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Gay & Bisex

IL CINEMA A LUCI ROSSE 4


di alio
01.03.2010    |    21.085    |    2 8.2
"Volevo dire qualcosa ma ero senza parole, come ipnotizzato da quella proboscide che svettava orgogliosa..."
Heila', buongiorno, piccolo, dormito bene? - Cosi' mi sveglio' mio padre, allegramente e con uno sguardo indagatore - Benissimo! - risposi - come un vero Principino -. Gli feci un gran sorriso, lo abbracciai come mai avevo fatto prima e dissi: - a te come e' andata quest'altra notte di LAVORO?
Papa' alla domanda non rispose, continuo' a sorridere ed a scrutarmi con sguardo sempre piu' indagatore. Cio' poteva significare solo che, dall'ultima telefonata fatta ieri sera qui a casa, papa' non ha piu' sentito l'amico Paolo. Gia' Paolo, non posso fare a meno di pensare a quanto sia accaduto la sera prima. Forse e' proprio questo che papa' vuol sapere: come e' andata ieri sera tra me e Paolo, il mio padrino, nonche' il migliore amico di papa'. Quanto successo ieri per me e' stato come un ciclone che mi ha trasportato su in alto, togliendomi ogni capacita' di ragionevole lucidita': la mia prima volta in un cinema a luci rosse, trovarci Paolo, vedere Paolo scoparsi, da vero stallone, quel ragazzotto, scoprire poi di mio padre e Matteo, di mio padre ed il tenentino e chissa' quanti altri.
Ma soprattutto l'essere iniziato al sesso da Paolo, si! e' stato come un ciclone dal quale mi son lasciato trascinare senza alcuna resistenza, ma che non mi ha fatto del male, anzi, mi fa sentire, come dire, felice! Ma la cosa che piu' mi eccita ora, e' sapere che MIO PADRE SA o meglio immagina cosa puo' essere successo ieri tra me e Paolo; sa anche che IO SO cosa possa essere accaduto, sempre ieri, tra lui ed il bel tenentino. - Cosa succedera' a questo punto? - mi chiesi con un inizio di inquietudine, - devo condividere le mie ultime esperienze con papa'? Devo a mia volta, oltre a quanto scoperto dei segreti di papa', raccoglierne le confidenze? Papa' interruppe i miei pensieri chiedendomi:
- allora piccolo a cosa devi questa nuova e curiosa luce nei tuoi occhi? E poi, come mai hai dormito nel mio letto? - Spero non ti dispiaccia papa', ma volevo stare piu' comodo - dissi solamente sorridendo sornione ed aggiunsi - sai tu non c'eri e dormire nel tuo letto era come sentirti vicino, come averti a fianco -.
Lo guardai negli occhi nel dire cio', lui non abbasso' lo sguardo, per niente turbato dalle mie parole, mi abbraccio' teneramente, mi bacio' sulla guancia e mi rispose: - no! Cucciolo, non mi dispiace che tu abbia DORMITO nel mio letto; potrai farlo ogni qualvolta tu lo desideri - mi sussurro' poi in un orecchio. - Bene! Ora pero' bisogna che tu ti alzi, sono gia' le sette non vorrai fare tardi a scuola? ed anch'io devo, purtroppo, tornare al lavoro; vista l'emergenza di stanotte, ho ottenuto solo l'esonero alla sostituzione di Mimmo oggi pomeriggio. Sono libero, se vuoi vengo a prenderti a scuola e andiamo da qualche parte a parlare, a continuare il nostro discorsetto, sono curioso di sapere cosa ti ha donato questa espressione felice che hai stamane-
- Mi farebbe piacere, - risposi frettolosamente - ma oggi devo studiare con Matteo, domani avremo la prova finale di algebra, sai che e' il punto debole di Matteo, ho promesso di aiutarlo a prepararsi e poi, pare, ci raggiunga anche suo cugino Alessandro, per rilassarci andremo a fare un giretto in macchina; credo abbiano in mente qualcosa quei due - lasciai cadere il discorso senza mai smettere di guardare Papa' che, nel frattempo, si era preparato per una veloce doccia. - Non fa niente - disse mio padre, - e' giusto! prima il dovere vorra' dire che trovero' qualcosa di interessante da fare, - concluse e lo disse come se fosse un messaggio in codice, poi in boxer e ciabatte si reco' in bagno per il rito