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Gay & Bisex

Firenze Santa Maria Novella (Volume Due)


di Mitchell
03.10.2012    |    7.716    |    5 8.5
"" "E baciare? E prenderlo dietro??""Assolutamente no..."
Il weekend che avevo sempre amato trascorrere a casa passo' lungo e noioso. I miei e le mie sorelle quasi mi infastidivano forse perchè dopo aver conosciuto Martino il mio pensiero girava solo sul suo viso e sul suo corpo.La domenica sera arrivò ed ero carico di entusiasmo all'idea di ritornare a Firenze.Non gli avevo ancora scritto niente ma balenai diverse ipotesi di formule che potessero concentrare la sua attenzione in un sms.
Arrivato alla stazione rividi la scena di quel giorno e mi emozionò. Ero riuscito a stanare il drago e a domarlo. Guardai tra la folla se potessi trovare la sua immagine ma non notai nessuno della Polfer. Presi un taxi e tornai nell'appartemento diviso con tre studenti sciaborditi e persi, non andavamo granchè daccordo, ognuno si faceva i fatti suoi. La mattina dopo l'autobus mi riportava alla fabbrica di liquori nella quale lavoravo ormai da più di un anno.Tutta la mattina oltre a seguire i macchinari utilizzati per la produzionecercai di focalizzare la frase da mandargli. Nell'ora di pausa decisi di inviargli il messaggio più semplice possibile:
"Ciao ti ricordi ricordi di me,sono Salvatore sei libero stasera, ci vediamo?".Non mi aspettavo rispondesse immediatamentemagari era in un'ora di servizio. Invece il mio cell trillo' e il volto mi si illuminò con la luce di tutte le stelle. Il collega al mio fianco con un sorrisino chiese "Figa, eh?". "Eccerto!" gli risposi guardandolo, provando pena per la sua banalità e scontatezza. Se avessi potuto essere sincero gli avrei detto "Che due palle con sta figa, non sapete pensare ad altro!".Ma dovetti tenerla per me. Lessi il messaggio: "Certo, ti va bene in piazza della Signoria alle 20.30? ti offro la cena!" Risposi "Grazie,sei molto gentile, a stasera". Stavo per aggiungere un bacio ma come secondo sms mi sembrava un pò tantino patetico e troppo sentimentale. Il romanticismo glielo avrei trasmesso con la mia bocca direttamente dal vivo.
Alla sera arrivai puntualissimo, mi guardai in giro ma lui ancora non c'era. Giunse con dieci minuti di ritardo. Era elegante, camicia e pantaloni neri. Senza divisa era ancora più bello, sara' perchè le divise incutono sempre un po' di paura. Mi sorrise, mi porse la mano ma la stretta questa volta non ci fu, fu una presa morbida, notai questa differenza ma non piu' di tanto perche' avrei voluto solo voglia di saltargli al collo ed abbracciarlo. "Come va?" gli chiesi: "Splendidamente e tu? Hai passato un buon weekend?" "Beh diciamo di no, mi sono annoiato, non vedevo l'ora di rivederti...". Fu un sorriso spento quello con cui replicò a quella mia frase."Ti porto in un posticino qui vicino,ottima cucina. E' difficile trovare posti dove si mangi bene a Firenze".
Prendemmo una viuzza, una come tante, sono tutte uguali e affascinanti le vie del centro storico a Firenze.
Entrammo in un locale molto carino. C'era posto, ci fecero accomodare. "Vieni spesso qui?" chiesi "No, è la prima volta" "Allora come sai che si mangia bene?" Me l'hanno detto dei colleghi, spero di non incontrarne stasera, ma a scanso di equivoci, mi raccomando, tu sei mio cugino" "Ah ok, va bene, non smentirò". Sorrisi intuendo il suo imbarazzo per essere visto in giro con un ragazzo più giovane e lo capii. Mangiammo in effetti molto bene, parlando del meno e del piu', della sua vita da poliziotto e della mia di operaio addetto alla produzione di alcolici. Poi il discorso prese i sentieri che avrei desiderato prendesse anche molto tempo prima. "Allora ti piacciono i agazzi..." disse "Beh si, non si era capito? ahahah". Non ci fu una risata di risposta, rimase serio. Feci la punta al chiodo: "E a te?" "A me no, io sono sposato" "Sei sposato?"
"Certo, perchè me lo chiedi con quella faccia? Ti sei scandalizzato?". Gli guardai l'anulare della mano sinistra, c'era la fede in effetti, ma il venerdi prima ero sicurissimo non ci fosse. E' una delle prime che noto in un maschio! Continuai a parlare: "No, però non lo sapevo, non credevo. Allora ho sbagliato tutto sul tuo conto?" "Quasi tutto" "Cioè? Se non ti interessavo perchè mi hai dato il tuo cellulare? Perchè hai voluto vedermi stasera??" "Ti ricordi mentre deliravi in centrale le cose porche che mi hai detto?" "Si, più o
meno..." "Me ne hai dette quattro. Ecco a me piacerebbe fare solo due di quelle..." "E sarebbe??" "Mi piacerebbe sborrarti in bocca e farmi leccare il culo..." "E baciare? E prenderlo dietro??""Assolutamente no. Non ho finto quando ho sputato per terra, non mi è piaciuto proprio per un cazzo quando mi hai infilato la lingua. Cos'hai adesso?? cos'è quell'aria abbacchiata?" "Per prima cosa avrei voluto baciarti" "Questo te lo puoi proprio scordare, se proprio vuoi ti concedo di succhiarmi il cazzo e di leccarmi dietro, ma altro no! Anzi, si. Mi piacerebbe mettertelo in culo! Dai, qui stanno per chiudere, chiedo il conto, poi ti porto in un posto" "Che posto?" "Andiamo a casa di un mio amico. E' via per lavoro, mi lascia le chiavi così quando trovo una bella topa me la vado a chiavare..." Mentre si faceva strada in me la triste idea di aver preso un grosso abbaglio arrivò il conto, pagò e uscimmo. "Senti, se le cose stanno così allora...allora è meglio lasciar perdere..."
"Eh no bello! Non puoi pretendere di farmi drizzare e poi lasciarmi a becco asciutto!! Quello che si e' detto di fare adesso si fa!" "Non ho piu' voglia, a queste condizioni non mi va. Prendo un taxi e torno in stanza" "NO! Tu vieni con me! E non opporti, se no ti arresto". Mi misi una mano sulla faccia per nasconderele lacrime" "E non piangere! Quando i maschi vogliono imitare le femmine non li sopporto proprio!". "Non sto imitando nessuno! Non vedevo l'ora di rivederti e tu mi tratti così" "Ma che ti eri messo in testa? Io non sono frocio. Te l'ho detto quel giorno e te lo ripeto" "No, poi tu avevi ammesso. Avevi ammesso che guardavi i ragazzi che passavano..." "Non ho ammesso, ho fatto finta di ammettere e poi li guardavo per farti credere fossi come te. Vedevo che non mi staccavi gli occhi di dosso, ho voluto illuderti per farti credere il contrario!" "Perchè??" "Mi infastidiva il tuo sguardo addosso" "Perchè mi hai dato il tuo telefono?" "Per togliermi lo sfizio con un frocio!" "Non chiamarmi così, il mio nome lo sai" "E chi se lo ricorda? a me del tuo nome mi frega niente, hai capito!" "Lasciami andar via!" "No, sali in macchina!" "E non piangere CAZZO! Che mi manda in bestia sentire un maschio piangere!". Appena siamo arrivati apro lo sportello e scappo via,pensai, forse mi lesse nel pensiero."Cerca di fare bene i conti! Se credi di scappare quando scendiamo vengo a cercarti con una pattuglia e ti caccio dentro!" "Non hai un capo d'accusa! "Come no? tutte le porcherie che mi hai detto quando mi suggerivi la denuncia le ho registrate sul cellulare..." "Sei un maledetto, sei un bastardo!" Mentre con la sinistra teneva il volante, la mano destra si impossessò dei miei capelli tirandomeli talmente forte che ebbi come l'impressione mi volesse scotennare. "Non provare mai più ad offendermi! MAI PIU'! HAI CAPITO". "Si ho capito, puoi lasciarmeli adesso". Recitai la parte dell'arrendevole e mollò la presa. Ma il male perdurava, mi sembrava avesse staccato tutti i capelli, ma non era così". Mai fidarsi degli sconosciuti, anche se si tratta di poliziotti. Avevo molta paura, mi sembrava anche un tipo violento, un terrore profondo si stava impossessando di me. "Vedrai che ti piacerà, poi dovresti essere fiero!" "Fiero per cosa?" "Sei il primo frocio a cui concedo il mio cazzo, hai l'esclusiva!". Una grande esclusiva...Io avrei voluto far l'amore con lui e lui invece mi trattava come una puttana di basso rango. Che umiliazione, che situazione di merda, non sapevo come uscirne fuori. Arrivammo in una villetta in periferia.
Anche se avessi voluto scappare chissà dove sarei finito, non conoscevo affatto quella zona. Mi fece scendere e camminando dietro di me raggiungemmo il cancello. Entrammo. C'era un bel giardino illuminato da luci verdognole. Era una villa antica ma restaurata, emanava un gran fascino, peccato non sarei riuscito ad assaporarlo quel fascino. Ci ero capitato con la persona sbagliata. Era una bella casa anche dentro, ben arredata e situata su due piani. Mi fece entrare in salotto e avvicinandosiall'armadietto degli alcolici mi chiese se volevo qualcosa. "No!" risposi stizzito. "E allora bevo io e alla tua salute" Afferrò una bottiglia di vodka trincando a collo e trincando assai. Aveva bevuto anche in trattoria, avevo il timore che gli effetti dell'alcool lo rendessero ancora più aggressivo. "Dai saliamo, ti porto in camera. Mi fece fare le scale stando sempre dietro di me.
La camera da letto era in stile antico, stile che non mi piaceva per niente, con letto matrimoniale di color legno scuro con lenzuola rosse. Era inquietante. "Dai, spogliati!" Intimidito, intimorito, preoccupato inizia a togliere le scarpe, i pantaloni, e la maglia a maniche lunghe seguendo intanto le sue mosse. Fu più rapido di me, era già nudo. Mi guardò. "Dai togliti anche gli slip, così siamo pari". Lo osservavo, era robusto, con peli sul petto e un pò di pancia, questa l'avevo notata anche con i vestiti addosso. Ma non era la pancia a darmi fastidio. Era che Martino non era quello che mi aspettavi che fosse. "Sdraiati!". Sempre guardandolo presi posto e mi misi in mezzo al letto. Fulmineo mi zompò sul petto sedendosi sopra e portando l'uccello all'altezza della mia bocca se lo scappellò. Aveva un odore molto forte, troppo, quasi nauseante. Gli si irrigidì in un attimo e prepotentemente me lo infilò in bocca. "Succhia troia". Non ero una troia, ero io e basta, un gay come tanti e uno di quei gay che ama fare le cose con modo, con tatto, con dolcezza. Ma la mia bocca funziono' lo stesso e prese a succhiare cercando di farlo il meglio possibile per assecondarlo.
"Quanto sei bravo però! Succhi meglio di una mignotta!". Che complimento esaltante che mi fece. Se lo afferrò in mano e iniziò a segarsi mentre io lo pompavo. Osservavo attento il suo viso, stava godendo come un pazzo ma non avrei mai voluto mi sborrasse dentro perchè mi avrebbe sborrato in bocca una bestia e non il Martino che avevo idealizzato. A sorpresa sentii del liquido caldo che mi riempiva la bocca.Ci rimasi di merda! Che schifo!
Mi stava pisciando in bocca! Cercai di divincolarmi affinchè la smettesse ma non ci fu dubbio che lo fece, continuava imperterrito a scaricare la sua vescica piena di alcool".Ma non ingoiai, sputai tutto fuori bagnando il letto. "Non preoccuparti per il materasso, c'è un telo di plastica sotto" disse. Ma non me ne fregava un cazzo del materasso, mi fregava che mi stava pisciando in bocca, un desiderio erotico che non mi aveva mai sfiorato. Continuando a riempirmi notò la mia faccia disgustata:
"E non far la schizzinosa! Sai quante donne mi chiedono questo servizio!? Goditi il privilegio. E' succo del cazzo anche questo!" Non ho mai tollerato essere appellato al femminile e quella parola detta da lui mi diede ancora più fastidio. Pensai avesse quasi finito, la piscia entrava ormai a intermittenza fino ad esaurirsi del tutto. Mi tolse il cazzo di bocca e se lo scrollò sul mio viso con le ultime gocce. "Ti è piaciuto? Porco!"
Non risposi. Si alzò in piedi sul letto e disse "Volevi leccarmi il culo, vero? Eccoti accontentato" Si girò sedendosi sulla mia faccia facendo aderire l'ano alle mie labbra. Aveva un culo bello grosso,mi sentii quasi soffocare da quella massa. "Leccami il buco troia" e leccai tirando fuori la lingua. Fortunatamente lì si era lavato bene ma mi sentivo umiliato per il modo in cui ero trattato. Mi sembrava di avere sul viso lo strizzafacce di Alien, ma leccai immedesimandomi in una troia per dargli il maggior piacere possibile, forse sarebbe diventato più mansueto. "E che non ti venga in mente di infilarci un dito dentro, potrei darti un pugno sulle palle!". Si, era diventato molto mansueto, non c'è che dire.
Leccai per qualche altro minuto ancora finchè non si decise a togliermi il culo dalla faccia. "Bravo, ti piace cacciare la lingua nel culo dei maschi vero? Ma adesso ti faro' un bel servizo, quello che tu volevi fare a me!" Mi girò a pancia in giù violentemente, senza tanti preamboli. Apri' un cassetto pieno zeppo di condom
e ne estrasse uno, lo indossò in fretta e dopo avere lasciato cadere abbondante saliva in mezzo alle mie chiappe me lo appoggiò strofinandomelo sul buco. Aveva un cazzo grosso e lungo, ero terrorizzato al pensiero e il dolore fu molto più grande di quel pensiero. Me lo infilò di colpo facendomi urlare e lui non apprezzò quell'urlo e mi spinse forte la testa sul cuscino per tapparmi la bocca. Continuai a gemere in silenzio con le lacrime che mi uscivano dagli occhi. Non provavo piacere, non avevo drizzato da quando mi aveva fatto sdraiare sul letto. Stavo sentendo solo un dolore immenso, avevo la sensazione di essere squartato in due, nessuno mai aveva osato penetrarmi, piaceva a me metterlo nel culo agli altri. Mi acchiappo' per i fianchi accellerando i movimenti, intensificando il via vai. Me lo aveva infilato sempre più dentro.Mordevo il cuscino per il dolore, ma di più non potevo fare per sfogarmi. Il suo sfogo era di tipo diverso, sospirava, gioiva, godeva.A un tratto il suo corpo si staccò dal mio, sentii che la sua lunga canna stava uscendo. Provai un paradisiaco sollievo, la tortura forse era finita. Mi prese, mi girò ancora e si risedette sul mio petto.
Si tolse il preservativo schizzando in aria tutti gli umori di cui si era riempito.Aveva ancora l'uccello durissimo e prese prepotente la strada delle mie labbra. Tornò a cavalcare e io a spompinare. Guardavo il suo viso preso dalla libidine e dal parossismo ma mi guardai anche attorno fotografando tutti i particolari di quella stanza. Nel bel mentre un densissimo fiotto di roba densa e vischiosa mi entrò in bocca, poi un altro e un altro ancora. Provai un vomitevole disgustoe gli urli che emanava resero ancora più intenso quel disgusto. Mi resto' dentro altri due minuti buoni dopodichè si accasciò sul letto,esausto, privo di forze con respiro affannoso. Era lì vicino a me con gli occhi aperti e l'espressione visibilmente gratificata. Fu quello il momento in cui scattai precipitandomi alla fondina della divisa che avevo notato prima. Realizzò quel mio gesto, cerco' di alzarsi ma avevo gia' la pistola tra le mie mani puntata addosso a lui. "Che vuoi fare? Non sai neanche usarla!" "Sei sicuro?" "Si, sono altre le pistole con cui ti piace giocare, non è vero?" Quella battutina e quel suo sorrisino diabolico mi fecero imbestialire.
Gli sferrai un colpo in testa con il calcio della pistola. Urlò e cominciò a sanguinare. L'espressione non era più quella di prima.L'aggressore era diventato la vittima e mi guardava terrorizzato.
Io ero frastornato, confuso distrutto ma pieno di rabbia, di dolore, di odio. Avevo solo voglia di fargli del male. E le grosse palle che aveva in mezzo alle gambe mi ispirarono. Gli diedi un pugno violentissimo e l'urlo fu più intenso del precedente. Portandosi le mani nel punto colpito iniziò a piangere come un bambino. "Ti ho fatto male poverino? Poi non devi piangere, non ho mai sopportato i maschi che frignano!". "Senti, vattene! Posa la pistola poi vattene, ti giuro che non ti denuncerò!" "Pensi che mi possa fidare ancora di te? Mi hai trattato come una puttana, mi hai deriso, violentato, mi hai fatto male! Posso fidarmi di te?? Sarò frocio ma non sono scemo sai!" "E allora che intendi fare?". "Dammi una soluzione!" gli sbraitai addosso. Con gli occhi sempre più aperti, sempre più in preda al terrore scandii di nuovo quella frase: "Cosa intendi fare?" "Mi dispiace, ma non ho scelta!" Si girò con la testa che continuava a spargere sangue sul cuscino, senza rispondere."Se ti faccio fuori il mondo non perde niente! Sei un doppiogiochista, un marito che va a puttane e non ama la moglie, uno che violenta e disprezza i finocchi". "Se mi fai fuori verranno subito a cercare te! Il tuo nominativo appare nelle ricerche effettuate dalla centrale venerdì scorso. Poi la tracciabilità degli sms! Anche se fai sparire il mio cellulare i messaggi rimangono nel server del gestore. Saranno la prima cosa che andranno a guardare!" "Si? Ci siamo scambiati sms e siamo andati a mangiare insieme, ma questo ore fa! Se poi tu dopo avermi visto, sei venuto in questa villa del cazzo per i cazzi tuoi e se qualche troia o maniaco ha fatto giustizia non devono per forza pensare a me! Non ci saranno le prove!".Tornò a guardarmi "Pensa bene a quello che fai!".
"Ci ho già pensato" risposi.
Conesti Martino non era una persona psicologicamente stabile. Sarebbe diventato l'incubo della mia vita se non avessi scelto quella opzione. A volte è più facile infilare la canna di una pistola invece di un cazzo
in bocca a una persona. Per Martino Conesti almeno fu così. E buummmm!

"Questo non dovevi farlo!" Una voce alle mie spalle aveva parlato...



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