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Gay & Bisex

04. Luca – Voglia di... fare!


di vogliagay
25.06.2015    |    13.938    |    5 9.7
"Mi venne fame, ma mi terrorizzai..."
"Cercasi barista/cameriere(a) dai 18 ai 30 anni per lavoro durante i weekend. Esperienza pregressa non obbligatoria. Spirito d'intraprendenza e voglia di fare graditi. No perditempo".
Stavo rientrando da una giornata massacrante e, arrivato davanti al pub sotto casa, notai questo cartello. Ormai era più di un mese che vivevo con Saverio e Beppe e, per quanto pagassi davvero poco grazie al nostro accordo, avevo assolutamente bisogno di trovare un lavoretto, se non altro per togliermi qualche sfizio, tipo iscrivermi in palestra. Non ero mai entrato in questo locale. Occasione buona per chiedere qualche informazione.
Aprii la porta ed entrai. Era il tipico Irish pub, molto carino. Lungo bancone in legno verde, ambiente molto rustico, robusti tavoli di legno. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno a cui potermi rivolgere, ma non vedevo nessuno. Tempo qualche secondo e da un'apertura fece capolino un omaccione. Oh cazzo!!!!!
Fin dai primi giorni in cui mi trasferii da Saverio e Beppe, Grindr mi mostrava il profilo di un manzo vicinissimo a me, roba tipo 20 metri. Era davvero notevole. Corpulento, barba folta, qualche tatuaggio ben in vista… Il classico maschione che ti fa bagnare. La descrizione lasciava intendere che fosse un tipo deciso. Lo contattai dal mio profilo senza foto, titubante ma tanto eccitato. E confermò la mia prima impressione. Cercava sesso e non ci girò intorno. Dopo aver risposto al mio saluto, mi inviò immediatamente la foto del suo cazzone. Un cazzone nel vero senso della parola! A giudicare dalla foto, almeno 22-23 cm e largo quanto una lattina di birra, che era stata affiancata col chiaro intento di far capire bene le dimensioni mostruose di quel membro. Mi venne fame, ma mi terrorizzai. Non risposi. Lui mi scrisse sollecitando una risposta, ma appena capì che ero dubbioso, mi bloccò senza pensarci due volte. Mi maledissi. Cercai di incontrarlo nei giorni seguenti, visto che era nei paraggi, ma non ebbi mai fortuna. E ora eccomelo davanti!
Dal vivo faceva ancora più impressione. Si avvicinò e praticamente mi sovrastava. Alto almeno 1.90, muscoloso. Un armadio di uomo.
"Ciao! Posso esserti utile?", domandò con una voce profonda, terribilmente sexy. Ero completamente nel pallone. Cominciai a balbettare qualcosa, ma le parole non mi uscivano di bocca. Ero in bambola.
"Ehi, tutto bene?", mi chiese sorridendo. Che sorriso! Denti bianchissimi. Wow!
"Ehm, sì scusi", riuscii a dire. "Sono qui perché ho letto che cercate del personale".
"Ah, capisco! Sì certo, cerco una persona che lavori dal giovedì al sabato, dalle 7 di sera alle 2-3 del mattino orientativamente. Ma ti prego, dammi del tu. Per quanto sembri grande a causa della barba, ho solo 33 anni!"
"Ok, va bene!", risposi. "Beh, diciamo che così incuti forse un po' di timore!", dissi sorridendo.
Sorrise anche lui. "Ma no, è tutta apparenza. Se non mi si fa incazzare sono un pezzo di pane!", affermò. "Parlami di te. Di dove sei, quanti anni hai? E perché saresti interessato a questo posto di lavoro?".
"Allora, sono Luca, vengo da Napoli e sono a Milano da qualche mese perché studio architettura. Ho 19 anni e cerco un posto di lavoro che mi permetta di guadagnare qualche soldino per le mie spese, senza impegnarmi troppo. 3 sere a settimana direi che andrebbero bene. Per questo questo lavoro sarebbe perfetto", spiegai.
"Va bene. E dimmi Luca, hai già fatto il barista?", mi chiese.
"No, mai fatto. Ma ho una grande forza di volontà e voglia di imparare!", risposi.
"Bene! Allora se per te va bene direi che puoi venire qui giovedì sera alle 6 e mezza per provare. Affiancherai Cristian e vedremo un po' come te la cavi. Sei d'accordo?", mi propose.
"D'accordissimo".
"Bene, a giovedì sera allora! Ah, io sono Omar, piacere", e mi strinse la mano.
"Piacere Omar. A giovedì allora".
