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Gay & Bisex

AEROPLANI (Terza parte)


di Mitchell
27.09.2012    |    8.673    |    4 9.7
"" sentii un clic, aveva messo giù senza salutare, come era sua abitudine..."
La mattina dopo, mentre stavo vestendomi per andare come tutte le mattine allo stupido liceo Aleotti,
arrivo' un messaggino. Non erano ancora le otto! chi è che non aveva niente da fare a quell'ora del
mattino? Guardai: Adrian. Aprii in fretta l'sms: "Non mi hai detto se ti è piaciuto baciarmi...Sono tenuto
a saperlo!". Gli risposi immediatamente: "Mi è piaciuto da morire, avevi dei dubbi? A te è piaciuto?".
Non rispose alla mia domanda: "Ti aspetto nei bagni, appena suona la campanella dell'intervallo".
Così iniziarono altre mie elucubrazioni mentali "non mi ha detto se gli era piaciuto, forse si, ma il suo
filtro da maschione incallito non gli permetteva di affermarlo. E perchè mi voleva vedere nei bagni
con tanta urgenza? E poi quali sarebbero stati i prossimi test? Test di che tipo? Io non volevo fare
test io volevo solo amarlo. Forse non aveva ancora chiaro il concetto di cosa sia l'amore, forse non
ce l'avevo chiaro neanch'io. Ma c'è qualcuno che ce l'ha mai avuto chiaro?". Il motorino non parti'
quel giorno, forse si era ingolfato e non avevo voglia di chiamare mio padre per venire a vedere. Lo
rimisi in garage e andai a scuola a piedi, tanto c'avrei messo solo 10 minuti in più. Ma dovevo avere
addosso qualcosa di strano quella mattina, qualcosa che non so, perchè una volta arrivato in una via
una bambina molto piccola che stava giocando in un giardino quando mi vide iniziò a strillare come
un'indemoniata. Non mi fermai,passai oltre. Poco più in là un uomo cieco che stava camminando alzò
il bastone bianco puntandolo contro di me pronunciando strane parole che non riuscii a comprendere.
Subito dopo un cane dietro un cancello cominciò a sbraitare e a ringhiarmi contro. Mi allontanai più in
fretta possibile da quella via per prendere la strada della scuola che ormai era a due passi. Mi fermò
una zingara e stava per prendermi la mano, ma la tirai indietro come infastidito "Ragazzo, sei pieno
d'amore, si vede, fatti leggere la mano, ti dirò cosa ti aspetta, solo per una monetina". Non le diedi
retta, continuai per la mia strada ma dopo qualche passo mi girai. Lei stava continuando a fissarmi.
Non ho mai creduto ai cartomanti o alle zingare, però questa mi aveva detto parole strane "sei pieno
d'amore!". Ma lei come faceva a saperlo? E se fosse che anche quella bambina, quel'uomo cieco e
quel cane se ne fossero accorti?Se mi avessero attaccato solo perchè invidiosi di una cosa che non
potevano avere? Arrivai in classe non poco turbato da quegli eventi. Poi arrivò il professore, arrivò
l'appello e iniziò la lezione. Che bello... Non vedevo l'ora scoccasse la campana per la ricreazione,
avrei rivisto Adrian e non importava cosa avesse da dirmi. A me interessava solo tornare ad avere di
fronte la sua faccia e la sua meravigliosa bocca. Mancavano cinque minuti alla ricreazione. La profe
di italiano mi chiese di rimanere qualche minuto in classe perchè aveva trovato delle grosse lacune
nel tema che avevo fatto il giorno prima - l'avevo preso da internet! chi l'ha scritto doveva essere
proprio un CRETINO!-. Non potevo dirle di no! Pensai ad Adrian che mi avrebbe aspettato invano...
Quando suonò la campana mi sarei messo a piangere, andai alla cattedra a sentire il sermone della
Gozzalli, la profe per antonomasia, l'inflessibilità e la rigidezza fatta persona. "Si profe, ha ragione
profe, la prossima volta starò più attento profe" "Ti si è incantato il disco Santini? Guarda che qui
c'è poco da scherzare, eh?" Invece di accorciare i tempi li avevo allungati facendola incazzare ma
alla fine mi mollò e mi precipitai di corsa nei bagni. I bagni completamente vuoti. FANCULO gridai a
voce alta sbattendo un pugno contro la porta di un cesso. Ma non mi scoraggiai, forse ero ancora
in tempo, scrissi un messaggio ad Adrian: "Scusa, mi ha tenuto in classe la profe di italiano, sono
riuscito ad arrivare adesso". INVIO NON RIUSCITO. Il messaggio non partì, stavolta il credito era
davvero finito. Andai nei corridoi a cercarlo ma di lui nessuna traccia, magari si era appartato da
qualche parte per infilare la lingua in bocca a qualche fighettina insulsa. Ricominciarono le lezioni.
