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Cognati al mare - Finale


di ettoreschi
27.06.2008    |    33.235    |    0 8.6
"Mi leccò l’orecchio e mi sussurrò: “Ora io aspetto, quando vuoi io entro, ma me lo devi dire tu” e di nuovo mi baciò..."
10 Louis a Milano

Si stava avvicinando sempre di più l’estate e a Milano la mia vita proseguiva con la solita routine. Lavoro cinque giorni a settimana. Una volta alla settimana in piscina. Un altro pomeriggio invece a casa prima del solito per permettere a Barbara di avere anche lei un paio d’ore libere dalle incombenze lavorative e di casa. Il figlio mi occupava moltissimo tempo. Cresceva a vista d’occhio, faceva tante scoperte. Mia moglie aveva ripreso a lavorare part time e questo comportava che fossimo impegnati moltissimo con pochissimi attimi di pausa.
Ci siamo risentiti con Marco per telefono e mi ha confessato che qualche volta si rivede con Keith e che si fa trombare alla grande. Confesso che ho provato un po’ di invidia e che mi è tornato in mente il ricordo molto piacevole di quella sera con Louis.
Fu verso maggio che leggendo il giornale mi cade l’occhio su una notizia delle pagine sportive: il giocatore di basket Louis ***** si trasferiva dalla squadra di Bologna a quella di Milano. C’era anche una foto di lui in azione. Sì era proprio il proprietario di quel meraviglioso cazzo che mi aveva sfondato il culo così piacevolmente l’ultima notte trascorsa a Bologna da Marco. Fu un riflesso condizionato ma il buco del culo cominciò a fremere e a darmi un prurito che non ero più abituato di avere.
Cercai di scacciare il pensiero e mi riconcentrai sulla mia quotidianità, ma le vie del cervello sono misteriose perché ogni tanto mi apparivano immagini di quella notte. E così un giorno presi carta e penna e gli scrissi una lettera dicendogli che ero Paula, che ci eravamo conosciuti a Bologna in febbraio nel club ****, che mi avrebbe fatto piacere rivederlo. Gli lasciavo poi il mio cellulare. La spedii come riservata personale alla sua attenzione presso la sede della squadra di basket. Passarono alcuni giorni e mi dimenticai del mio gesto finché un pomeriggio al lavoro mi squilla il telefono. “Pronto?” “Paula?” Alcuni secondi di smarrimento poi un sorriso increspa il mio volto “Ciao Louis! Che bella sorpresa” “Oh la sorpresa me l’hai fatta tu con la tua lettera! Vuoi che ci vediamo … ?” Ci mettemmo d’accordo per vederci nel suo appartamento la sera che dedicavo al nuoto. Gli anticipai che non potevo presentarmi “vestito” come l’ultima volta perché non avrei fatto in tempo a recuperare gli abiti. “Non importa Paula. Ti voglio comunque” Questa frase mi mise i brividi. Rivedevo le immagini della nostra scopata e mi accorsi di desiderare ancora una volta quel cazzo stupendo nel culo! Mi organizzai con calma studiando il percorso e i tempi. Riuscii a fare di nascosto da Barbara anche un clistere la mattina per liberarmi bene gli intestini. Al lavoro fui alquanto inquieto ma riuscii a far passare il tempo.
Giunsi alla casa di Louis, un appartamento in un quartiere elegante della città, con la preoccupazione di come avrebbe potuto andare l’incontro. Lui mi aveva visto solo una volta e vestito da donna. Io poi come avrei reagito dopo tanti mesi senza assaggiare un buon cazzo nel culo? Con questi pensieri suonai alla porta. Alcuni istanti poi la porta si apre ed eccolo, più alto di quanto mi ricordavo, sempre sorridente, proprio un bel pezzo di maschio! Ci salutiamo, io impacciato, lui molto più sciolto. Ci sediamo sul divano siamo a poca distanza l’uno dall’altro. Louis mi mette una mano sul collo e mi fa “Mi sembri un po’ teso! Rilassati dai … “Spinge il mio viso verso il suo, chiudo gli occhi e mi gusto il sapore del suo bacio, della sua lingua nella mia bocca, morbida, non prepotente. Mi spoglia lentamente assaporando ogni centimetro del mio corpo. Contraccambio mentre le nostre lingue continuano a cercarci. Quando siamo nudi mi prende per mano e mi accompagna nella stanza da letto dove troneggiava al centro un enorme lettone con le lenzuola di raso perla! Ci stendemmo per un 69 e finalmente riassaporai quel buonissimo e gustoso gelato al cioccolato. Lo leccai, lo accarezzai, gli succhiai la punta, feci scorrere le labbra lungo le sue vene, mi misi in bocca uno dei suoi coglioni,poi l’altro e all’improvviso un brivido!
Le labbra di Louis che avevano passeggiato sul mio ventre e sul mio uccello si erano gettate sul mio buchino voglioso, lo avevano circondato e avevano cominciato a succhiare desiderose mentre la lingua umida e rasposa stava attaccando il mio perineo. Quanto mi era mancata questa sensazione! Con un movimento del bacino mi offrii ancora di più ai suoi preliminari, poi ritornai a concentrarmi sul suo bellissimo manganello nero. Forse era la scarsa pratica o la grossezza dell’arnese, ma mi ritrovai con le mascelle indolenzite e così lo sfilai dalla bocca e mi accontentai per qualche minuto di leccarlo da fuori senza ingoiarlo. Louis intanto stava già sfrucugliando il mio buco con due dita lubrificate di gel. Le dita scavavano a fondo nelle mie intimità, cercando di far acquisire ai tessuti intestinali la elasticità sufficiente ad accogliere all’interno delle mie profondità la nodosa rigidità del randello che adesso stavo leccando voglioso.
Ero ormai preso dal desiderio di ospitare dentro di me la potenza calda e pulsante di quella verga di carne nera che svettava davanti ai miei occhi e cominciai a leccare freneticamente il ventre di Louis. Lui avvertì il cambio di temperatura e mi sistemò a schiena in giù con le caviglie sopra le sue spalle ed un cuscino sotto il fondo schiena. Ero così offerto come una vittima sacrificale al sacerdote del mio piacere. Appoggiò la cappella turgida all’ingresso ormai umido tenendo con una mano l’asta puntata e con l’altra le chiappe allargate. Lo vedevo lì incombere su di me, mi sembrava enorme sentii di irrigidire i muscoli anali. Louis mi sorrise, mi venne vicino e mi baciò, un bacio dolce e appassionato al tempo stesso. Mi leccò l’orecchio e mi sussurrò: “Ora io aspetto, quando vuoi io entro, ma me lo devi dire tu” e di nuovo mi baciò. Forse fu il bacio, forse le parole, forse l’atteggiamento sereno, ma mi rilassai e … mi ritrovai con la sua cappella dentro. Un tuffo al cuore perché effettivamente stava sforzando parecchio il tessuto muscolare, ma anche tante coccole ancora da Louis. Gli gettai le braccia al collo per attirarlo a me e baciarlo, aprii le gambe e lui avanzò. Fu un ingresso lento, in certi momenti anche doloroso, perché le mie viscere non erano più abituate da molto tempo ad essere visitate e sicuramente non da arnesi di tali dimensioni. Ma quando lo sentii tutto in me che si fermava ad assaporare il pieno possesso, fui travolto dalla piena consapevolezza di essere pieno, una volta ancora pieno di un uomo, della sua prorompente virilità e che ero riuscito ad accoglierla tutta in me.
Louis mi baciò ancora una volta, poi le sue labbra e la sua lingua passarono a titillare i miei capezzoli che si inturgidirono all’istante. Lo sentii muoversi, sfilarsi dal mio anfratto umido e poi infilarsi nuovamente. Ad ogni su e giù il fastidio diminuiva sensibilmente e dopo pochi minuti potevo liberamente godere del suo movimento dentro di me. Sentivo la cappella che passando massaggiava la prostata, avvertivo le vene dell’asta che aderivano prepotenti alle pareti del mio intestino sempre più fiaccato dal piacere. Louis mi trombava in maniera “creativa”, non era un pistone che ripeteva il suo movimento indefesso e reiterato, ma ogni colpo era una sorpresa. Una volta mi entrava dentro con tutta la forza e la possenza della sua struttura atletica, un’altra scivolava lentamente curiosando in ogni anfratto, poi mi dava alcuni colpetti nervosi. Ero allora un fascio di nervi tesi perché non sapevo mai come sarebbe arrivato il piacere, se con la forza, la dolcezza, la frenesia.
Andammo avanti per un tempo che non riuscii a misurare perché quando ti trovi a gambe aperte con Louis che ti pompa in quel modo ogni istante si prolunga all’infinito e ogni minuto si consuma in un attimo. Ad un certo punto si fermò con il suo cazzo duro ben piantato in fondo al mio culo e mi dice con voce arrochita dal piacere “Paula, vuoi che ti sfondi?” Mi sentii sciogliere e con un movimento involontario offrii ancora di più il mio bacino alle manovre del mio stallone nero e gli dissi così il mio sì. Fu allora il momento del parossismo sia nei movimenti del suo cazzo nei miei intestini, sia nelle parole oscene che ci urlavamo l’un l’altro. Il mio cazzo era tutto umido e con una mano ne afferrai la base perché sentivo l’orgasmo crescermi dentro.
