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DOPPIA VITA - 2


di Foro_Romano
24.08.2016    |    10.118    |    7 9.6
"(Si tratta di un racconto di fantasia..."
(La prima parte di questo racconto non è stata messa tra le prescelte ma la si può trovare nella lista di quelli scritti da me)

Pochi giorni dopo quella splendida avventura ero in ufficio impegnato col lavoro e non stavo pensando certamente ai due bellissimi cazzi che mi ero goduto. Il segreto per mantenere una doppia vita è proprio questo: tenere distanti le due realtà. Quando faccio il bravo padre e lavoratore penso solo a far quello e quando faccio la troia dò il massimo di me in tutt'altro.
Ero dunque in ufficio ed avevo appena finito una pratica con un cliente quando venne la segretaria a dirmi che c'era un signore un po' strano che voleva assolutamente incontrarmi per una cosa urgente, senza aver preso appuntamento. Dato che c'era tempo per l'impegno successivo, le dissi di farlo accomodare.
Quando entrò ebbi qualche problema con la mia doppia personalità. Era un uomo di circa 55 anni ma portati veramente bene. Era alto ben più di me, con due folti baffi e due occhi neri e penetranti. Il fisico era muscoloso e aveva due grosse mani pelose (me ne accorsi quando me la strinse). Indossava una camicia aperta fin quasi all'ombelico che metteva in mostra un ampio torace coperto da una foresta di pelo, qui e là con qualche pelo brizzolato. Era bonissimo, tanto che stavo quasi per svenirgli ai piedi, ma riuscii a mantenere un tono compassato. Capivo perché la mia segretaria lo aveva trovato strano: non era quello l'abbigliamento adatto per un incontro di lavoro. Ci presentammo, gli sorrisi gentilmente e lo feci accomodare sulla sedia. Dentro di me quasi mi pentii perché forse gli avevo sorriso troppo apertamente, in quel contesto.
"Mi dica. Perché voleva vedermi con tanta urgenza? In cosa posso esserle utile?"
"Dunque. Il fatto è questo. Io sono un investigatore privato e sono qui per un incarico che ho ricevuto".
"Riguarda qualcuno del mio staff? Della loro vita privata non posso dirle molto perché non è mio costume fare domande in tal senso, ma riguardo il loro comportamento in ufficio cercherò di favorirla. Mi dica, di chi si tratta?"
"Veramente, la persona su cui sto indagando è lei".
Rimasi di stucco. Non me lo aspettavo. Ero certo di non aver mai dato motivo a mia moglie di dubitare di me. Chi poteva voler sapere di me? Era forse qualcuno della concorrenza professionale?
"Io? Ma... Non capisco... Chi è che le ha commissionato questo lavoro?"
"Non dovrei dirglielo. Il segreto professionale è stata sempre una regola fondamentale per me. Però ho deciso che lei deve sapere. E' stata sua suocera".
"E perché lo avrebbe fatto?"
"Contrariamente a sua moglie, non si è mai convinta riguardo certi suoi impegni lavorativi notturni".
Hai capito quella vipera di mia suocera a che punto era arrivata? Mi aveva sguinzagliato dietro un investigatore privato. Oddio, forse aveva scoperto la mia doppia vita. Cominciai a sudare freddo.
La domanda mi sorse spontanea. "Ma, poi, perché lo viene a dire direttamente a me?"
"Perché ho deciso di schierarmi dalla sua parte. Ho visto quello che hai fatto l'altra sera in quel cortiletto. Ho visto tutto. Ho visto quanto sei troia".
Era repentinamente passato dal "lei" al "tu". Io rimasi di sasso. Non sapevo che dire, che fare. Mi sentivo già rovinato sia nella sfera privata che sul lavoro. Lui si alzò. Fece il giro della scrivania e si parò davanti a me, che ero seduto alla mia sedia.
"Sono pronto a dire che quelle riunioni di lavoro sono vere ma... se vuoi il mio silenzio mi devi dare più di lei".
