Racconti Erotici > Gay & Bisex > Dopo la discoteca - 2
Gay & Bisex

Dopo la discoteca - 2


di honeybear
29.07.2014    |    8.640    |    3 9.8
"Ora c’erano solo gli slip a separarmi da quel trofeo che sagomavo attraverso la stoffa..."
Rimasi a lungo a fissare il soffitto.
“A cosa pensi?” quegli occhi nocciola mi stavano osservando indagatori.
“Sto pensando che… Che stare sdraiato accanto a te, Daniele, mi sembra una cosa così naturale... La cosa più naturale del mondo”.
Era vero: percepivo una sensazione di benessere mai provata. Ormai non potevo più negare l’evidenza.
Tornammo entrambi a contemplare il rettangolo bianco con il curioso lampadario al centro, voltando di quando in quando lo sguardo per catturare le emozioni sul viso dell’altro… Le dita di entrambi si mossero a cercarsi… Si trovarono. S’intrecciarono… Infine le mani si strinsero. Forte. Le sollevammo per guardarle, girandole e rigirandole. Gli occhi scintillavano stupefatti. Come quelli di un bambino che ha scartato il miglior regalo che poteva desiderare.
Mi lasciò andare, ma solo per allungare un braccio da dietro e stringermi a sé. Lo lasciai fare. La stretta era un misto di forza e tenerezza che voleva ribadire il concetto già espresso a voce: ‘Sono qui. Per te! Per farti restare’. Questa cosa mi dava al contempo un senso di sicurezza e serenità che credo, mai avevo provato con Angela.
Mi feci più vicino per affondare la testa nel suo collo. Aspirai profondamente l’aroma del suo profumo: la sua pelle morbida e bianchissima sapeva di buono. Con un braccio provai a circondare il suo torace. Sollevai la testa per guardalo. Sorrisi imbarazzato:
“Che c’è!?” sussurrò mentre mi scompigliava i capelli e mi baciava sulla fronte.
“Il mio braccio… È troppo corto…”
Continuò a sorridere sollevandosi leggermente.
Sistemò un cuscino dietro la schiena per stare più comodo e mi avvicinò nuovamente a sé. Ora avrei potuto cingerlo, ma la mia mano preferì posarsi sul suo petto, prendendo a trastullarsi con i lacci della sua felpa. Abbassò la cerniera e se la levò. Le iridi nocciola non si staccavano un momento dalle mie:
“Occhi verdi. Il mio colore preferito!” arrossii a quel complimento inaspettato.
“Dany…”
“Richy…”
Pronunciammo i nostri nomi all’unisono. Ridemmo. Tornammo a fissarci; come quella sera in discoteca, eravamo ad un centimetro di distanza l’uno dall’altro. Il mondo lontano da noi.
Le mie labbra si protesero verso le sue, ma le sue dita mi sbarrarono la strada. Presero a scorrere leggere sul mio viso: la fronte, il contorno dell’ovale, le palpebre… Era come se volesse disegnare i miei tratti somatici per imprimerseli nella mente.
Proseguì seguendo il profilo del naso, sfiorò di nuovo le labbra, poi il collo fino al torace. S’insinuò nello scollo a ‘V’ della T-shirt e solleticò i peli del petto. Le dita divennero due per titillarmi il capezzolo sinistro. Gemetti agitandomi.
“Ti ho stretto troppo forte?”
“No… No… Non preoccuparti. Solo… Ecco, non sono abituato…”
Mi baciò sulla fronte ancora una volta. Le dita divennero la mano che appoggiò sul cuore:
“Batte forte…”
“Io… Io… Ho paura…” risposi sovrapponendo la mia. Solo la maglietta leggera che indossavo le separava.
“Sshhtt… - la mano si fece nuovamente solo dito. Lo posò sulle mie labbra – Non voglio sentire altre cazzate! Te l’ho detto e te lo ripeto: ci sono io al tuo fianco!” e seguì un nuovo bacio tra i capelli e sulla fronte.
Gli sguardi incrociati e gli occhi socchiusi. I volti pericolosamente vicini. Le labbra nuovamente pronte a sfiorarsi; sentii il tepore del suo respiro leggermente affannato, mischiarsi al mio. Un bacio a stampo. Un altro. Un altro. La stretta di un abbraccio che toglie il fiato, tanto è forte.
