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Gay & Bisex

IL FRUTTIVENDOLO


di tanganica
20.06.2016    |    39.480    |    11 9.5
"Una volta durante una sega che gli stavo facendo mi ritrovai con la sua cappella vicinissima alle labbra..."
A causa delle difficoltà economiche della mia famiglia, finita la scuola media fui costretto a cercarmi un lavora per portare qualche soldo a casa. I miei mi fecero assumere come garzone in un negozio di frutta e verdura, i miei compiti erano di sistemare la merce sul banco, prendere e rimettere le cassette di merce dal magazzino al banco, portare le borse con la merce comprata dai cliente alle loro auto. Il datore di lavoro aveva circa 50 anni, sposato ma senza figli molto simpatico e dal bel fisico che piaceva molto alle signore che venivano da noi a comprare. Già dal primo giorno non potei fare a meno di notare che ogni volta che mi trovavo chinato a sistemare la merce o a dover prendere qualcosa posta in alto sugli scaffali lui con la scusa di aiutarmi si appoggiava a me facendomi sentire il suo pacco sulle natiche. Io ancora non avevo molta conoscenza sulle cose di sesso e quello strofinare mi piaceva e lo lasciavo fare. Durante la pausa pranzo restavo in negozio perchè abitavo lontano e avrei impiegato molto tempo per andare e tornare, quindi stavo lì a mangiare qualcosa e riposarmi un pò su una poltrona che si trovava in un piccolo retrobottega. Un giorno per motivi lavoro anche il mio principale resta con me in negozio durante la pausa pranzo, dopo aver mangiato, scambiando quattro chiacchiere vedo che lui continua a passarsi la mano sulla patta iniziando questo discorso " Ho visto che ti piace quando te lo struscio sulle natiche, avrai sentito che il mia cazzo che grosso e duro quando mi struscio, forse sei anche curioso di vederlo e conoscerlo". cosi dicendo tirò fuori il suo cazzo dai pantaloni, e …. meraviglia …. vidi per la prima volta un lungo e grosso cazzo in tutta la sua potenza e maestosità. M’invitò a stringere quel magnifico cazzo con le mie mani e a fargli una sega.Prima umettò con della saliva la rossa e turgida cappella, poi mi impose un ritmo d’andirivieni su tutto il cazzo; di tanto in tanto aggiungeva altra saliva per fare scivolare meglio la mia mano su quella magnifica e superba asta. Io eseguii con sommo piacere quanto lui mi diceva di fare, e mentre svolgevo tale mansione lui si dilettava a palparmi le natiche e scivolando nel solco, si soffermava con un dito nel mio buchetto che cercava di trapanare nonostante i pantaloni ed io acconsentivo perché mi piaceva ciò che io facevo a lui e ciò che lui faceva a me. “Sto per venire, sono sul punto di godere. godoooo................”.
Infatti, passarono pochi secondi e dal forellino della cappella uscì un violento schizzo di sborra seguito da altri che andarono a sparpagliarsi sul pavimento. Anche se le seghe avevo imparato a farmele da solo questa mi aveva dato molto piacere, lo stringere tra le mani il cazzo di un altro, che considerate le dimensione quasi non riuscivo a stringere completamente e la sborra che usciva molto più copiosa delle mie seghe mi aveva molto soddisfatto. Un giorno rimanemmo ancora insieme per la pausa pranzo, questa volta dopo averlo tirato fuori per fargli la sega mi abbasso i pantaloni, mi fece curvare in avanti con la schiena mettendomi “culo a ponte” e cominciò a strofinare il suo cazzo sul mio culo puntando e spingendo la cappella contro il mio buchetto, cercando di profanarlo ma non riuscendoci volle che continuassi a fargli la sega. Ormai gli piacevano così tanto le mie seghe che trovavo sempre il momento per farsele fare. Una volta durante una sega che gli stavo facendo mi ritrovai con la sua cappella vicinissima alle labbra. Vedendo ciò mi disse: ”Dai, …. bacia questa meravigliosa cappella, dai, …. mettitela in bocca, ….. dai, succhiami il cazzo, ….. lo so che ti piace, ….. dai, ……fammi un magnifico pompino, dai, …… diventa un bravo succhiacazzi, dai, ….. leccami tutto il cazzo, ….. lo so che ti piace un mondo farlo….. dai, ……. Non ti fermare più, dai, …. impara a fare i pompini e vedrai che goduria”.
Non so se furono le sue parole d’incitamento oppure il mio naturale istinto, poggiai le mie labbra su quella stupenda cappella e potei sentire quant’era liscia, morbida, avevo la sensazione di stringere tra le labbra una grossa e morbida prugna.
Presi coraggio estrassi la lingua e cominciai a leccare tutta la cappella; prima leccai il forellino al centro, poi passai la lingua su tutto il bordo che era più sporgente e più grosso del cazzo, poi andai alla parte inferiore dov’era il frenulo e leccai tutto l’incavo e tutt’intorno. Leccai con piacere tutta la cappella che diventava sempre più dura e più rossa, poi passai a leccare tutte le pareti laterali, superiori ed inferiori di quel superbo, magnifico e grossissimo cazzo. Giunsi perfino a leccare lo scroto contenente due grossi coglioni ed egli sentendo che leccavo m’incitò a succhiare ed a mettere in bocca anche i coglioni. Poiché lo scroto era pendulo, i coglioni apparivano netti e separati, per questo motivo fu facile succhiarli e metterli in bocca ad uno ad uno. Ebbi la sensazione di avere in bocca un uovo di piccione e mi trastullai succhiandoli come si fa per una grossa caramella e m’accorsi che ne traeva un gran godimento.
“Adesso infilatelo in bocca e succhia, vedrai come ti piacerà, sono sicuro che mi farai sborrare presto”.
Io ritornai sul glande, aprii la bocca e cominciai a farlo entrare dentro.
Ebbi qualche difficoltà a farlo entrare tutto perché era troppo grosso ed una volta tutto dentro la mia bocca non potei più muovere la lingua ed ebbi la sensazione che mi mancasse il respiro, quindi lo rimisi fuori e piano piano lo feci scivolare di nuovo dentro adattando la mia bocca a quel meraviglioso, duro e grosso ospite.
Provavo una strana sensazione a sentire quella grossa cappella tutta dentro la mia bocca, riuscivo solo a succhiare anche se con qualche difficoltà. Poi cominciai un ritmico andirivieni facilitato dalla saliva che si accumulava nella bocca.
Talvolta lo uscivo totalmente per insalivare il cazzo e continuare la sega con le mani; insomma leccavo, succhiavo e “scopavo” con la bocca. Dopo un po’ di quest’esercizio, nuovo per me, lo sentii irrigidirsi, segno inequivocabile che stava per venire.
“Sto per sborrare” – mi disse, infatti, – se non vuoi che goda dentro la tua bocca preparati ad uscire il cazzo, diversamente fai come meglio ti piace”.
Io che non desideravo altro da parecchio tempo, tenni quasi tutta cappella del cazzo dentro la mia bocca, strinsi le labbra sul bordo esterno e mi preparai a ricevere la sborra mentre continuavo a succhiare.
Sentii uno schizzo violento e caldo che colpì il fondo della mia gola e mi precipitai ad ingoiare subito, ma ne seguirono subito molti altri che mi riempirono la bocca di quel caldo e meraviglioso nettare.
Lo trattenni un po’, poi facendo uscire un po’ di glande, passai con la lingua sul palato e gustai a lungo prima di ingoiarlo. Com’era buono, ….caldo, leggermente acidulo e vischioso, mi lasciò in bocca una dolce sensazione di viscido, ma quale sapore meraviglioso era stato, così come l’avevo immaginato, dolce, caldo nettare da assaporare direttamente alla fonte.
“Sei stato bravissimo – mi disse – non avrei mai pensato che uno come te che fa per la prima volta un pompino, riesca a farlo così bene ed addirittura con l’ingoio che è il massimo del godimento, da ora in poi, oltre che essere un bravissimo segaiolo, sarai ottimo succhiacazzi perché hai realizzato un meraviglioso pompino con l’ingoio, da oggi in poi potrai bere tutta la sborra direttamente dal mio cazzo”. Poi strinse il pollice e l’indice intorno all’asta che cominciava a diventare molle e fece uscire altre gocce ritardatarie che si fermarono sul forellino al centro della cappella, io estrassi la lingua, le leccai, le ingoiai e poi rimisi in bocca la cappella e continuai a succhiare con piacere bagnandola della mia saliva ed impregnandola del sapore della sborra. Era già passato qualche mese e questo lavoro mi piaceva sempre più e andare a lavorare era diventato un vero piacere anche perchè adesso al fruttivendolo i miei pompini gli erano piaciuti più delle seghe preferendo i miei a quelli della moglie che glieli faceva malvolentieri e senza ingoio. Dopo averlo stretto tra le mani, preso in bocca e succhiato il nettare, l'ultimo traguardo era sentire il suo cazzo e la sua sborra dentro il culo. Alcune volte ci avevamo provato ma quando sentivo la sua cappella spingere sul buco mi irrigidivo per il dolore e la paura per i danni che il suo cazzo poteva procurare al mio culo, perciò interrompevamo rimandando al momento opportuno. Ma adesso questo desiderio di finalmente penetrare il culo si era fatto sempre più forte sia per me che per lui.
