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Gay & Bisex

Bordello (2)


di crigio
04.10.2015    |    9.756    |    2 9.1
"Rimanendo in piedi, si china sul mio culo e dà una lunga leccata porca a tutto il mio solco, fissandomi mentre risale verso il perineo..."
La camera che Igor mi ha assegnato è diversa da quella di Pino: è più grande e il letto è più alto. Mi ci siedo sopra e rifletto su quello che è appena successo. Dovevo riportare Pino a casa, da Giulio, ma lui non ne vuole sapere. Anzi, mi ha quasi sfidato quando non mi ha più guardato e ha continuato a farsi scopare e a godere come una vacca.
Certo che non ha perso il suo smalto: prova sempre un gran piacere a prendere cazzi, come me del resto. Ed è molto eccitante guardarlo: il suo corpicino scosso dal tremore dell’orgasmo è un belvedere e mi ha messo addosso un certa voglia.
Quasi inconsapevole, mi infilo una mano nella patta e inizio ad accarezzarmi il cazzo. Mi sbottono e apro i jeans. Mi tiro un po’ su per farli scendere e poi afferro tutta l’asta con la mano. Il mio corpo comincia a scaldarsi: mi levo la maglia e mi stendo. Chiudo gli occhi e mi lascio andare al movimento lento del mio palmo.
D’un tratto, due mani si appoggiano sulle mie cosce e salgono e scendono. Sollevo il capo e un uomo sopra i quaranta, brizzolato e affascinante, è inginocchiato ai miei piedi. Mi sorride e infila le dita nei miei calzoni. Li tira giù insieme agli slip e poi mi solleva le gambe. Affonda la testa tra le mie chiappe e in un secondo il calore che già mi invadeva diventa un fuoco che divampa. La sua lingua si muove nervosa sulla mia rosellina e non mi dà tregua: è un leccatore professionista! Le sue labbra si incollano al mio anellino e lo succhiano rumorosamente. Quindi, la sua lingua viola il mio culo e si fa strada finché riesce ad allungarsi. Mi fruga in lungo e in largo, solleticandomi le pareti interne dello sfintere.
Mugolo e mi contorco. “Finalmente una troietta tutta per me!”, mormora l’uomo, staccandosi per un secondo dal mio solco.
“Sì, sono una troia!”, sento dire alla mia voce. L’immagine di Pino scopato a sandwich, che ritorna nella mia mente, mi fa delirare senza controllo. Le mie parole fanno arrapare il tipo così tanto che affonda completamente la faccia tra le mie chiappe e la sua lingua mi riempie il culo. Gli prendo la testa tra le mani e me la tengo stretta, anche se lui non credo abbia alcuna intenzione di smettere di leccarmi.
All’improvviso, il mio ventre si svuota e lui risucchia i miei umori. “Cazzo! Stai pure godendo! Ch’è bello!”, commenta lui, ammirando la mia rosellina lorda di quelle secrezioni. Quindi, si rituffa nel mio solco e riprende a lavorarmelo ben bene.
Quando rialzo il capo, un altro uomo, più robusto ma piacente, è appoggiato all’armadio e si è già tirato fuori la minchia e ha cominciato a menarsela come un forsennato. Il suo viso si sta arrossando: sbuffa per il caldo e si allenta la cravatta e si apre la camicia, mostrando un torace abbastanza villoso. Mentre con una mano continua a masturbarsi, con l’altra si accarezza il petto e si strizza un capezzolo, digrignando i denti e respirando pesantemente.
“E’ saporito?”, chiede, poi, al tipo che mi sta leccando.
Questo si volta sorpreso e, dopo un attimo di esitazione, risponde: “Oh, sì! Vuoi assaggiarlo?”. Il secondo uomo, senza rispondere, si stacca dall’armadio e si avvicina a me, prendendo il posto del primo. Rimanendo in piedi, si china sul mio culo e dà una lunga leccata porca a tutto il mio solco, fissandomi mentre risale verso il perineo. Le mie membra, sollecitate da quella lingua rugosa e dallo sguardo eccitato dell’uomo, vibrano di piacere. Quello sembra soddisfatto del risultato ottenuto e ripete l’operazione. Di nuovo mi scuoto tutto e i miei capezzoli si inturgidiscono. Il tipo brizzolato se ne accorge e sale sul letto gettandosi a capofitto su uno di loro, iniziando a mangiucchiarlo di gusto. Il mio petto si solleva e gli si offre completamente.
La lingua dell’uomo villoso è più forte di quell’altra e la stimolazione che pratica è più intensa. Si concentra sulla parte alta dell’anellino e non resisto a tenerci lontana una mano. Con tre dita mi strofino appena sopra il buco e l’uomo mi insulta: “Sì, toccati, puttana!”. Il medio si allunga più degli altri e mi scivola senza difficoltà nelle viscere. Mi faccio un lento ditalino e gemo, mentre la lingua non mi lascia respiro. Tiro fuori la falange e l’uomo me la succhia; quindi, me la rimetto dentro e lui riprende a lapparmi.
“Hai un culo così bello!”, si complimenta. “E’ così slabbrato che sembra una fica… mmmmm… slurp!”. Intanto, l’uomo brizzolato, dopo avermi messo fuori gioco un capezzolo, passa a torturarmi l’altro, il sinistro, quello più sensibile. Mi scappa un urlo e la mia schiena si inarca per poi ricadere di colpo sul letto. Sento il mio sfintere aprirsi e, a quanto pare, se ne accorge anche il tipo villoso, che mi penetra con due dita che vano ad aggiungersi al mio. Mi scorrono insistentemente dentro, avanti e indietro: con l’altra mano stringo il lenzuolo e lo strappo via.
Il mio ventre si svuota ancora e le dita dell’uomo che si muovono in me causano un soffuso sciabordio. “Merda! Si sta bagnando tutto, proprio come una puttana!”, sbotta l’uomo, rivolgendosi al tipo brizzolato, il quale lascia andare per un momento la mia areola e si allunga tra le mie cosce. Emette un sospiro di stupore e mi prende il polso, costringendomi a tirare fuori il mio dito ancora immerso nello sfintere. Se lo porta alla bocca e assapora i miei succhi. “Che voglia di scoparlo!”, continua l’uomo villoso, ma, invece di farlo, mi spinge ancora dentro le sue due dita. L’altro sbava sul mio buco, per lubrificarlo e favorire la penetrazione, e poi si lecca le labbra. I suoi occhi sono sgranati e attenti a non perdersi neanche un momento del ditalino che il suo compare mi sta praticando. Poi, infila una mano tra le mie chiappe e apre le dita intorno a quelle dell’altro tipo, accarezzandomi lentamente. Sputa di nuovo e anche due sue dita cercano di farsi strada in me. Sento le punte premere e, dopo un secondo, il mio anellino cedere.
Stringo il lenzuolo anche con l’altra mano e fremo come una foglia battuta dal vento. L’uomo brizzolato mi viola senza pudore e, arrivato in fondo, mi arpiona la rosellina e la tira verso di sé per dilatarmi. D’un tratto, mi si spezza il fiato e smetto di respirare. Quando poi il tipo villoso ci mette la lingua in mezzo, ricomincio a sbrodolare e a godere senza sosta.
Le quattro falangi, due sopra e due sotto, e quell’organo viscido schiacciato tra di loro sono la mia fine. O almeno è quello che pensavo. Infatti, sento appena il letto rimbalzare: mi volto alla mia destra e una verga lunga, dritta e sottile mi chiede di essere ingoiata. Sollevo lo sguardo e scopro che appartiene ad un ragazzino imberbe, col volto paonazzo, che sembra implorarmi di spompinarlo. Non ne ha certo bisogno, nelle condizioni in cui mi trovo: schiudo le labbra e ci stringo in mezzo la cappella. Il ragazzino sussulta e reclina il capo indietro, iniziando a muoversi istintivamente tra le mie fauci.
