Racconti Erotici > Gay & Bisex > Cognati al mare 1
Gay & Bisex

Cognati al mare 1


di ettoreschi
01.04.2008    |    58.402    |    3 8.9
"La forma dello sterno e qualche chilo in più accentuavano la presenza delle due tettine..."
Arrivammo tardi alla pensione che avevamo prenotato per quella settimana. Il viaggio da Milano era durato molte ore e mia moglie Barbara mi aveva chiesto più volte di fermarmi perché doveva allattare il nostro piccolo di pochi mesi. Non vedeva l’ora di passare una breve vacanza nella Riviera che l’aveva vista nascere e dove viveva la madre. Anche sua sorella, di poco più vecchia, aveva avuto una figlia pochi mesi prima di Barbara ed era venuta a trovare la madre nella riviera. Stanchi ci abbandonammo al sonno ristoratore dopo una breve cena nel ristorante della pensioncina. L’indomani, dopo la poppata al piccolo di famiglia ci avviamo alla casa natale di Barbara che si trovava a duecento metri dalla pensione dove avevamo prenotato per una decina di giorni. Fummo accolti con gioia ed entusiasmo anche se le attenzioni erano tutte rivolte a mia moglie e mio figlio. L’unico che diede manifestazione di interesse per me fu Guido, mio cognato, che mi accolse con un “Ben arrivato nella casa delle mamme! Qui non ci sono donne e bambini ma si sta celebrando la grande funzione della maternità! Spero che tu non voglia immergerti in snervanti discussioni sulle coliche gassose o sui migliori pannolini perché altrimenti Ti diseredo e Ti misconosco come cognato!”. Mi mise subito di buon umore. Andammo alla spiaggia dove la famiglia di Barbara aveva da anni un capanno e un ombrellone fissi, e fu lì che ci sistemammo. Il caldo di questo giugno che aveva portato con irruenza l’estate, mi avvolse come una calda coltre e, forse complice anche la stanchezza per il viaggio del giorno prima, mi appisolai sulla brandina cullato dal chiacchiericcio delle due sorelle e della loro madre che stavano dando sfogo ad un desiderio di sfogarsi e di parlare. Dopo un paio d’ore fui risvegliato dalle donne che avvisarono me e Guido della loro intenzione di tornare a casa per evitare ai piccoli il caldo più intenso della giornata. Rimanemmo d’accordo che noi ci saremmo fermati per il bagno e saremmo tornati per l’ora di pranzo.
Quando si furono allontanate Guido mi chiese se volevo fare il bagno o volevo dormire ancora. “Non ho voglia di dormire ma aspetterei una mezz’ora prima del bagno”
“Paolo, scusa per la domanda personale, se vuoi non rispondermi perché capisco che è un po’ intima, ma come fai con il sesso con tua moglie in questo periodo?” “Ma veramente di sesso non se ne parla da quando è nato l’erede e, se devo essere sincero, non è che gli ultimi mesi prima del parto siano stati ricchi di grandi prestazioni!” “Quindi anche tu vai avanti a segoni!” Non era una domanda era un’affermazione. Io glissai ma contrattaccai “Perché tu vorresti tradire tua moglie? Io non me la sento proprio, abbiamo deciso di fare un figlio che è una grande cosa, e mi sentirei un verme a tradirla con un’altra o andando a puttane” Guido mi sorrise “Sciocco è lo stesso per me! Quello che sto dicendo è se esiste un modo per fare un po’ di sesso che dia più soddisfazioni di una sega e che non ci faccia tradire la moglie con un’altra perché la mancanza di qualche bella sborrata sinceramente comincia a pesarmi! Tutto sommato abbiamo tu trent’anni e io un paio in più e non possiamo considerare che l’albergo è chiuso!” Sarà stato il caldo e il languore che esso induceva, sarà stato l’argomento che Guido aveva tirato fuori ma avvertii un certa propensione al risveglio nelle zone basse e per prevenirlo mi alzai e dissi “Dai Guido andiamo a farci un bel bagno per raffreddare i bollenti spiriti” e partii di corsa verso la battigia. “Aspettami stronzo!” mi gridò dietro. I miei propositi si arenarono non appena misi i piedi in acqua: la temperatura non era ancora pienamente estiva e il mare mi sembrò gelido. Mi arrestai con l’acqua ai polpacci in attesa di prendere la temperatura. Guido si precipitò come un elefante in un negozio di cristallerie schizzando acqua ghiacciata dappertutto, soprattutto sulla mia schiena. Mi girai incazzato e fui investito da una manciata di acqua gelida sul petto. Guido ridendo si mise correre verso il largo