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Gay & Bisex

E dopo Gianni fu la volta di Dario...


di allthom
22.10.2014    |    6.074    |    1 8.8
"A questo punto presi le sue mani che ciodolavano lungo i fianchi e me le poggiai sulla testa:”dammi tu il ritmo che preferisci”..."
Vorrei raccontarvi del mio incontro con Dario.

Erano passati un paio di mesi dalla rottura definitiva con Gianni (della cui storia gia vi avevo raccontato qui).

Lui era stato il mio primo uomo, e mi aveva aiutato a capire molto di me e della mia personalità, ma io ero cresciuto in molti sensi. Lui oramai richiedeva sempre di più dalla nostra storia: voleva mi trasferissi a Livorno, che andassimo a vivere insieme. Io invece chiedevo sempre di meno: volevo terminare l’università, provare la libera professione, andare a vivere da solo.

Alla fine convenimmo che era tempo che le nostre strade si separassero, e così dopo tre anni di monogamia mi ritrovai a dovermi re-inventare per trovare la compagnia che preferivo.

Paradossalmente, avendo vissuto quasi tutto il tempo della mia storia con Gianni a Livorno, nulla sapevo della “scena” della mia città, dei locali da frequentare, delle feste dove muoversi, ecc. ecc.

Un paio di vecchie conoscenze dell’università si offrirono di farmi da guida nei pub e nelle discoteche di riferimento, anche se alla prova dei fatti quei locali mi lasciavano un vago senso di tristezza e ghettizzazione.

Da qualche tempo si andava poi affermando un nuovo strumento di comunicazione: Internet e le chat che avevano soppiantato le linee 144 che qualche soddisfazione mi avevano regalato.

Una sera sulla chat della mia città postai il seguente annuncio:”25enne fuori dal giro cerca 40enne e + per amicizia ed eventualmente sesso”.

Subito mi si aprirono una decina di finestre per dialogare in privato da parte di altrettanti utenti.

Tra tutti quello che mi colpì di più era l’approccio dimesso di Dario, chattando con lui venne fuori che era sposato, che da poco aveva iniziato ad affrontare la sua bisessualità, non aveva ancora avuto un rapporto completo ma solo qualche palpeggiamento, ed era in definitiva molto più imbranato di me in questo mondo omo. Mi raccontò molto altro di se, la sua professione, architetto, della sua voglia di scoprire nuove cose ed esperienze, della passione per i viaggi.

Alla fine, incuriosito soprattutto dalla sua ritrosia, lo convinsi ad incontrarci, un paio di giorni dopo a pranzo in un bar vicino al suo studio.

La mattina del nostro incontro mi arrivò una mail in cui con un linguaggio contorto si scusava ma aveva avuto un contrattempo di lavoro e si trovava costretto ad annullare l’incontro, con la massima tranquillità gli risposi:"Ok magari sarà per un’altra volta."

Questo accadeva alle 10, verso le 12 nuovo messaggio via email che provava a confermare l’appuntamento visto che aveva apparentemente risolto il suo problema lavorativo, alla fine tra una convulsione e l’altra riuscimmo ad incontrarci.

Mi ritrovai, in una fresca e assolata giornata di primavera a sedermi al tavolino esterno di un noto bar (fortunatamente non lontano dallo studio in cui lavoravo), vista la scarsità d’impegni lavorativi miei mi ero appropinquato all’appuntamento con una mezzora d’anticipo pensando di godermi sia la lettura del giornale che lo struscio per la via.

Quando mancavano appena 5 minuti alle 13, noto un “pennicone” che si aggira sul marciapiede spizzando tutti i tavoli, magro, almeno una 15ina di centimetri più alto di me, spalle un pò curve, un giubotto molto ampio e scarponi da cantiere, portava sotto braccio uno di quei tubi rigidi che usano gli architetti e gli ingegneri per trasportare progetti e disegni, senza indugiare chiamo il suo nome abbastanza forte da una parte all’altra del marciapiede:”Dario ?!?”, si gira verso di me ed una smorfia a sorriso gli si abbozza sul viso.

“Tommaso?”
“Si”
“Piacere di conoscerti”
“Il piacere spero sarà anche mio” dico ammiccando (sto a provà a fare il simpatico, ma in realtà anche io sono un pò nervoso, praticamente è il mio primo appuntamento da quando ho terminato quella che fino a quel momento era stata la mia storia più importante).

“Preferisci fermarti qui o vuoi fare due passi”

“Bhè intanto mangiamo qualcosa che c’ho fame vista l’ora, poi magari facciamo pure due passi” accenno risedendomi.