Giovedì sera. Alle 6 e 25 ero già davanti alla porta del pub. Entrai e mi venne incontro un ragazzo. Carino, magrolino, abbastanza alto.
"Ciao, tu devi essere Luca! Io sono Cristian, piacere! Seguimi che cominciamo a preparare. Tra un'oretta cominceranno ad arrivare i primi clienti".
Nel corso dell'ora seguente Cristian mi spiegò quello che avrei dovuto fare, come funzionava il lavoro e mi diede qualche altra informazione utile. Mi disse che lui lavorava lì da un annetto e che si trovava molto bene. Il lavoro era faticoso ma divertente, in quanto si stava sempre a contatto con ragazzi giovani. E anche Omar, il proprietario, nonostante l'aspetto burbero era molto simpatico e per niente stronzo. Era un piacere lavorare per lui. Non so se fosse solo un'impressione, ma colsi un cambiamento nel tono di voce sulla parola "piacere".
La serata passò veloce, tra parecchi clienti, ordinazioni, passaggi tra i tavoli, chiacchiere. Alle 2 era rimasto solo un tavolo, così Omar si rivolse a Cristian: "Cri, tu vai pure, tanto sono rimasti solo questi 4 al tavolo in fondo. Sbarazza e sistema gli ultimi bicchieri Luca. A domani!".
"D'accordo Omar! Ti ringrazio! Ci vediamo domani allora", rispose Cristian. "Ciao Luca, buonanotte. Spero di rivederti!", e mi lanciò un occhiolino.
Dopo un paio di minuti gli ultimi clienti si alzarono, pagarono e uscirono dal locale. Io stavo sciacquando gli ultimi bicchieri da mettere in lavastoviglie e Omar si avvicinò al bancone.
"Allora, che te ne pare?", mi chiese.
"Beh, sicuramente stancante, ma anche divertente! Come mi aveva anticipato Cristian", risposi sorridendo.
"Sono contento che ti sia trovato bene. Ho visto che ti sei dato parecchio da fare stasera, e la cosa mi ha fatto molto piacere. Anche Cristian mi ha detto che ti sei impegnato molto e gli hai dato una grande mano. L'esperienza verrà col tempo, quello non è un problema. Per me l'importante è la voglia di fare", commentò.
Continuava a sorridere, e io mi rendevo conto che mi piaceva davvero molto. Guardavo le sue mani possenti mentre gesticolava. Mi stavo eccitando.
"Uh, io ho sempre voglia, in tutti i sensi!", mi ritrovai a dire.
Rimase un attimo interdetto, forse si stava domandando se dovesse effettivamente interpretare la mia frase come era naturale interpretarla.
"Devo essere sincero, Luca. Mi hai fatto un'ottima impressione, ma in queste settimane sto "testando" diversi ragazzi e ragazze e ce ne sono un paio che come te potrebbero essere ok. Dimmi, perché dovrei prendere te al posto degli altri? C'è qualcosa in più che potresti fare o dare in questo lavoro rispetto agli altri?", mi chiese.
Me l'aveva servita su un piatto d'argento. Senza pensarci due volte, incoscientemente, chiusi il rubinetto dell'acqua, mi asciugai le mani e lo raggiunsi al di là del bancone. Gli sorrisi, mi abbassai, poi con una mano tastai il rigonfiamento sui suoi jeans, mentre con l'altra cominciai ad allentare la cintura. Alzai la testa e vidi che mi guardava sorpreso. Ma non disse una parola. Abbassai i jeans fino alle ginocchia. Subito dopo abbassai anche gli slip e afferrai con una mano il biscione che ne spuntò fuori. Ancora flaccido, era di dimensioni considerevoli. Lungo sui 16-17 cm e bello cicciotto.
"Mmmmmmmm, wow!", mi lasciai sfuggire. Mi ci avventai subito sopra. Pure moscio, facevo già fatica a prenderlo tutto in bocca.
Sospirò e lo sentii rilassarsi. Prese inoltre ad accarezzarmi la testa, come gesto d'incoraggiamento. Cominciai un avanti-indietro deciso e mi resi conto presto che ogni volta riuscivo a prendere sempre meno cazzo in bocca. Cazzo che ben presto arrivò al massimo delle sue dimensioni. Era mostruoso. Confermava l'impressione che mi fece qualche settimana prima in foto.
"Cazzo, ma è enorme!", esclamai. "Quanto cazzo è grosso?", domandai.
"23 in lunghezza. In larghezza non l'ho misurato, ma è grande come una lattina". Fece per allontanarsi, per prendere una lattina e mostrarmi che quanto diceva corrispondeva al vero.
"Oh, non c'è bisogno. Ho già visto in foto!", esclamai.