Sono in un tale stato, che capisco a malapena i discorsi dei tre uomini. “Voglio scoparlo…”, “Non possiamo…”, Dopo… dopo… Adesso dobbiamo farlo godere…”. Le quattro dita nel mio culo diventano sei e sbrodolo ancora: il lenzuolo sotto la mia schiena è inzuppato dei miei umori e della saliva dei due stalloni. Il ragazzino sopra di me digrigna i denti cercando di resistere con tutto se stesso all’orgasmo che incombe prepotente. “Non resisto più…”, si lamenta, rivolto agli altri due. “Tranquillo, sta arrivando…”, risponde qualcun altro.
Poi, il ragazzino si allontana e alle sue spalle compare Pino. Mi monta sulla faccia e mi ci sbatte sopra il suo culetto bianco e perfettamente rotondo. Il mio naso e la mia bocca entrano immediatamente a contatto con la sua rosellina, tutta lorda di sborra. L’anellino si apre e mi scarica sul muso litri di sperma, quello che chissà quanti stalloni gli hanno sparato in corpo. Prima che quel ben-di-Dio finisca, schiudo le labbra e bevo quel gustoso nettare, stimolando con la lingua la mucosa affinché me ne regali ancora.
Con le chiappe del biondino sbattute sul viso non vedo più nulla. D’un tratto, però, il mio culo viene liberato: lo sento dilatato all’inverosimile e rimane così per un po’. Almeno finché non avverto un’altra pressione contro l’anellino. Una leggera pressione, in verità, perché quel corpo estraneo non deve fare un grande sforzo per violarmi. È grosso, molto grosso e sembra non avere mai fine.
Mi chiedo se sia il cazzo dell’uomo villoso e di quello brizzolato. Non certo del ragazzino: quello era molto più sottile, anche se lungo.
Le mie domande trovano risposta dopo pochi secondi, quando Pino solleva le chiappe dalla mia faccia per offrirle alla nerchia ossuta del ragazzino. La vedo appoggiarsi delicatamente alla sua rosellina e iniziare a sparire dentro lo sfintere del mio amico, inesorabilmente.
“Questo posso scoparmelo, però?”, chiede l’imberbe.
“Sì, certo!”. Riconosco questa voce! Abbasso lo sguardo, approfittando dello spazio che si è aperto tra il mio naso e il ventre di Pino e scopro che l’uomo intento a fottermi il culo non è altri che Igor. Gli altri due, quelli che mi hanno preparato a ricevere cotanta minchia, invece, si trovano alle sue spalle e non staccano gli occhi dalle mie chiappe, infilzate dall’arnese del buttafuori. Hanno entrambi le patte aperte e si stanno masturbando lentamente.
“Sei più porco di come ricordassi!”, rantola l’energumeno, mentre il suo cazzo continua ad aprirsi un varco in me. “Il tuo buco è ancora più bello… più morbido… più caldo… uff!”.
Intanto, la nerchia del ragazzino è arrivata in fondo alle viscere di Pino e la troietta lo esorta e fotterlo senza pietà. Con tutti i cazzi che ha preso finora, quello non deve neanche sentirlo, povera stella! C’è di buono che, come aveva preannunciato, il ragazzino non ci mette molto a venire. Infatti, dopo qualche secondo, il suo seme cola giù dal solco del biondino e mi insozza il viso. Estraggo la lingua e lo lecco tutto, mentre la verga di Igor sta tornando indietro con la stessa flemma con la quale mi ha riempito. Arriva fino alla cappella, si blocca un secondo e poi mi riaffonda dentro, stavolta con più intenzione. Il ventre dello stallone mi colpisce le chiappe per poi staccarsi e iniziare un andirivieni intenso e inarrestabile.
Mi aggrappo ai lombari di Pino e vedo la minchia del ragazzino ritirarsi e sgusciare fuori dal suo sfintere. Qualcuno spinge via l’imberbe e prende il suo posto dietro al mio amico. Dalla quantità di pelo che ne ricopre i coglioni, penso proprio che si tratti del tipo villoso, la cui dotazione non è da sottovalutare. Meno lungo di quello del ragazzino, ma molto più grosso, il cazzo dello stallone trafigge Pino, che inarca la schiena ed emette un gemito da troia navigata.
Adesso Igor mi sta montando con più vigore: il suo ventre che sbatte contro le mie natiche risuona nella stanza e la grossa cappella che incorona la sua minchia mi sta martellando la prostata con pesante invadenza. Le mie unghie si piantano nella pelle del mio amico e, quando arriva un principio di orgasmo anale, mi apro ancora e il cazzo del russo mi arriva fino alla bocca dello stomaco.
“Oh, merda! Sei senza fondo!”, si stupisce Igor. I miei talloni si stringono sulle sue chiappe e lo tengono incollato a me, mentre il suo cazzo pulsa nei miei intestini. Mi afferra per le gambe e mi fa scivolare fuori da sotto il corpo di Pino. Estrae la verga e mi fa girare a pecorina. Il biondino è proprio di fronte al mio sguardo: si lecca le labbra e si morde quello inferiore, muggendo e ansimando. Tira fuori la lingua e cerca la mia: gliela do e ci intrecciamo in un bacio lascivo. Senza preavviso, Igor mi afferra per i fianchi e mi lacera lo sfintere. Sono pieno di carne e vengo percosso in fondo alle viscere dall’obelisco del buttafuori. L’uomo brizzolato mi scivola sotto a sessantanove e inizia a leccarmi la rosellina slabbrata. La sua lingua contro la mia mucosa ormai completamente estrusa mi provoca delle scosse ad alto voltaggio.
“Stai godendo, vero?”, mi chiede Pino, col volto in estasi.
“S… sì… E tu?”.
“Da un’ora, circa… AH!”, mi risponde lui. “Senza sosta… mmmmmmmm… che meraviglia!”.
Poi, arriva finalmente l’orgasmo: improvviso, inaspettato e violento. Le poche parole scambiate col mio amico mi hanno distratto dalle sensazioni del mio corpo e il fuoco allo stomaco è divampato senza alcun avvertimento verso tutte le mie membra. Mentre Igor non smette di infliggermi colpi su colpi, una convulsioni mi costringe a piegarmi in avanti: ho quasi un conato, ma non rimetto nulla. Solo una spinta verso la gola che mi fa spalancare la bocca e gonfiare il collo. Quindi, la spinta torna indietro e corre verso lo sfintere, che si dilata come non mai per stringersi con forza un secondo dopo intorno al grosso cazzo del russo.
“Sì, puttanella! Pompami il cazzo con i tuoi muscoli! Così, brava!”, rantola l’energumeno. A differenza di altri, lui sembra contento di farsi strozzare la minchia dalla morsa dei miei intestini. Ora che ci penso, anche ad Enrico piace molto quello che succede al mio corpo e, di conseguenza, alla sua verga quando vengo raggiunto dall’orgasmo anale. Forse perché loro sanno cosa li aspetta, mentre altri vengono colti di sorpresa. “Oh sì, così… Oh sì, così… ti sborro tuttooooooooooooooooooooo!!!”, sbraita infine il russo, dopo che l’ho unto ben bene col mio culo famelico.
Forse perché eccitato dalla scena che ha di fronte, anche il tipo villoso inizia a muggire, annunciando che si sta per svuotare le palle nelle viscere del mio amico. L’uomo brizzolato sotto di me, invece, viene nella sua stessa mano, soffocando un grido contro la mia rosellina che non ha smesso per un momento di mangiare con voracità.
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