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Odi et amo. Il nuovo professore


di Naoko
19.07.2016    |    5.607    |    10 8.9
"La campanella suonò e Debora uscì dall'aula, aveva deciso di rivolgersi alla preside ma lo avrebbe fatto dopo la gita di classe, perché non voleva..."
15 Settembre: sarebbe stata una giornata normale come le altre, se non fosse per il fatto che era il primo giorno di scuola del 5° anno di liceo di Debora. Come ogni anno arrivò lenta e un po' scocciata in classe, salutò tutti i compagni e le amiche e si sedette al suo solito posto: esterna nel secondo banco con di fianco Riccardo, il suo migliore amico. Le prime lezioni si svolsero tranquillamente, in fin dei conti era il primo giorno, nessun insegnante aveva intenzione di spiegare. Soliti professori e solite facce fino alla quarta ora, mentre alla quinta e ultima si presentò il nuovo insegnante di storia, il fatidico nuovo insegnante di storia che aveva mandato in delirio l'intera classe poche settimane prima dell'inizio della scuola, per via delle voci che giravano sul suo conto. Le classiche voci: severo, testa calda, pretenzioso ma un figo da paura. Tutte voci che non interessavano minimamente a Debora, a lei bastava solamente che non le rompesse i coglioni.
E così entrò in classe: giovane, alto, fisico robusto, carnagione media, occhi neri, barba corta ma curata, lineamenti del viso definiti, chioma folta e castano scura, della lunghezza ideale per permettergli di passarsi la mano tra i capelli ogni tanto. Cavolo, era veramente perfetto come dicevano. Si presentò: Daniele Bragantini. Ma l'immagine quasi ideale che si stava costruendo Debora del nuovo professore venne distrutta dopo non molto, quando questo, dopo un po' di presentazioni, iniziò a spiegare introducendo il programma dell'anno. Ma chi si credeva di essere?? Che arrogante, e poi con quell'atteggiamento di superiorità la stava già irritando. Beh non aveva nessuna intenzione di prendere appunti, tanto meno di seguire la lezione, così si fece dolcemente trascinare dai suoi pensieri, fino a quando una mano sbatté sul suo banco facendola sobbalzare. Alzò lo sguardo di scatto e si trovò davanti il professore con aria incazzata.
"Signorina, le conviene seguire le mie lezioni se non vuole studiare la materia tutta l'estate!" .
Stava per aggiungere qualcos'altro ma il suono della campanella lo interruppe, così si girò ed uscì dall'aula senza dire nient'altro. Mhh, era davvero uno stupido se credeva di ottenere qualcosa attraverso le minacce, pensò lei. Intanto le settimane proseguirono tranquillamente, Debora venne eletta come rappresentante di classe e quell'antipatico del professor Bragantini divenne l'insegnate coordinatore, cosa che non le piaceva troppo dato che il loro rapporto non era così roseo ma dopo un po' se ne fece una ragione, soprattutto perché il rappresentante di classe doveva comunicare spesso con il coordinatore, e Debora non voleva rendere tutto ciò troppo sgradevole. Sembrava però che a Daniele tutto questo non fosse andato giù, dato che le stava rendendo la vita un'inferno. Con lei era molto più severo e rigido, non le dava più della sufficienza in compiti e interrogazioni, indipendentemente da quanto lei si impegnasse. Le stava veramente dando sui nervi quella situazione, lei non gli aveva fatto nessun torto e non si meritava un trattamento del genere. Mentre lei non sapeva come uscirne, lui non sopportava di vederla ridere, di vederla parlare con altri, di vederla intima con altri. Dato che ne aveva abbastanza Debora decise di parlargli quando avrebbero dovuto sistemare i documenti insieme dopo il consiglio di classe. Così fu: finito il consiglio si sedettero nel tavolone in atrio uno di fronte all'altro, e appena rimasero soli Debora tirò fuori il discorso.
"Cosa le ho fatto di male?"
Lui la guardò perplesso.
"Non faccia finta di niente, voglio capire per quale motivo mi ha preso di mira dall'inizio dell'anno!" Continuò Debora, alzando la voce.
Lui la guardò stupito, per poi rivolgerle un sorriso intriso di cattiveria e malizia.
"Perché non sopporto le bambine viziate ed arroganti come te" rispose calmo.