"Ho capito. Mi vuole ricattare. Mi dica, quanto vuole?"
"Ma io non voglio soldi. Io voglio te". Andò alla porta e la chiuse a chiave, poi tornò accanto a me. Lentamente si abbassò la zip dei pantaloni e ne tirò fuori una minchia lunga e particolarmente grossa, benché non fosse in tiro. Era tutta segnata da vene in evidenza che la rendevano ancor più appetitosa. L'acquolina alla bocca mi venne spontanea. Chiamai al telefono la mia segretaria e le dissi di non disturbarmi per nessun motivo.
"Datti da fare, troia. Dimostrami quanto sei brava a fare pompini. Ho visto come ti sei presa quei cazzi fino in fondo alla gola e come ti sei fatta sbattere, vacca schifosa. Quella sera mi sono dovuto tirare una sega pensando a quello che avevi fatto. Ma oggi non voglio che si perda neppure una goccia della mia sborra. Te la devi bere tutta". Con la mano chiusa a pugno mi alzò la testa da sotto il mento per guardarmi negli occhi, perché ero incantato a guardare quella meraviglia che avevo davanti. "Hai capito? La devi ingoiare tutta. Non devi sprecare niente. Te la devi meritare, però" e lo tirò su indirizzandolo alla mia bocca.
Non avevo bisogno del suo gesto di invito. Ero già proteso con le labbra che aprii immediatamente per accogliere quel succulento pezzo di carne. Già cominciava ad indurirsi ma prometteva di assumere dimensioni notevoli per cui ne approfittai, finché era possibile, di ficcarmelo tutto dentro fino ad avere il naso immerso nel suo pelo pubico. Presi un forte respiro col naso per godere di quell'aroma di puro maschio e cominciai a succhiarlo e leccarlo da vero esperto quale sono.
In breve tempo lo feci intostare completamente, tanto che non riuscivo a prenderne in bocca più della metà, aprendo al massimo le mascelle. Lui mi mise una mano dietro la nuca e cominciò a spingermi la testa per dare il ritmo ma anche per affondarmelo più in fondo che poteva. Avevo continui conati e producevo una gran quantità di saliva ma ero in estasi. Tutta la mia troiaggine venne fuori. Volevo essere usato per dare piacere a quell'uomo ma non certo per pagare il ricatto del suo silenzio. Lo scandalo di cui temevo qualche minuto prima non aveva lasciato alcuna traccia nella mia mente. Ero tutto impegnato a spompinare di gusto, sollecitato dai mugolii di soddisfazione dell'uomo, che mi confermavano la buona riuscita di quel lavorio.
"Ah... Ahhh... Brava puttana... Sei proprio brava... Siii... Ci sai proprio fare con quelle labbra... E che lingua!... Siii... Così... continua così... Siii... sul filetto... Ahhh..." mi diceva piano. Accompagnavo l'andirivieni della bocca con la mano che, nel frattempo, segava il resto del cazzo che non potevo ingoiare. Ogni tanto insalivavo ancora di più la cappella e, tolta la bocca, ci giravo sopra la mano. Era quello un momento particolarmente godurioso per lui, che soffiava fuori tutto il piacere che provava. Quella minchia poderosa era tutta coperta di saliva e io facevo andare la mia mano su e giù sempre più velocemente, sentendo che il culmine dell'orgasmo stava per arrivare.
"Siii... Nessuna donna mi ha mai fatto un pompino così... Ci siamo... Sto per sborrare... Continua a segarmi e apri la bocca che ti affogo... Ahhh... Ahhhhhhh".
Chiusi le labbra attorno alla cappella e non persi neppure uno dei potenti schizzi di caldo sperma che mi regalava. Era talmente tanto che, per far spazio agli altri nella mia bocca, ogni tanto dovetti ingoiarlo. Ma lo avrei fatto lo stesso. E lo feci per ben quattro volte. Glielo spremetti fino all'ultima goccia, che leccai avidamente mentre pendeva dal cazzo ormai moscio.
Se lo rimise nei pantaloni e si ricompose. Un sorriso di soddisfazione gli illuminava il volto. "Complimenti. Non ho mai dubitato della tua bravura fin dall'altra sera, quando ti ho visto, però non è sufficiente. So che puoi fare di più... e lo farai, se vuoi il mio silenzio.
"Che altro devo fare?" domandai, anche se intuivo la risposta.
"Ma prenderlo in culo, naturalmente! No, non ti preoccupare. Non adesso e non qui. Domani pomeriggio va bene?"
"Si, mi libererò dagli impegni. Farò finta di dover restare ancora in ufficio".
"Bene. Ti prometto che per cena sarai a casa, dalla tua mogliettina”, indicando la sua foto sulla scrivania. Ti verrò a prendere alle 14 davanti alla fontana in piazza e ti porterò dove so io".
"D'accordo, ci sarò" e mi pregustavo già il piacere di quell'enorme cazzo infilato nel mio buco.
"Ti avviso che non sarà una cosa facile. Ti dovrai impegnare molto. Dovrai superare te stesso".
Annuii con un sorriso. Mi strinse la mano come in un incontro normale. "Allora, alla prossima" disse forte, poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò "A domani, brava cagnetta".
Aprii la porta e lo salutai ancora. Appena uscito la segretaria venne da me per chiedermi il motivo di quella strana visita. "Niente di cui ti devi preoccupare" le dissi. Sono certo che anche lei aveva subito il fascino di quell'uomo ma non sapeva che sarei stato io a godermelo. Avevo in bocca il sapore del suo sperma e già mi sentivo il buco del culo ansioso che boccheggiava di voglia.
Il giorno dopo fu puntualissimo all'appuntamento. Io, invece, ero lì da almeno 20 minuti. Morivo di desiderio. Salii nella sua auto e ci avviammo. Subito mi mise la sua grossa mano sulla coscia.
"Mi sembra di capire che sei contento di farti scopare da me" disse. "Eppure hai visto che cazzo grosso che ho. Difficilmente ho trovato qualcuno disposto a prenderselo in culo ed è una cosa che mi piace molto".
"Tutta gente che non capisce niente" risposi, e ci facemmo una risata sopra.
Arrivammo ad una casa isolata nella campagna. Aprì il cancello automatico, entrò e lo richiuse alle spalle. Fermati, scendemmo e mi condusse verso la porta di casa. Prima di entrare, sorprendendomi, mi prese la nuca e mi avvicinò per infilarmi la lingua in bocca in un bacio appassionato. Poi aprì ed entrammo.
“Vieni”. Mi prese la mano e mi condusse subito verso la camera da letto, che aveva la porta socchiusa. L’aprì e rimasi di stucco. Seduto sul lato del grande letto era il ragazzo che per secondo, la famosa sera del cortiletto, mi aveva scopato. Era completamente nudo e si andava segando lentamente il cazzo già abbastanza eretto.
“Eccovi, finalmente!”
“Ma…” feci io.
“Ti presento mio figlio” disse l’uomo che mi aveva portato lì.
“Allora capisco. Era tutta una montatura. Eravate d’accordo per incastrarmi. Ecco perché non ti eri fatto sentire”.
“No, le cose non stanno così” proseguì l’uomo. “Quella sera, pedinandoti, l’ho visto con te ed ho capito che anche lui ha (diciamo così) certi interessi. Il giorno dopo ci siamo parlati ed abbiamo chiarito tutto e, dato che ci piaci a tutti e due, abbiamo organizzato questo incontro. Non volevamo assolutamente incastrarti, credimi. Sei qui per soddisfare le nostre voglie e (credo) anche le tue. Stai tranquillo e godiamoci il momento”.
“Davvero?”
“Stanne certo”.
Solo allora mi resi conto della forte somiglianza tra i due, uno più giovane e l’altro più vecchio. Un flash mi fece ricordare che anche i loro cazzi si somigliavano. Ambedue avevano il petto ricoperto di pelo, ma quello dell’uomo era più lungo e con qualche pelo bianco. Lo stesso flash mi fece tornare la voglia di essere posseduto da loro.
“Spogliatevi, che aspettate! Poi tu vieni qui che hai da fare” disse il figlio e, con lo sguardo, mi indicò lo spazio tra le sue cosce divaricate, davanti al suo cazzo sempre più grosso. Mi tolsi i vestiti in un lampo e mi gettai in ginocchio davanti a quella mazza. La presi subito in mano e misi subito in bocca la cappella. Cominciai a ruotarci intorno la lingua umida.
“Ahhh… Siii…” ed io mi detti da fare anche a pompare come potevo quell’asta.
Il padre, si spogliò più lentamente, mentre andava eccitandosi a vedermi in azione. Poi si avvicinò alle mie spalle e mi alzò il culo, mettendomi a pecora, senza che io staccassi la bocca dal cazzo del figlio. Mi infilò le dita delle sue grosse mani nel solco delle chiappe e le allargò per vedere meglio il mio buco grinzoso. “Che meraviglia!” fece e vi buttò sopra tutta la faccia cacciando fuori la lingua per scoparmelo con quella. Sentii chiaramente i suoi baffi accarezzare la mia intimità. Mi insalivò abbondantemente l’ano ed i peli che lo circondano. Venne poi a mostrarmi la sua completa erezione accanto alla mia faccia. “Pensa anche a questa. Bagnala il più possibile. Meglio lo fai e meglio è per te”.
Lasciai per un attimo il membro del figlio per tuffarmi a bocca aperta su quello del padre. Quando fu completamente fradicio di saliva si tirò via e tornò dietro di me. Ripresi l’altro cazzo in bocca giusto in tempo.
“Lasciagli libera la testa. Voglio sentire come gode” e quello tolse la mano che mi aveva poggiato sopra.
Un attimo e, con una spinta fortissima, l’enorme nerchia del padre mi sprofondò per metà dentro, spaccandomi l’ano. Urlai come un maiale al macello e continuai a farlo mentre, con altre due spinte altrettanto forti, mi si inseriva completamente dentro. Presto le urla si trasformarono in grida di godimento. Lo incitavo a sfondarmi sempre di più finché il figlio non mi ripiantò la sua bestia spingendomi la testa in modo da tapparmi la gola. Contemporaneamente, proteso in avanti, mi allargava le chiappe per favorire la penetrazione da parte del padre. Mi scesero le lacrime dagli occhi per il dolore nel culo, scavato sempre più in fondo, e per il soffocamento quando l’altro mi veniva spinto dentro il più possibile ma ero in balìa del piacere più puro. Due grossi cazzi mi stavano scopando bocca e culo senza pietà. Mi stavano usando come una puttana. Vibravo tutto ed ormai non facevo altro che gemere di goduria.
“Senti come gli piace a questa cagna schifosa!” e giù colpi sempre più forti.
“Papà fai piano. Così lo sfondi completamente”.
“Non posso fermarmi. Non posso… Devo sborrare… Sto per sborrare… E’ troppo bello… Troppo… Ahhh… AAAHHHHHH”. Una lunga serie di corposi schizzi di sperma mi riempirono le viscere.
Mi staccai dal succulento pasto ed anch’io, sentendomi la pancia piena del succo dell’uomo, emisi un “Aaahhh” mentre venivo sul pavimento. Ero in stato confusionale. Il figlio mi tirò su e mi trascinò sul letto di schiena. Mi alzò le gambe e, tenendomele aperte con le mani sulle cosce, mi piantò di botto il suo nerchione nel buco sfasciato e riempito dello sperma del padre. Nonostante lo avesse ripreso poco prima per il modo in cui mi scopava, anche lui non fu da meno e, come la volta precedente, mi montò come un coniglio. Io ero in preda all’orgasmo più assoluto. Mi agitavo, sbattevo la testa a destra ed a sinistra, mi inarcavo, allungavo le mani a toccagli le cosce pelose come per respingerlo ma anche per tirarlo verso di me, senza intralciare però la sua libertà di muoversi al ritmo voluto. Sentivo i suoi grossi coglioni pelosi sbattere contro i miei.