E finalmente l’orgasmo venne, partiva dalle palle che sfornarono una quantità notevole di sperma ma anche dall’interno del culo quasi avessi anch’io un punto G collocato lì dentro. La rigidezza e la frenesia dei movimenti mi annunciarono che Louis rantolando era venuto riempiendo il serbatoio del preservativo del suo liquido biancastro. Restammo così immobili nella posizione che ci aveva visti travolti dal piacere quasi a volerlo prolungare. Quando infine il cazzo di Louis riacquistò delle dimensioni più consone e si sfilò dal mio buchino dilatato mi accoccolai tra le sue braccia possenti. Fu il momento delle carezze e della tenerezza. Ero grato a Louis del piacere che mi aveva dato ma mi chiedevo anche quale futuro ci saremmo costruiti nella nostra relazione. Glielo chiesi “Vuoi che ci rivediamo ancora” “Tu cosa vorresti” “Io sì lo vorrei” “Anch’io lo voglio tanto, mi piaci anche se non sei vestita da donna, anche se sei sposato e non potremmo avere niente di più che una storia di sesso” “Louis, vorrei tanto che la prossima volta avessimo entrambi gli esami sull’HIV. Mi piacerebbe sentire il tuo sperma caldo dentro di me” “Oh Paula, anch’io!” e ci baciammo ancora una volta ardentemente.
Cominciò un periodo ancora più frenetico della mia vita. Una volta alla settimana saltavo l’appuntamento con la piscina e andavo da Louis dove mi facevo riempire dal suo tarello gli intestini. Trasferii da lui anche la mia borsa con l’abbigliamento femminile e potei così riassaporare il piacere di indossare la mia amata sottoveste di raso, il reggicalze e scopare così agghindato. Quelle volte Louis si trasformava in una macchina da sesso e mi faceva toccare il cielo con un dito trombandomi in tutte le posizioni. A luglio si verificò un evento ancora più favorevole. Barbara e mio figlio andarono al mare dalla suocera perché “è bene che i bambini piccoli respirino l’aria del mare!”, quindi passavo la settimana a farmi trapanare da Louis, mentre i week end scopavo con mia moglie. Quando arrivarono le ferie non ne potevo proprio più e passai la prima settimana a riposare e a dedicare a Barbara il minimo sindacale di sesso.
La seconda settimana comparve anche Guido con la sua famiglia. Non potei non pensare che tutto era cominciato con lui e con la sua pazza idea di “far restare tutto in famiglia”. Ora ad un anno di distanza avevo avuto già due intense relazioni, una con Marco e l’altra con Louis, ed ero sinceramente curioso di sentire lui come se l’era cavata dopo la sfortuna avventura con i tre che l’avevano violentato. Il secondo giorno per trovare un po’ di tranquillità ci inoltrammo al largo durante il bagno. Gli chiesi come andava con il sesso e lui mi guardò con un’aria furbetta “Con mia moglie bene, ottimo e abbondante, davanti e dietro. Per il resto …” “Per il resto cosa?” “Ho per le mani un tizio, un ragioniere che ho conosciuto sul lavoro. Ha quasi cinquant’anni ma è una bestia assatanata. Ha un uccello di tutto rispetto e quando me lo infila mi fa vedere le stelle. E tu invece?” Gli raccontai le mie due storie con Marco e Louis e fu così che si ricreò quell’atmosfera complice fra di noi.
Il giorno dopo Guido fece in modo che per il bagno andassimo ancora al largo lontano da orecchie ed occhi indiscreti. Prima di entrare in acqua era rimasto quasi dieci minuti chiuso al cesso e mi chiesi quale perversa idea mio cognato avesse inventato. Al largo mi ripropose il giochino dell’anno prima, apri le gambe che io passo sotto. Facemmo un paio di passaggi a testa e ogni volta Guido si strofinava il culo contro il mio cazzo. L’ultima volta risalendo mi accorsi che si era sfilato il costume e mi aspettava con il culo in fuori. Presi una boccata d’aria uscendo dall’acqua ma la sua mano perentoria mi fece scendere il bordo del costume e prese il cazzo facendomelo portare all’ingresso del suo buco. Non passò molto tempo che l’uccello mi crebbe acquistando la consistenza giusta per cominciare una penetrazione. Con la mano andai ad aprire la strada e capii cosa aveva fatto mio cognato in gabinetto prima del bagno in mare: il porco si era lubrificato ed allargato il canale! Appoggiai la punta sul suo buco che sentivo decisamente più largo di come lo ricordavo dall’estate precedente e attesi paziente che lui si infilzasse. Lo fece facendo finta di nuotare ma alla fine mi ritrovai ad infilzarlo tutto. “Tu sei pazzo Guido!” e lui di rimando “Da distante non si capisce niente di quello che facciamo. Ed io ho troppa nostalgia del mio ragioniere! Certo tu non ce l’hai grosso e assatanato come il suo ma per una scopatina marinara puoi andare bene!” “Ma vai a fan culo!” e cominciai a pompare afferrandolo ai fianchi. Lui per niente intimorito “Dacci dentro che tanto tutto resta in famiglia!”

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