‘Mi vuole…’
‘Lo voglio…’
Ce lo comunicammo con un fremito. Con uno sguardo. Gli afferrai la faccia per essere certo di non lasciarlo scappare. La sua lingua cercò la mia, pressando la bocca. Lo lasciai entrare. Lo lasciai giocare ad aggrovigliarsi, a rimanere in bilico sulla punta, a mordicchiarmi le labbra mentre sentivo la sua mano accarezzarmi il torace. Poi l’addome… E poi ancora più in basso.
Gliela ritrassi.
“Scusa…” arrossii.
“Va tutto bene. Fidati - e prese la mia per condurla fin laggiù, dalle sue parti – senti?”
Attraverso la stoffa pesante dei jeans avvertii la stessa consistenza che mi fece vergognare: i nostri uccelli erano in tiro. Il suo sembrava di marmo ed il mio… Beh, non lo sentivo così duro da tempo: Angela non era mai arrivata a tanto!
Ci accarezzammo. Dapprima timidamente, poi sempre più sicuri di noi. Infine ci strusciammo le patte mentre le bocche avide continuarono a baciarsi, disegnando parabole di saliva. Mugolando come cagne in calore.
Sentii di non avere più limiti. Nessuno dei due ne aveva. Gli allentai la cintura per slacciargli i bottoni dei jeans, prontamente imitato da Daniele. Ora c’erano solo gli slip a separarmi da quel trofeo che sagomavo attraverso la stoffa. Sentii i polpastrelli umidi: si era bagnato. Non di sborra, ma liquido pre-spermatico.
Avvicinai le dita al naso per sentirne l’aroma. Poi alla bocca per assaporarne il gusto: era un sapore intenso e molto virile. Aspro e dolce al contempo.
Lo baciai per trasmettergli il gusto del suo umore mentre sentivo le sue mani scivolarmi lungo i fianchi e sollevarmi la maglietta per levarmela. Lo imitai prontamente e lo spettacolo che mi si parò davanti mi tolse il fiato. Dovetti fermarmi un attimo per realizzare che non era un sogno, ma la migliore delle realtà!
“Che succede?” non risposi, ipnotizzato dal ‘panorama’.
Ero intento a contemplare il generoso manto di pelo che si apriva a ventaglio sul petto e che, passando attraverso una sottile striscia in corrispondenza del diaframma, rivestiva la corazza addominale. Era un pelo lucidissimo, lungo e ruvido, così almeno sembrò al passaggio delle mie mani. Mani che si fermarono sui pettorali. Per stringerli, schiacciarli, per tormentare i capezzoli, per far scorrere tra le dita quelle trame di fili scuri che tanto contrastavano con il candore di quella pelle vellutata.
Mi prese con forza per mettermi sotto di lui. Sentivo i rispettivi uccelli pulsare: chiedevano libertà!
Per tutta risposta Daniele allargò le gambe e si levò sopra di me, permettendomi una vista migliore del suo torso nudo:
“Niente male… Niente male davvero!” sogghignò.
“Mi prendi in giro. Il mio fisico non è certo paragonabile al tuo! Io sembro goffo e impacciato in confronto a te!”
Come riposta ricevetti una vigorosa strizzatina ai capezzoli:
“Ahia! Ahia! - protestai - Così mi fai male...”
“Per forza devo punirti: dici una minchiata dietro l’altra!” e rise.
Fece per chinarsi su di me a chiedere perdono. Ma le mie mani si posarono ancora una volta su quel petto d’acciaio, chiedendogli di restare dov’era. Scesi io lentamente ad accarezzare quel manto nero, soffermandomi a giocherellare con le dita intorno all’ombelico:
“Puoi scendere ancora, se vuoi…”
Ero imbarazzato. Scendere ancora voleva dire arrivare alla zona pubica. Timidamente iniziai a giocare con l’elastico delle mutande:
“Non morde, sai. Non che io sappia almeno!”
Mi feci coraggio e lasciai scivolare la mano all’interno degli slip. Accarezzai la soffice nuvola di pelo pubico che mi diede il benvenuto, afferrai con decisione la cappella umida per passare poi all’asta e tastare la consistenza dei coglioni! Di nuovo esitai:
“Coraggio… Va' avanti…” la sua dolcissima voce assunse un tono quasi paterno.
Chiusi gli occhi mentre gli cingevo i fianchi e lentamente gli abbassavo mutande e pantaloni alle ginocchia sfiorandogli le cosce tese e muscolose. A quel passaggio ebbi un sussulto nelle parti basse. Quando li riaprii vidi svettare davanti a me il suo enorme uccello. O almeno a me pareva tale (se confrontato al mio). Spuntava dall’intrico di peli pubici che, a rovescio e con minore estensione, disegnavano lo stesso ventaglio del torace. Curvava verso l’alto, come una specie di banana; la cappella rossa era bagnata dal suo liquido pre-spermatico che gli colava abbondante lungo tutta l’asta cui erano attaccate un paio di palle chiuse in un sacchetto bello gonfio e peloso.