Detto e fatto ordiniamo dei panini, delle birre e iniziamo a chiacchierare, e debbo dire che superato il primo impatto la sua compagnia non è malaccio, anzi. Dario è una persona intelligente, appassionata del suo lavoro e che sa parlare molto bene, è un pò timido, deliziosamente timido, ogni tanto vorrebbe pure lui ammiccare, fare una battuta solo che diventa rosso sugli zigomi.

Finiti i panini decidiamo di fare due passi per il quartiere per continuare a conoscerci.

“Cosi hai finito l’università e ora stai facendo la pratica legale?”
“Si, ho iniziato un paio di mesi fa”
“In cosa ti vorresti specializzare?”
“In diritto del lavoro, ai tempi dell’università avrei voluto diventare un nuovo Gino Giugni, invece nello studio dove sono ora, si lavora molto per le grandi aziende e sopratutto si fa consulenza”
“Vivi con i tuoi?”
“Si ma spero ancora per poco, allo studio hanno detto che dopo i primi sei mesi inizierò ad essere pagato 800mila lire al mese, quello più altri soldi che guadagno di mio con articoli e traduzioni, insomma spero di farcela a prendere in affitto una stanza almeno da qualche parte, ma parliamo di te: hai detto di essere sposato”
“Si, in effetti è una non storia, io e Lisa ci conosciamo dai tempi delle superiori, stiamo assieme da quando abbiamo 18 anni e oggi a quasi 40 anni ho realizzato che ho passato metà della mia vita assieme a questa persona, solo che non sò se voglio passarci l’altra metà”
“Cazzo è complicata”
“Bhè meno di quello che sembri, io e lei non abbiamo figli e forse non ne avremo mai, c’è giusto la casa e la macchina oramai ad unirci, neanche più l’attrazione sessuale, che pure un tempo era molto forte, lei è stata la mia prima ed unica donna, io sono stato il suo primo e credo unico uomo, poi c’è il fatto che da qualche tempo sto scoprendo queste cose su di me, ho fatto pure un pò di terapia per venirne a capo...”.
“Vabbè senti si è fatto tardi e debbo rientrare a studio. Mi ha fatto piacere conoscerti se la cosa vale anche per te ci si potrebbe re-incontrare prossimamente, magari con un pò più di tranquillità...”
“Si piacerebbe anche me...solo che è un pò un problema liberarmi la sera…”
“Bhè mica c’è solo la sera ci sono anche le mattine ed i pomeriggi a deciderlo con un pò di anticipo uno si può sempre organizzare...no?”
“Si bhè mi dovrei organizzare in effetti…solo che in questo perido sto seguendo ben 8 cantieri in contemporanea...più i progetti in preparazione, vado sempre per uno...”
“Senti io giovedi mattina sono libero, avevo preso degli appuntamenti per andare a vedere delle case ma se tu ti liberi mi libero anche io, ok?”
“Ok, guarda prova ad organizzarmi e ci sentiamo in serata, al più tardi domani ti mando una mail…”
“Ok , ciao”

In verità l’avevo salutato senza troppe speranze di risentirlo o rivederlo, mi sembrava un tipo abbastanza incasinato di suo e troppo indeciso, io cercavo non dico un compagno che avevo gia avuto e di cui non sentivo il bisogno ma qualcuno con cui potermi andare a prendere un caffe tranquillamente tutte le volte che ne avevo voglia si.

Invece con mia massima sorpresa il giorno dopo all’ora di pranzo ricevetti una sua mail:
“Ciao Tommi, fortunatamente sono riuscito a liberarmi dagli impegni di cantiere per giovedì’...giusto ieri pomeriggio un nostro cliente ci ha dato l’incarico di provare a vendere/affittare alcuni suoi appartamenti, se vuoi te li potrei far vedere, alcuni sono molto ben messi anche come posizione, ce ne sono due stupendi al quartiere coppedè”

Ancorchè gia sapessi che quelle case erano ampliamente oltre il mio budget fui comunque contento del suo contatto e decisi di dargli una chance, ci demmo appuntamento al giovedì mattina davanti al villino.

Il giovedi mi preparai coscienziosamente, magari non sarebbe accaduto nulla, ma mai dire mai, cosi dopo la doccia mi feci pure un clisterino. Nello zaino misi preservativi e lubrificante e mi avvia all’appuntamento.

Alle 10 e 30 precise mi trovavo davanti al villino, Dario mi aspettava poggiato al suo motorino, indossava lo stesso giubbotto e lo stesso maglione e le stesse scarpe da cantiere di quando ci eravamo incontrati al bar, sperai si fosse cambiato almeno la camicia e l’intimo, fortunatamente quando mi avvicinai a salutarlo il mio naso fu colpito dal buon odore di pulito che emanava dalla sua persona.

Mi fece strada nel giardino del villino:
“Guarda Dario, onestamente credo che sia un pelino fuori dalla mia portata…”
“Ma dai, ma mica affitto la casa padronale, quella è gia affittata, c’è però la vecchia depandance della servitù, 4 anni fà quando abbiamo restaurato la villa l’abbiamo divisa in 4 appartamenti, adesso c’è uno di quelli al piano terra che si è liberato, è grazioso vedrai…”
A questo punto galeotta fu la mia distrazione, misi un piede di sbieco e quando stavo per ruzzolare rovinosamente a terra lui mi agguantò letteralmente tenendomi in posizione eretta.
Mi colpì piacevolmente la forza del suo abbraccio, mostrava una forza (anche fisica) che avevo evidentemente sottovalutato.

Entrando nell’appartamento si accedeva ad un salone con angolo cottura, il pezzo forte era una finestra enorme larga almeno tre metri e alta quasi come tutta la parete che dava sul giardino della villa ed aveva di fronte una gigantesca e meravigliosa magnolia ed un susseguirsi di cespugli di rose in fiore.

Spalancando le serrande la stanza veniva inondata dalla luce del giorno. La cosa in effetti mi colpì non poco era meravigliosa, sia la luce che la vista sul giardino.

“Allora che te ne pare? Ti avevo detto che valeva la pena dargli un’occhiata” disse Dario cingendomi le spalle con le sue braccia.
A quel punto si mise dietro di me abbracciandomi completamente.
“Allora che ne pensi?”
La mia mano si fece strada fino alla patta dei suoi pantaloni ed iniziò a toccarlo, dove non c’era nulla a poco a poco iniziava a prendere consistenza qualcosa, sentivo il suo pisello risvegliarsi alle mie palpate e passare dallo stato di moscio a quello di barzotto, mi girai e lo fissai negli occhi, continuando a strofinare con il dorso della mano il suo pisello.
“Mah... bello sembra bello, certo dovrei vederlo un pò meglio per capire se ne vale la pena…”
A questo punto lui mi strinse a se e mi baciò.

Un lungo bacio in cui le nostre lingue si incrociavano e mulinavano, mentre ci baciavamo mi stringeva sempre più a se, mi piaceva la sua lingua, morbida e setosa mi accarezzava il palato le sue mani avevano circondato il mio bacino e lo spingevano sempre più addosso al suo mentre i miei palpeggiamenti avevano completamente risvegliato il suo membro che aveva assunto una consistenza interessante.

Mi staccai dal suo abbraccio continuando a palpeggiarlo, mi liberai dallo zaino e dal giaccone e mi inginocchiai davanti a lui, gli slacciai la cinta ed i pantaloni, tirandoli via assieme alle mutande, mi si parò davanti un bel cazzo di circa 18 cm, gia discretamente in tiro ma non ancora scappellato.
Continuavo a segarlo con la mano destra mentre con la sinistra avevo preso a massaggiargli i testicoli, lui si godeva letteralmente il mio lavoro, poi ad un certo punto inizio a supplicarmi:”ti prego, ti prego, ti prego…”

Lo feci aspettare ancora un poco e poi lo presi in bocca, lentamente dolcemente, coprendolo con tutta la saliva che potevo, piano lo sfilai, lo leccai come fosse un cono gelato, poi di nuovo con le labbra, stringendolo delicatamente (e continuando a inondarlo con la mia saliva) lo scappellai re-inghiottendolo. A questo punto presi le sue mani che ciodolavano lungo i fianchi e me le poggiai sulla testa:”dammi tu il ritmo che preferisci”.

Lui iniziò a spingere e tirare la mia testa intorno al suo uccello, io lo abbracciavo sul sedere e lo inghiottivo fino in fondo, ogni volta che mi stringeva a se lo inghiottivo e stringevo con le labbra alla base del cazzo, poi quando mi allontanava da se con la lingua passavo lungo tutta l’asta fino a tornare sulla cappella che leccavo e inumidivo di saliva ogni volta.

Andammo avanti cosi per diversi minuti, quando ad un certo punto mi sebrava che le sue contrazioni aumentavano smisi “aspetta proviamo a farlo durare il più a lungo possibile”.

Lui si era liberato del giaccone e del maglione, gli sfilai le scarpe ed i pantaloni e si sdraiò per terra, anche io mi spogliai e mi sdraiai accanto a lui, avevamo messo per terra i nostri giacconi che usavamo come coperte.

Sdraiato accanto a lui iniziò a baciarmi, baciava la mia bocca, il collo e scendeva fino ai capezzoli mentre continuva a carezzarmi lungo il fianco con le sue mani che si rivelavano sempre più solide. Ad un certo punto decise di scendere fino al mio di cazzo e ritornare su fino alle labbra senza staccare mai la lingua dal mio corpo.

Ci ritrovammo seduti uno affianco all’altro, continuando a baciarci in bocca e sul collo mentre le nostre mani continuavano a segare uno il cazzo dell’altro, dopo un poco lo feci sdraiare per terra, mi sdraiai a mia volta su di lui, raggiungendo con la mia bocca il suo cazzo sempre bello in tiro, da basso sentivo la sua bocca, le sue labbra cercare e trovare il mio di cazzo. Ci concedemmo un lungo 69, lui con la lingua si spingeva fino al mio buco, ad un certo punto sentì le sue dita che iniziavano a premere contro il mio ano, prima una poi due e lentamente ad esplorarlo mentre tenendo il mio cazzo nella sua bocca la lingua corteggiava la cappella ed il frenulo.
Mi allungai di lato, presi il mio zaino e gli passai il tubetto di lubrificante presi i preservativi ne scartai uno e glielo misi addosso mettendomi davanti a lui a pecorina, si mise in ginocchio dietro di me, e continuò a massaggiare il mio ano con il lubrificante fino a quando non iniziai a sentire la pressione della sua cappella contro le natiche, allora inarcai il busto, rilassai i muscoli e lo feci entrare dentro di me.
Ero ben dilatato e lubrificato, entrò senza alcuna fatica ne dolore da parte mia, solo il piacere di risentire un cazzo vibrante dentro di me.
Quando dopo i primi colpi fui sicuro fosse ben entrato iniziai a stringere piano i muscoli dello sfintere facendo scorrere il mio culo intorno al suo cazzo.
Una sensazione meravigliosa quella di avere un palo di carne dentro di me.

Una sensazione unica, che continuò per diversi minuti, finchè ad un certo punto sentiì il ritmo delle sue botte prendere il soppravvento sul mio ondeggiare, allora lasciai che fosse lui a a guidare la nostra danza, continuava a fottermi con discreta energia, ed era bella la sensazione dei suoi testicoli che sbattevano contro il mio bacino, poi ad un certo punto aumento la velocità, poi la riaumentò ed infine lo sentì letteralmente urlare mentre mi veniva dentro.

Mi si schiantò letteralmente addosso, per la sorpresa non ressi al suo peso e caddi in terra con lui sopra, sempre con il suo cazzo piantato dentro di me.

Cinse le mie mani con le sue e lentamente iniziò a baciarmi il collo, le spalle, le orecchie mentre non faceva che ripetermi come fosse stato bello, che non riusciva ad immaginare che fosse così bello scopare con un altro uomo.

Sentivo ancora il suo membro fremere dentro di me, anche mentre si ritirava, poi finalmente scese e potei rigirarmi.

Il suo cazzo giaceva ormai floscio in mezzo alle gambe, si accorse che il mio era ancora in tiro, allora riprese a segarlo e poi si chinò verso di me.

Iniziò a baciarlo e leccarlo, io mi sdraiai e lo lascia giocare con il mio cazzo, poi mentre lui mi pompava mi alzai in piedi, stavolta era il suo turno di stare in ginocchio davanti a me, lo presi per la nuca ed iniziai a scoparlo in bocca, prima sempre più piano poi più veloce, lentamente aumentavo il ritmo, finchè non venni ansimando anche io dentro la sua bocca, e lui con mia grande sorpresa non solo inghiottì la mia sborra ma continuava a leccare il mio membro come fosse un gelato, tenendolo alla base con la mano e raccogliendo con la lingua tutta la mia sborra.

“Però. Dario, non avrai ciucciato molti cazzi fino ad ora, ma impari in fretta, complimenti…”

”Mi piace il sapore della tua sborra, non è acido come avevo letto, è quasi dolce…”

Lui si buttò a sedere appoggiato alla parete di fondo della stanza, mi sedetti in mezzo alle sue gambe, poggiando la schiena sul suo ventre e lasciando che mi abbracciasse da dietro.

”E’ stato molto bello Tommy, mi piacerebbe rifarlo...con te intendo”
“Anche a me è piaciuto molto Dario, però la prossima volta credo sarebbe molto più comodo avere un letto vero a disposizione...anzi guarda senza letto vero per me non se ne fà niente…”
“...uhm...una delle altre case che ho da affittare è arredata, forse c’è pure un letto…”
“...si ma guarda che lenzuola pure mica mi fanno schifo…”
e ci mettemmo a ridere.
Lo rifacemmo ancora in due diverse case vuote, una aveva un divano ed un’altra un letto.

Un’altra volta lo raggiunsi a Milano dove aveva un corso ed avemmo per noi un letto per ben due notti, poi finalmente trovai una mia casa da affittare, e lui veniva a trovarmi quando poteva, rimaneva però legato alla moglie, ed io non volevo essere il terzo incomodo di nessuno, quindi dopo quattro mesi decisi di troncare definitivamente la nostra storia.


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