Quando fu il momento di non ritorno, si sfilò da me e rapidamente si mise a cavalcioni della mia testa. Mi fece aprire la bocca, posò il glande sulle mie labbra e sparò tanti di quei fiotti di sperma che ingoiai di gusto senza farlo mai uscire fuori, per non perdere niente di quella gustosa crema dolce ed amara nel contempo. Era talmente buona che, quando finì, mi leccai le labbra per assaporarla fino in fondo. Mi guardò ansante e soddisfatto. Strizzò il suo membro per darmi l’ultima goccia e poi con un dito raccolse un grumo finito chissà come accanto al mio naso e me lo mise in bocca, facendoselo ciucciare come un cazzo.
Ci sdraiammo tutti sul letto spompati ma non paghi. Infatti, di lì a poco (sarà stato il contratto tra i nostri corpi o il pensiero su ciò che avevamo fatto) che tornammo ad avere i cazzi in tiro. Il figlio mi prese su di se e mi impalò da sotto in un colpo solo. Ormai il mio culo era completamente aperto e provai solo un enorme piacere a sentire quel tronco dentro di me. Riprese ad incularmi a suo modo dando dei colpi così forti da sollevarmi.
Il padre, che si stava masturbando accanto a noi, andava chiedendo di fare presto perché anche lui voleva la sua parte ma la seconda sborrata del figlio si stava facendo attendere troppo così decise di fare a suo modo e, senza chiedermi il permesso (tanto erano loro a dettare il gioco), puntò il suo glande sopra il palo che stava occupando il mio retto e spinse anche tutto il suo cazzo dentro di me facendolo scorrere sull’altro. Il figlio si era fermato un attimo per permettergli l’operazione, poi tutti e due ricominciarono a scoparmi insieme.
Io urlavo e godevo. Pensavo di avere il culo definitivamente rotto ma ancora non sapevo quello che mi avrebbero fatto poco dopo.
Mentre venivo così piacevolmente abusato il figlio disse “Papà, dobbiamo aprirlo ancora di più. E’ arrivato il momento”.
“Hai ragione”. Infilò una mano sotto il cuscino e ne tirò fuori un dildo grosso quanto i loro cazzi. “E’ arrivato il momento di dimostrare quanto sei troia pronta a tutto”.
Io, che mi stavo ormai piacevolmente godendo quella doppia penetrazione, ebbi un colpo al cuore. “Oddio, che volete fare? Non vorrete mica… AAAHHH”. Non feci a tempo a finire la frase che anche il dildo andò a fare compagnia ai suoi simili di carne dentro di me, favorito dagli abbondanti umori di cui ero pieno. Avevo ben tre cazzi dentro di me! Gridai ma inutilmente, salvo per il fatto che le mie urla li fecero ingrifare ancora di più e in poco tempo, prima il padre e poi il figlio, si scaricarono di nuovo completamente dentro.
“Prendila tutta, troiaaa…”. “Ahhh che bel culo rotto, frocio di merda…”. “Sarai per sempre la nostra puttana personale”. “Sei una lurida zoccola sfondata”. Sentivo le loro voci lontane, ovattate, mentre galleggiavo nel piacere più assoluto.
Da allora non ho più le riunioni serali ma ho spesso dei lunghi pomeriggi di lavoro, almeno uno a settimana perché, tra un incontro e l’altro, devo far passare il dolore e restaurare il buchino (ormai però diventato una voragine) sempre più facilmente recettivo. Io soddisfo pienamente i miei amanti e loro soddisfano me. Uno giovane e l’altro più vecchio di me, in contrasto come la mia doppia vita. Qualche volta uno o due loro amici si uniscono a noi. Allora tutto si trasforma in una situazione di “gang-bang”, dove l’unica “vittima” sono io. Più che felice, naturalmente.

(Si tratta di un racconto di fantasia. Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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