Debora stava ribollendo di rabbia. "Bambina?!" pensò. Scattò in piedi sbattendo le mani sul tavolo e gli urlò contro: "Ma mi sta prendendo in giro?! Chi si crede di essere! E io dovrei rimanere qui a compilare questi stupidi fogli con uno stupido egocentrico come lei?! Mi rimandi pure, non mi interessa niente né di lei né della sua stupida materia!"
Gli lanciò addosso i fogli che aveva in mano ma prima di poter fare qualsiasi altra cosa Daniele si alzò in piedi facendo cadere la sedia, si porse in avanti afferrandole il braccio e la guardò furioso: "Con chi pensi di star parlando? Non giocare con il fuoco ragazzina perché le conseguenze.." Ma prima di poter finire la frase uscirono due insegnanti da un'aula, così la lasciò e Debora se ne andò senza aggiungere altro.
Dopo quell'evento il loro rapporto non fece che peggiorare, i loro incontri iniziarono a diventare meno frequenti, mentre le occhiatacce e i voti bassi continuavano ad aumentare. Ma il culmine ci fu una settimana prima della gita di classe. Oltre ad aver scoperto che lui era tra gli insegnanti accompagnatori alla gita di 5 giorni ad Amsterdam, Debora si vede sbattere sotto gli occhi un 4 nel compito di storia e confrontando le sue risposte con quelle di Riccardo che invece aveva preso 8 si rende conto che erano uguali. Beh quello era il limite che non doveva superare quell'idiota. Va bene che potesse avere delle antipatie nei suoi confronti, ma questo NON DOVEVA avere delle conseguenze sul suo successo scolastico. Debora prese i due compiti, si piazzò davanti alla cattedra e facendo eclissare ogni tipo di cortesia e rispetto verso l'insegnante gli disse: "Spiegami perché"
Daniele senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro le rispose: "E' il voto che ti sei meritata"
Lei ribatté mettendoli i due fogli davanti alla faccia: "Le risposte sono uguali! Questo è un vero accanimento nei miei confronti!"
In mezzo al silenzio assoluto della classe Daniele alzò lo sguardo, le strappo dalle mani il compito di Riccardo e corresse il suo 8 scrivendoci sopra un 4.
"Soddisfatta?" le disse.
Ovviamente i voti erano già stati inseriti nel registro e non potevano essere modificati, ma tutto ciò era unicamente per infastidirla. Che gran bastardo. La campanella suonò e Debora uscì dall'aula, aveva deciso di rivolgersi alla preside ma lo avrebbe fatto dopo la gita di classe, perché non voleva rovinarsela a causa di quell'idiota e fino ad allora lo avrebbe semplicemente ignorato.
Arrivò il 5 Marzo e la classe partì in aereo per il viaggio di istruzione. Il viaggio stava proseguendo in modo tranquillo, Debora stava ridendo e scherzando con Riccardo e altri compagni di classe. Daniele li stava osservando da lontano, infastidito dal rapporto intimo che avevano Debora e Riccardo.
"Non deve avere rapporti con altri uomini" pensò.
Spalancò immediatamente gli occhi, stupito da quello che aveva pensato. Si alzò e si diresse verso il bagno dell'aereo, senza nemmeno accorgersi che Debora non era più al suo posto. Appena arrivò davanti alla porta questa si aprì ed uscì Debora, che lo guardò interdetta, mentre Daniele aveva lo sguardo perso nel vuoto. Gli passò di fianco senza dirgli niente ed iniziò ad allontanarsi, ma Daniele si rese conto di quello che stava accadendo e la bloccò per il braccio, la tirò a sé e chinandosi sopra il suo orecchio le sussurrò con un tono quasi di minaccia: "Stai lontana da Riccardo".
Debora si liberò dalla presa e lo guardò, scioccata da quel gesto troppo intimo e allo stesso tempo intimidatorio. Si diresse verso il suo posto pensando: " Cos'è appena successo, perché ha detto una cosa del genere? Cosa vuole da me..."
Non ne poteva più di quella situazione. Più ci pensava e più andava su tutte le furie. Le si appannò la vista e iniziò a girarle la testa. A causa dello stress e di un calo di pressione rischiò di avere un cedimento, ma fortunatamente l'insegnante di filosofia se ne accorse in tempo e l'aiutò a sedersi, le diede una bottiglietta d'acqua e dopo essersi assicurata che fosse tutto apposto la lasciò riposare. Daniele aveva visto la scena e non poté non preoccuparsi, ma per non peggiorare la situazione evitò di interferire e mentre Debora stava cercando di rilassarsi e dimenticarsi dell'accaduto, Daniele non riusciva a smettere di guardarla e di pensarci.
Il viaggio non fu molto lungo e nel primo pomeriggio la classe arrivò nell'hotel presso il quale avrebbe alloggiato per tutti e 5 i giorni. Vennero assegnate le camere: Debora era con le sue due migliori amiche mentre ogni insegnante aveva una stanza per sé. La sera, dopo le innumerevoli suppliche della classe, i professori decisero di assecondarli e di portarli a fare festa in discoteca. Ovviamente la loro presenza era necessaria in quanto avevano l'obbligo di sorvegliarli. Si ritrovarono tutti davanti al locale e tutto il chiacchiericcio venne interrotto improvvisamente dal suo arrivo. Accompagnata dalle sue amiche Debora si avvicinò al gruppo, e tutti gli occhi erano puntati su di lei. Indossava un corto, aderente abito bianco, alti tacchi a spillo che slanciavano il suo corpo più che perfetto e i suoi lunghi capelli corvini che scivolavano lungo tutta la sua schiena e lasciavano dietro di loro un profumo inebriante.
Entrarono tutti nel locale, e dopo un primo momento di confusione Daniele ribolliva già di rabbia. Tutti la guardavano e tutti la desideravano, e come se ciò non bastasse Debora iniziò a bere e a divertirsi con le sue amiche. E più beveva più diventava confidente con gli estranei, si faceva avvicinare e coinvolgere. Debora notò Daniele seduto al tavolino insieme agli altri insegnanti e incrociò il suo sguardo torvo. Aveva quell'adorabile espressione furiosa sul volto alla quale, molto sfacciatamente, Debora rispose con un sorrisino di sfida. Finì di bere quello che aveva nel bicchiere e si immerse nella pista da ballo. Era incredibilmente attraente, in meno di un minuto aveva tutti i ragazzi addosso che la guardavano, le sorridevano, ballavano con lei. Lei si stava divertendo da impazzire, mentre lui non sopportava più quella situazione.
Prese confidenza con uno dei ragazzi, iniziarono a ballare molto vicini, iniziarono a sfiorarsi e ad un certo punto lui la baciò. Debora non lo rifiutò affatto, anzi, avrebbe fatto di tutto pur di innervosire quello stronzo, ma forse questa volta si era spinta troppo in là. Daniele era fuori controllo, non poteva, anzi, non voleva più starsene lì a guardare. Si alzò furioso facendo cadere tutti i bicchieri che erano al tavolo, si fece violentemente spazio tra la folla dirigendosi verso di lei, e sotto gli occhi di tutti le strappò di dosso il ragazzo e lo buttò a terra con un pugno. Prese il braccio di Debora e iniziò a trascinarla verso l'uscita. Lei si liberò dalla presa, si fermò e gli tirò uno schiaffo. "Che cazzo fai?! Lasciami stare!" gli urlò. "Smettila di intrometterti nella mia vita e vai a farti fottere, stronzo!". Daniele la guardò stupito. Era incredibile come quella meravigliosa gattina fosse in grado di trasformarsi improvvisamente in una feroce pantera, pensò. A causa dell'alcol e della confusione Debora era sul punto di perdere i sensi. Daniele la prese in braccio, si girò verso le altre due insegnanti che nel frattempo si erano avvicinate preoccupate e dicendo " ora è sotto la mia custodia" uscì dal locale. La riportò in hotel, ormai si era addormentata tra le sue braccia. La mise sul letto della sua stanza, le tolse i tacchi e l'abito e la coprì con un classico lenzuolo bianco dell'hotel. Debora passò la notte a dormire, mentre Daniele rimase sveglio a pensare. Non capiva. Non capiva proprio che sentimento provasse per lei. Si domandava se fosse più grave odiare una ragazza tanto da volerle rendere la vita un inferno, o innamorarsi di una propria studentessa.
Al mattino, mentre Daniele si stava facendo una doccia, Debora si svegliò. Si alzò, con la testa dolorante, e si guardò intorno stordita. "Questa non è la mia stanza" pensò. Pochi istanti dopo Daniele uscì dal bagno, solo con i pantaloni addosso e appena Debora lo vide si ricordò cosa era successo la notte prima. Scese furiosa dal letto e si gettò contro di lui. "Sei matto?!?! Ti rendi conto di cosa hai fatto?! Chi ti ha dato il diritto?!"
Fece in tempo a concludere la frase e si rese conto di essere solamente in intimo. Indietreggiò confusa. "Cosa hai fatto?" gli chiese. Daniele sorrise compiaciuto, capì il suo fraintendimento ma decise di provocarla ulteriormente. Si avvicinò e sollevò il suo viso per poterla guardare dritto negli occhi. "Credevo avessi una memoria migliore" le rispose. Debora lo spinse via urlando "non mi toccare!". Si diresse verso la porta della camera ma Daniele la bloccò prima, la afferrò e la spinse sul letto. In meno di due secondi le fu addosso. Lei lo guardò terrorizzata, cerco di svincolarsi ma solo allora si rese conto di quanto alto e forte fosse. Le sue mani la tenevano ferma e le impedivano di muoversi. "Fermati" mugugnò. "Mi dispiace ma non puoi sfuggirmi ora, ti ho aspettata per troppo tempo" le rispose e si avvicinò al suo viso, annusandole i capelli e mordendole il collo, mentre con le mani percorreva il suo esile e dolce corpo. "Smettila, non è divertente" ansimò Debora, "lasciami andare". Cercò di muoversi, di liberarsi dalla sua presa, ma era bloccata. Daniele si era impossessato del suo corpo e della sua mente, si era radicato talmente tanto in lei che ormai era impossibile scappare. Ciò che c'era tra di loro era un sentimento di amore e odio che non aveva precedenti, pensò Daniele. Anzi, forse ce li aveva. Si fece spazio nella sua mente il famoso carme di Catullo: "Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così, e mi tormento". Non riuscì a trattenere un lieve sorriso malizioso. La guardò. "Ti sei pressa gioco di me fino ad ora, ma adesso è arrivato il mio turno di giocare. Le mie mosse rimarranno talmente indelebili che nessun altro uomo avrà il coraggio di avvicinarsi a te, perché capirà immediatamente di chi sei proprietà". Non le lasciò il tempo di controbattere e le bloccò il respiro con un bacio. Continuò a lasciarle baci e morsi lungo tutto il corpo, mentre lei cercava invano di respingerlo. Le strappò le mutande di pizzo e le divaricò le gambe, si abbassò i pantaloni ed entrò dentro di lei. Le tappò la bocca con la mano, per evitare qualsiasi rumore, ed iniziò a muoversi, in modo lento ma aggressivo. La guardò. Aveva gli occhi chiusi, il respiro incostante. Il suo petto si gonfiava tremante, il suo seno, nascosto dal reggiseno, era perfetto come ogni parte di lei. La sua schiena si inarcava e si stendeva, la sua pelle chiara mostrava i segni rossi lasciati dalle strette delle sue mani e i suoi capelli scivolavano lentamente seguendo i suoi movimenti. Debora ansimava, gli stringeva le braccia in modo tale che non si capiva se volesse respingerlo o trattenerlo. Quante cose avrebbe voluto farle. Uscì da lei, le afferrò i fianchi e la girò, poi la penetrò nuovamente. Riprese a muoversi ma questa volta più velocemente, la stringeva per i fianchi, le graffiava la schiena, la dominava completamente. Stava sottomettendo quella ragazzina che da mesi aveva invece sottomesso il suo cuore e la sua mente, aveva offuscato la sua ragione portandolo quasi alla follia. Sorrise compiaciuto al pensiero che quella stessa ragazzina era ora completamente intrappolata da lui, senza via di scampo. Iniziò a muoversi sempre più velocemente, mentre Debora stava stringendo il lenzuolo tra le sue mani, cercando di trattenere ogni tipo di urlo, rapita da quell'uomo tanto bastardo quanto inebriante. Daniele, arrivato al culmine, uscì improvvisamente da lei e venne sulla sua schiena, coprendola del suo liquido. Scese dal letto e si vestì. Debora si mise seduta, lo prese per il braccio cercando di alzarsi e di avvicinarsi a lui, ma il suo corpo cedette e cadde sul letto. Daniele la guardò per un istante e se ne andò.
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