della barba e della doccia. Lo osservai come gia' avevo fatto altre volte, ma oggi con la consapevolezza che con quel corpo virile e cosi' eccitante mio padre aveva soddisfatto tante bocche golose e sfondati tanti culetti, chissa' forse anche quello del mio amico Matteo, cosi' tanto 'maschietto'. - Scopriro' anche questo - dissi fra me e me. Intanto ora cogliero' l'occasione per provocare papa'; gli chiesi: - ti dispiace se intanto che ti sbarbi io faccio la doccia? - dividere il bagno era una cosa che non accadeva piu' da diversi anni, forse sin da quando avevo compiuto gli otto/nove anni. Mi eccitava l'idea di farmi vedere nudo da mio padre e, ancor piu', vedere lui completamente nudo. - Come vuoi, - si limito' a dire papa', - prima pero' togli le lenzuola dal mio letto, credo siano da cambiare, non credi anche tu? Mi affrettai a cambiare le lenzuola del lettone di papa' li ficcai dentro in lavatrice, poi corsi in camera mia, presi delle mutande pulite e raggiunsi mio padre in bagno.
Era ancora in boxer, le pelose gambe tese e leggermente divaricate consentivano di immaginare le sode e robuste natiche di papa': un vero spettacolo completato dalla larga schiena perimatrata da due spalle possenti da dove partivano le muscolose braccia, il tutto ricoperto da una densa, ma piacevole peluria, per lo piu' ancora scura; papa' agito' con la mano destra la bomboletta spray della schiuma da barba. Quel movimento ritmava in modo eccitante anche il suo petto riflesso nello specchio difronte; si senti' osservato e la noncuranza dimostrata al mio ingresso in bagno fece spazio ad uno sguardo piu' attento. Intanto che spalmava la schiuma sul viso, papa' osservava il mio spogliarello; feci scorrere l'anta d'ingresso al box doccia, aprii il rubinetto e con il dosatore cercai la temperatura piu' appropriata, l'acqua scorreva ed il vapore appanno' il vetro gia' opaco dell'anta. Lanciai una occhiata a mio padre, il quale aveva iniziato a radersi ma senza mai perdere di vista i miei movimenti Mi rigirai, dandogli le spalle ed iniziai a spogliarmi degli ultimi, per la verita' pochi, indumenti che indossavo: ciabatte, maglietta e slip. Adagio sfilai la maglietta, l'avvicinai al naso per sentirne l'odore, poi la buttai nel vicino bidet. Volevo essere certo che mio padre mi stesse osservando, girai di scatto la testa verso di lui, il quale, dallo specchio incontro' i miei occhi, gli sorrisi con malizia, mi rigirai e lentamente feci scivolare lo slip sino alle ginocchia, poi sino a terra. Sempre lentamente mi chinai per raccoglierlo e lo feci tenendo tese e leggermente divaricate tutte e due le gambe; immagginai mio padre guardare quello spettacolo, lo immaginai soffermarsi sul mio pallido ma rotondo e gia' sodo culo, concentrare lo sguardo sul mio buchetto che in quella posizione doveva essere ben visibile, lo stesso buchetto ormai non piu' vergine dalla sera prima. Immagginare tutto cio' mi porto' ad una seppur leggera ma incontrollata eccitazione, che fece diventare barzotto il mio pisello. Con falso pudore coprii la parte con tutte e due le mani, mi introdussi dentro la doccia, lanciando un ultima occhiata in direzione di mio padre. Allo specchio ricontrai il suo sguardo e questa volta fu lui ad abbozzare un sorriso sornione. Mi insaponai con cura, soffermandomi sulle parti piu' intime, lo scappellare il mio uccello per una piu' accurata pulizia favori' una vera erezione. Anche da qui immaginavo mio padre osservare allo specchio tutte le mie mosse e seppur in modo opaco doveva riuscire a distinguere ogni parte del mio corpo. Volevo accertarmi del suo interesse, gli chiesi: - sei in ritardo papa'? Vuoi che ti lasci la doccia? -, Sentii come deglutire e con voce apparentemente calma si limito' a dirmi: - stai tranquillo cucciolo, fai pure con calma la tua doccia, prenditi tutto il tempo che ti serve -.
