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DUE AMICI (CON SORPRESA) - 2


di Foro_Romano
28.08.2015    |    18.283    |    7 9.0
"Sulla porta della camera si stagliava la sagoma del padre di Giorgio ed era completamente nudo e si stava massaggiando il cazzo! "Papà! Che ci fai qui? E..."
2. La sorpresa

Giorgio aveva dunque appena sverginato l'amico Andrea e stavano trastullandosi e giocando come bambini sul letto quando una voce virile e profonda li interruppe ed ebbero paura. Sulla porta della camera si stagliava la sagoma del padre di Giorgio ed era completamente nudo e si stava massaggiando il cazzo!
"Papà! Che ci fai qui? E... e..."
"Era da un po' che vi stavo osservando e voi non ve ne siete accorti. Ho visto tutto ed è stato veramente molto eccitante. E bravo il mio Giorgio, hai fatto il culo al tuo amico! Tu sei Andrea, vero? Il figlio del mio vecchio compagno di scuola. E bravi, bravi".
"Papà, ecco..."
"Non devi giustificarti di niente. Vi siete divertiti proprio bene. Giustamente. Adesso vorrei divertirmi io, se permetti", e continuò a smanettarsi.
Andrea dalla paura che si era preso nel vedere quella presenza passò alla paura per ciò che quell'uomo gli avrebbe voluto fare. Era alto almeno un metro e novanta, peloso dal collo ai piedi, barbuto, con spalle e torace grandi e con un tronco tra le gambe di dimensioni incredibili. Scese dal letto velocemente ma, nudo com'era, rimase un po' interdetto.
"Dove vai? Non puoi andartene proprio adesso che comincia il bello. Ormai sei un frocio insaziabile, come dice lui. Volevi rifarlo subito, hai detto. Allora? Tieni, divertiti un po'", disse avvicinandosi e mettendogli a portata di mano la sua minchia paurosa.
Andrea, sovrastato da quell'uomo così alto, non lo guardò in faccia perché era più attratto da quell'oggetto di desiderio, grosso, rigido, venoso. Si rese conto che era vero: si sentiva affamato di sesso. La situazione era imbarazzante ma la lussuria prese il sopravvento. Gli era piaciuto prendersi dentro il cazzo di Giorgio, già abbastanza grosso, ma questo! Non ce l'avrebbe potuta certamente fare, ma per un pompino forse poteva provarci.
Non ci pensò troppo, allargò più che poté la bocca e, con una certa fatica, riuscì a far entrare la cappella, ma non di più. Cominciò a succhiare ed a rotearci intorno la lingua. Ne gustò il buon sapore, compreso quello della goccia di precum che si era formata sul taglietto.
L'uomo emise un gemito di approvazione e gettò all'indietro la testa, con gli occhi chiusi. "Ahhh, siiii, bravooo". Poi si riabbassò a guardare la testa di quel bravo ragazzo che ce la metteva tutta per dargli piacere. "Sei proprio bravo! Pochissime femmine sono riuscite a farmelo. Continua, bravo". Il giovane alzò gli occhi bagnati dalla libidine verso di lui, continuando quello che stava facendo.
"Adesso basta. Mettiti in ginocchio sul divano, con la testa verso la spalliera", gli ordinò.
Capì quello che gli voleva fare. "No, no, la prego, non riuscirei mai a prendere dentro un cazzo così grosso".
Ci pensò un po', poi disse "Ok, però fallo lo stesso. Voglio vederti per bene il culo. E tu...", rivolto al figlio che nel vedere il padre in quelle condizioni si era di nuovo eccitato, "...tu mettiti seduto sulla spalliera davanti a lui e mettigli il cazzo in bocca " e l'ordine fu subito eseguito senza esitazione.
Andrea poteva di nuovo succhiare il cazzo del suo amico e ci mise tutto il suo impegno. A differenza di quello del padre, questo poteva, con un po' di sforzo, prenderlo fino in fondo, e cominciò a pomparlo.
"Ma che bravo. Ti piace proprio il cazzo, vero?", gli sussurrò in un orecchio, pungendogli le guance con la barba. Senza smettere, voltò gli occhi verso di lui per un cenno di conferma. "Se ti piace così tanto vuol dire che sei una troia, una vera troia nata".
Tornò dietro di lui. "Che bel culetto. Proprio bello" e lo carezzò. Poi, improvvisamente, gli dette uno schiaffo su una natica che lo fece sobbalzare. Ma non smise il bocchino. Altre carezze. Sentì le grosse mani dell'uomo che gli allargavano le chiappe e la barba che s'intrufolava tra loro, rigando la pelle più delicata dell'interno. Grandi lappate con la lingua ruvida e umida solcarono il suo buchino, ammorbidendolo.
"Mmmm, che buono. Se non ci fosse già passato mio figlio, te lo avrei rotto io per primo, sta' sicuro".
