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Gay & Bisex

Agosto al lavoro


di Membro VIP di Annunci69.it archer81
24.08.2015    |    18.563    |    5 8.4
"Poco importava che il viso non fosse visibile perché quanto aveva visto gli era sufficiente per tentare un approccio via chat..."
Come ogni agosto era rimasto solo lui in ufficio preferendo alle spiagge affollate e alle code sull’autostrada il lavoro del suo ufficio che proprio in quel periodo si riduceva all’osso complice il fatto che la maggior parte dei clienti chiudevano le proprie filiali.

La sua scelta era dettata non solo dall’opportunità di lavorare con tranquillità ma anche dalla possibilità di ritagliarsi durante l’orario di lavoro degli spazi per cazzeggiare su qualche chat e magari rimediare qualche incontro avendo la libertà di disporre del proprio tempo una volta spediti dai suoceri al mare moglie e figli.

Perché, nonostante da qualche anno si fosse sposato ed avesse messo su famiglia, gli rimaneva ogni tanto il desiderio di trasgredire e di godere della compagnia di un bell’uomo.

E così quel pomeriggio subito dopo la pausa pranzo era tornato alla propria scrivania circondato da tante altre vuote e col monitor spento ed aveva cominciato a cercare qualche bel manzo sull’app che aveva installato sul suo smartphone.

Immediatamente la sua attenzione era stata attratta dal profilo di un uomo di 43 anni che aveva come foto profilo una in cui era ritratto al mare con uno slip blu che sembrava nascondere qualcosa di interessante e che dava ampio risalto ad un fisico definito e tonico con qualche pelo che si insinuava tra i due pettorali.

Poco importava che il viso non fosse visibile perché quanto aveva visto gli era sufficiente per tentare un approccio via chat.

Gli scrisse un saluto generico attendendo una risposta che non tardò ad arrivare e che fu breve e concisa sottolineando il fatto che il suo interlocutore aveva poco tempo disponibile e tanta voglia di divertirsi.

Provò a chiedere una foto del viso ma questi la negò adducendo motivi di privacy e sostenendo che essendo sposato non riteneva di dover divulgare proprie foto.

In effetti non aveva tutti i torti ed il nostro protagonista considerò il fatto che aver messo una propria foto con viso in primo piano non era stata una saggia decisione considerato che si trovava nelle stesse condizioni del suo interlocutore.

Lo scambio di messaggi fu continuo ma breve e conciso e su indicazione del suo interlocutore fissarono un appuntamento per le 16 al terzo piano del palazzo in cui entrambi si trovavano, piano che ospitava le sale riunioni vuote in quel periodo estivo ed una macchinetta del caffè dove avevano deciso di trovarsi.

Attese con impazienza che trascorressero i minuti che mancavano all’incontro e a causa della lentezza degli ascensori arrivò con qualche minuto di ritardo al punto dell’incontro.

Voltato l’angolo vide che alla macchinetta del caffè era già presente una persona che stava attendendo il proprio caffè.

Credendo fosse l’uomo che doveva incontrare –e chi altri a quel piano a quell’ora quel giorno avrebbe potuto esserci- accelerò il passo avvicinandosi velocemente e realizzando ad ogni passo che faceva che l’uomo alla macchinetta altri non era che l’Ing. Pederzi responsabile della filiale cittadina della sua azienda ovvero il capo del suo capo.

Gli si gelò il sangue nelle vene di fronte a questo intoppo che avrebbe fatto fallire i suoi piani.

Rallentò il passo e salutò con gentilezza ed un piccolo di deferenza il dirigente della sua azienda e cercando di dissimulare il suo stupore misto a disappunto.

Cominciarono un dialogo cortese fatto di luoghi comuni sulla città ad agosto e su come si lavorasse bene in quel periodo facendo scorrere i minuti e facendo scemare la speranza che l’ingegnere se ne andasse e permettesse l’incontro programmato.

Il povero impiegato pensò che i suoi piani fossero definitivamente falliti credendo che l’uomo che dovesse incontrare avesse deciso di non avvicinarsi avendo visto che al punto deputato all’incontro c’era un po’ troppo movimento.

Decise di congedarsi dall’Ingegnere adducendo come scusa la necessità di terminare il lavoro che aveva sulla scrivania e diede la mano al dirigente.

Questi strinse con vigore la mano che gli era stata posta trattenendola e guardando negli occhi il dipendente gli rivolse delle parole che gli rimasero a lungo impresse nella mente: “ma come” esclamò “mi lascia così? Mi sembrava che prima mi avesse promesso un po’ di divertimento…”

Udendo queste parole rimase trasecolato: l’Ing. Pederzi era l’uomo con cui aveva scambiato messaggi scabrosi ed al quale aveva promesso almeno un pompino per appagare i reciproci desideri di godimento.

Divenne rosso fuoco e non osò proferire altre parole e si lascio guidare dal dirigente che sempre sorridendo portò la sua mano ancora era nella stretta del saluto sempre più in basso fino al basso ventre dove un gonfiore aveva cominciato spingere dentro ai pantaloni leggeri.

Lo guidò in un massaggio sulla stoffa dell’abito che comportò una erezioni istantanea del pene dell’uomo che al tatto sembrava avere anche una significativa dotazione.

Si fece successivamente portare fino ai bagni che erano poco distanti e qui gli fu ordinato di inginocchiarsi e di estrarre il pene dai pantaloni.

Eseguì gli ordini come un automa, quasi in trance per la situazione assurda in cui si era venuto a trovare ma non sottraendosi essendo guidato da un irrefrenabile desiderio di piacere.

Slaccio il bottone dei pantaloni ed abbasso i boxer del dirigente facendo uscire quasi fosse una molla un cazzo venoso e voglioso.

L’ingegnere cominciò a strusciarlo sulle labbra e sulle guance dell’uomo quasi schiaffeggiandolo con il suo membro finché non gli ordinò di succhiarlo.

In ginocchio di fronte ad un suo superiore che era appoggiato al muro e che gli porgeva un poderoso arnese, cominciò a succhiarlo con voracità leccando dapprima la punta e poi scendendo lungo l’asta arrivando con la lingua ad assaggiare le palle dell’uomo.

Questi lasciò che per qualche minuto l’impiegato facesse di sua iniziativa ma poi, considerato anche il poco tempo a disposizione, prese in mano la situazione e tenendo la nuca dell’uomo cominciò scopargli la bocca non curante del fatto che ad ogni affondo lo spingesse fino in gola e gli provocasse un senso di soffocamento.

Proseguì per alcuni minuti fino a quando piantando il suo membro nella bocca dell’uomo la inondò col suo seme non troppo abbondante ma estremamente saporito.

Terminato di riempire con i propri succhi la bocca che l’aveva portato a godere, estrasse il membro e lo ripose nei boxer riallacciandosi i pantaloni e tornando al lavoro nel proprio ufficio lasciando l’impiegato ancora in ginocchio.

Ci mise qualche minuto a riprendersi e, una volta ripulitosi, tornò in ufficio evitando nei giorni seguenti qualsiasi collegamento all’app sul suo telefono ed evitando un incontro con l’Ingegnere, incontro che non potè evitare quando qualche settimana dopo sorprendendo tutti lo convocò nel suo ufficio.



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