione di recupero per il credito che mi devi”, chiamai la segretaria e la feci accompagnare alla porta.

Stavano per scadere le 48 ore quando mi passarono una chiamata: “ciao sono Linda, ho bisogno di parlarti per la tua proposta”.
“bene, vieni domattina verso le 10 in studio”.

Si presentò puntualissima, jeans maglietta e scarpe da ginnastica.

“Allora dimmi” attaccai subito

“Ho pensato e ripensato alla tua proposta, non ho altra scelta che accettare”.

Il sangue mi salì al cervello, il mio pene ebbe un sussulto, avevo voglia di saltarle subito a dosso e soddisfare subito il mio desiderio ma...ponderai la cosa controllando i miei istinti.

“Bene oggi è giovedì, avviso subito il mio commercialista che prepari il tuo contratto, presentati lunedì e ricordati che lunedì dovrai soddisfare le mie voglie, poi ti dirò io dove, quando e con chi terrai fede ai nostri accordi”.

“Come con chi? Mi avevi detto solo con te”

“No cara, tu sarai a mia disposizione concedendoti a chi mi potrebbe far comodo al momento od a me se ne avrò voglia”. Lei annui messamente.

“domani presentati al negozio “X” al quale telefonerò immediatamente per farti preparare la divisa da lavoro e da lunedì vieni vestita con gli indumenti che ti verranno consegnati”.

Avendo un decoro da rispettare ho imposto una montura da lavoro costituita da tailleur e gonna sopra il ginocchio a tutte le segretarie presenti in studio con scarpe rigorosamente tacco 12, lasciando facoltà sull'uso o meno di calze, eventualmente il loro colore dovrà essere rigorosamente bianco o nero a scelta.

Il lunedì mattina puntualissima Linda si presenta, vestita in modo perfetto.
Il suo seno preponderante si evidenzia ancor di più, stretto nella camicetta.

Faccio accomodare Linda nella mia stanza, ponendole da firmare il contratto con annesso la scrittura privata per le clausole accessorie.
Lei firma solo il contratto. Io mi alzo di scatto sbattendogli in faccia la scrittura privata.
Abbassa lo sguardo, diventa paunazza, e firma anche quei fogli.

“stasera avvisa che, essendo il primo giorno di lavoro, farai tardi; dalle 19 in poi saremo soli io e te e dopo, andremo fuori a cena, non accetto NO”.

Linda mi guarda con aria di sfida, poi come io accenno a strappare tutto il contratto, fa una telefonata liberandosi per l'intera serata”.

Usciamo assieme dalla stanza e presentando Linda allo staff assegnandole una tutor per il primi 6 mesi.

Nel corso della giornata viene affidato qualche lavoretto a Linda , noto che confabula con la sua tutor.

All'ora di pranzo tutti escono, mentre la sua tutor chiede di parlare con me.

Siamo soli. La tutor (Elena) mi fa presente che la ragazza è un po impedita, ha difficoltà anche a capire le cose elementari. Cerco di spiegare che è solo all'inizio e poi che, i compiti assegnati a Linda saranno quelli relativi a PUBLIC RELATION verso alcuni clienti; Elena esce sorridendo.

Il pomeriggio immagino e penso a quello che mi aspetta. Sono come un bambino alla vigilia di natale.

Finalmente arrivano le 19. Lo staff si congeda salutandomi mentre Linda resta alla sua scrivania.

La chiamo nella mia stanza.

Sono seduto sulla mia poltrona di pelle dietro la mia scrivania. Le chiedo di restare in piedi davanti alla porta.

“togliti la giacca e la camicetta” le ordino !

Esita un attimo, poi è sufficiente uno sguardo da duro per farle assecondare alla mia richiesta.

Piano piano la giacca finisce per terra.
I bottoni della camicetta sembra non finiscano mai, poi finalmente la camicetta segue la giacca.

Il reggiseno bianco lascia poco spazio alla fantasia, a malapena riesce a contenere quella quarta misura. Purpurei capezzoli si intravedono dalla candida stoffa.

“Togliti la gonna !” le ordino

E' senza calze !

La zip della gonna scende lentamente fino a raggiunge le caviglie.

E' splendida in intimo e scarpe col tacco !

Un meraviglioso perizoma nero copre l'ingresso del paradiso. Qualche peletto ribelle fa capolino di lato.

“voltati !” le ordino.

Ammiro il suo meraviglioso culo.

“girati e vieni verso di me!” - lei esegue

La guardo come si ammira un quadro d'autore.

Afferro lateralmente i lembi del perizoma. Sgrana gli occhi arrossendo in volto.

Il suo sesso, oggetto di mille miei sogni, si materializza lentamente, adornato da una peluria ben curata che copre le sue grandi labbra longitudinalmente.

“adesso togli in reggiseno !”

E' l'apoteosi ! I suoi floridi seni rotondi, finalmente liberi, si ergono su quel corpo minuto; le sue aureole grosse color fragole maggioline, completano lo spettacolo, assieme a due capezzoli irti per il freddo o per l'emozione.

La Venere del Botticelli è viva, davanti ai miei occhi.

Mi alzo dalla sedia, mi slaccio i pantaloni e lascio che il mio sesso mostri il suo interessamento.

In confronto a lei io sono un mostro, questo è evidente ma, è anche evidente che sto per andare in paradiso.

Mi avvicino, prendo il suo viso tra le mie manone, appoggio le mie labbra alle sue e la bacio voluttuosamente, intrufolando quanta più lingua io abbia, nella sua bocca, quasi a penetrarla.

I suoi occhi sono sbarrati dallo schifo, credo, ma non mi importa.

Le mie mani tentacolari, esplorano il suo marmoreo corpo.
Le mie dita callose, invadono la sua intimità, saggiando il suo nido ed il suo più intimo pertugio.
Il tempo sembra infinito.

Mi risiedo, facendola inginocchiare davanti a me, e spingendo la sua testa sul mio sesso barzotto, obbligandola ad accoglierlo tra le sue labbra.

Tossisce, poi, prende il ritmo del più bel pompino della mia vita !

Nel silenzio infinito un sussulto! Cerca di divincolarsi, ma le mie mani la tengono attaccata a me. Le riverso il mio piacere in bocca, obbligandola a deglutire.

Tossisce, tossisce e tossisce ancora.

Mi alzo e le porgo un fazzolettino.

Raggiungo il frigo bar, dove prendo del cognac e glielo porgo.

Beve volentieri.

E' una bambola nelle mie mani.

Le cingo i fianchi, alzandola e ponendola a sedere sulla mia scrivania. Le allargo le gambe.
Tocca a me ora dissetarmi di lei.

Tuffo il mio viso nella sua intimità. Con la lingua esploro ogni pertugio, concentrando le mie labbra sul sui grilletto.

Dai suoi gemiti capisco che la cosa l'aggrada.

Aspetto il suo nettare, che non si fa attendere troppo. Infatti, ecco arrivare una contrazione del suo monte di venere, e finalmente mi disseto!

Mentre si riprende, umidifico di lei le mie dita, e le mando in esplorazione dei suoi canali.

Come sente un dito fare capolino all'ingresso del suo culetto si irrigidisce ma, forzando, riesco ad entrare in lei strappandole un grido di dissenso.

“che porco maiale che sei”

Ha ragione !

Inizio a masturbarla contemporaneamente nei sue canali; le sue mani posate sulla mia testa sembrano quasi dettare il ritmo.

Il mio membro reclama la sua parte!

Lei è davanti a me a gambe spalancate. Afferro la cappella e la punto all'ingresso del suo utero poi, guardandola profondamente negli occhi, affondo il primo colpo.
Rimane un attimo senza fiato. Prendo il ritmo mentre, le mie mani sondano i suoi floridi seni, strizzando i capezzoloni.

Andiamo avanti per un po poi, mi stacco da lei, la faccio scendere e girare, appoggiandola al gelido legno.
Ho davanti a me un meraviglioso mandolino che mi appresto a suonare.

Lei crede che voglia possederla in altra posizione mentre invece punto la cappella all'ingresso del suo sfintere.

“li no ti prego” riesce a dire ma, è troppo tardi.

Con rabbia e voluttà violo anche quella parte del suo corpo.

Si accascia passivamente sulla scrivania, lasciandosi al suo destino.

Finalmente sono al culmine...mi irrigidisco, grugnisco e scarico la mia voglia nel suo intestino.

Cado seduto sulla poltrona, esausto e soddisfatto.

Linda, resasi conto di essere libera dalle mani dell'orco, sguscia via rifugiandosi in bagno.

Dopo mezz'ora ricompare, vestita ed ordinata.

“E' l'ora di andare a cena” le dico.

Usciamo per rifocillarci ma...il sogno si è avverato e la nostra avventura è appena all'inizio.

(to be contuned)
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