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DRITTO COME UN TRENO


di caos_calmo88
27.05.2015    |    12.014    |    7 8.3
"Intanto del controllore o di altri passeggeri, nessuna traccia..."
Ci sono volte in cui la voglia di cazzo mi tiene sveglio. Di norma riesco sempre a trovare qualcuno in grado di soddisfarmi, un bel cazzo che mi disseti, che metta a tacere la mia voglia. Se il tempo per cacciare è poco, mi basta spulciare la mia rubrica personale e contattare uno dei miei fidati stalloni. Di solito uno libero e voglioso di godere c’è sempre per me.
Quel giorno però, la mia voglia era stata placata… almeno così mi sembrò.
Mi trovavo sul treno, di ritorno da un weekend a base di sesso. Ero andato a trovare Ivan, un manzetto che avevo conosciuto al mare qualche mese prima.
Il ragazzo tutto cazzo, questo era il suo soprannome. 1,60 d’altezza per 22 centimetri di uccello. Nudo appariva quasi sproporzionato, spesso è vero che nella botta piccola c’è il vino buono. Nel suo caso la bottiglia era colma di sborra.
Il giorno precedente Ivan mi aveva fatto venire quattro volte. Mi faceva malissimo il culo ed ero esausto. In procinto di partire per la stazione, feci in tempo a fargli un pompino d’addio. Profondissimo come sempre.
Mi mancavano le forze, una volta entrato nel vagone, che per fortuna era deserto, mi misi subito a sedere.
Sentì il fischio del capotreno, le porte si chiusero, ed io sprofondai nella mia seduta, in quel vagone vuoto. Chiusi gli occhi, senza nemmeno accorgermene mi addormentai.
Quando riaprì gli occhi, il mio sguardo incrociò quello del passeggero seduto sul sedile vicino al mio. Quando mi ero assopito lui non c’era… e ora eccolo lì.
Notai subito che era bell’uomo. Aveva una barba brizzolata, molto curata, gli occhi verdi e un bel fisico robusto e prestante.
Sui 40 anni, completo scuro, cravatta. Un tipo elegante e raffinato. Mi stava già guardando mentre dormivo, pensai sicuro.
Lui mi sorrise con gentilezza ed io ricambiai.
- “Dove siamo?” gli chiesi.
- “Ben svegliato. Siamo a ……... “ Mi rispose lui con cortesia.
Avevo davanti a me ancora un’ora e mezza di viaggio, ma qualcosa mi diceva che l’avrei passata in allegria.
Tra una chiacchiera e l’altra, il bel signore misterioso si presentò formalmente, da vero gentleman:
- “Mi chiamo Luca. Piacere di conoscerti!” Disse stringendomi con vigore la mano, come in una morsa.
- “Il piacere è tutto mio… Luca.” Risposi con una certa malizia.
Mi chiese da dove tornavo, e se mi ero divertito durante il mio soggiorno. Mi bastò poco per capire le sue intenzioni… La stava tirando per le lunghe però, ed io, che ero così stanco e fiacco, decisi di essere sincero al massimo e tagliare corto.
Gli dissi che ero stato a trovare un amico conosciuto in vacanza e che mi ero divertito molto con lui, ma che adesso ero molto stanco.
- “Che hai combinato, per essere così stanco?” Mi chiese Luca sorridendo, quasi intuendo la verità.
- “Abbiamo scopato, anzi, mi ha scopato, per tutto il weekend”. Gli dissi secco.
Il dado era tratto ormai, due erano le reazioni che potevo aspettarmi: Luca sarebbe ammutolito, forse sdegnato, oppure…
- “Mi piace la tua schiettezza… amo le persone dirette e sincere. Anche io non perdo mai troppo tempo, e amo arrivare subito al sodo”. Disse Luca assumendo una posa disinvolta, il tono della sua voce si fece improvvisamente seria e incuriosita.
Aveva colto l’attimo, come tutti gli abili uomini di mondo, sapeva che il gioco stava cominciando.
In un istante tutto cambiò.
Luca cominciò a toccarsi la patta, doveva avere dei boxer molto larghi oppure non portava le mutande, perché a mano a mano che il suo cazzo induriva, vedevo stagliarsi sempre di più la sagoma inconfondibile di un bel batacchio.
- “Mettiti qui, accanto a me.” Mi disse Luca con dolcezza, indicandomi il posto libero attiguo al suo.
Non mi feci pregare e mi accomodai accanto a lui, nascondendo la mia svogliatezza.
Aveva un profumo buonissimo, molto arrapante. Credo fosse di Dior.
Presi ad accarezzargli il cazzo che premeva prepotentemente dal pantalone. Duro e grosso, sulle prime pensai che lì sotto nascondesse un dildo molto realistico. Volli sincerarmi e infilai una mano… allentandogli la cintura di Hermes.
Era tutto vero. Ed era pure fradicio… annusai le mie dite, che avevano assorbito l’inconfondibile aroma di cazzo.
Non portava davvero le mutande, come avevo sospettato. Gli afferrai i coglioni, massaggiandoli.
Entrambi non curanti che qualcuno, magari il controllore, potesse entrare nello scompartimento e coglierci in flagrante.
Mi baciò con passione, ma uno scossone del treno ci fece staccare, riportandoci alla realtà.
Quel colpo improvviso ricordò a entrambi, presi ormai dall’eccitazione, che non potevamo consumare lì. Dovevamo fermarci subito.
- “Scendo con te alla tua fermata e ce andiamo in albergo. Ti va?” Mi chiese Luca.
Non sapevo come spiegargli che la pazienza non è tra le mie virtù.
Non potevo aspettare, volevo il suo cazzo subito. Di colpò la mia libido tornò alle stelle.
C’era il bagno nel nostro convoglio, se così potevo chiamarlo. Una pompa bestiale a quel manzo non gliela toglieva nessuno.
Luca non fece grande resistenza, e si fece trascinare nel gabinetto. Era piccolo e angusto, oltre che maleodorante. Lo spinsi di schiena verso il lavabo e gli tirai fuori il cazzo dai pantaloni. Lo presi in mano, pulsava. Lo guardai appena, era molto tosto e duro.
In un solo colpo m’infilai la cappella in gola, e poi su e giù di continuo. Lo succhiavo come un ghiacciolo, avidamente. Il bordo del suo glande faceva su e giù tra le mie labbra infuocate. Ero come impazzito, Luca cercava di contenere il godimento che li procuravo, ma stava impazzendo anche lui.
Intanto del controllore o di altri passeggeri, nessuna traccia. Per fortuna.
Nessuno ci disturbava.
Cominciai a ciucciargli le palle, masturbando il suo randello con decisione.
- “Fermati! …Mi fai sborrare” Gridò Luca.
- “Ssshhh! Abbassa la voce, potrebbero sentirci” Gli dissi.
- “Come si fa a trattenersi con una bocca da panico come la tua?” Mi disse dolcemente Luca.
Luca mi prese la testa e mi arrestò di colpo.
- “Dammi la sborra” Gli ordinai.
Riuscì a malapena a dirlo, che m’inondò la bocca di sperma caldo. Aveva un sapore amarognolo, lo risputai ai suoi piedi e ripresi a succhiare. Lui continuava a sborrare tappandosi la bocca. Me lo gustai fin che non si ammosciò, ripulendolo fino all’ultima goccia.
Usciti dal bagnetto, mi accorsi che il treno era quasi giunto alla mia destinazione. Luca tirò su il lampo dei pantaloni e si sistemò i capelli. Io presi il mio bagaglio e lui la sua 24 ore di Prada.
Non credevo che sarebbe sceso con me.
Invece, come promesso, prese una stanza d’albergo, dove lo raggiunsi circa un’ora dopo.
Mi scopò il culo a lungo, con sapienti colpi di pennello. In terra sulla moquette, appoggiato alla finestra, a pecora sulla poltrona, ma mai sul letto!
Era contento e compiaciuto di fottermelo sapendo che era già stato aperto e spanato da un altro, poche ore prima.
Morbido ed elastico, il mio buco accolse la sua nerchia calorosamente. Questa volta mi sborrò sul petto, passando la cappella bagnata sui miei capezzoli. Poi fece sborrare me, e ingoiò tutto il mio sperma… poi, non contento, fece una cosa bizzarra, leccò dal mio petto anche il suo seme. Che mi colava ovunque.
Assai più bizzarra, fu la richiesta che mi fece dopo. Voleva che gli defecassi in bocca! Non mi scappava per niente, perciò fui costretto (e sollevato) a non accontentarlo.
Rimanemmo in contatto per diverso tempo, ma avanzava sempre desideri che poco si confanno con la mia idea di sesso e godimento, perciò, decisi di non vederlo più.
Chissà, magari un giorno lo incontrerò nuovamente sul treno della vita.
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