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IL BARBAROSSA


di boreetoah
25.08.2015    |    7.638    |    18 9.7
"Tu mi hai sopraffatto con l’astuzia, te ne rendo atto! E devo ammettere che l’esperienza è stata formativa! Non vorrai farmi credere che uno zotico plebeo..."
Premessa: il sesso non abbonda e arriva dopo un bel po’. Vedete voi.

N.B. A chi non riesce a leggere il mio profilo: per principio rifiuto amicizia. Non prendetevela! Se mandate messaggi, rispondo. Come estrema risorsa: [email protected]

Capita, a volte, di incontrare persone il cui nome sia altamente indicativo del loro carattere e aspetto fisico. Così era per Silvano. Tale appellativo, che in latino significa “colui che proviene dalla selva”e in antichità corrispondeva al dio dei boschi, era attribuito ad un fiero cinquantanovenne alto un metro e sessantotto con lunga barba e coda a raccogliere la chioma folta, riccia e ribelle il cui colore rosso fiammeggiante cominciava a lasciare il passo ad un grigio brillante, segno dell’età matura. Il resto del corpo, che, a causa della passione per il buon mangiare e il buon bere, era passato dalla tonicità e agilità degli anni giovanili a forme ben più piene e arrotondate, era ricoperto da una folta peluria rossa che, tuttavia, non rendeva sgradevole la visione. La voce era tonante, e gli occhi verdi trasmettevano vitalità e intelligenza. Vi è da dire che ciò che proprio Silvano non sopportava, era il fatto che ci fossero almeno 11 santi e rispettivi onomastici col suo nome. A lui, ateo, anarchico e con una spiccata insofferenza agli ordini, questa cosa non andava giù. Fu per questo che, non appena cominciò a farsi crescere l’onor del mento, divenne per tutti il Barbarossa.

Accadde dunque che, in una giornata d’autunno, il Barbarossa , mentre a bordo del suo trattorino se ne tornava dai campi con un carico di legna, si avvide di un tipo alto e ben vestito il quale, tirando calci ad una macchina di grossa cilindrata, mezza rovesciata nel fosso fiancheggiante la carreggiata, sbraitava concitatamente al cellulare. Il nostro eroe, che possedeva un carattere generoso e sempre pronto ad aiutare chi si trovava in difficoltà, accostò e, spegnendo il mezzo chiassoso, scese avvicinandosi all’esagitato per dare una mano. Il tizio lo squadrò dall’alto in basso( e poteva permetterselo data l’altezza di un metro e novantuno) e, pensando che il bifolco puzzolente (Silvano conosceva e apprezzava profondamente l’uso del sapone, ma certo dopo una giornata passata a faticare nei campi se anche al mattino avesse fatto il bagno nella colonia al sandalo, ora non ve ne sarebbe stata più traccia!) non potesse essere di alcun aiuto, lo congedò velocemente e malamente dicendo di aver già chiamato il carro attrezzi; poi con un taxi avrebbe raggiunto il centro e alloggiato in un albergo. Il Barbarossa non si era fatto minimamente intimidire dalla spocchia dell’individuo, anzi, si era interiormente compiaciuto comprendendo di trovarsi di fronte ad uno di quei boriosi, arroganti, presuntuosi e supponenti benestanti che pensano di poter sottomettere chiunque solo perché dotati di carta di credito con fondo illimitato,perciò aprì il viso in un gran sorriso e parlò” Oh! Ma qui i taxi non arrivano, certamente non dopo le 19.00. Mi sembra che manchino pochi minuti … In ogni caso in paese non ci sono posti per dormire! Ma sicuramente l’aiuterà il carro attrezzi, se arriva. Sa, a volte rimandano il recupero del mezzo al giorno dopo! Allora, buona fortuna!” Mentre ritornava al trattore ebbe tempo di contare fino a dieci.”Senta!” “Sììììììì?”disse voltandosi sempre col suo miglior sorriso,mentre ondate di giubilo si propagavano per tutto il corpo. “Dovrà portarmi lei in paese e poi prenderò un treno!”. Quel “dovrà” ebbe un effetto deflagrante sul Barbarossa. Se prima pensava semplicemente di divertirsi un po’ ai danni del damerino, ora, dargli una bella lezione era diventata una missione. Rispose quindi con tutta la cortesia di cui disponeva”Ceeerto. Però dovrà aspettare che torni in cascina a lasciare il carro con il carico e poi la riverrò a prendere col trattore per portarla in paese, dove non vi è alcuna stazione. Giusto per informarla!” disse sorridendo. “Ma dove sono capitato? Qui siamo fuori dal mondo!” E dopo qualche attimo” Ha detto trattore? Non possiede una macchina?”. Il Barbarossa tuonò col suo vocione“Possedere è un verbo che non mi appartiene e, a parte questo, non spenderei mai un euro per andare ad arricchire una famiglia di capitalisti che non ha fatto altro che sfruttare e prendere in giro i propri operai fino all’ultimo godendo del sostegno di uno Stato che ne ha permesso di mantenere una serie di privilegi! Inoltre, il mio marcato sciovinismo mi impedisce di comprarne una straniera. Posso prestarle la bicicletta se preferisce. Sono comunque 25 km fino alla stazione più vicina”. Al tipo crollò la mascella e, guardandolo sconvolto ad occhi sgranati, pensò di avere di fronte un fanatico, un esaltato, magari un ex brigatista forse con un passato da terrorista …. Si rese conto che si stava facendo prendere la mano e, non dando credito ad una nuova immagine della sua mente che lo vedeva vittima di un potenziale serial killer, si scosse da questi pensieri tendenti sempre più all’apocalittico, e parlò, ma dimenticando di convertire il proprio tono in un’espressione più cortese”Dunque? Quale soluzione suggerisce?””Io?”ribatté candidamente il Barbarossa che lo attendeva come il gatto attende il topino fuori dalla tana”Sì, sì, lei, e chi altri? Lei è di qui,no? Saprà bene a chi posso rivolgermi? Dove posso trovare un posto per dormire, visto che sembra impossibile andarsene da questo paese di …”. Per fortuna si fermò al momento giusto. Il Barbarossa non avrebbe tollerato che si mancasse di rispetto al proprio luogo natio. “Ecco, non vedo altra soluzione che ospitarla a casa mia. Non è una reggia, ma potrà lavarsi,mangiare e riposare. Domattina potrà chiamare un taxi e farsi portare dove vuole”. Lo spilungone gli rivolse un’occhiata in tralice e non gli restò altro da fare che concordare”Sì, mi sembra l’unica soluzione. A proposito io mi chiamo Guido e a questo punto penso che possiamo darci del tu!” “Ma ceeerto!” ghignò con voce melliflua il cospiratore”Piacere Silvano, per tutti Barbarossa. Anche per te!”. Guido si risolse ,quindi, ad afferrare la ventiquattrore che aveva con sé e … prese posto sul trattore cabinato con il Barbarossa , piazzandosi dietro al sedile di guida,subendo il notevole disagio dello spazio ridotto e dei continui colpi della testa contro il tettuccio a causa della considerevole altezza e dei frequenti sobbalzi, visto che il guidatore non aveva alcuna intenzione di usargli la benché minima premura. Anzi. Gli insulti e le invettive malamente trattenuti gli procuravano un appagamento quasi fisico.

Dopo quest’esperienza, che Guido avrebbe definito una tragica avventura, giunti nell’aia, il Barbarossa lo fece entrare in casa nella quale il piacevole tepore si trasformò in calore ospitale dopo l’accensione della stufa. Gli chiese se volesse qualcosa da bere e, a risposta negativa, gli disse di fare come se fosse a casa sua approfittando del bagno e mettendosi comodo. Intanto lui sarebbe tornato fuori a sistemare gli attrezzi e dopo una bella doccia ristoratrice avrebbero potuto cenare. Guido, rimasto solo, diede un’occhiata all’ambiente in cui si trovava. La grande stanza faceva da cucina e soggiorno. L’arredamento era semplice, ma ordinato e pulito. Inoltre trasmetteva un’atmosfera familiare, accogliente. Notò al fondo della parete una libreria di discrete dimensioni e vi si avvicinò. Cominciò a leggere i titoli. Azz! La lettura più “innocua” era un volume sul ’68 in Italia. Poi “Il capitale”di Carlo Marx, libri sul leninismo, sul comunismo, sugli anarchici, perfino un volume quasi introvabile su Buenaventura Durruti! Ma questo è un rivoluzionario! Magari pure nostalgico e incazzato! Guido pensò a come restare sveglio tutta la notte per evitare che lo soffocasse nel sonno! A proposito, e il letto? C’erano solo due porte! Controllò : una immetteva nel bagno, l’altra in una camera con letto matrimoniale!!! E io? Dove dormirò? Guido non sapeva cosa pensare. Poiché era inutile lambiccarsi il cervello, decise di approfittare, fintanto che poteva, dell’ospitalità e andò a farsi la doccia. Ne uscì ristorato, nel momento in cui il Barbarossa entrò in casa. Vedendolo, il sovversivo gli rivolse uno sguardo indecifrabile. Guido pensò che stesse pensando a come far sparire il suo cadavere senza lasciare tracce. Asciugandosi i capelli ancora umidi, gli fece cenno che il bagno era libero. Il Barbarossa vi si fiondò dentro e, con molta calma, si dedicò alle proprie abluzioni. Non aveva certo fretta di andare a preparare la cena a quel cicisbeo! Intanto cominciò a pensare. E qui occorre fare una precisazione. Il Barbarossa era omosessuale e fiero di esserlo. Non ne aveva mai fatto mistero. Né nessuno si sarebbe mai permesso di discriminarlo per questo. Nessuno. Non aveva mai avuto una relazione stabile, si considerava un battitore libero. Uno sbattitore, per la precisione. In gioventù aveva avuto parecchi amanti che soddisfaceva con gagliarde sessioni in cui non ci si faceva mancare niente: ovviamente alcool(rigorosamente vino),fumo(rigorosamente canne) e sesso nelle varie forme. Partecipavano anche donne, ma il Barbarossa una donna non l’aveva mai toccata, neanche quando non era assolutamente in grado d’intendere e di volere. Era un tipo vigoroso ed agguerrito, un po’ rude nelle sue manifestazioni, ma anche capace di delicatezza se il proprio partner era alla prima esperienza. Certamente, lui era sempre stato attivo. Il culo non se l’era mai lasciato nemmeno guardare. E nessuno aveva mai tentato di cambiare queste abitudini. Ora non era più il giovane prestante e nerboruto di quegli anni, ma si difendeva bene. Nonostante l’età non fosse più quella dell’ormone impazzito, il desiderio e le voglie non gli mancavano. Aveva ancora qualche amico, in città, che ogni tanto veniva a farsi dare una ripassata. Di giovani neanche a parlarne. Nonostante trasmettesse un certo carisma e dimostrasse meno dei suoi anni, era impensabile che un trentenne si trastullasse con un sessantenne. E poi adesso c’era internet. Le persone si facevano chilometri per farsi sbattere da uno che non avevano mai visto e che quasi non sapevano come si chiamasse. Ma questo è un altro discorso … Barbarossa abbandonò questi pensieri e si dedicò al suo progetto. Dunque, l’intenzione era quella di sedurre lo zerbinotto; sebbene l’idea di accoppiarsi con il bellimbusto gli pareva una sorta di tradimento ai suoi princìpi, il pensiero di fottersi lo sporco capitalista gli provocava un piacere sopraffino, tanto che il suo cazzo rispose prontamente all’appello. Dovette concentrarsi per farlo tornare nei ranghi. Doveva anche concentrarsi su come procedere. Quello era un bel ragazzo (per il Barbarossa chiunque avesse meno di 55 anni era un ragazzo), probabilmente etero, ma anche se fosse stato omosessuale, sicuramente era un palato fino, abituato a ben altri partner che non fossero un tracagnotto sovrappeso e peloso, decisamente “maturo” e per di più di estrazione sociale e orientamento politico completamente diversi dal suo. Come prima cosa doveva restare calmo e non farsi prendere dal suo solito ardore quando si trovava di fronte ad un appartenente a quella classe responsabile di tutte le differenze e contrasti sociali che rendevano la vita piena di problematiche e questioni da risolvere. Poi ci avrebbe pensato il vino. Gliene avrebbe versato un bicchiere dietro l’altro in modo da fargli perdere la lucidità. Sì, come inizio poteva andare bene; il resto sarebbe venuto a suo tempo. E con lo spirito rinfrancato se ne uscì pulito, profumato e tirato a lucido.

Quando lo vide, Guido ne rimase stupito. Gli abiti logori, la polvere e l’afrore avevano nascosto per fortuna un uomo e non un abitante delle foreste, come gli era apparso d’acchito, anche se decisamente non il suo tipo. E qui occorre fare una precisazione. Guido era gay, non dichiarato. Si era lasciato da tre settimane col suo compagno con cui aveva condiviso 12 anni della propria vita, perché si rifiutava di fare outing, anche se in realtà nel suo giro tutti lo sapevano, ma nessuno parlava; si mormorava solo, perché nella buona società funziona così. I gusti di Guido erano ben definiti: il suo compagno era alto quasi quanto lui, con fisico scultoreo, depilato, coetaneo e naturalmente passivo. La fine della relazione lo aveva profondamente scosso; benché da tempo ,ormai ,il rapporto si trascinasse stancamente, Guido provava un sincero affetto per il compagno e, da quando si erano lasciati, non aveva più provato desiderio per un altro uomo.