“Finalmente ce l’abbiamo fatta! – disse ridendo di gusto – E levati quell’espressione da pirla che hai in faccia! Adesso è il mio turno!”
Si mise in piedi davanti a me, liberandosi di ogni indumento e scoprendo così definitivamente il bel paio di gambe tornite, pelose e sode. Deglutii…
Afferrò con decisione l’elastico dei miei boxer, invitandomi a sollevare il bacino per agevolarlo nello spogliarmi. Ci mise un secondo:
“Come dicevo, davvero niente male!” mi strizzò l’occhio mentre mi scappellava. Dopo essersi scappellato a sua volta, si buttò sopra di me, fissandomi con uno sguardo malizioso. Mi prese alla nuca spingendo la sua bocca contro la mia e premendo la lingua sulle mie labbra, chiedendo di poter entrare. Ottenuto l’accesso, riprese ad ispezionare a dovere ogni centimetro del mio palato. Ed io facevo del mio meglio per tenergli testa.
Tornai a palpargli il petto, disegnando la linea dei fianchi fino ad agguantargli il culo. Si staccò dalla mia bocca per guardarmi incredulo e compiaciuto per l’iniziativa dimostrata, preferendo poi leccarmi il collo e mordicchiarmi i lobi delle orecchie. Gemevo e sbuffavo lasciandomi completamente trasportare dalla passione che stavamo vivendo. Al resto avrei pensato poi; se pure dopo ci fosse stato qualcosa a cui pensare.
Per il momento volevo essere lì. Con lui. Lui che continuò imperterrito a baciarmi, che mi chiese di toccarlo in un determinato modo, che si strusciò sul mio corpo in maniera oscena. Lui che, comportandosi a quel modo, rese il mio uccello così duro da farmi male. Lui che mi fece desistere dal divincolarmi per porre fine a quel supplizio perché non perdeva occasione di bisbigliarmi nelle orecchie la sua felicità di avermi in quel letto. Che mi rovesciò sopra di lui chiedendomi di rifargli esattamente quanto io avevo avuto.
Sembrava un treno impazzito che correva senza freni verso quel luogo chiamato felicità!
“Dany… Dany… Ho bisogno di venire. Lasciami venire…” lo implorai rompendo l'incantesimo.
“Aspetta… - ansimò – aspetta ancora un attimo… Ti prego!”
E io non potei far altro che piegarmi al suo volere una volta di più, mentre lo guardavo. Era bellissimo. Il sudore che gl’imperlava la fronte e i peli del petto rendeva la sua carnagione quasi trasparente.
Stante la promessa di una rapida conclusione del match, le nostre lingue andarono avanti ad avvilupparsi ancora per diverso tempo. Così come le mani percorsero chilometri di pelle e le dita di pelo. Le cappelle erano rosse come la più matura delle ciliegie: anche lui credo che provasse dolore e che i suoi coglioni, come del resto i miei, avessero accumulato tanta di quella sborra da inondare Genova!
Ma in quel frangente imparai a conoscere la sua ostinazione: anche lui, come me, voleva protrarre all’infinito quei momenti di piacere. Alla fine tuttavia, dovette cedere all’evidenza: mi bloccò, facendomi cadere accanto a lui.
Allungò la mano sul mio uccello cominciando a menarmelo. Con un cenno m’indicò che dovevo fare la stessa cosa con il suo. Fu un attimo: entrambi eravamo allo stremo. Pochi colpi decisi ed insieme rompemmo le acque, spruzzando getti di sborra così densi e copiosi che ci coprirono fino ai capelli.
Ci guardammo. Eravamo sfiniti. Eravamo fradici. Di sborra e sudore. Ansimavamo come cavalli imbizzarriti. Mi abbracciò trascinandomi a sé. Io mi persi a guardare le gemme di liquido seminale che lentamente si rapprendevano sui peli del suo petto. Eravamo felici!
“Ehi…” due dita sul mento erano il segnale che la sua bocca mi voleva ancora. Per un ultimo bacio. Prima di una doccia veloce che non avrebbe lavato il ricordo di quell’incredibile pomeriggio. Prima di tornare a casa, perché:
“Porca puttana! Sono quasi le 8.00! E domani interroga in letteratura!”

- CONTINUA? -
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Dopo la discoteca - 2:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni