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I dubbi dell'amore - GVersion


di honeybear
02.05.2013    |    4.918    |    3 9.2
"No, cazzo, no! Sarebbe stata una forzatura..."
Quali sono i dubbi dell’amore? Qualcuno li ha descritti provando a metterli in musica.
E qual è la sensazione di un bacio d’addio? Qualcuno ha provato a cantare anche questo. Io sinceramente non so rispondere. So solo che è difficile descrivere queste sensazioni. L’unica certezza che ho è che il bacio d’addio lo riconosceresti tra milioni d’altri baci.
È quello che mi hai appena dato. È il tuo saluto finale.
Ti guardo, mentre, lento e compassato, ti vesti davanti ai miei occhi.
I tuoi movimenti non sono che il preludio a ciò che mi dirai.
Stanotte, hai dato il meglio di te, hai rasentato la perfezione del sesso.
Le immagini si riaffacciano prepotenti nella mia mente.
Le luci soffuse nella camera da letto. Le lenzuola di seta che ti piacciono tanto. Poi arriva tutto il resto: il tuo indice che disegna le mie labbra, la tua mano che mi avvicina alla tua bocca, le labbra morbide che si sfiorano delicatamente, si mordono leggere. Le lingue che si cercano, poi si trovano e si aggrovigliano appassionatamente mentre un caldo abbraccio è il preludio ad un tuffo in quel mondo perfetto. Solo nostro. Le lingue continuano a giocare mentre le mani provvedono a liberarci del superfluo. Restiamo nudi. Nudi ed abbracciati. Nudi ed eccitati. Mi basterebbe anche solo questo: restare così. Per sempre.
Invece le lingue continuano a cercarsi, ad incollarsi tra loro. Infine si staccano e la tua scende ad accendere ogni singolo centimetro della mia pelle nuda.
Ecco, il ricordo ha nuovamente irrorato il mio sesso e l’eccitazione sale fregandosene di questo canto del cigno.
La passione si scontra con la logica: vorrei alzarmi e strapparti ancora una volta di dosso quei dannati vestiti e farti sentire quanto desiderio corre ancora nella mia testa, tra le gambe. Ma tu, ormai hai deciso.
Cerco il tuo sguardo mentre ti allacci la cintura. Per un attimo gli occhi s’incontrano e, ancora una volta, vedo la fine del nostro rapporto. 
Il pensiero, come il sangue nelle vene, scorre veloce.

Scorre veloce quanto la tua lingua su di me. Lei sa dove vuole arrivare. E prende ciò che le spetta. Lambisce ogni centimetro della mia asta; il sangue che pulsa accende la cappella di un rosso vermiglio degno della più purpurea delle rose.
E tu ti appresti a coltivarla quella rosa. Nascondendola avidamente e gelosamente tra le tue labbra per bagnarla della tua rugiada. Annaffiando generosamente tutto il suo stelo, arrivando fino a quel terreno scuro da cui nasce, ora, forte e rigogliosa.
Avrei dovuto fare lo stesso con te. Avrei dovuto nasconderti per non perderti. 
Avrei potuto fare mille cose per tenerti legato a me. No, cazzo, no! Sarebbe stata una forzatura.
Tu comunque non mi appartieni; appartieni prima di tutto a te stesso e poi a lei.
Niente di strano che lei ti volesse, che io ti volessi.
Niente di strano che tu ti sentissi onorato d’essere al centro di così tante, diverse, attenzioni.
A ben pensarci, anche io ti ho curato come si fa con una rosa. Ti ho visto crescere e cambiare.
Imparare a gestire il tuo corpo, le mie richieste. Hai imparato ad ascoltare le mie esigenze, appagandomi in ogni singolo momento che abbiamo trascorso insieme. Uniti, avvinghiati; non lo so. Decidi tu come.
Da oggi potrò solo ammirare da lontano la sensualità che emani e che ho contribuito a creare: infiammerà la passione e il desiderio d’ogni essere umano che incontrerai.
Stanotte, ancora una volta, mi hai dimostrato d’essere pronto per camminare da solo.
 Con chi hai fatto l’amore stanotte? Eri lì, insieme a me, oppure ti sei limitato a lasciarmi un ricordo struggente o magari pensavi a qualcuno che ha già preso il mio posto? O più semplicemente pensavi a lei… A soddisfarla come hai soddisfatto me quando mi hai sollevato i piedi sopra le tue spalle robuste.
Pensieri, pensieri…
“Ci vediamo domani?”
Non sollevi nemmeno lo sguardo mentre ti allacci le scarpe.
“Non lo so: ti faccio sapere”
Niente di strano nella risposta. Fa parte di questa logica assurda.
Niente di strano che qualcun altro, oltre a me e lei, voglia sentire il sapore della tua bocca. Che qualcun altro cerchi appagamento dalla tua virilità com’è accaduto a me stanotte.
Con la tua soave dolcezza, hai spalancato ancora una volta le porte del mio paradiso.
Hai puntato dolcemente la chiave alla serratura e poi, con un gioco sapiente e delicato, l’hai fatta entrare tutta. E sei rimasto lì, colpo dopo colpo. Lento, lentissimo. Quasi esasperante. Forte, fortissimo. Quasi a farmi male. Senza trascurare il minimo dettaglio: i baci, le carezze, i sospiri, le parole. Fino al momento in cui tutta la tua passione non si è riversata in me. Ed io, nel medesimo istante, ho riversato la mia sulla mia pelle diafana. Ne abbiamo assaggiata un po’ di questa passione, mentre io vorrei conservare dentro di me la tua in eterno. Ce la siamo scambiata con l’ultimo, lungo bacio che ha suggellato quest’ultima volta, che ostinatamente cerco di non farmi sfuggire, mentre, sfiniti e storditi dal desiderio soddisfatto, ti prendevo in grembo senza mai uscire da me. Fino alla fine.
Ed ora te ne vai. L’ho sempre saputo che sarebbe successo. E il pensiero mi fa stare male.
So che una volta uscito dalla stanza, tutto avrà fine.
Sono geloso al pensiero di quello che farai, di quello che dirai nei nuovi momenti d’amore che vivrai… Ed il mio stupido orgoglio m’impedisce di trovare qualcosa per cercare di trattenerti.
Manca solo la giacca e hai finito di vestirti. Cerco d’imprimere la tua immagine nel più profondo dei miei ricordi, affinché sbiadisca il più tardi possibile.
Ti guardi un’ultima volta in quello specchio che tante volte ti ha visto godere… 
Sono ancora sul letto, nudo, sotto le lenzuola: sento il freddo della solitudine e il caldo del desiderio.
Adesso ti sei girato, mi guardi, alzi le sopraciglia e tiri un bel sospiro: il momento è giunto… 
Quello dell’inappellabile sentenza.
“Che ne dici se domani mi prendo un giorno di ferie e ce ne andiamo al mare per tutto il week-end? Lei va da mia suocera con i bambini”.
Che ne penso?
Sento il cuore impazzire per la gioia che sto provando.
 Sono proprio un imbecille che si perde nelle sue fisime mentali. E i dubbi dell’amore di cui cantava qualcuno, svaniscono come la nebbia al sole.
“Adesso devo andare. E quella cosa dura che tiene alzate le lenzuola, risparmiala per il fine settimana, sarà un piacere aiutarti a smontarla!”
S’avvicina e mi bacia. Un bacio che sa di miele, niente a che vedere con l’aceto che m’aspettavo.
Si stacca da me e mi sorride.
Ricambio il sorriso accarezzando le lenzuola attorno al sesso.
“Aspetterò domani con ansia…”
La porta si chiude, ma non alle tue spalle.
 Torni verso di me, sopra di me, con quello sguardo che ben conosco:
“’Fanculo! Perché aspettare domani…”
Difficile non riconoscere un bacio d’addio… Bellissimo sbagliarsi…
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