e io lo segui quando fui ad un metro da lui mi slanciai (tanto ero già bagnato!) e, afferratolo ai fianchi, lo tirai giù in acqua. Cominciammo a schizzarci come due ragazzini e mi sentivo proprio un ragazzino. Dopo un po’ ci calmammo e cominciammo a nuotare verso il largo fermandoci dove il mare toccava il nostro mento. “Allora Paolo facciamo un po’ di immersioni. Ci stai?” “Certo! Tanto tu sei una mezza sega” Oramai avevamo assunto un linguaggio e un atteggiamento da teppistelli un po’ complici. “Allarga le gambe, io mi metto a cinque metri e poi devo passare sotto di te e riemergere avendo fatto fiato una sola volta. Poi provi tu” “D’accordo vai”. Guido arretrò, inspirò profondamente e sparì sotto il livello del mare, scrutai l’acqua di fronte a me e finalmente lo vidi arrivare che, nuotando a rana faceva fatica a tenersi basso. Le mani mi presero le giunture dietro le ginocchia e sentii che faceva leva sulle mie gambe per tirarsi oltre di esse, infine avvertii che strusciandosi a me si tirava su. “C’e l’hai fatta anche se con fatica!” lo accolsi girandomi verso di lui. Mi squadrò con un’occhiataccia mentre faceva fiato “voglio proprio vedere se tu sei bravo come dici di essere!” “Aspetta e vedrai!”. Mi allontanai da lui per circa cinque metri. “Sei pronto?” “Sono qui a gambe aperte che ti aspetto! Prendimi se puoi!” La frase mi fece sorridere ma un po’ mi attizzò. Inspirai profondamente e mi lanciai in profondità. Una bracciata, un’altra, poi intravidi le sue gambe, Facendo leva con le mie braccia sui suoi polpacci mi spinsi per passare, ma lo stronzo aveva voglia di giocare perché abbassò il culo cercando di impedirmi di passare. Mi misi a smanacciare come un ossesso fino a che non conquistai finalmente l’aria. Lo guardai con l’occhio torvo e lui sorridendo disse “Era solo uno scherzetto visto che sei stato più bravo di me! Dai facciamo ancora tocca a me” Dicendo così mi allontanai. Decisi di non vendicarmi ma quando passò sotto di me avvertii che si stava voltando e che il suo viso nel risalire si faceva vicino al mio costume, uno sbuffo di aria espulsa risalì avvolgendo il mio culo e il mio uccello provocando una piacevole sensazione. Risalendo Guido strusciava il suo petto lungo la parte posteriore del mio corpo. Avvertii come un brivido e non era dovuto alla temperatura marina. Ci furono ancora un paio di scambi con Guido che mi espirava vicino ai coglioni ogni volta che passava e poi si girava strusciandosi nel risalire. Quando si ripresentò sotto di me decisi di alzare il livello dello scherzo e mi tuffai sotto per tenere le sue gambe qualche secondo vicino alla sabbia. Non appena lo afferrai cercò di svincolarsi muovendo le mani dappertutto, ma poi sentii il costume scendere di colpo e una mano afferrarmi le palle e l’uccello. Lasciai le sue gambe sperando che mollasse la presa ma, anche dopo essere risalito la sua mano manteneva la stretta sul mio pacco, la qual cosa cominciava a turbarmi. “Brutto porco!” mi sibilò all’orecchio. Compresi che non aveva intenzione di mollarmi e allora cercai di girarmi per attaccarlo ma lui reagì abbracciandomi a lui con il braccio sinistro. Mentre cercavo di levarmelo l’unico modo che mi venne in mente fui di contraccambiare e la mia mano destra scivolò dentro il suo costume afferrandogli l’uccello alla base. Anche la sua mano si spostò lasciando stare le palle ma correndo a ghermire meglio la mia canna. Eravamo ansimanti per la lotta ma decisi a non cedere entrambi. Avvertivo però che la consistenza del tronco di carne che ghermivo si faceva più intensa e la stessa cosa stava succedendo anche al mio. Decisi di troncare la situazione perché rischiava di mettermi in imbarazzo. Inspirai profondamente e avvinghiandomi a Guido ancora di più lo trascinai sott’acqua. Rimase interdetto ma, essendo stato preso alla sprovvista fu lui adesso a svincolarsi da me per riacquistare la superficie e il fiato. Ansanti ci guardammo un po’ in cagnesco e un po’ come fossimo due monelli che l’avevano fatta un po’ grossa.
“Dai nuotiamo un po’ perché altrimenti potresti perdere anche quel po’ di fiato che hai a continuare” lo canzonai. E lui di rimando”Scappa pure perché sai che le mani di zio Guido non perdonano!”. Ridendo continuammo il bagno ancora una decina di minuti.