Prima di sedermi suonò la notifica messaggi del mio telefonino:
ADRIAN: QUESTA NON DOVEVI FARMELA!". "Merda! -pensai- e adesso? Penserà che gli ho voluto
dar buca.". Questa non ci voleva! Non vedevo l'ora finisse la scuola per andare a ricaricare il cell.
Lo ricaricai subito, nel bancomat davanti alla scuola e gli mandai un sms scuse:" Perdonami, non è
stata colpa mia, mi ha tenuto in classe la profe e sono arrivato tardi nei bagni, tu non c'eri più. Ho
cercato di mandarti un messaggio ma non avevo credito, l'ho caricato solo ora. Perdonami!"
Mi richiamò dopo due istanti: "Se le cose stanno così sei perdonato! Allora! I miei vanno al cinema
venerdì sera, allo spettacolo delle 22.30. Alle 22 in punto ti voglio qui da me!" "Ma alle 22 è tardi, i
miei mi faranno menate, non so che scusa inventare!""Sono fatti tuoi questi! E non cercare pretesti,
lo sai che sei ancora a rischio!" "Ma tu, tu, veramente avresti il coraggio di dire a tutta la scuola che
sono un gay?" "Si, lo farei, senza pensarci due volte se tu non ti sottoporrai a tutti i quanti i test, sei
avvisato, non tirarmi brutti scherzi!". "Ma io..." sentii un clic, aveva messo giù senza salutare, come
era sua abitudine. Questa storia del test poi mi mandava nel panico. Mi voleva come cavia? Ma io
non ero una cavia, io ero un ragazzo come tanti, si insomma, come tanti con certe tendenze ma la
storia di fare da cavia proprio non mi piaceva.
Passarono due giorni costellati da cieli bui e mari in tempesta e il venerdi sera arrivò. Mi preparai e
stavo per uscire quando: "Alessandro dove vai a quest'ora? A portare qualche altro libro di temi a
qualche tuo amico?" "No, mamma, vado solo a fare un giro, torno presto". E me ne andai sbattendo
la porta. Quandi giunsi da lui suonai. Mi aprì il cancello e la porta di casa ma non era lì ad aspettarmi.
Entrai ed arrivai in sala. Lui non c'era. C'era invece un grande tv al plasma che proponeva le scene
di una grande scopata etero. Non è che mi sconvolsi per la scena, mi sconvolsi più che altro per il
tipo di accoglienza. Adrian si presentò in accappatoio: "Scusa ero sotto la doccia, mi sono lavato
per te!" "Per me?" Non rispose alla mia domanda, commentò invece il dvd di cui stavano scorrendo
le scene... "Non è una meraviglia il cazzo che entra dentro una figa? E' un movimento naturale, è
quello che fa girare l'universo!".Lo guardai sbigottito e gli chiesi: "Mi hai chiamato per farmi vedere
un film porno?".NO disse a voce alta. Mi prese di forza, mi sbattè contro il muro e mi cacciò la lingua
fino in gola.Stavo fremendo,gioendo, soffocando, ma non potevo soffocare,era la sua bocca a darmi
ossigeno. I nostri oceani erano di nuovo entrati in collisione e bere dalle sue labbra era una magia.
Ebbi il coraggio di toccargli il viso, di accarezzarlo, accarezzare i suoi capelli mentre il suo impeto
sembrava non avere fine.Non contento fece aderire tutto il suo corpo al mio e il suo cazzo mi diede
l'impressione di essere durissimo quando si strusciò contro il mio inguine. Sotto l'accappatoio era
nudo e il suo uccello una facile preda per la mia mano che vincendo ogni timidezza lo agguantò. La
passione di quel bacio giunse al massimo livello quando si sentì palpato nella zona più intima.
La bocca a cosa serve anche? Ah, si! Per succhiare si era detto. E il tempo di succhiare caramelle
era passato da un pezzo. Ero pronto per altro, ero già grande e potevo permettermi di succhiare
un cazzo invece delle caramelle. Fui io a staccarmi dalle sue labbra per scendere giù dopo avergli
insalivato il collo, il petto, il ventre e i peli del pube. Adrian fece cadere quel che aveva addosso e
mi ritrovai quel pisello nudo e duro davanti ai miei occhi mentre i suoi occhi seguivano me, in ogni
mio singolo movimento. Aveva un bel cazzo, non esagerato ma bellissimo. Ce l'avevo attaccato alla
faccia: gli tirai con lentezza micidiale indietro il prepuzio, un millimetro ogni due secondi, e alla fine
il glande completamente scoperto apparve in tutto il suo solenne splendore. Gonfio, lucido, bello
rosa come le sue labbra e bagnato. Ma non bagnato per non essersi asciugato dopo la doccia.
Bagnato per gli umori dell'eccitazione che cercai di far aumentare masturbandolo qualche istante
prima di farlo scomparire nella mia bocca. Me lo feci entrare piano per gustarmelo appieno, per
decifrarne il sapore. Non aveva certo il gusto di una caramella, sapeva di buono, sapeva di cazzo,
sapeva di Adrian. Me lo succhiai ingordamente portando i miei occhi verso i suoi che dall'alto
contemplavano con degno mutismo ed espressione di estremo piacere il pompino che gli stavo
esercitando. Si lasciò andare sfiorandomi le guance, premendomele, pizzicandomi le orecchie.
Iniziò a gemere dimostrando quanto potesse gradire il dono delle mie labbra. Emetteva versi in un
continuo crescendo che adeguai al mio metodo di risucchio.Accellerai. Urlò, Sembrava lo stessero
torturando. Ma era una dolce tortura quella della mia bocca che percepì un leggero gusto salato.
Erano le gocce di preorgasmo che uscivano dalla sua punta e io le ingurgitai come fossero state
nettare degli dei. Lui lo era, era Adrian, il più etero di tutti gli etero della terra messi insieme.
Lo osservai mentre mi sfilò il cazzo di bocca, dai movimenti delle labbra e degli occhi si capì quel
che stava per accadere: arrivò la sborrata, dritta su di me, una sborrata, due, tre, quattro e cinque.
Cinque ne fece il maiale e tutte potentissime. Bagnò pure il pavimento oltre alla mia faccia dalla
quale continuava a colare sperma profumato, bianco, vischioso e dolce. Si era dolce, quello che mi
finì sulle labbra me Io portai in bocca avidamente apprezzando il gusto zuccherino. Ero al settimo
cielo per essere riuscito a farlo godere come si deve. Il suo corpo era ancora scosso da fremiti. Si
strinse forte il cazzo ancora duro dal quale uscirono altre gocce che raccolsi con la lingua senza
perderne una soltanto. Adrian sbuffando ancora portò lo sguardo verso l'alto poi si accasciò sul
pavimento stremato. Mi sorrise e quel sorriso forse valeva di più di mille sborrate messe insieme.
Mi volle baciare ancora ben sapendo che non avrebbe pescato solo la mia saliva dalle mie labbra
ma anche il frutto della sua eiaculazione. Fu un bacio piccolo questo, corto, ma fu comunque un
bacio, e ogni suo bacio valeva più dell'oro di tutta la terra. Si alzò rimettendosi l'accapatoio poi
parlò: "Stanotte mi toccherà risegarmi..." "Perchè?" gli chiesi. "Fai un pò te! ma adesso vai non
vorrei farti arrivare a casa troppo tardi, i tuoi chi li sente poi?". Mi rivestii, osservando Adrian che
si era seduto sul divano, con l'accappatoio aperto da cui sporgeva l'uccello già moscio ma ancora
bagnato.Io avrei ricominciato da capo ma dovevo andare. Gli feci notare le macchie di sperma sul
pavimento. "Appena ritrovo le forze pulisco. E appena il test decisivo sarà pronto ti richiamerò".
Già, il test, la spada di Damocle perenne, il vizio continuo che non avrebbe mai avuto fine!
Io annuii e senza salutare presi la porta e andai al motorino. Una volta a casa andai a letto. Non
mi lavai i denti nemmeno quella sera e il gusto della sborrata di Adrian mi incentivò una sega da
manuale. Feci uno schizzo talmente lungo che mi arrivò in bocca. Lo gustai appieno per fare un
confronto. Era meno dolce del suo e un pò più salato, ma il mio non certo il nettare degli dei...
Mi risvegliai con quel mix di sapori ancora nella papille e aprendo gli occhi guardai l'ora...Cazzo!
Non avevo sentito la sveglia e mia madre manco se ne era accorta! Ah non ci son più le mamme di
una volta. Mi vestii più in fretta di subito, non mi sciacquai neanche la faccia, nè feci colazione.
Corsi al motorino per recuperare l'irrecuperabile. arrivai a scuola con un'ora di ritardo. Fuori dal
portone mi aspettava la bidella con un'aria cupa e severa battendo l'indice sull'orologio da polso.
"E' mezzora che il preside ti sta aspettando!" esclamò. "Il preside?? Che vuole da me il preside?"
"Io? io non lo so di certo, avrai combinato qualche guaio! Vai, corri! Prima che si incavoli più di
quanto non lo sia già!". Feci di corsa le scale col cuore in gola interrogandomi su cosa potessi
aver fatto di male. Ero davanti alla sua porta, una porta che aveva sempre fatto paura a tutti!
Bussai...
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