Mentre il Barbarossa provvedeva alla cena, Guido apparecchiò il tavolo seguendo le indicazioni che quello gli dava. Mangiarono i prodotti dell’orto di Silvano, il pane che egli stesso cucinava e il formaggio che alcuni suoi amici in montagna gli avevano regalato. Una cena essenziale e frugale, ma che sapeva di buono e di genuino. Il tutto annaffiato dal buon vino rosso e robusto che il Barbarossa produceva dalle sue vigne. Ad essere sinceri, annaffiato non è il termine adeguato, in quanto il succo delizioso fu elargito abbondantemente dal padrone di casa. Durante la cena, i due si mantennero sulla difensiva,studiandosi in un silenzio interrotto solo da frasi di circostanza dove l’ospite rivelò di essere un avvocato( il Barbarossa fremette: gli era capitata la peggior specie!) e avere 38 anni. Al termine ,però, vuoi per i fumi dell’alcool , vuoi per il carattere schietto e impetuoso dell’uno e quello saccente e autoritario dell’altro, la serata si trasformò in uno scambio di battute sempre più accalorato e infervorato fino a quando, dopo due ore passate a strepitare di comunismo, privatizzazioni, uguaglianza sociale e stalinismo, Guido si alzò dal tavolo con uno scatto e disse”Forse è meglio se ci fermiamo qua!”. Il Barbarossa lo scrutò con sguardo di sufficienza”Sì, forse è meglio!”, dirigendosi alla propria camera e chiudendo la porta. A Guido sorse spontanea la domanda: dove avrebbe dormito? In quel momento l’istigatore se ne uscì con coperta e cuscino gettandoli sul divano”Prego!” gli fece segno. “Non posso dormire su quel divano,è a due posti! Me ne starei con le gambe fuori per tutto il tempo!” “Non è colpa mia se sei cresciuto male!””Un padrone di casa attento cederebbe il suo letto all’ospite””E si vede che io sono disattento!”. Guido strinse gli occhi a due fessure. “Se proprio ci tieni puoi dormire nel mio letto CON me, ma non te la caverai così facilmente. Nessun uomo è mai stato sul mio giaciglio senza godere della mia compagnia!”. Guido aprì la bocca quasi in una smorfia di sdegno”Cosa? Vuoi che ti dia il mio sedere? Scordatelo! Io non sono gay!” Si rese conto che non aveva senso perseverare nella sua menzogna in quella situazione”Cioè sono gay “ disse quasi in un sussurro e poi più energicamente”Ma io sono attivo, non esiste proprio!” “Allora, sogni d’oro!” lo salutò beffardamente e tornò in camera. Guido rimase a bocca aperta. Merda! E adesso? Si sedette sul divano, cercando una soluzione. Non aveva alcuna intenzione di far esplorare il suo prezioso buchetto vergine a quel bifolco rivoluzionario! I pensieri si fecero sempre più confusi e ragionare divenne sempre più difficile, quando, ad un tratto, il respiro pesante che proveniva dalla stanza del villano gli fece riacquistare immediata lucidità. Si mosse lentamente e, con cautela, socchiuse la porta, percependo chiaramente il russare profondo dell’altro. Si scostò di colpo, pervaso da un’improvvisa eccitazione e cominciò a muoversi per la stanza. Recuperò la cravatta che aveva appoggiato su una sedia insieme ai vestiti da lavoro e poi cercò qualcos’altro che potesse fungere da corda. Vediamo, vediamo, no qui non c’è niente, ma porca miseria, ma neanche il filo per legare gli arrosti! Ah, ecco! Il grembiulino per cucinare! (La visione del selvatico con il grembiulino lo fece sorridere!). Ritornò alla porta, aprendola piano e scivolò nella stanza senza fare rumore. Il Barbarossa era crollato nel letto a pancia in su , con le gambe larghe e un braccio sollevato sulla testa. Guido ringraziò mentalmente tutte le divinità di cui aveva conoscenza per averlo agevolato nel suo piano. Si avvicinò al letto che,per fortuna, era in ferro battuto e con il grembiule legò le caviglie della sua preda alle griglie della pediera. Poi passò alle mani. Con cautela legò un’estremità della cravatta ad un polso e l’altra estremità,fatta passare dietro al bastoncello in ferro battuto della testiera, cercò di avvicinarla all’altro polso, ma non ci arrivava. Per farlo avrebbe dovuto spostarlo. Cominciando a sudare freddo si applicò a questo proposito e, quando vide che il plebeo cominciava ad agitarsi, si mosse rapidamente riuscendo nell’intento. Riprendendo a respirare vide il suo prigioniero aprire gli occhi e piano piano prendere coscienza di quello che stava succedendo, mentre Guido lo guardava sardonico seduto sul bordo del letto. “Ma che diavolo … , tu infame arricchito sulla pelle degli altri, lo sapevo che eri infido e traditore!” cominciò a strepitare urlando e agitando mani e braccia con tale veemenza che Guido temeva distruggesse il letto. “E tu , allora, sei un meschino ricattatore!” rispose, facendolo tacere. Effettivamente il ragazzo non aveva tutti i torti. Ma il Barbarossa non si fece mettere sotto. “Sei un riccastro arrogante, supponente e presuntuoso che pensa di poter avere tutti al suo servizio perché il denaro compra tutto!” gli gettò in faccia. “Ma tu che ne sai di come sono io!” quattro a zero, palla al centro. Il ragazzo aveva fatto di nuovo goal. Il Barbarossa si acquietò”E adesso, cosa pensi di fare?” . Guido gli regalò un sorriso birichino che gli fece provare una fitta all’addome. Si tolse la maglia e i pantaloni e, con un solo movimento saltò sul letto, posizionandosi in ginocchio tra le gambe aperte dell’ostaggio. Restò a fissarlo per qualche minuto, come un bimbo davanti alle giostre, non capendo come mai si sentisse talmente affascinato da quell’individuo così diverso dagli standard maschili che amava. Gli sollevò la maglietta fino al collo, in modo da scoprire tutto il torace e, vedendo il folto tappeto di pelo esclamò con meraviglia”Ma sei proprio un cinghialotto!” “Hai qualcosa contro i cinghialotti?” ribatté agguerrito il Barbarossa, punto sul vivo. Sapeva di non poter piacere a un uomo come Guido, anche se l’avrebbe voluto. Guido volle affondare le mani in quel vello e ne provò un piacere sconvolgente. Afferrò un ciuffo di peli vicino al capezzolo e tirò. Il Barbarossa emise un gemito soffocato di piacere misto a dolore. Questo lo eccitò ancora di più. Lo fece di nuovo. Un altro gemito. Guido non sapeva esattamente come comportarsi. Il suo compagno era completamente diverso e non sapeva se l’uomo davanti a lui avrebbe apprezzato le stesse pratiche. Provò. Nel peggiore dei casi lo screanzato non avrebbe avuto difficoltà ad esprimere sonoramente il proprio disappunto. Gli tirò ancora i peli del petto, godendo di quei gemiti, poi si abbassò a lambire con le labbra uno dei capezzoli. Lo sentì smettere di respirare in silenziosa attesa. Glielo prese in bocca succhiandolo dolcemente, alternando il lento lavorio della lingua sulla punta che si era eretta sfacciatamente a richiedere attenzione. I gemiti aumentarono, mentre passava a elargire la stessa premura all’altro. Questo gli piacque; il fatto di dargli piacere. Proseguì la sua perlustrazione a tutto il petto e poi scese all’addome prominente dove, oltre ai baci,diede piccoli morsi, suscitando qualche bonaria lamentela. Si sollevò e, con le mani, cominciò a pastrugnargli la pancia morbida ed elastica come se stesse facendo il pane.”Che diavolo stai facendo, razza d’insolente?” “Mi diverto!”. Gli sollevò i boxer e, vedendo il membro grosso e turgido si preoccupò seriamente al pensiero che glielo voleva mettere nel didietro. Solo per questo avrebbe dovuto punirlo severamente! Quindi, i dubbi che lo avevano assalito sulla correttezza delle sue azioni, lo abbandonarono repentinamente. Ora, però, si presentava un problema: non poteva abbassargli più di tanto le mutande, in quanto le gambe allargate ne impedivano lo scorrimento. Si mosse in fretta, dirigendosi in cucina. Il Barbarossa, che fino a quel momento lo aveva osservato placidamente godendosi ogni suo gesto, gli si rivolse sorpreso”Ehi, dove stai andando? Che stai facendo? Torna subito qui! Ehi!”. Arrivò con una forbice in mano. “Ma che fai?” “Ti taglio le mutande, villanzone, non vedi!” gli rispose mentre eseguiva l’opera. “Ti rendi conto che questo potrebbe sembrare uno stupro?” “Non credo che il tuo uccellone sia d’accordo” rispose liberando una mazza grossa, dura e rigida da far invidia a un attore porno. “Cazzo traditore” bofonchiò il Barbarossa. Lo guardò il tempo necessario a prenderne le misure, dopodiché vi si tuffò prendendolo in bocca ingordamente. Il Barbarossa lanciò un urlo di gradimento. Guido si applicò con perizia all’obiettivo che si era riproposto: far impazzire di piacere il rustico villico in modo da fargli desiderare di andare avanti fino alla penetrazione. Del Barbarossa, naturalmente. Continuò fino a quando non gli parve che l’eccitazione fosse sempre più difficile da gestire, poi, dando una gratificante lappata ai testicoli,scese lungo il perineo scatenando i grugniti di approvazione del cinghialotto. Voleva scendere ancora a dare il giusto tributo al buchetto , ma in quella posizione si rivelò impresa ardua. Stabilì dunque che il pacioso orsetto andava girato sulla pancia. Avrebbe dovuto slegarlo, almeno le gambe. Risolse di lasciargli libera una caviglia(la sinistra) e farlo ruotare sul fianco destro, così sicuramente non avrebbe avuto un grande raggio d’azione. Più facile a dirsi che a farsi. Il Barbarossa se ne stette immobile ad osservarlo e quando capì che lo avrebbe slegato cominciò a fremere: finalmente! Adesso gliel’avrebbe fatta vedere lui a quel bellimbusto borioso! Quando Guido gli chiese di girarsi, ne domandò il perché e il giovane ”Perché è ora di passare alla fase due”. Capendo perfettamente a cosa alludesse con “fase due”, si scatenò tutta la sua veemenza cominciando ad agitare braccia e gambe, scalciando con quella libera come un cavallo imbizzarrito. Era ancora sulla schiena e Guido, che tentava di girarlo con entrambe le mani, cominciò a sudare copiosamente e sbuffando”Ma quanto sei? Un quintale? Pesi più di una balena!” “Per tua regola e norma, non ho mai superato i 93,7 kg.” berciò sguaiatamente il peso piuma. “Ah, mi pareva!” sbuffò l’altro e, con un potente spintone, riuscì a rovesciarlo sulla pancia, saltandogli subito sulla schiena affinché non tornasse indietro. In quella posizione gli afferrò la caviglia per poterla nuovamente bloccare al letto, ma quello continuava a tirare colpi con una forza impressionante”Smetti di scalciare come un caprone !” “E tu smetti di tentare di sodomizzarmi razza di mulo,dove l’hai presa la laurea? All’università degli asini?” se non fosse stato preso da tutto quel movimento,Guido sarebbe scoppiato a ridere. Alla fine ce la fece e lo immobilizzò. Parola grossa, in verità. L’immobilizzato, tutto urla e insulti,guizzava come un pesce, rendendo impossibile l’opera di preparazione del suo culetto. L’inverbito agitava il bacino come una biscia,non permettendone l’avvicinamento. L’abile imbroglione gli si rigettò sulla schiena con tutto il busto, girato con le gambe verso la sua testa in una sorta di 69,e da lì gli allargò le chiappe e tentò di intrufolarsi con la bocca nello spacco per poterlo leccare. Sotto di lui il cinghialotto continuava a dimenarsi, ma sempre meno per via del carico che doveva sorreggere.”Mi stai schiacciando! Alzati subito!” “Mi alzerò, quando ti calmerai” . Il Barbarossa, che era stremato e sudava come un maiale, si arrese. “Molto bene! Posso procedere?” . Seguirono una serie di insulti e offese che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto, ma non si mosse più. Guido si posizionò sdraiato tra le gambe aperte e, finalmente, poté dedicarsi all’oggetto del desiderio. Lo osservò bene. Era un bel sedere, sodo e alto nonostante l’età e i chili di troppo, ricoperto anche quello da una leggera peluria rossa. Sollevò il busto, appoggiandosi sui gomiti, e cominciò baciando e leccando le chiappe, una per volta. Lo sentì sospirare. Anche a loro elargì qualche morso delicato. Andò avanti finché non furono completamente bagnate della sua saliva. Si umettò l’indice e lo portò nello spacco andando a provocare il buchetto; era stretto come la capocchia di uno spillo. Cominciò a strofinarlo in cerchio delicatamente, lentamente, sentendolo pulsare e rilassare. Continuò ancora godendo dei sospiri del diretto interessato, poi, allargando le natiche con le mani, andò a lusingarlo con la propria lingua, leccando di gusto e smaniosamente. Lui apprezzava. E molto. Si lanciò in una serie di “ooooh” che faceva intuire tutto il diletto che lo avviluppava. Vedendolo così rilassato, passò a penetrarlo con un dito. Si inumidì l’indice e delicatamente glielo infilò. Non vi fu reazione, a parte un leggero irrigidimento. Lo mosse piano all’interno cercando il punto del piacere e quando lo trovò, lo massaggiò con calma. Vi fu reazione. Positiva. Decisamente. Aggiunse un altro dito che si aggregò al precedente nell’apprezzato lavorio di preparazione alla penetrazione del selvatico. Guido valutò che il momento fosse opportuno, viste le continue espressioni di gioia che uscivano da quella bocca, capace di ben altre amenità. Si sollevò abbandonando quella pratica deliziosa e facendo risentire il diretto interessato; togliendosi i boxer, si insalivò il membro e lo avvicinò al roseo buchetto ancora stordito dal precedente trattamento. Ma stordito non era il Barbarossa che tutto d’un tratto se ne sgusciò via allontanandosi per quanto poteva ,data la restrizione dei legacci e sbraitando furente”Che diavolo pensi di fare, razza di infido impostore?" "Mi applico affinché la fase due venga portata a pieno compimento con abbondante soddisfazione di entrambi!" "Ma che abbondante e abbondante! Ma ti sei bevuto il cervello? Ma che dico? Tu il cervello non ce l'hai! Piantala di dire scemenze