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Gay & Bisex

Crociera (5° parte - 1) - Orgia finale


di crigio
17.08.2013    |    9.461    |    5 9.7
"Appena chiudo la porta, tutti fischiano di complimenti per la mia tenuta ed iniziano a palparmi il culo..."
1.
Il sesto giorno di crociera lo passo in totale relax. Naturalmente, Fausto ha preteso che gli descrivessi nei dettagli quello che avevo fatto con l’ufficiale col quale mi aveva visto uscire dalla discoteca la sera precedente e, al termine del mio racconto, mi ha apostrofato con epiteti poco eleganti. Insomma: mi ha detto che sono una gran troia!
“Ma come fai? Basta che respiri che qualcuno ti viene dietro!”.
“Mah, chissà! Forse emetto dei feromoni che provocano eccitazione in chi entra in contatto con me…”, scherzo, e lui se la ride.
Passiamo la giornata a fare l’escursione a terra al mattino e tra la piscina, la palestra e la sauna nel pomeriggio. Poi, la sera nei vari locali sparsi per la nave.

Il giorno dopo, il settimo, è tutto di navigazione e penso che, se non trovo qualche svago, sclero! Al mattino, sdraiato in piscina, mezzo assonnato, occhiali da sole sul naso, mi guardo intorno svogliato. A bordo vasca un gruppetto di cinque ragazzi gioca a tuffarsi in acqua, a schizzarsi e spingersi a vicenda. Sollevo gli occhiali dal naso e li osservo meglio. “Però! Che gambe muscolose! Saranno degli atleti”, penso. Mi metto a sedere sul lettino e continuo a fissarli. Una voce familiare dietro di me dice: “Eccitanti, vero?”.
Mi volto lentamente, ancora distratto da quella visione, e seduto ad un tavolino in boxer e a torso nudo c’è Ahmed.
“Ehi, ciao! Tutto bene? Sì, direi che sono molto eccitanti! Li conosci?”.
“Sì, ci ho giocato a calcetto nel ponte superiore nei giorni scorsi. Sono membri della squadra di calcio a 5 di Bologna. Hanno vinto il campionato gay italiano e come premio hanno ricevuto, oltre che un mucchio di soldi, questa crociera. Te li faresti, di’ la verità!”.
“Beh, perché no? Non gli manca niente!”.
“Ah, no di certo! E non li hai visti in doccia!”.
“Tu sì?”.
“Oh sì, e ti assicuro che avresti di che divertirti!”.
“Mmmmmm, interessante…”, commento, voltandomi nuovamente verso il gruppetto. Indossano tutti un costume a slip che mette in evidenza le loro gambe ben tornite e allenate, le chiappe sode e dei pacchi di diverse dimensioni, ma comunque interessanti.
“Per la verità”, soggiunge Ahmed, “mentre eravamo sotto la doccia l’altro giorno ho giusto parlato loro della mia esperienza con una puttanella qui sulla nave il primo giorno di navigazione… Avessi visto come si sono impennate le loro mazze!”.
“Che cosa!!! Non mi avrai sputtanato con tutti i passeggeri spero???”.
“Ma no, tranquillo. Quando mi hanno detto chi erano e che erano in vacanza premio, ho pensato che alla vincita già ricevuta potevano aggiungere anche dell’altro svago. E poi, ti ripeto, hanno dei soldi da spendere…”.
“Ehi! Guarda che l’altro giorno io non ti ho mica chiesto dei soldi per quello che abbiamo fatto! Sei stato tu a pagarmi, spontaneamente!”.
“Sì sì, lo so. Ma mi andava di farlo perché col mio fratellino sei stato davvero molto bravo”, e vengo colto da un moto di orgoglio. Si china verso di me e sussurra: “Pensa che potresti farti la crociera completamente gratis: più sarai troia, maggiore sarà la ricompensa…”.
Ma che stronzo! Non sono mica una puttana, io!

Certo che l’idea di essere pagato per dei servigi sessuali è molto eccitante. E poi non dovrebbe nemmeno essere molto difficile tenere a bada cinque (più Ahmed, probabilmente) ragazzotti eccitati, dopo l’esperienza del blind party fatta con Andrea. Lì erano a decine a scoparmi!

