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Lui & Lei

Perquisizione di una troia. Completo


di melanzo
18.06.2012    |    16.814    |    2 6.0
"Mi presi un pò di riposo, durante il quale lei rimase sul divano in salotto, ammanettata, e con la sola parte superiore del suo tailleur..."
Anni fa, tramite un amico, ottenni in prestito un vestito di carnevale. Era un facs - simile di una divisa delle Forze dell'ordine, un consueto abito di quelli
che circolano a Carnevale.
Appena ne entrai in possesso, la mia fantasia iniziò a volare. Scrissi immediatamente una mail alla mia fidanzata di allora, per informarla del prestito e dell'uso
che ne intendevo fare. Mi sarei presentato a casa sua in divisa per una perquisizione, in quanto avevamo seri indizi di colpevolezza che lei spacciasse droga
e fosse in qualche modo affiliata alla camorra. Il suo ruolo era quello
di una donna borghese, con la puzza sotto al naso. Apparentemente di buona famiglia, molto legata alle apparenze ma disonesta e zoccola nella realtà.
La mail conteneva tutti i dettagli del gioco e cosa avrebbe dovuto fare lei, con direttive chiare e precise anche sugli atteggiamenti che avrebbe dovuto adottare. In risposta, per manifestarmi il suo gradimento alla mia idea, mi inviò un mms
di lei che si sgrillettava la passera.
La mia lei, che chiamerò con il nome fittizio di Angela, aveva i capelli rossi, era alta poco meno di 1m e 80, una terza di seno, ma il suo punto forte era il sedere:
sodo e formoso, una goduria vivente!
Amava la lingerie. Era solita
preparare accuratamente le nostre scopate, ricercava attentamente sia la biancheria che gli accessori. Ero uno sballo ogni volta sfilarglieli oppure imbrattarglieli.
Ma torniamo al gioco. Concordammo giorno ed ora, optando per una data nella quale i suoi genitori erano fuori dall'Italia. Lei avrebbe avuto così la casa libera,
e tutto il tempo occorrente per preparare nei minimi dettagli la nostra esperienza.
Arrivato il gran giorno, mi presentai a casa sua con un falso mandato di perquisizione, redatto al computer, contenente i suoi dati.
Bussai alla porta. Dopo qualche istante, venne ad aprire lei. Nelle istruzioni le imposi, per entrare nella parte della borghese, di indossare qualcosa si sobrio,
da tipica casalinga borghese perbene, ma con tante sopresine sotto al vestito. Optò per un tailleur di colore scuro, contornato da calze e scarpe con il tacco altissimo.
A: "Buongi...ohhhhh agente, ma cosa ci fa qui?"
IO:" Buongiorno, signora. Sono qui per una perquisizione, abbiamo a suo carico sufficienti elementi per ritenere che lei stia compiendo il reato di spaccio. Questo
è il mandato"
A:" Oh, cielo. Che idiozia! Una famiglia di serie A come la nostra, poi... La prego entri subito, non diamo troppo nell'occhio altrimenti chissàcosa penseranno i vicini"
Mi fece strada, sculettando da troia consumata. Seguì rapito quel ben di Dio davanti a me, iniziando a pregustare quello che sarebbe successo di li a breve.
Rifiutai categoricamente, interpretando la parte dell'agente duro ed incorruttibile, il suo invito a prendere un caffè insieme. Anche se non fu semplice
resistere. Lei, con fare malizioso, ad ogni parola pronunciata, ne approfittava per mettere in risalto le sue labbra, abbellite da un rossetto rosso fuoco che
sembrava essere fatto apposta per il sesso orale. Iniziai immediatamente la perquisizione alla ricerca della droga o di qualche elemento utile per le indagini.
Lei nel frattempo si era accomodata sulla poltrona del salotto, dalla quale scrutava le mie operazioni. Continuava a chiacchierare raccontandomi dei tanti successi e delle
soddisfazioni della sua famiglia, del prestigio del marito, delle vacanze estive e di tante altre tematiche insopportabili per me. Indaffarato nel mettere a
soqquadro la sua casa per reperire il materiale di mio interesse, mi limitavo a rispondere con frasi di circostanza alla sue ampollose e montate
discussioni. Notai, però, che ogniqualvolta mi giravo dalla sua parte, lei, dalla poltrona, provava a distrarmi, rendendo sempre più generose le scollature, sia quella
del seno che le gambe, le quali dall'accavallato iniziale divenivano sempre più divaricate.
Osservavo compiaciuto, ma da agente serio e dedito al mio lavoro, non mi lasciavo distrarre più di tanto.
Purtroppo per la signora, la perquisizione andò male. In uno sgabuzzino, trovai ben nascosta dentro a dei cuscini una enorme quantità di cocaina (in realtà era zucchero messo apposta lì)
"No agente, ma cosa fa, così mi rovina..."
Una volta scoperta la merce, la signora iniziò ad agitarsi, mi supplicò affinchè chiudessi un occhio. Ma io irremovibile la dichiarai in arresto e la ammanettai.
La presi per un braccio, percorremmo assieme tutta la casa fino a giungere la porta di ingresso. Aprì quest'ultima, ma al momento di far uscire la signora Angela,
richiusi velocemente la porta e con violenza spinsi contro il muro "miss perbene".
"Ah, agente ma cosa fa? è impazzito?" - esclamò lei sopresa ed ammanettata