“Ormai – diceva – non mi rimane altro che puntare sull’ultimo obiettivo, in altre parole quello di mettere questo meraviglioso cazzo nel tuo culo, desidero farti mio, voglio entrare col mio cazzo dentro di te, voglio sfondarti il culo, voglio farti sentire i miei coglioni che sbattono contro il tuo culo, in una parola…. voglio incularti e desidero che godiamo come non abbiamo mai goduto. Ormai sei bravissimo a farmi le seghe ed i pompini con l’ingoio, ma l’unico desiderio rimane quello di sfondarti il culo”. Io immaginavo tutto ciò nelle mie fantasie, ma sembrava impossibile che potesse realizzarsi date le dimensioni ragguardevoli di quella superba e magnifica asta. Ogni volta i tentativi di metterlo dentro andavano a vuoto e finivano come sempre o con una sega o con un pompino con l’ingoio perché il cazzo sgusciava come un’anguilla e non entrava di un millimetro.
“E’ troppo grosso – dicevo – non può entrare, mi fa male, lo desidero anch’io , ma il cazzo dovrebbe essere totalmente umido per poter entrare, in queste condizioni mi fa un male tremendo e mi passa il desiderio di sentirmelo dentro”. Passarono dei mesi senza raggiungere l’obiettivo, eravamo entrambi pazienti e per il momento ci accontentavamo di seghe e pompini. Un giorno che mi sentivo più calmo e rilassato gli chiesi di provare ad incularmi, lui andò a prendere da uno scaffale una tazzina con dell'olio m’invitò ad inginocchiarmi prese la tazzina contenente l’olio ed intinto il suo dito indice cominciò ad oliarmi le pareti intorno al buchetto, poi lo infilò dentro e rifece l’operazione fino a che il dito entrava ed usciva liberamente. Dopo si oliò il rosso e duro glande ed altri centimetri della sua superba asta.
“Adesso tieni aperte le natiche, non muoverti, cerca di collaborare mentre io spingo il mio cazzo dentro al tuo culo”.
Io avevo paura del dolore, ma al contempo desideravo sentire dentro di me quell’enorme arnese, quindi non mi mossi ma collaborai alla riuscita dell’impresa. Mentre lui teneva aperto il mio buco con l’indice ed il pollice della sua mano sinistra, con la destra impugnava il suo poderoso cazzo e lo spingeva verso il mio culo.
Sentii le pareti dello sfintere allargarsi e cedere il passo a quel maestoso e liscio glande che entrava inesorabilmente dentro di me, ma ahimè, …. che dolore. Non urlai per paura di farmi sentire da qualcuno fuori dal negozio, ma lo implorai di fermarsi perché il dolore era insopportabile. Lui si fermò ma non uscì, si trattenne per far sì che i muscoli del “ buco” si adattassero ed accettassero la penetrazione, dopo un po’ riprese a spingere finché sentii entrare tutta la cappella, ma il dolore era troppo forte e lo pregai di fermarsi. Si fermò per paura che potessi farmi troppo male ma non uscì ciò che era inesorabilmente entrato. Si trattenne, rimase fermo, poi pian piano riprese una lenta e regolare penetrazione.
Io non capii più nulla poiché sentivo solo dolore ed accusavo un totale allargamento del “buco”, avevo la sensazione che fosse entrato in me un tubo di ferro incandescente poiché sentivo bruciarmi le pareti laterali. Il cazzo non era entrato ancora tutto dentro, sperai che venisse in fretta perchè non riuscivo a sopportare oltre a quella che era diventata ormai una sofferenza.
Il mio desiderio fu subito esaudito perché mi sentii inondare dalla calda sborra e subito sentii il cazzo fuoriuscire, come se fosse stato respinto, come ospite poco gradito. Anche se stavolta eravamo riusciti a metà dell'impresa il dolore mi aveva bloccato e sembrava quasi che questa benedetta penetrazione non ci sarebbe stata più. Per quasi due giorni avevo bruciori al culo, ma il desiderio di riprovarci era grande, ma come si dice non c'è piacere senza dolore al quarto giorno gli chiesi di continuare l'opera che avevamo iniziato. Ci preparammo come la prima volta, mi inginocchia, lui rifece lo stesso trattamento dell'olio al mio buco, mi disse di riprenderlo in bocca per farglielo diventare duro e di imparare a sopportare il dolore perché desiderava penetrarmi completamente col suo cazzo e rompere così l’ultimo ostacolo al totale godimento. Io lo succhiai con piacere e poco dopo divenne duro raggiungendo quella gagliarda maestosità. Stavolta però oliò tutta l’asta fino alla radice, poi fattomi mettere in posizione “pecorina” mi fece allargare le natiche con le mie mani, lui tenne aperto il buchetto con le sue dita, mentre la destra teneva e dirigeva il cazzo verso il mio buchetto. Sentii la liscia cappella entrare lentamente ed aprirsi il passaggio, subito la sentii tutta dentro, ma, a differenza della volta precedente non ci fu troppo dolore, era più che altro un fastidio. Anch’io desideravo che mi sfondasse, che entrasse tutto dentro di me, perciò assecondai i movimenti andando incontro a quel grossissimo arnese che penetrava in me allargando inesorabilmente il mio “buco”. Sentii il grosso e lungo cazzo scivolare lentamente dentro di me, sembrava non finisse mai, di tanto in tanto si fermava per far sì che i muscoli si adattassero al membro e fare in modo che il dolore fosse sopportabile. Quando la lunghezza del cazzo ebbe superato la metà per l’eccessiva eccitazione, non riuscì trattenersi e sborrò copiosamente, ciò a me dispiacque perché riuscivo a sopportare quella lenta e lunga penetrazione.Ci riposammo dalle fatiche e ci ripromettemmo di rifarlo l’indomani per completare definitivamente l'opera. L'indomani ripetemmo le stesse cose del giorno prima con la lubrificazione del mio buco, il succhio e la leccata del suo uccello per farlo diventare dritto e duro come il ferro che lui badò a lubrificare e rendere liscio e scivoloso, quindi si pose dietro di me, mentre io collaboravo tenendomi le chiappe aperte con entrambe le mani, lui mise la cappella contro l’orifizio e spinse decisamente. Forse era troppo il desiderio di entrambi che subito lo sentii scivolare dentro e con un’altra spinta n’entro oltre la metà, il cazzo ben oliato entrava come una lama di coltello nel burro. Io quasi non sentii più dolore, pertanto lo incitavo a continuare, a spingerlo pian piano sempre di più e fino in fondo. Desideravo sentire dentro tutto il cazzo, desideravo sentire i coglioni sbattermi contro il perineo, volevo sentire i suoi peli pubici strofinarsi sulle mie natiche. Ad esaudire i miei desideri fu la sua voce che mi disse: “Adesso tieniti il culo con entrambe le mani, mancano pochissimi centimetri perché te lo sfondi completamente con questo mio cazzo, vedo che stai godendo, che ti piace, quindi infiliamolo dentro fino alla radice”.
Così avvenne, con pochi e decisi movimenti il cazzo entrò fino in fondo allargando totalmente i muscoli dell’ano, sentii sbattere i grossi coglioni e sentii strofinare i peli contro il solco del mio culo. La soddisfazione di entrambi era al massimo, lui si trattenne un po’ per godere di quel totale sfondamento, per la prima volta nella sua vita era riuscito ad infilare la sua imponente “mazza” dentro un culo, per giunta vergine e di sfondarlo, entrando il suo poderoso cazzo fino all’elsa. Anch’io mi sentivo soddisfatto e rimanendo fermi entrambi, cominciai ad abituarmi a ricevere quel poderoso ospite e ad accettarlo di buon grado. Ormai avevo superato la fase del dolore per entrare in quella del piacere, lui strinse le sue braccia intorno al mio petto imprimendo al suo poderoso cazzo un regolare e ritmico movimento d’andirivieni, insomma si mise decisamente a chiavare entrando ed uscendo il cazzo che ormai scivolava tranquillamente dentro al buco del culo procurando piacere e godimento ad entrambi. Io non so le volte che avevo goduto, in seguito alla violenta scopata, anche il mio amico “venne”, riempiendomi il culo della sua calda sborra. Appagati entrambi, restammo sul pavimento io sotto e lui sopra di me con il cazzo ancora dentro il culo. Restammo in questa posizione per qualche tempo, poi tirò fuori il cazzo ormai molle e mi disse: ”Mi hai dato il più gran piacere della mia vita, ora sei un vero rottoinculo, te lo metterò dentro tutte le volte che vuoi, sarai anche tu felice di farti sfondare il culo dal mio cazzo che tanto ami, desidero incularti senza olio, al massimo con un po’di saliva e voglio renderti il buco del culo così largo che appena ci appoggi la cappella, il cazzo deve entrare e scivolare dentro senza alcuna difficoltà, quindi dobbiamo scopare tutti i giorni così potremo continuare a godere insieme”.




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