In quel momento gli giravo le spalle, allargai bene le gambe e con la mano destra mimai una azione di palpeggio di tutta la parte del mio inguine, lo feci con calma, quasi come per accarezzarmi piuttosto che pulirmi. Il mio uccello era in tiro, la mano scivolava su e giu'; indietreggiai giusto quanto necessario per fare aderire le chiappe contro il vetro dell'anta e in quella posizione iniziai come una danza: le mani passavano dalla testa al petto, le facevo scivolare lungo i fianchi e soffermarsi sulle chiappe, scendere sino alle caviglie, i piedi per poi risalire all'altezza dell'inguine dove ormai il mio arnese aveva raggiunto la sua massima estensione. Immaginavo in tiro anche l'uccelone di papa'; volevo vederlo, capire cosa stava facendo, forse anche lui lo aveva tirato fuori dalla patta e lo stava menando osservando il culetto di suo figlio. Ero eccitatissimo, decisi di osare, mi girai verso di lui, nascondendo con le mani quanto ormai era incontenibile. Il vetro appannato a malapena riusciva a farmi vedere oltre; papa' era ancora davanti allo specchio, ma non avrei potuto dire se fosse girato verso di me oppure no. Volevo andare oltre, alzai tutte e due le braccia verso il getto dell'acqua scoprendo cosi' il mio inguine e con esso il mio cazzetto in tiro, avanzai verso l'anta di vetro e stavolta, come casualmente, vi appoggiai il mio petto, il piatto ventre e conseguentemente l'asta turgida che denunciava il mio stato di eccitazione. Se anche fosse girato verso lo specchio papa' avrebbe visto riflessa l'anta della doccia e quanto io spudoratamente stavo facendo. Per aiutare sia la sua visuale che la mia, con le mani cercai di disappannare il vetro. Intravidi la figura di mio padre, era girato verso di me, immobile, solo il braccio destro sembrava fare dei movimenti, la sua mano si agitava lentamente all'altezza dell'inguine. Questo era quello che riuscivo ad intravedere o che forse, mi piaceva credere di vedere; in quel momento non avrei potuto averne certezza, l'unica certezza era che volevo godere, volevo sborrare convinto che mio padre non si stesse perdendo una sola delle mie azioni. Iniziai a segarmi il cazzo senza piu' ritegno, con lo sguardo fisso in direzione di mio padre, ebbi la sensazione che lui si fosse avvicinato alla doccia; sfregai ancora tutte e due le mani sul vetro, cercavo di vedere meglio, sembrava che anche papa' ritmasse la mano destra all'altezza del suo inguine, intanto io menavo e menavo sempre a ritmo piu' veloce, ero al culmine, con voce roca sbiascicai:- papa' ancora' un minuto ed ho finito, un ultimo tocco ed arrivo -. Papa' con voce trascinata mi rassicuro':- si bello, dai l'ultimo tocco, goditi questo momento, il tuo paparino e' qui che ti guarda ed aspetta il suo turno -. Quelle parole mi portarono al godimento: la sborra si spiaccico' sull'anta della doccia; -si!, oh si! -, non riuscii a trattenere queste lamentose affermazioni, e appoggiai le labbra sul vetro dell'anta. Avevo goduto e papa' aveva visto tutto? Non ne avevo la certezza ma mi piaceva pensarlo. - Adesso esci - disse papa' dopo che mi ebbi ulteriormente risciacquato e mi allungo' l'accapatoio. Aprii la porta della doccia, senza pudore completamente nudo, il pisello intanto era tornato a riposo uscii per lasciare spazio a mio padre, mi scostai un po', salii sul tappetino davanti ai sanitari, indossai l'accapatoio ed iniziai ad asciugarmi lentamente, come a massaggiarmi, poi, come ad incoraggiarlo, chiesi a mio padre: - la doccia e' libera, non entri? - Si! Certo - rispose quasi con tono imbarazzato e girandosi sulle spalle si sfilo' il boxer e velocemente entro' in doccia.
Questo scambio di posizione finalmente fu la netta risposta alle mie incertezze di prima. Da questa distanza i vetri gia' opachi ed in piu' appannati dal vapore, filtrano si l'immagine, ma non nascondono nulla; infatti vedevo benissimo la figura di mio padre, era di schiena, si stava insaponando. Sentii risvegliarsi nuovamente l'eccitazione, in quel momento, seppur in modo annebbiato, vedevo le nudita' di mio padre: un massiccio corpo, una montagna armoniosa ricoperta da eccitante peluria. Speravo si girasse dalla mia parte, era una occasione che non volevo perdere: - hai bisogno qualcosa, papa'? -, chiesi suaventemente come per ricordargli che io ero li' al posto occupato da lui pochi istanti prima ed ora ero io che godevo dello spettacolo. Si giro' verso di me, indirizzai subito lo sguardo al suo inguine, rimasi senza fiato: papa' aveva una indiscutibile erezione e la sagoma che si intavedeva dal vetro della doccia era davvero di una misura impensabile che confermava la sua fama di uomo virile e superdotato. La lunghezza superava sicuramente i 20 cm, ma cio' che sbalordiva era la sua circonferenza: cosi' dritto e turgido sembrava essere piu' largo del diametro del mio polso. Con l'alluce e l'indice della mano sinistra circondai, senza riuscirci completamente, il polso del mio braccio destro.
- Caspita il suo cazzo e' sicuramente piu' grosso - pensai; - come fara' ad entrare nei giovani culi che ormai, sono certo, sfonda ogni qualvolta ne ha l'occasione? -. Volevo dire qualcosa ma ero senza parole, come ipnotizzato da quella proboscide che svettava orgogliosa. Ancora una volta scatto' il confronto, con il cazzetto da adolescente che mi ritrovo oggi, io non raggiungero' mai quelle dimensioni. - Non e' giusto! - pensai - ho preso tutto dalla mamma, almeno questo potevo ereditarlo da papa' -. Mi venne in mente Giulio, mio fratello, da piu' giovane avevo avuto modo di vederlo nudo, il suo arnese allora mi sembrava grande, ma sicuramente neanche lui ha ereditato la caratteristica fisica dell'uccello di papa'. I pensieri ed il confronto fatti affievolirono la mia eccitazione, mio padre rispondendo alla mia ultima domanda, mi chiese di accendere il fuoco sotto la moka del caffe' e mi consiglio' di sbrigarmi, poiche' avevamo fatto tardi, lui si sarebbe asciugato e mi avrebbe raggiunto subito in cucina.
Bevemmo il caffe', poi mio padre disse che se avessi viaggiato con il bus avrei rischiato di peggiorare il mio ritardo, di prendere pure lo scooter ma di stare attento; si sarebbe affrettato anche lui per raggiungere il mercato dove lavora. Lo salutai e guardandolo dritto negli occhi gli chiesi: - visto che non devi lavorare oggi pomeriggio, se vuoi non vado da Matteo e sto con te. - No! Vai pure da Matteo, studiate e poi andate pure a fare un giro con Alessandro. Sono sicuro che avrai di che divertirti con loro; mi racconterai stasera a cena - Ma tu che farai pomeriggio, DOVE ANDRAI?- chiesi con determinazione. - Non preoccuparti piccolo, trovero' anch'io qualcosa di interessante da fare, credimi! Adesso pero' andiamo che si e' fatto proprio tardi -. Cosi' dicendo mi diede il solito affettuoso scappellotto sul collo, poi, inaspettatamente mi spinse verso l'uscio appoggiando la mano destra sulla mia chiappa sinistra. Uscimmo.
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