Rimasi zitto, la voltai, in modo che lei fosse spalle al muro. Davanti a me, vedevo un pezzo di figa da paura, di gran classe ma con tutte le cose al punto giusto.
Eravamo uno di fronte all'altro, qualche attimo di silenzio trascorse, i nostri sguardi si incrociarono prima che mi feci audace.
Presi in mano il manganello e iniziai a strusciarglielo sulle gambe, ricoperte dalle calze. Risalivo lentamente dal basso verso l'alto, partendo da sotto il ginocchio.
Arrivato alla gonna, il manganello coinvolse nel suo movimento anche tale indumento, facendola risalire sempre di più, dopo pochi secondi ebbi la prima sorpresa!
Vidi perfettamente il bordo delle calze: erano autoreggenti! Continuai a risalire e la mia vista ebbe modo di apprezzare dei raffinatissimi ed eccitanti nastrini
che collegavano le autoreggenti a qualche altro capo, ancora oscuro alla mia vista. I nostri respiri divennero sempre più pesanti, l'arrapamento aumentava sempre
di più, centimetro dopo centimetro.
Ma non era ancora arrivato il momento di fermarsi, anche perchè c'era un'altra sorpresa!
Continuando con il manganello (avanzavo con ritmi molto lenti per gustarmi la scena e quegli attimi irripetibili) a far risalire la gonna, mi ritrovai all'improvviso
davanti una meravigliosa fichetta, con un folto ma curato pelo nero nella parte superiore, totalmente depilata dalle labbra in giù. La troia era senza mutande!
Al mio ghigno, fece presto seguito un esplicito:
"Guarda là, fai tanto la perbenino e poi stai con la fessa da fuori! Lo sapevo che sei una mignotta ciucciacazzi"
Come da mie indicazioni, lei cercava di opporre resistenza.
In men che non si dica, lasciai il manganello e mi catapultai addosso a lei. Gliela leccai avidamente fin quando non venne, ancora in quella posizione, ammanettata
e spalle al muro nei pressi dell'uscio di casa sua.
Nonostante i suoi tentativi di divincolarsi, la afferrai con forza per i capelli:
"Vieni qua, e smettila di fare la borghesina di buona famiglia che sei conciata come una zoccola consumata"
La feci stendere, ancora ammanettata, sul tavolo del salotto. Ai suoi noiosi e continui tentativi di giustificarsi (avevamo concordato anche questi, lei era
conseziente su tutto) io posi fine, mettendele di forza l'uccello in bocca. Non aspettava altro, me lo divorò quasi, prima di costringerla a leccare e succhiare
le mie palle. Prima di venire, lo sfilai dalla sua bocca assatanata, mi riportai all'altezza della passera e, guardandola negli occhi, esclamai:
"Tutte quelle stronzate che fanno vedere ai tg o nei telefilm, avvengono solo quando l'arrestata non è avvenente o troppo anziana.
Adesso, ti mostro cosa accade nella realtà quando un agente va ad arrestare a casa un troione come te"
Glielo infilai con una forza incredibile e la iniziai a stantuffare a gran ritmo. Lei ammanettata poteva solo subire.
Accompagnai la penetrazione con continui insulti alla sua persona, richiamando tutte quelle notizie formali che avevo dovuto ascoltare in precedenza durante
perquisizione.
"Troia, ti piace stare con la fessa da fuori? Eh, fai questo anche quando vai al club con le tue amichette chic? Bucchina, altro che famiglia di serie A, tu sei una
zoccola di serie A!"
Per sua grande gioia, me la fottetti per un'oretta. Poi, la presi per i capelli e glielo misi in bocca. Inizai a pompare forte, intimandole:
"Zoccolò, adesso ti faccio fare un drink che non ti scorderai facilmente. Guai a te se non la bevi tutta."
Lei, che nella nostra vita di coppia, era un'instancabile bevitrice, accettò di buon grado, senza farsene scappare neppure una goccia.
Le scaricai in gola una quantità impressionante di sborra, urlandole:
"Tiè, troia! Fammi vedere come bevi il mio sperma"
Ancora ammanettata, la costrinsi a pulirmi l'uccello. Mi presi un pò di riposo, durante il quale lei rimase sul divano in salotto, ammanettata, e con la sola parte
superiore del suo tailleur.
Tornato in erezione, glielo ficcai nuovamente in bocca, prima di iniziare a leccarle il buchetto del sedere.
"No, agente la prego lì no, neppure a mio marito lo do mai"
(in realtà noi praticavamo normalmente sesso anale, ma tutto rientrava nella parte che doveva recitare)
"Stai zitta, troia! In caserma ci verrai con il culo rotto!"
Le schiaffeggiai il sedere, prima di aprire con le mie mani le sue natiche. E così, a 90 gradi sulla poltrona del salotto, glielo infilai dentro tutto fino alle palle
ed iniziai a stantuffarla, gradualmente sempre più forte. Lei ormai aveva completamente perso ogni freno inibitorio ed urlava sconcerie:
"Si, fottimi, rompimi il culo, puniscimi per i crimini compiuti"
Così, dopo averglielo aperto per bene, la stesi sul letto ancora ammanettata, salii a cavalcioni sul suo corpo e le puntai il mio arnese sul suo volto.
Mi masturbai fino ad inondarle la faccia. Ma non la feci pulire, glielo spalmai sul viso e lo lasciai asciugare.
"Troia, sarai interrogata con la mia sborra sulla faccia"

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