e liberami subito!!! Il gioco è durato abbastanza!!!" "Andiamo,su,è evidente che la cosa ti piaceva! Non ti andrebbe di provare?" "Mi prendi per il culo? No, questa è la domanda sbagliata! Vuoi farmi incazzare sul serio? Non ti permetto di continuare!" Mentre diceva , anzi, strillava ciò il Barbarossa smise di dimenarsi e Guido si fiondò ancora tra le natiche a leccargli il bocciolo e a penetrarlo con la punta della lingua scatenandogli una robusta approvazione:”OOOH”, cominciò. “OOOOHHH” proseguì. “Posso continuare?” “Sìììììì! Cioè no, continuare in che senso? Non se ne parla proprio!OOOOOH! Smettila, diavolo tentatore! Sei un individuo scaltro e infingardo …OOOOOH! Ti proibisco di avvicinare il tuo cazzo corrotto e immorale al mio culetto puro e di nobili ideali …OOOOOOH! Non osare, sai? Togliti di lì, togliti immediatamente e … AAAAAAHHH!” . Guido era entrato. Lo strillo del Barbarossa fu più per l’oltraggio che per il dolore, tanto che si zittì subito, prendendo confidenza con quella nuova percezione. Il membro del trasgressore era lungo, ma non troppo grosso, dandogli l’impressione di sentirsi pieno,più che di avvertire una reale sofferenza. Ad un piccolo movimento dell’impertinente prevaricatore, il Barbarossa provò un piacere indicibile e lo manifestò con gaudio. Guido sorrise e gli chiese” Allora, scortese individuo dal culetto nobile e puro! Posso proseguire?” il Barbarossa avrebbe voluto rispondergli davvero male, ma in quel momento era preso da altre sensazioni e annuì silenziosamente. Il predatore si mosse piano, dandogli modo di abituarsi a quella presenza così tanto osteggiata e volendo che provasse piacere. Riuscendo nel suo intento, si chinò fino al suo orecchio e mordicchiandolo gli chiese”Pensi di poter stare buono e fermo se ti slego o hai intenzione di ricominciare a comportarti come un caprone?” “Caprone sarai tu, razza di insolente capitalista!” Guido gli sorrise nell’orecchio,provocandogli un brivido e si allungò a slacciare i nodi ai polsi, poi lo fece sollevare sulle ginocchia e, sempre restando dentro di lu, lo fece indietreggiare in modo da riuscire a liberargli anche le caviglie. Gli diede ancora due colpi gentili, provocandone uno schietto consenso, dopodiché all’affermazione”Adesso sei mio, insolente, zotico, plebeo! Vedrai, assaggerai il mio cazzo in tutte le posizioni!” e, tenendolo ben stretto per i fianchi, si lanciò in una vera e propria cavalcata, assestando colpi rudi e inesorabili senza riservargli alcuna galanteria. Il Barbarossa si scagliò in una serie di improperi e parole poco gentili, ricoprendolo di insulti per quella mancanza di delicatezza”Razza di pusillanime! Te ne approfitti perché sei riuscito a mettermi sotto con l’inganno! Chi ti ha insegnato la buona educazione? Nessuno, naturalmente ! Sei solo un meschino prevaricatore! Non lo sai che le persone anziane vanno rispettate ….” “E quanti anni avresti, sentiamo, settanta?” “ Non ne ho ancora compiuti 59 per Dio(era la prima volta che il Barbarossa nominava Dio in una frase)!” “Li porti male, sai?”. Questo dialogo si svolse mentre i nostri,ricoperti di sudore, ansimavano per via dei possenti e sonori colpi di Guido il quale, preso dalla foga di dare giusta punizione allo sfacciato insolente che aveva pensato di poterlo inculare, ne aumentò la velocità e la potenza spingendo sempre più in avanti il Barbarossa. Questi riprese la sua scarica di insulti”Accidenti a te! Abominevole, infido,sleale, perfido, infingardo, sfruttatore, approfittatore, ma che vuoi fare? Farmi arrivare il tuo cazzo capitalista in bocca?” “Non sarebbe … una cattiva idea … almeno la smetteresti di starnazzare … come una gallina spennata!” rispose Guido ansante “Cooos … aaaah!”. Guido diede un affondo talmente potente, che ambedue volarono giù dal letto interrompendo il furibondo amplesso. Dopo un attimo di smarrimento, il giovane cominciò a ridere intanto che il Barbarossa lo guardava con intenzioni omicide.”E adesso che fai? Stai ridendo di me? Cos’è che hai detto? In tutte le posizioni, vero?Bene, ora ti faccio vedere io!” e repentinamente si alzò spostandosi sopra a Guido. Si posizionò sopra al suo pene svettante e, con un colpo solo,s’impalò proseguendo la furiosa cavalcata, ma adesso era lui a saltare pesantemente sopra al suo invasore, il quale si fece sentire sonoramente”Che fai? Così mi uccidi, mi spezzi i gran trocanteri, razza di quadrupede obeso!”. Il Barbarossa non aveva la minima idea di cosa fossero i gran … quella roba lì insomma, sapeva solo che improvvisamente gli era mancato qualcosa e non vedeva l’ora di riprenderselo. Ma questo non lo avrebbe mai detto. Erano talmente al limite che, nonostante la mancanza di delicatezza dell’atto, entrambi provavano un godimento assoluto, tanto che bastarono pochi movimenti perché il purpureo cinghialotto se ne venisse copiosamente sull’addome del collega, provocandone, con le contrazioni dell’ano, il conseguente orgasmo. Il Barbarossa, spossato dall’abbondante ginnastica, si lasciò cadere con tutto il suo peso sopra al malcapitato, che con un lamento dichiarò” Ti rendi conto che mi hai appena incrinato due costole?”. Lo sentì singhiozzare sopra di lui, pentendosi amaramente per ciò che aveva detto e fatto, in fondo lo aveva quasi costretto: per lui poteva essere uno shock!! Il soggetto traumatizzato si issò mostrando il viso rigato di lacrime … per il gran ridere che si trasformò in una vera e propria risata sguaiata e sussultante, tanto da impedirgli quasi di respirare! Il viso di Guido mutò in una maschera di stizza e indignazione e,spingendo malamente il megalite che lo sovrastava, gli intimò di alzarsi subito. Sempre ridendo scompostamente, il pacioso orsetto si mise in piedi e a gambe larghe ben piantate con le mani sui fianchi e col membro svigorito ciondolante disse fieramente”Bene ragazzo! Ora ci laviamo, e dopo tocca a te!” “Co co co cosa? Stai scherzando, vero?” “Assolutamente. Tu mi hai sopraffatto con l’astuzia, te ne rendo atto! E devo ammettere che l’esperienza è stata formativa! Non vorrai farmi credere che uno zotico plebeo possa dimostrarsi migliore di uno zerbinotto capitalista? Preparati! Tra qualche minuto si scende in campo!”. E si diresse tutto baldanzoso in bagno. Guido rimase basito e tentò di capire se avesse qualche possibilità di fuga. No. In fondo, il pelo rosso si era dimostrato superiore a lui. Non poteva mica dargliela vinta. Sarebbe stato uno smacco. Se il sovversivo era riuscito a sopportare l’onta , lo avrebbe fatto anche lui. Il fatto era che Guido aveva il puro terrore di farsi inculare. Non c’era mai riuscito, neanche dal suo compagno, figurarsi da quel cinghiale superdotato. Il quale tornò dal bagno, cedendogli il posto con un sorriso beffardo. Il cuore di Guido batteva all’impazzata quando si avvicinò al letto e si mise a quattro zampe.”Non se ne parla nemmeno! Ti voglio sulla schiena, voglio vedere la tua faccia … mentre ti fotto a sangue come tu hai fatto con me! E pure legato!” “Ma,ma,ma …” “ Niente ma, devi imparare che ognuno è responsabile delle proprie azioni!” diceva mentre stringeva i polsi”Capitalista del cazzo!” diceva mentre stringeva le caviglie. Gli si mise tra le gambe aperte e lo guardò con scherno rivolgendogli un sorriso ironico. Ma incrociando i suoi occhi il sorriso svanì. Il ragazzo aveva paura. Non era il timore di sentirsi oltraggiato o di sentire dolore. Aveva paura di lui. Lo udì deglutire e lo vide per quel che era: nient’altro che un giovane uomo, inerme, alla sua mercé. Si sentì stringere il cuore e avvertì un moto d’affetto per il bellimbusto che lo aveva sodomizzato senza tanti problemi. Provò il desiderio intenso di baciarlo. Si allungò su quel bel corpo scolpito e tremante e avvicinò la bocca alla sua, non sapendo se avrebbe gradito, consapevole che, per lui, poteva essere un vecchio bavoso! Guido protese il viso e strofinò le labbra sulle sue, leccandolo con la lingua e coinvolgendolo in un bacio che lo lasciò stordito. Poi riappoggiò la testa al cuscino, guardandolo intensamente. Il Barbarossa decise che poteva rischiare di slegarlo. Lo baciò di nuovo e, questa volta, Guido se lo strinse forte abbracciandolo e tenendoselo contro come se potesse scappare. Vide riconoscenza. Si dedicò a dargli piacere strofinandogli la barba su tutto il petto e lappandogli il torace, i duri capezzoli, l’addome con i muscoli accennati, il membro di nuovo rigido, la rosellina timida. Si posizionò e lo guardò ancora. Lesse fiducia. Si adoperò a penetrarlo con tutta la cura, attenzione e delicatezza che non aveva mai usato per nessun’altro. Quando fu completamente dentro, la gioia di entrambi fu genuina. “Pronto?” Guido annuì, posandogli le mani sugli avambracci e stringendo le gambe sulla sua schiena.
Il Barbarossa cominciò ad amarlo.

Epilogo

Alcuni anni dopo, al termine dell’ennesimo passionale e dolce amplesso, Silvano e Guido si trovarono, per chissà quale motivo, a cercare il significato dei propri nomi: Guido, in tedesco, voleva dire selva , bosco, foresta.

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