Andrea ebbe ancora un fremito di paura ma continuò a spompinare l'amico. La sua paura era ben fondata. L'uomo, infatti, non rispettò la promessa e, dopo aver ben coperto di crema la sua durissima nerchia, disse "Tienigli ferma la testa. Non lasciartelo scappare". Mise un bel po' di crema sul buchino e, con due delle sue grosse dita, gliela infilò anche dentro.
Il ragazzo cominciò ad agitarsi ma l'amico, obbediente agli ordini del padre, lo teneva fermo col cazzo fino in fondo. Quel maschio infoiato voleva finalmente realizzare il suo sogno che non aveva mai potuto avverare: ficcare la sua enorme minchia in un culo. Che c'era di meglio del culetto quasi vergine di una giovane troia!
Lo prese per i piccoli fianchi, appoggiò la grossa cappella all'entrata e rabbrividì lui stesso per ciò che stava per fare. Spinse e spinse più volte e finalmente la cappella vinse la resistenza e sfasciò il muscolo dell'ano penetrandogli dentro con la sola cappella. "Ahhh, siiiii...", sibilò.
Si poté sentire l'urlo del giovane strozzato dal tappo di carne che aveva in gola. Il piccolo corpo prese a scuotersi come un ossesso, voleva sfuggire a quella doppia trapanazione. L'uomo stette fermo per qualche secondo e durante quel breve lasso di tempo le urla strozzate si ripeterono, mentre grosse lacrime fuoriuscirono dagli occhi sbarrati della vittima di quella violenza.
Ma le urla si interruppero quando la minchia riprese, con piccoli colpi, ad avanzare, aiutato anche dalla sborra del figlio che ancora era dentro. Il dolore di quell'invasione gli tolse il fiato. Il suo corpo rinunciò alla difesa. E la mazza arrivò fino in fondo. Prese poi a stantuffare prima lentamente e poi sempre più forte, accompagnata dalle grida di vittoria dell'uomo. "Tie', tiè, prendi, prendi. Ti piace, ehh? Ti stò sfondando, piccola troia. Ti sfondo, ti sfondo, puttana. Prendilo tutto".
Il ragazzo, se prima cercava di sfuggire, adesso andava incontro a quei colpi portentosi. Il suo buco si era completamente aperto e abituato al calibro di quella minchia. Le sue grida si erano dapprima trasformate in gemiti di dolore e poi in altri di enorme goduria.
L'amico Giorgio, da sopra, non poteva credere a quello che vedeva. L'enorme cazzo di suo padre stava montando selvaggiamente e senza sosta il culetto di Andrea. Gli sembrava impossibile che potesse entrare in uno spazio così piccolo. Eppure lo stava vedendo con i suoi occhi.
L'eccitante visione, accompagnata dal pompino ancora più intenso che aveva ripreso a ricevere sul suo cazzo, lo fece arrivare al punto di non ritorno. Estrasse la sua mazza dalla bocca famelica e, con due pugnette, sparò un carico impressionante di sborra che lavò la faccia dell'amico e si mescolò alle lacrime che andavano seccandosi. Quello, pur continuando a rispondere alle potenti spinte che lo sconquassavano, fece di tutto per riprenderlo in bocca e sugarne le ultime gocce.
Andrea girò la testa all'indietro per vedere quel maschio scatenato dietro di sé, stravolto dal piacere e sudato. Tentò di dire qualcosa con la bocca ancora impastata del succo di coglioni. Forse era solo un gemito.
L'altro, appena vide il suo viso coperto da una maschera di sperma, non resistette molto. "Dio, quanto sei troia! Ti stò sventrando il culo, puttanaaa... Aaaahhhhh".
Una serie di urli animaleschi accompagnarono le bordate di sperma su per il culo rotto del ragazzo ed il virile corpo dell'uomo dapprima si inarcò all'indietro e poi ricadde sulla schiena che gli stava sotto, senza preoccuparsi del peso che gli scaricava addosso. Non era mai venuto così tanto e, poi, aveva finalmente realizzato il suo sogno che sembrava irrealizzabile. Per ringraziarlo, gli coprì di bacetti il collo, prima di uscire lentamente dal quel buco di piacere. Dalla voragine lo seguirono grumi di crema biancastra che impiastrarono le palle e le cosce del giovane.
Gli dette uno schiaffetto sulla chiappa. "Bravo, sei stato veramente un bravo ragazzo", gli disse con sua più piena soddisfazione. "Adesso, invece di uno, avrai due amici da soddisfare e, personalmente, non ti lascerò un giorno libero, ma credo che anche mio figlio sia della mia stessa pasta".
Da quel giorno si sentiva l'essere più felice della Terra ma, stranamente, cominciò a camminare a gambe larghe.

(fine)

Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela.
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