Arrivati al nostro ombrellone Guido propose “Dai diamoci una sciacquata per togliere il salso dalla pelle” Lo seguii verso le docce esterne. Mi sentivo bene sotto lo scroscio d’acqua e buttai l’occhio verso Guido. Lui si beava sotto la doccia accarezzandosi più che pulendosi. Non era un Adone ma comunque avvertii una carica di sessualità nel suo gesto e lo guardai con attenzione. Capelli castani, trentacinquenne con un po’ di pancetta, era alto poco meno di me, forse quattro o cinque centimetri sotto il mio metro e settantacinque. La forma dello sterno e qualche chilo in più accentuavano la presenza delle due tettine. Lo sguardo scendendo vide che il costume si era un po’ ingrossato sul davanti. E proprio mentre la mia occhiata indagatrice era arrivata al costume, Guido aprì gli occhi si guardò velocemente intorno e poi abbassò un attimo i pantaloncini e si massaggiò il ventre e l’uccello (ufficialmente per togliersi la salsedine), quindi una passata anche sul culo e, voilà, il costume ritornò al suo posto.
La sua manovra che, complice il languore che mi seguiva da stamani, aveva scombussolato un po’ le mie viscere, mi aveva anche fatto prendere coscienza che l’acqua di mare non si era tolta proprio dalla pelle coperta dai miei boxer. Mi guardai attorno anch’io per vedere se qualcuno mi stesse osservando, ma la spiaggia in quella zona dietro la house dello stabilimento era deserta a quell’ora. Feci scivolare il mio costume e mi sciacquai languidamente il ventre e accarezzai il mio pistolino. Preso da un’ondata di pudore, visto che Guido continuava ad occupare la doccia di fronte a me, mi girai voltandogli le spalle e carezzandomi il culo per togliere ogni traccia di acqua marina.
“Accidenti che bel figurino che hai. Se non fossi mio cognato credo che perderei la testa per un culo bello come il tuo” “Ma piantala finocchio!” Fu la mia risposta mentre il costume riprendeva il suo posto, ma il complimento mi aveva fatto anche un po’ arrossire. Non ci pensai e mi avviai verso l’ombrellone. Ci asciugammo e poi lasciammo che i nostri corpi distesi sulle brandine fossero preda dei caldi raggi del sole di mezzogiorno. Dopo un po’ Guido riaprì il dibattito “Comunque il sesso è un problema. Ci sono certe volte che mi sento il cazzo talmente duro e i coglioni pieni che mi struscerei contro un paracarro solo se fosse caldo!” Risi accondiscendente. I discorsi di Guido avevano fatto riemergere un problema che avevo sotterrato affogandomi nel lavoro e nella cura della famiglia ma che adesso, complice la vacanza, il caldo, l’atmosfera rilassata, era riemerso con una forza incredibile. Ascoltavo Guido che parlava dei suoi problemi e li sentivo anche miei. Il suo cazzo duro che voleva esplodere era anche il mio.
Cominciai ad agitarmi sulla brandina perché il costume cominciava a ingrossarsi. Sollevai la gamba sul lato di Guido e con nonchalance posai la mano sull’uccello e furtivamente lo sistemai meglio. Penso che a Guido non sia sfuggita la mia manovra perché, mentre continuava a lamentarsi per la mancanza di sano sesso, colsi l’ombra di un sorriso sulle sue labbra. Dopo una decina di minuti prendemmo le nostre cose e andammo a casa della suocera per il pranzo. Trovammo un’atmosfera muliebre eccitata e frenetica, tra poppate e lasagne sul fuoco, e venimmo accolti e saziati. Dopo pranzo le mogli dissero che volevano riposare ma che non potevano spostare i figli, quindi avrebbero dormito a casa della mamma. Noi potevamo andare a fare la pennichella nella pensione e poi andare al mare dove saremmo stati raggiunti dalle famiglie quando il sole avesse attenuato la sua forza e non costituisse un pericolo per la pelle delicata dei nostri figli.

Con Guido mi recai nella stanza della pensione. Una volta entrati tirai giù l’avvolgibile lasciando la stanza in leggera penombra e mi girai verso il letto matrimoniale e rimasi sorpreso nel vedere Guido completamente nudo che si era steso direttamente sopra il copriletto. “Ti piace stare comodo vedo, ma forse conviene spostare il copriletto.” “Certo che sto comodo perché tu con questo caldo sei contento di stare fasciato con il costume?” Nel dire questo si era alzato e mi stava aiutando a spostare il copriletto. Mi sentii in dovere allora di mettermi nudo anch’io anche se avvertivo uno strana sensazione di eccitazione: forse era la sazietà del pranzo, il ricordo dei discorsi della mattinata, degli scherzi e degli strusciamenti in acqua o la vista del cazzo di mio cognato con un accenno di erezione ma sentivo una strana pulsione a fare sesso. Mi imposi di non trascendere anche perché non volevo fare passi falsi né con Guido né con altri maschietti.