"In foto?", mi chiese dubbioso.
"Sì! Vedi, io e te abbiamo chattato un mesetto fa su Grindr. Io non avevo foto. Mi avevi mandato una foto del tuo cazzo, ma io non ero convinto. Forse ero impaurito. E quindi mi hai bloccato. Ma mi sono pentito! E ora finalmente ho tra le mani questo favoloso pezzo di carne!".
Sorrise ancora una volta. "Ah sì, mi pare di ricordare! Beh, allora basta parlare adesso, non sei d'accordo?", mi chiese, infilandomi il cazzo in bocca.
Ovviamente non potei che annuire con un cenno della testa e un mugolio non ben definito. Continuai a pompare, ma con grande fatica e praticamente solo su metà uccello. Di tanto in tanto mi staccavo, lo afferravo saldamente e lo rimiravo. La perfezione. Scuro, carnoso, pieno di vene e nervature in rilievo. Veniva voglia di infilarselo ovunque.
Dopo qualche minuto di questo servizietto, Omar mi prese per le ascelle, mi tirò su e mi rigirò. Armeggiò un attimo con la mia cintura, la slacciò e con entrambe le mani mi abbassò d'un sol colpo jeans e boxer, lasciando scoperto il mio candido culetto voglioso.
"Mmmmmmm, che meraviglia!", commentò estasiato. Si abbassò e allargò le chiappe per meglio rimirare il mio buchetto. "Oddio, ma è favoloso!", esclamò. Uno sputo e cominciò a lavorarmelo. Dapprima con la lingua, poi infilando cautamente un dito. Cominciai ad ansimare e a mugolare. "Ohhh sì, che bello! Continua…".
"Certo che continuo! Ti devo preparare per bene…", rispose.
"Preparare per cosa???", chiesi stupidamente, non prendendo minimamente in considerazione che volesse farmi il culo con quel mostro di cazzo.
"Secondo te???", chiese retoricamente, tirandosi su un attimo e mostrandomi il suo randello, cominciando nello stesso momento a sbatterlo sulle mie chiappe.
"Oddio, ma mi distruggi!", esclamai quasi in preda al panico.
"Non preoccuparti bello… Sono 15 anni che scopo culi con quest'attrezzo e so come fare. Quasi tutti poi vogliono riprenderselo. Scommettiamo che poi mi pregherai di continuare a scoparti?", dichiarò orgoglioso.
"Se lo dici tu", risposi rassegnato. Riabbassai il capo e allargai le chiappe, invitandolo a continuare nel suo lavoro di preparazione. Lubrificò ancora un po', poi torno a usare le dita. Sorprendentemente con molta calma, senza alcuna fretta. Dapprima con un dito, poi con due, infine infilò pure il terzo dito. Il tutto durò 5 minuti abbondanti. E io devo ammettere che a parte un po' di fastidio all'ingresso del terzo dito, godetti solamente.
"Direi che ora sei pronto!". Aprì un cassetto del mobiletto sopra il quale c'era il registratore di cassa e prese un preservativo. Lo scartò e lo arrotolò su quella spada. Faceva paura, cominciai a sudare freddo.
"Stai tranquillo. Stai rilassato e vedrai che andrà tutto bene. Godrai immensamente!", mi rassicurò.
Mi accompagnò al centro della sala e mi fece stendere supino su uno dei tavoli, in modo da essere più comodi che stando in piedi. Avvicinò lentamente il suo cazzone al mio culo e io istintivamente mi allargai le chiappe.
"Bravo, così. Rilassati più che puoi, vedrai che non sentirai alcun dolore", disse sicuro, ma io sinceramente avevo parecchi dubbi.
Appoggiò la cappellona allo sfintere e prese a spingere delicatamente. Sentii la mia rosellina cedere, ma non avvertii alcun dolore. Piuttosto una sensazione strana e guardando in basso mi resi conto del motivo. Omar mi stava massaggiando il buchino. In questo modo stimolava sensazioni piacevoli che andavano a coprire il fastidio della penetrazione invasiva. Dopo qualche secondo mi resi conto che l'intero glande era dentro di me. E con una lentezza esasperante continuava ad entrare dentro di me. Era incredibile la differenza tra me e lui. Io avevo il fiato corto, non tanto per il dolore di quel bastone dentro di me, quanto per la sorpresa di non avvertirlo, il dolore; lui aveva un'espressione tranquillissima, non tradiva la benché minima impazienza di farmi completamente suo, di farmi sentire la sua presenza dentro di me, anche in maniera dolorosa, come spesso accade. Era pacifico. Avvertivo chiaramente il pisellone farsi strada in me, lentamente ma inesorabilmente. Sentivo la pressione lungo le pareti anali, sentivo che mi allargavo, ma sorprendentemente non sentivo dolore. Incredibilmente era l'entrata meno traumatica che avessi mai sperimentato fino a quel momento.
"Allora, come va? Senti male?", mi chiese premuroso Omar.
"No, non sento assolutamente dolore!", risposi. "Mi sento.... strano!".
"Vuoi che esca?", continuò.
"Assolutamente no!!!", mi ritrovai a esclamare deciso.
"Bene! Ci avrei scommesso!", e sorrise malizioso.
Ad un tratto sentiii che era entrato tutto dentro di me. Avvertivo le sue palle contro le mie chiappe.
"Eccoci! Ti informo che hai una lattina di coca cola nel culo!", esclamò divertito Omar.
Io risposi al sorriso un po' imbarazzato.
"Adesso ci divertiamo! Preparati a vivere una mezz'ora devastante!", fece Omar, provocando in me un moto di fastidio. Non ho mai amato i presuntuosi....
Ma dovetti ammettere che aveva perfettamente ragione! Prese a muoversi in me, dapprima con la stessa delicatezza che aveva contraddistinto la sua entrata nel mio culo, poi in maniera sempre più decisa. Mi ritrovai a gemere sempre più forte e a godermi le sue spinte sempre più potenti.
"Allora, che mi dici? Senti male?", mi chiese in maniera retorica Omar.
"Uh, direi di no!!! Ah... Anzi!", risposi.
"Vuoi che esca?", mi chiese di nuovo provocatoriamente.
"NO! NO NO NO! Ti prego, continua! Non ti azzardare a uscire!", gli ordinai deciso.
"Te l'avevo detto!", sghignazzò compiaciuto. Mi arpionò i fianchi e cominciò a scoparmi furiosamente, con una violenza tale che chiunque avrebbe pensato che avesse tra le gambe un pisellino insignificante. Invece aveva un vero e proprio mostro. Cominciai a urlare senza ritegno, dovevo in qualche modo tirare fuori l'immenso piacere che stavo provando, altrimenti sarei impazzito. Presi a sbattere il bacino sul tavolo, tanto che Omar dovette fare forza per trattenermi e impedire al suo cazzo di uscire da me. A un tratto mi fermai e potei soltanto continuare a urlare. La cosa strana era che ora era diventato un lamento continuo, con la bocca spalancata e gli occhi rivolti all'indietro. Non ero più in me. E senza rendermene conto, presi a spingere come se dovessi andare in bagno, come se volessi espellere quel randello e quietare un po' quella sensazione di estremo godimento.
Omar mi accontentò. Uscì da me, mi girò agevolmente, mi rivoltò esattamente come un calzino. Prese un paio di tovagliette e mi fece mettere a 4 zampe. Poi montò anch'egli sul tavolo e sprofondò di nuovo in me. Urlai ancora per il grande piacere e mi resi conto che avevo le cosce imbrattate dal liquido che perdevo dal mio cazzo durissimo.
"Stai godendo eh!!!! Te l'avevo detto che non dovevi aver paura! Lo so usare come si deve questo cazzone!", dichiarò orgoglioso Omar.
"Oh sì cazzo, lo sai usare divinamente!!!", urlai di rimando. "Cazzo quanto godoooooo!".
"Sto per sborrare! Dove la vuoi?", mi chiese.
"In faccia! Riempimi la faccia di sborra!", dichiarai in preda alla lussuria.
Mi fece sdraiare supino sul tavolo, con la testa oltre il bordo. Lui balzò sul pavimento e prese a segarsi.
"Preparati, arriva!!!". Un urlo strozzato e una cascata di sborra si riversò sul mio viso, dal mento fino ai capelli. La sentivo distintamente, era bella densa e cremosa. L'eccitazione era alle stelle, bastò qualche colpo e anch'io esplosi in un orgasmo devastante, imbrattandomi ovunque, l'addome, il petto, fino al collo.
Si allontanò da me, raggiunse la cucina e prese una confezione di tovaglioli. Me ne porse un paio e mi diede una mano a pulirmi alla bell'e meglio da quel disastro.
Intanto che portavo una mano al mio culo, per sincerarmi delle condizioni (entravano senza alcuna fatica tre dita), Omar raggiunse nudo la porta del locale e tolse il cartello di ricerca del personale. Tornò da me, forzò la mia bocca col suo favoloso pitone ormai flaccido, si piegò in modo da leccarmi un'ultima volta la rosellina sfondata ed esclamò: "Questo non serve più!".
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