Tanto lo so che alla fine mi faccio convincere, quindi tanto vale dire subito di sì. Potrei non trovare altro fino all’arrivo in Italia. E sai che palle!
“Va bene, ci sto! Verrai anche tu?”.
“Ovvio che sì! Ti pare che mi possa perdere un’orgia come questa!”. Bene, ci speravo proprio. “Ci vediamo nella tua cabina oggi pomeriggio verso le tre. Fatti trovare pronto. Noi lo saremo di sicuro!”.
“Ok, ma non dire loro che voglio essere pagat…”, ma Ahmed si è già alzato ed è corso via.

Durante il pranzo chiedo cortesemente a Fausto di lasciarmi la cabina libera per tutto il pomeriggio: “NO! Ne hai trovato un altro? Ma sei una vacca senza fine!”, ed io gli sorrido sfrontato.
“Lo prendo per un sì. Grazie e a buon rendere”.
Corro in cabina a prepararmi e tiro fuori dalla valigia lo slip di lattice rosso che mi ha regalato Andrea: non speravo più di riuscire a sfoggiarlo ormai, e invece, a quanto pare…
Mi sta a pennello e mi fa un culo da urlo. Sopra indosso una canottiera sportiva che arriva fino all’ombelico. Se non è mise da gran troia questa…!
Puntuali alle tre suonano alla porta. Apro e in prima fila c’è Ahmed, che entra seguito dai cinque virgulti. Appena chiudo la porta, tutti fischiano di complimenti per la mia tenuta ed iniziano a palparmi il culo.
“Un momento, un momento!”, li fermo. “Accomodatevi, prego. Prima vorrei sapere a chi appartengono i cazzi che mi scoperanno, quindi gradirei le vostre presentazioni, grazie”.
“Com’è sboccata questa troietta!”, esclama il biondino.
Redarguendolo, rimbrotto: “Tu che parli tanto, come ti chiami?”.
“Pino, piacere”, e mi ripalpa il culo come se mi stringesse la mano.
“Ehi! A posto quelle mani!”, e tutti ridono. Il biondino è carino. Ha i capelli arruffati e umidi come se fosse appena uscito dalla doccia e un viso fresco. Speriamo che questi qui abbiano tutti 18 anni!
“Io sono Pietro”, fa il secondo. È moro, col naso leggermente aquilino e dei baffetti sottili, e due occhi verdi smeraldo. Chissà se è vero quello che si dice di chi ha il naso grande…
“Piacere, Sandro”, interviene il terzo. È il più piccoletto e il più timido, a quanto sembra. Ha una frangettina che gli copre quasi gli occhi, come se volesse nascondersi. Anche lui moro.
“Io sono Mohammed, piacere. Sono di origini tunisine, ma italiano di nascita”. Ha il colorito olivastro dei nordafricani e i capelli ricci e crespi che formano un cespuglio stranamente ordinato.
L’ultimo è un fustacchione niente male: castano chiaro e occhi scuri profondi, spalle larghe e voce cavernosa: “Enrico…”.
“Noi ci conosciamo già”, fa Ahmed.
“Beh, adesso basta con i convenevoli”, salta su Pino e mi zompa addosso afferrandomi con una mano un capezzolo e con l’altra una chiappa, attirandomi a sé per limonarmi. Anche gli altri si alzano e mi vengono attorno: mi strappano la canottiera e lo slip all’altezza del buco del culo. Subito avverto un contatto umido tra le mie chiappe: qualcuno mi sta già leccando il culo. Mi volto: è Sandro, il piccoletto. Però! Mi ero proprio sbagliato! Non è timido per niente! E che linguetta!
Intanto, Pino incolla la sua bocca al mio capezzolo destro, strappandomelo letteralmente dal petto.
“AAAAAHHHHH!!!!”, urlo. E lui: “Sentite la troia come gode!”, e tutti a ridere di nuovo, mentre lui si avventa sul mio capezzolo sinistro violentandolo come l’altro.
Mentre Sandro scruta il mio buco, qualcuno mi sta tenendo le chiappe aperte e allargando il foro nello slip per favorirgli l’accesso e lui riesce ad introdurre la punta della lingua dentro il mio culo. “Oh sì, così! Leccami bene, dai!”. Un dito cerca di farsi strada insieme con la lingua e mi penetra. La mia schiena si inarca ed il mio petto va in fuori, offrendosi totalmente a Pino. Non so da che parte girarmi per sottrarmi a quelle torture.
“Dove vuoi scappare, puttana?”, mi insulta Pino, “Abbiamo appena iniziato!”. Do un’occhiata al divano, dove, su un lato, c’è ancora seduto Ahmed che nel frattempo si è tirato fuori il suo cazzone, bello grosso, esattamente come lo ricordavo, e se lo accarezza lentamente come piace a lui. Dall’altro lato, c’è seduto Enrico, che si strofina nervosamente la patta.
D’improvviso, Pino mi solleva per le cosce, scansa Sandro e mi scaraventa sul letto. Rapidamente si sbottona la patta, si sfila bermuda e slip e mi monta sul petto infilandomi il suo cazzo barzotto in bocca. Mi scopa la gola e mi fa soffocare, mentre i suoi colpi di bacino mi fanno male al naso tanto sono violenti. Qualcuno si insinua tra le mie chiappe e, dalla proboscide che sento, dovrebbe essere Pietro. I suoi baffetti mi solleticano il buchino insieme con la sua lingua ruvida. Mohammed salta sul letto e mi sfila lo slip ormai inservibile, e si ingoia il mio cazzo.
Con la coda dell’occhio vedo Sandro che monta sul letto anche lui sopra la mia testa, e lentamente si spoglia. Quando si toglie lo slip schizza fuori una mazza di dimensioni sproporzionate per quel ragazzetto alto non più di un metro e sessantacinque. Pino si accorge della mia sorpresa: “Ehi, troia! Hai visto che cazzone che ha il mio amichetto? Lo vuoi?”, mi provoca. Io non riesco a muovermi, né ad annuire, ma emetto un mugugno che lui interpreta come un sì. “Ah, lo vuoi! No no! Per ora devi accontentarti del mio”, e alzando la testa si imbocca la cappellona del membro di Sandro. Poi, agitando la testa a destra e sinistra, piano piano se lo fa scivolare tutto fino in gola. Vedo le sue labbra a contatto con le palle del piccoletto e le sue guance gonfiarsi, perché spinte in fuori da quel cazzone. Poi, se lo sfila dalla bocca e un rivolo di bava cola dal cazzo di Sandro sulla mia faccia. Quindi, Pino ingoia nuovamente tutta l’asta del suo amico come se non avesse fatto altro nella sua vita, continuando nel frattempo a fottermi la gola. Che porco che è!
Sandro si accarezza il petto e si strizza i capezzoli, andando incontro alla bocca di Pino col suo bacino. Pino ogni tanto tossisce, ma non demorde. Gli sta facendo una pompa da gran troia!
Poi, di colpo lo molla e altra saliva scivola da quella mazza sul mio viso; Pino mi si toglie di dosso e Sandro si butta addosso a me a 69. Mohammed gli cede il posto e lui si imbocca il mio cazzo, mentre io cerco di ingoiare il suo. Intanto, Pino si inginocchia a terra all’altezza del culetto di Sandro e affonda la sua faccia tra quelle chiappette toniche. Il piccoletto comincia a muovere rapidissimamente il bacino, violentandomi le fauci e godendosi la lingua di Pino. Gode rumorosamente e con gemiti acuti.
Qualcosa si infila nel mio culo: è un dito di Pietro, che mi fa un ditalino allo sfintere. Gemo di piacere. Pino passa dal buchetto di Sandro alle sue palle e a quel pezzo della sua mazza che io non riesco ad ingoiare, leccandola in su e in giù e lasciando colare della saliva fino alla mia bocca spalancata a dismisura. Poi mi estrae il cazzone di bocca e, tirandolo indietro, inizia a succhiarlo. Quindi, torna a darmelo in bocca, e così ci alterniamo nello spompinare Sandro.
Sento dei mugolii che provengono dal fondo della stanza e cerco di vedere che succede oltre il mio culo: Mohammed è inginocchiato tra le cosce di Ahmed e si sta inghiottendo senza alcuna difficolta il suo cazzone. Intanto, con una mano massaggia la patta di Enrico che non si è ancora sbottonato i pantaloni. Alla fine quello timido era lui, non Sandro. Che errore ho commesso!
Vedo che Ahmed ha la testa reclinata indietro e la bocca aperta per l’eccitazione. Poi solleva il capo, guarda Enrico con lussuria e si china verso di lui, stampandogli un lingua-in-bocca celestiale. Il corpo di Enrico sembra vibrare. Povera stella!
Pino mi richiama all’ordine perché riprenda in bocca la verga di Sandro: mi spinge giù la testa e mi pianta la mazza in gola. Sandro continua ad agitare il bacino come un furetto e non riesco proprio a capire come faccia ad essere così resistente. Va a vedere che alla fine lo stallone della serata è il nanerottolo!
Improvvisamente, il mio sfintere viene liberato, un ombra ci oscura: Pietro si è alzato in piedi. Sento un rumore di fibbia: si sta slacciando i pantaloni. Mi sputa tra la cosce e mi spalma ben bene la saliva. Punta la cappella al mio ano e spinge.
“MMMMMMMMMMMMMMM”, urlo con ancora il cazzo di Sandro in gola. Pietro mi sta lacerando dentro. Anche la sua mazza deve essere di notevoli dimensioni e urta soprattutto sul lato sinistro del mio condotto rettale. Mi levo il cazzo del piccoletto di bocca e sollevo la testa per vedere quello di Pietro che nel frattempo esce completamente da me per inumidirsi di nuovo il membro. Scorgo un pene di una mostruosità infinita: è grosso, curvo all’ingiù e verso destra, ecco perché quella maggiore pressione su un lato dello sfintere! Non faccio in tempo a valutarlo nei dettagli che sparisce di nuovo dentro di me, precipitando fino alle palle.
“Che c’è?”, mi chiede sfacciato Pino. “E questo è niente. Vedrai dopo!”. Gli lancio uno sguardo interrogativo: di che sta parlando? Ma lui sorride sprezzante e si rituffa tra le chiappe di Sandro, trapanandomi la gola col cazzone del suo amichetto.
Pietro si appoggia con le mani al bordo del letto e comincia a sbattermi il culo con movimenti pesanti del bacino. Ad ogni colpo caccio un urlo strozzato. Pietro si ferma ogni tanto solo per sputare sul mio anello e inumidirlo in modo da fare scorrere meglio la sua verga, poi riparte con affondi sempre più potenti.
Dopo cinque minuti buoni di violenza inaudita, Pino si scolla dalle chiappe di Sandro e ordina: “Ok, basta così! Mohammed, è il tuo turno!”. “Sì, capo!”, risponde il tunisino, che immediatamente abbandona il cazzo di Ahmed.
Ah! Quindi, Pino è il capo! Ho capito! È lui il regista della serata! Hanno concordato prima cosa fare con me e stanno seguendo un copione!
Pietro sguscia dai miei intestini e si sposta di lato. Mohammed si alza in piedi e di nuovo mi prende lo sconforto. Tra le sue cosce pende una terza gamba di almeno 25 cm che il tunisino non riesce a tenere in erezione, ma che sicuramente si farà sentire. Si avvicina a me, si infila tra le mie chiappe e spinge. Dopo il cazzo di Pietro, che con la sua curva mi ha aperto in ogni dove, la mazza di Mohammed non fa fatica a farsi strada. Lui scivola dentro di me e quasi perde l’equilibrio: forse non credeva di riuscire a sprofondare nelle mie viscere al primo colpo. E infatti dice a Pietro: “Cazzo, fratello! Me l’hai slabbrata tutta!”, e ridono. Si rimette in piedi e inizia pistonarmi proprio come il suo amico, con colpi secchi e profondi. Sento le sue palle grosse e pendule sbattermi contro il culo e ricomincio a gemere rumorosamente.
Naturalmente. Ho ancora Sandro sopra a 69 che mi succhia il cazzo e le palle, mentre la sua verga mi lacera la gola. Pino è sempre dietro il piccoletto a ravanargli il buco del culo. Ad un tratto “il regista” da uno schiaffo su una chiappa di Sandro: è un segnale. Il nanerottolo scende da me e Pino fa un balzo sul letto e si accovaccia sul mio viso. II quella posizione il suo buco mi appare completamente dilatato, in modo direi innaturale. Chissà cosa si prende dentro questa troia più troia di me! Non può essere solo il cazzo di Sandro, che, a quanto ho capito, è il suo ragazzo. Deve essere qualcosa di molto più grosso!
“Dai, leccami puttana, che poi facciamo un bel giochino!”. Ancora quell’allusione! Ma di che parla? “Sì, così, bravo! Usala quella cazzo di lingua! MMMMMM”. Secondo me si fa sbattere dagli altri quattro, la troia!
Mentre è in preda al piacere che la mia lingua e la mia bocca gli stanno regalando, ordina a Mohammed di scansarsi per cedere il posto a Sandro. Il tunisino si tira fuori con tale rapidità che sembra portarsi via anche un pezzo del mio intestino. Sandro salta giù dal letto e con la sua solita repentinità da furetto precipita in me. Le mie cosce si allargano per accoglierlo e finalmente ho dentro un cazzo delle dimensioni giuste: grosso sì, ma di una forma perfetta per il mio buco. Questa troia di Pino ha scelto il meglio per sé!
“Ti piace il cazzone del mio amichetto, eh? Lo so, è il più bello!”, mi fa, quasi mi avesse letto nel pensiero. Le mie lappate al suo buco si fanno più intense e lui gode animatamente. Muove il suo bacino sulla mia lingua prendendosela tutta. “Oh sì, stronzetto! Leccami bene così! UFF!”.
Intanto, Sandro mi smonta lo sfintere con le sue sferzate velocissime: continuo a non capire come faccia a resistere tanto, nonostante la rapidità di quel movimento. È un vero stallone!
D’improvviso, Pino si rigira sopra di me: non siamo più a 69, ma faccia a faccia. Sandro esce dal mio culo. Pino mi spinge un po’ più in su sul letto, si carica le mie gambe sulle spalle e mi blocca in quella posizione nella morsa delle sue cosce muscolose. Sandro affonda di nuovo nelle mie viscere e dà un paio di colpi. Poi esce e per quanto riesca a capire infilza Pino con un colpo secco, visto che il biondino inarca la schiena e spalanca la bocca, urlando di libidine: “Sì, dai, dai! Così, tutto, TUTTOOOOOO!!!!”.
Oddio che vacca! Limoniamo mentre il suo sfintere è percosso dalla mazza di Sandro. D’un tratto rantola: Sandro è fuori e lo sento che punta di nuovo al mio buco. Mi impala.
“Allora: ti piace questo giochino? Uno po’ per uno, non fa male a nessuno, eheh!”. Quando Sandro riesce, il mio corpo vibra, e quando entra in Pino vibra il suo e le sue sensazioni si trasmettono a me in un continuo scambio osmotico di eccitazione e desiderio. Il giochino va avanti per un po’, poi sento come due colpetti su una chiappa: deve essere un altro segnale di Pino, perché vedo Sandro che, dopo aver assestato un ultimo colpo al biondino, si allontana dal letto. E adesso che succederà?
Un’ombra ricopre i nostri corpi e oltre la spalla di Pino scorgo il viso di Enrico. Ma allora è vivo?
Il gigantone fa un movimento scattoso e il corpo di Pino schizza in aria, mentre lui caccia un urlo spaventoso! Io ho un brivido: “Ehi, amico? Va tutto bene?”, gli chiedo.
Con gli occhi bianchi per le pupille rientrate nelle palpebre e la bocca spalancata e sbavante mi risponde: “Oh sì , amore! Tra qualche secondo starai bene anche tu… ah… aaaahhhhh… aaaaaaaaaahhhhhhhh!!!!!”.
Il suo corpo scorre sul mio per i colpi assestatigli da Enrico, poi all’improvviso viene strattonato indietro e scivola in giù fino al mio stomaco. Pino si ritira su, mi accarezza il viso e mi bacia: “Preparati, puttanella. Adesso tocca a te”.
Un colpo, e il mio sfintere viene devastato da un corpo estraneo delle dimensioni di un braccio. L’urlo che emetto è anche più terrificante di quello di Pino: “AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!! NOOOOOOO!!!! NOOOOOOOOOOOO!!!!”. Cerco di divincolarmi dalla stretta del biondino, ma lui è forte e mi tiene giù. Enrico mi sbatte più e più volte, finché si tira fuori scattoso così come è entrato. Anch’io vengo tirato verso il basso e il mio culo penzola fuori dal bordo del letto. Allora Pino mi riporta su. Non ho provato nessun piacere, ma solo un dolore immenso e un bruciore ancora maggiore. Era a questo che si riferiva Pino quando prima parlava di una “sorpresina”?
Di nuovo la schiena di Pino balza in alto: Enrico lo ha di nuovo perforato. E lo sta percuotendo selvaggiamente. Lui rantola, ma non sembra godere ancora. Poi, per la seconda volta scivola fino alla mia pancia. Si tira su ed io mi preparo ad un nuovo affondo.
Ma non ci si può preparare mai abbastanza ad un cazzo di quelle dimensioni, ed infatti un fuoco devastante mi percorre tutto il corpo dal culo al cervello e sono lì lì per svenire. Pino mi schiaffeggia: “Non vorrai mica perdere i sensi? Vedrai che tra poco ci piacerà”.
Ed infatti, la terza volta il biondino comincia a muggire di piacere: “Oh sì. Adesso sì che lo sento bene. Dai maschione, fammi tuo!”, e mentre rantola sbava abbondantemente sul mio viso. Un nuovo strattone ed Enrico è fuori da Pino.
Stavolta il gigante non aspetta che il biondino risalga sul letto e affonda in me sorprendendomi. Caccio un altro urlo, ma stranamente non avverto più quel dolore e quel bruciore. Adesso le sensazioni sono diverse, comunque devastanti ma piacevoli, fino a diventare eccitanti. Enrico esce da me proprio quando comincio a godermelo. Impala Pino e spinge fino in fondo. Il corpo del biondo è colto da spasmi. Enrico si sfila e ripenetra in me fino alle palle. Anche il mio corpo ha le convulsioni. È l’inizio di un orgasmo anale che ci sta cogliendo contemporaneamente. I nostri buchi si stanno dilatando ed Enrico riesce ad entrare più facilmente, continuando ad alternare un solo colpo potente e profondo nello sfintere di ciascuno di noi.
Io e Pino ci stringiamo e i nostri corpi tremano violentemente, le nostre schiene si inarcano i nostri respiri si spengono, mentre Enrico continua a trapanarci col suo mostruoso spiedo. Il godimento parte dal culo e arriva al cervello e quando ritorna giù i nostri bacini sbattono uno contro l’altro facendo tremare anche il letto. Riprendiamo a respirare e urliamo di un piacere profondo; i nostri sfinteri si ricontraggono ed Enrico non riesce più a penetrarli. Allora si scosta un po’ da noi e si gode la scena dei nostri corpi percorsi da scosse violente.
Quando gli spasmi si calmano un po’, Pino mi fa: “Vieni con me”, e mi trascina giù dal letto. Io non mi reggo in piedi e cado in ginocchio, trovandomi il palo di Enrico davanti al naso. Il gigante mi tura il naso e mi pianta quella cosa oscena in gola. Devo vomitare, ma resisto. Poi esce e fa lo stesso con Pino. Due colpi e torna da me: “Dai, fatemi sborrare, stramaledettissime puttane!!!”. Si alterna nelle nostre bocche finché emette un grido strozzato e si posiziona davanti a noi, masturbandosi con entrambe le mani. Pino mi afferra la testa e la incolla alla sua, spalancando la bocca. Io faccio lo stesso ed improvvisamente dei fiotti di sperma di un’abbondanza esagerata ci arrivano direttamente in gola, prima a lui e poi a me. Dieci, quindici, venti spruzzi di calda, densa e saporita sborra!
Quell’aroma forte mi manda di nuovo il cervello in delirio e sento salirmi un altro orgasmo. Pino se ne accorge dai miei occhi che si fanno bianchi e dagli spasmi che ricominciano a scuotermi. Allora mi infila due dita nel culo ormai sventrato e mi strapazza un capezzolo: “Dai, sì, ancora, ancora!”.
“ooooohhhhhh… OOOOOHHHHHHH… OOOOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!”.
Quando mi riprendo un po’ faccio lo stesso con lui: lo penetro con indice e medio e gli addento un capezzolo. Il suo corpo sussulta e si scuote violentemente.
Alla fine stramazziamo a terra, accarezzandoci reciprocamente e assaporando il seme di Enrico ciascuno dalla bocca dell’altro.
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