Mi stesi a pancia all’aria e gambe aperte lo sguardo rivolto al soffitto. Mio cognato era steso alla mia sinistra con la sua mano che quasi sfiorava la mia. La portò allora allo stomaco e prese a respirare regolarmente e profondamente. Qualche minuto dopo il suo respiro si fece ancora più profondo e regolare e io lo battezzai “dorme come un pargoletto”. Buttai allora, forse per curiosità o non so che altro, un’occhiata furtiva verso il suo uccello. Non era completamente moscio ma si avvertiva un leggero inizio di erezione e nella penombra della stanza si intuivano più che vedere le sue venuzze e la forma irregolare. Sentii anch’io che il mio cazzo cominciava ad avere una consistenza leggera e dolce. Fu in quel momento che Guido si mosse con un gesto che sembrava il movimento di assestamento di una persona che dorme e che cerca una posizione migliore. Si girò sul fianco verso di me e con un sincronismo perfetto la sua mano destra si posò sul mio uccello mentre la mia mano destra si ritrovò sovrastata dal suo caldo turgore.
Guido continuava a ronfare come non si fosse accorto di nulla ma io non potevo far finta che non fosse successo nulla ma non volli scostarlo sia perché la sua mano sul mio cazzo mi piaceva, ma soprattutto la presenza del suo uccello nella mia mi incuriosiva e mi faceva venire in mente idee peccaminose. Chiusi gli occhi e cominciai allora a respirare regolarmente e profondamente come se stessi dormendo. Pensavo così che se Guido si fosse svegliato non avrebbe potuto pensare male di me, anche se qualche sospetto sul suo movimento mi stavano venendo, ma le scacciai. Impugnai la verga di mio cognato e comincia a stringerla lentamente per conoscere la sua forma, le vene e le increspature. Mi venne il cuore in gola quando anche il mio cazzo fu ghermito alla base e stretto come quando si vuole partire con una sega magistrale. L’uccello gradiva il trattamento e anche il pisello di Guido esternava palesemente il suo godimento. Era come se fossi attaccato su due fronti e volevo invece dedicarmi ad un solo piacere alla volta, ma non sapevo quale scegliere e allora mi abbandonai ad entrambi.
Cominciai a segare il cazzo del mio compagno di letto stringendo più forte quando giungevo alla base, poi risalendo lungo la verga fino alla cappella tirando su la pelle fino a coprirla e quindi discendendo. Lo stesso trattamento, con la variante di qualche palpata profonda alle palle e di un accarezzare sapiente e furtivo alla pelle che congiunge lo scroto al culo, veniva riservata al mio membro che ora era diventato decisamente duro come l’acciaio. Sentivo che oramai, morale o non morale, volevo venire e andare in fondo a questa strana esperienza e che le mie palle che si stavano riempiendo di sborra non avrebbero tollerato una interruzione. I movimenti si facevano più frenetici, sia su un fronte che sull’altro, ed anche il respiro assumeva più le caratteristiche di un rantolo che la pacata ritmicità del sonno ristoratore.
Ora Guido accompagnava i miei movimenti della mano con ritmici colpi di bacino, quasi stesse simulando un amplesso e anch’io volli concludere allo stesso modo. Mi girai verso di lui e attesi che la sua mano modificasse l’impugnatura sul mio uccello poi presi a mollare dei gran colpi con il bacino. Ostinatamente tenevo gli occhi chiusi per mantenere l’ipocrita finzione in piedi ma ero travolto dall’inaspettata novità di godere nelle mani di un uomo e al tempo stesso di dargli piacere con una parte del mio corpo. Avvertii un irrigidimento del corpo di Guido e sentii con precisione il pulsare del suo cazzo mentre mi spruzzava il torace del suo prezioso liquido caldo e biancastro. Questa sensazione, cui non ero abituato, non fece che avvicinarmi precipitosamente al margine della voragine del piacere cui mi abbandonai con un rantolo soffocato mentre la mano di Guido stringeva a più non posso la base per favorire completamente l’evacuazione.
Quando, passato un minuto, mentre il rilasciare della tensione trasformava i nostri cazzi in molli e umide escrescenze, mi arrischiai a socchiudere gli occhi e … lo sguardo ironico e godereccio di Guido che si stava succhiando voluttuosamente un dito bagnato del mio sperma mi accolse nel mondo della realtà. “Hai dormito bene Paolo? Io magnificamente!” Lo guardai a lungo negli occhi pensando a quale fosse la risposta migliore, poi lanciandogli uno sguardo che poteva significare tutto da “Sei uno stronzo ipocrita” a “beh non era male” mi rimisi nella posizione a pancia in su e chiudendo gli occhi borbottai un “Ho ancora sonno” e lasciai che Morfeo lentamente mi accogliesse fra le sue braccia.

[email protected]
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Cognati al mare 1:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni