Gay & Bisex

Harem (1)


di crigio
25.04.2016    |    10.613    |    2 9.0
"“Scusa, ma sono stato impegnato negli ultimi giorni..."
“Che stronzo che sei!”.
La voce di Pino irrompe dagli auricolari del cellulare non appena apro la conversazione. Sto correndo sul tapis roulant in palestra e per poco non inciampo quando sento il mio amico urlarmi contro.
“Pino?”, chiedo dubbioso.
“Sì, Pino, Pino! Sei la solita puttanella! Volevi tenertelo tutto per te, vero?”, incalza.
“Ma di che parli?”, chiedo con l’affanno. “Che ho fatto?”.
“Ma stai scopando? Che è sto fiatone?”, mi domanda a sua volta.
“Mi sto allenando”, rispondo. “E allora? Che c’è?”, insisto.
“Enrico mi ha detto che ti ha presentato un nuovo stallone e naturalmente tu ti sei guardato bene dal dirmelo!”.
Ci penso un attimo. “Ah, dici Hektor?”.
“Sì, proprio quello lì!”.
“Scusa, ma sono stato impegnato negli ultimi giorni. E poi non ci siamo più sentiti”.
“Certo che non ci siamo sentiti! Tu non chiami mai!”, mi rimprovera.
“Non è vero!”, urlo a mia volta, fermando il tappeto. Mi guardo intorno: ho alzato troppo il tono della voce e tutti si sono voltati a fissarmi con sguardo interrogativo. “Aspetta che esco da qua, ché ho già fatto una figura di merda!”.
“Comunque, bando alle ciance! Quando me lo porti?”.
“Dove te lo porto?”.
“A casa mia, no? Anche stasera se vuoi. Così ci divertiamo un po’”.
“Ma devo sentire se è libero. E se è ancora in Italia”.
“In Italia? Perché, di dove?”.
“E’ tedesco”.
“Ah!”, esclama basito. “Vabbè, fammi sapere”, e riaggancia. Mando subito un whatsapp ad Hektor, il quale mi risponde nel giro di pochi secondi. Gli spiego la situazione e si dichiara subito disponibile. Inoltro il messaggio a Pino che, senza troppo entusiasmo, mi dice che ci aspetta dopo cena. Quindi, vado a fare la doccia e torno a casa.
In serata, vado a prendere il tedesco con la mia macchina e ci dirigiamo verso casa del mio amico. Quando apre la porta, Pino ha un po’ la puzza sotto al naso, anche se, non appena vede l’energumeno che mi sta accanto, ammorbidisce l’espressione del viso e gli occhi si illuminano di libidine. Credo di aver visto anche brillare della bava in un angolo della sua bocca, ma forse è stata solo la mia immaginazione.
“Accomodatevi!”, ci invita e ci porta direttamente nella sua camera da letto. Prima di entrare si sentono già dal corridoio come dei gemiti e dei respiri pesanti. Solo quando varchiamo l’uscio capisco di che si tratta. Sul letto ci sono Enzo e Seby, il primo sopra il secondo a sessantanove, ciascuno con la faccia immersa tra le chiappe dell’altro, intenti a leccarsi i rispettivi buchi del culo.
“Ah pero!”, sbotta Hektor. “Allora non siamo solo noi!”.
Guardando me, Pino fa: “Ci siamo sentiti nel pomeriggio e, quando ho detto loro quali erano i miei programmi per la serata, hanno insistito tanto per partecipare. Spero non vi dispiaccia”.
“No no! Per niente!”, aggiunge subito il tedesco, che, senza indugio alcuno, avanza verso il letto, portandosi alle terga di Enzo. Gli agguanta le chiappette pallide, le apre e si tuffa in mezzo, iniziando a lavorargli l’anellino da sopra, insieme con Seby che continua, invece, a lappare da sotto. Enzo solleva il capo e mugola di piacere. Volta la testa indietro e scopre di essere in balia non solo del suo fratellino, ma anche dello stallone che stava aspettando con molta ansia. Guarda me e Pino e sfoggia il suo sorrisetto da troia, mentre agita il culo per favorire il lavoro delle due lingue.
“Ma sbaglio o voi due vi somigliate?”, chiede Hektor, staccandosi per un momento dal solco del biondino.
“Sono fratelli”, chiarisce Pino.
“Cazzo!”, esclama allora il tedesco, e il suo pacco si gonfia di colpo. Con le mani corre alla patta e si slaccia la cintura e si sbottona i jeans. Con un guizzo repentino il suo cazzo salta fuori dai calzoni e sbatte contro le natiche di Enzo. Seby, dal canto suo, accortosi che la belva è stata liberata, scivola sul letto finché la testa gli penzola oltre il materasso; allunga il collo e ingoia la grossa cappella che troneggia in cima all’asta di Hektor. La succhia avidamente, lubrificandola ben bene, e poi la impugna e la indirizza tra le chiappe di suo fratello. Lo stallone spinge e la rosellina di Enzo cede senza alcuna difficoltà.
“AAAAAHHHHH!!!”, urla il biondino, esagerando la sua reazione, come è solito fare. Infatti, sono sicuro che non prova alcun dolore, ma solo tanto piacere, visto che la verga gli scorre dentro senza incontrare alcuna resistenza, finché il ventre dell’energumeno non si appoggia al suo culo. Seby ne approfitta per ingoiare le palle piene che gli scendono sul viso: le succhia, ma è costretto a lasciarle andare quando lo stallone si ritrae un po’. Quindi, le riacciuffa nel momento in cui Hektor torna a penetrare completamente il suo fratellone.
“Oh, che bel cazzone!”, geme Enzo.
“Merda! Che gran culo!”, risponde il tedesco, che, appoggiandosi ai lombari del biondino, comincia a fotterlo più velocemente. Seby non riesce più ad occuparsi dei coglioni e quindi passa a solleticare l’anellino di suo fratello. Così sollecitato, Enzo si dimena tutto ed emette dei gridolini talmente striduli da fare invidia alla più acuta delle voci bianche.
“Non resisto più!”, sbotta all’improvviso Pino, accanto a me. In fretta si spoglia e balza sul letto. Scavalca Enzo e, dando le spalle ad Hektor, si china un po’ in avanti e gli offre il suo culo. Lo stallone affonda la faccia in mezzo a queste altre pallide chiappette e inizia a grufolare come un maiale, senza peraltro smettere di scavare nello sfintere di Enzo.
“Oh, sì, leccami, bravo! MMMMMMM! Quanto sei bravo! UUUUHHHHH!”. Anche Pino fa le moine, per non essere da meno del nostro amichetto. D’altronde, queste reazioni eccessive eccitano lo stallone, che aumenta la foga dei colpi nelle viscere della troietta e scuote con maggior vigore il capo mentre lappa la rosellina di Pino.
D’un tratto, il tedesco estrae completamente l’uccello dal corpo di Enzo. Afferra Pino per i fianchi e lo getta sul letto. Lo fa mettere supino, gli apre le cosce e mira col cazzo al suo buco. L’asta, già lubrificata dagli umori di Enzo, trapassa l’anellino della seconda troia e la squarta negli intestini, come è evidente dallo straziante gemito che lancia il mio amico man mano che quella minchia nerboruta lo apre. Con le gambe di Pino sulle spalle, i piedi puntati a terra e le mani appoggiate al letto, l’energumeno inizia a montare la puttanella, senza tenere in alcun conto le dimensioni sue e del suo arnese rispetto a quello del povero Pino.
“Sì, così! Prendi sto cazzo, brutta vacca!”, lo insulta Hektor. “Knut me l’aveva detto che sei una grandissima puttana!”.
A queste ultime parole il mio amico si irrigidisce e smette subito di gemere. “Che cosa?”, sbraita. “Ma chi cazzo sei tu?”. E poi, rivolto a me: “Ma chi cazzo è questo qua? Perché conosce Knut?”, e con un piede spinge via il tedesco, liberandosi della sua verga. Rotola sul letto e salta giù. Corre a raccogliere i suoi vestiti da terra e fa per uscire dalla stanza.
“Ma dove va?”, sibila Seby ancora intrappolato tra le gambe di Enzo. “Questa è casa sua”, chiosa ingenuamente.
Pino, però, non si ferma, se non quando, afferrata la maniglia della porta della camera, ha uno spasmo che gli scuote tutto il corpo. I vestiti che aveva appena raccolto cadono a terra e poi anche lui rovina in ginocchio con un tonfo spaventoso. Quindi, si china in avanti e finisce a pecorina. Inarca la schiena e le sue chiappe si schiudono. La rosellina, lucida di umori, inizia a spalancarsi, mentre lui trema tutto e si lamenta.
“Questa me la paghi!”, rantola verso di me, digrignando i denti.
In verità, non credevo che Hektor e Knut si conoscessero. Quando l’ho incontrato l’altra sera al “Vicolo” non ci ho proprio pensato. Ho creduto che il nostro vecchio amico fosse lì casualmente. E invece, a quanto pare, era stato chiamato da Hektor. O forse si sono conosciuti proprio in quella occasione. Chissà!
Ora che ci penso, anch’io, allora, potrei essere stato usato! Knut sapeva, avvisato da Hektor, che sarei andato in quel locale. Voleva rincontrarmi e scoparmi di nuovo! D’altronde, il rapimento… il cappuccio in testa… le corde che mi tenevano legato al cavallo… Che stronzi!
Fisso lo stallone e noto che sul volto gli si è dipinto un sorriso di soddisfazione: sia perché ha colpito Pino in un suo punto debole, sia perché gli ha provocato un principio di orgasmo anale che lo sta sconvolgendo nel profondo e gli impedisce di controllare il suo corpo. Avanza verso la troietta, portandosi dietro tutta la sua possente muscolatura, le si accovaccia dietro e la penetra di nuovo con tutta la sua verga.
“Vedi che sei puttana! Lo vedi!”, gli urla contro l’energumeno, mentre gli martella ripetutamente la prostata con la sua turgida e grossa cappella.
“Sì, sono una puttana!”, conferma a denti stretti, torcendo indietro il collo. “Cazzo, quanto godo!”, aggiunge poi, infilandosi una mano tra le chiappe, proprio sotto il possente uccello dello stallone, per testare il livello del suo piacere. Le sue dita si insozzano dei suoi umori, che lui prontamente assapora portandosi la mano alla bocca. Si succhia le falangi e amplifica la sua libido inspirando l’aroma dei suoi stessi succhi.
All’improvviso, Hektor tira fuori tutto il cazzo: il buco di Pino rimane vergognosamente spalancato per due secondi, poi si richiude di scatto. Lo stallone spinge contro l’anellino e lo viola di nuovo. Quindi, strattona indietro e per la seconda volta si vede il budello rosso fuoco del mio amico quasi chiedere altra minchia e poi acquetarsi. Il tedesco continua questo gioco ancora per un po’ e le membra di Pino diventano presto preda di tremende convulsioni. Fatica a reggersi sulle braccia: i gomiti si piegano e poi tornano tesi, più e più volte. Le ginocchia scivolano in fuori, ma lui riesce a riavvicinarle per evitare di essere letteralmente squartato.
“Ba… sta… Ti… pre… go… Ba… sta…!”, singhiozza il biondino. “Io… e… splo… dooooooooooooooooo!!!”, rantola infine, e la rosellina si spampana così tanto da fare una certa impressione. L’orgasmo lo costringe a spingere talmente forte verso l’esterno che la mucosa fuoriesce dal suo luogo deputato e una goccia di umore fa capolino dal buco del culo, scivola giù lungo il perineo e cola fino al pavimento.
Hektor sembra avere quasi pietà della sua troietta, o forse anche lui deve recuperare le forze. Perciò, si allontana da Pino e si siede a terra poco distante per ammirare lo spettacolo di quel corpicino scosso da così tanto piacere.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Harem (1):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni