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Gay & Bisex

A - P - O - C - A - L - I - S - S - E - IL ROMANZO DI CUMCONTROL - Il PROLOGO


di CUMCONTROL
14.06.2016    |    7.339    |    8 6.0
"Tiro ancora di sigaretta e la luce accecante polverizza ogni residuo di mondo costruito attorno a me..."
Oggi.

Oggi apro gli occhi. La testa mi duole.

Volto appena il collo e vedo la mia mano che si aggrappa ad una rete di metallo.
Mi volto, e l’altra mano pure quella si aggrappa alla rete di metallo. E notte fonda. Nel buio della notte della mia mente sgrano gli occhi e si mettono a fuoco le luci aranciate di una pista. E’ l’aeroporto. Sento di là le turbine sotto le ali di apparecchi pronti a fendere l’abisso scuro dei cieli. Attendono il messaggio radio della torre di controllo.

Quanto tempo è passato, e che ci faccio io qui oggi… Sono trascorsi quattro lunghi anni. E oggi... oggi mi ritrovo così, aggrappato ad una rete che ondeggia nell'abisso di una notte.

Oggi.

Dove sono io, io mi chiedo… mi chiedo e mi richiedo...e perché ondeggia questa rete, cui le mie mani si aggrappano.
Cosa sono questi colpi dietro di me, cui io non so dare cognizione. Abbasso il mio sguardo e osservo le mie gambe flesse contro terra, divaricate e i miei calzoni, cosa fanno ripiegati alle caviglie.
Sulla pancia poi, nel cui interno ribollono i fermenti di alcolici bevuti chi sa dove e poi con chi, sento una mano fredda estranea pigiarmi il ventre. Ma poi sulle mie natiche, sulle mie natiche insistono colpi sicuri e nervosi. Mi volto, ma la nebbia negli occhi mi distingue solo ombre.. e sulla nuca, mi si avventano le fauci rabbiose di un orco.
Degli orchi…

Si, perché attorno a me ora vedo uomini vestiti dalle cui braghe si flettono arnesi pronti alla manovra, come quegli apparecchi fuori di me, schiantati con le ruote ferme sulla pista umida e con le turbine accese sotto le ali.. sono gli aerei in attesa appena oltre la rete che ondeggia.

La rete sbatte. L'equilibrio io quasi perdo...
Attendono pazienti le bestie attorno a me dai falli smanettanti, che non attendono che un cenno di imminente ingresso, reso possibile dall'ultimo sborratomi in ventre.
Ora sento. Ora si che sento, ora che a poco a poco si rischiara la mia vista sento il mio buco mio bruciare da ore. Mi si stringe sempre di più il mio buco, è esausto e senza rimedio rifiuta l’insistenza di nerchie rabbiose che da qualche luogo corpi del branco mi han portato fin qui, per fare di me cagna da giocare…

Il tempo dei piaceri dell’anima si è estinto in un tempo lontano, che non so più collocare nel tempo, annebbiato come sono dall’alcol e dal fumo inalato.
“Aspira cagna” mi dice qualcuno e ad ogni aspirazione mi si incendiano i polmoni mentre l’ano si arrende alle incursioni predatorie del gruppo. “Aspira cazzo” e la luce aranciata al di là della rete ondulante mi si accende di bagliore potente che mi acceca…

Oggi.

Da ore sono nel rogo della carne e nel mio cuore non vi è più traccia alcuna dell’ultimo amore.
Poi d’un tratto sento da me allontanarsi il fallo umido e dal mio ano fiotta il residuo ancora vivo del latte umano non già fatto per scrutare un retto, ma le recondità feconde di un corpo di donna.
Esausto mi ripiego e sciolgo le scarpe e libero i calzoni dalle caviglie.
Mi volto e imbambolato dalle inalazioni moleste, del tutto annebbiato di un chiarore surreale da non riconoscere i volti del branco, mi accingo a uscire dall’aiuola.

“Dove vai cagna, non abbiamo finito”.. sento dietro di me…
Incedo nel piazzale di hangar dismessi seguendo la luce fissa di un lampione proteso al di sopra delle loro volte.
“Puttana vieni qua” e sento dietro di me l’infrangersi di bottiglie rotte sull’asfalto..
Avanzo imbambolato con la sola felpa indosso e senza niente sotto. Come un insetto stordito dalla luce del lampione procedo verso le spiazzo oltre gli hangar dismessi. La voce del branco sfuma e sento sempre più forte il battito del mio cuore.

Accendo una sigaretta che sigaretta non è. Aspiro con tutta la capienza dei miei poveri polmoni e d’un tratto esplode da quel punto fisso luminoso del lampione verso cui mi dirigo la luce accecante di una supernova. Tiro ancora di sigaretta e la luce accecante polverizza ogni residuo di mondo costruito attorno a me. Tutto si fa bianco, di bianco accecante e mi si svela un deserto di luce che sa di divino.

Ri.Ky. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ky. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ki.

“No cazzo, Riky è morto non voglio più” e stringo la mia testa e quelle voci oracolari prendono a girarmi tutt’intorno intorno…

Ri.Ky. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ky. Ri.Ki. Ri.Ki. Ri.Ki.

“No basta!!! No” e aspiro ancora fino a quasi a morire e divampa dal cuore di quel bagliore altro bagliore se possibile più accecante.
E’ Apocalisse……

Si.
Ma che cos’è, l’Apocalisse.



Apocalisse. Rivelazione, che qualcuno mi diede in quell’istante per mostrare a tutti i servi del mondo le cose che devono avvenire presto.
Beato chi legge – pensando nell’incedere in quel bianco assoluto - e beati quelli che ascoltano le parole di questo vaticinio e fanno tesoro delle cose oscene che vi saranno narrate…

….. il tempo è vicino…..

Ecco il mio Riky, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che godettero di lui, e tutte le genti della terra faranno lamenti per lui. Sì!
Apiro ancora..
«Io sono l'alfa e l'omega», dice il mio uomo non più in vita, "colui che è, che era e che viene" a trovarmi nella mia mia mente.."

Dal buco grondavo di sborra….ma incedevo ugualmente verso il centro geometrico di quel bagliore…. dove il lamento di sibille bambine proclama a gran voce l’idillio del suo nome.
Io, CUMCONTROL, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, fui rapito dal suo nome nel giorno cui ricorreva il giorno della sua scomparsa, e udii…. Udii dietro di me una voce grande come il suono di tromba, che mi diceva: “Quello che vedi, tu scrivilo in un libro”.

Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette falli d'oro sospesi nel cielo e, in mezzo ai sette falli flagellanti, ne vidi uno uno simile a al mio uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro fino all'altezza del petto… era il mio Riky, appalesatosi quella motte nel bagliore del mio delirio e che mi parlava..

Il suo capo e i suoi capelli candidi, bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco..
I suoi piedi - che io al tempo leccai con devozione quasi cristiana - erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era simile al fragore di grandi acque… Nella sua mano destra teneva sette vibratori; dalla sua bocca usciva una lava di sborra a due torrenti, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Appena io lo vidi il mio Riky, io caddi ai suoi piedi come morto.

Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: “Non temere, io sono il primo e l'ultimo degli uomini che tu hai amato”… “ero morto ma ora vivo dentro di te per sempre, ho la chiave del tuo cuore e ora tu non saprai amare più di quanto tu hai amato me, senza uscirne dalla dissoluzione ultima cui io ti predestino”.
“Scrivi però…. dunque scrivi, scrivi le cose che hai viste dopo di me, quelle che sono, e quelle che devono accadere”..




A – P – O – C – A – L – I – S – S – E
Il tempo, è vicino

[Il nuovo romanzo di CUMCONTROL]
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