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Gay & Bisex

IL GIOVANE COMMESSO - 2


di Foro_Romano
26.07.2015    |    15.321    |    2 9.4
"Giacomo non se lo fece ripetere due volte, non aveva tempo da perdere..."
2. Il padrone

Quel pomeriggio non fece altro che pensare a lui. Per un uomo così avrebbe dato tutto se stesso. Quello che avevano fatto era solo un piccolo accenno a tutto quello che avrebbero potuto fare a letto. Ma forse era tutto un sogno: quello era stato solo uno sfizio e non lo avrebbe più chiamato, dimenticandosi presto di lui. Già, sempre così. Ti fai tante illusioni, tante aspettative e poi nulla. Resta solo l'amarezza di essere stato usato, di non essere stato considerato più di tanto, di non essere stato all'altezza di quello che l'uomo voleva o di non aver avuto più tempo per dimostrargli chissà cosa. Tutti pensieri che non facevano altro che riempirlo di ansia. Basta. Ogni cliente che entrava serviva a distrarlo ma, quando se ne andava, puntualmente, si ripresentavano.
In chiusura arrivò Carlo, il padrone. Un uomo sulla cinquantina, ancora fisicamente tonico e di aspetto piacevole che dimostrava di essere stato un gran bell'uomo da giovane. Aveva due grossi baffi dal taglio deciso, corvini come i capelli, ma brizzolati sulle tempie. Quello che lo peggiorava era quel suo essere sempre accigliato, brutale e nervoso. Quel giorno più del solito.
"La cretina, di mia moglie. Sempre a crearsi problemi per come spendere i soldi. Mai che pensi che vanno prima guadagnati! Solo spendere. Come sono andate le vendite?".
"Beh, non c'è male, è stata una giornata discreta".
"Si, si, ma mai al passo di quanto quella scema sperpera. Non ha altro da pensare, quella. Ma perché non si trova un amante e si leva dai coglioni, dico io. Se li facesse pagare da lui i conti. Sai quanti resisterebbero? Tsè. Ma tanto ci stò io, il minchione, che paga".
"Meno male che ci sei tu a farmi sbollire la rabbia. Vieni qua" e lo tirò a sé in modo rude. Non perse tempo. Subito lo fece inginocchiare, si aprì i pantaloni e glielo sbatté in faccia. "Tieni, guadagnati lo stipendio, datti da fare... Muoviti, che aspetti?". Giacomo sentiva che lo avrebbe fatto pure volentieri, in fondo si sentiva troia e, come tale, doveva accontentare il maschio, ma ancora non capiva se quei suoi modi ruvidi gli piacevano o meno. Ogni sera, alla chiusura, era sempre la stessa storia. Glielo succhiava, insalivandolo per bene, e poi glielo metteva al culo, senza tanti preamboli. Così fu anche quella sera. La monta, come sempre, fu molto dolorosa, all'inizio, ma poi quasi più piacevole del solito, perché il ragazzo volle pensare che dietro di lui, a fargli il servizio, ci fosse Bruno, quello per il quale gli era ormai chiaro che aveva preso una cotta.
L'uomo ci dava dentro di brutto. Lo fotteva senza pietà, spaccandogli il culetto e sfondandolo a raffica col suo grosso cazzo, duro come il marmo. Ad ogni affondo il ragazzo non poteva trattenere un gemito o un flebile grido. Inoltre, si potevano sentire lo schiocco dell'interno cosce del maschio sulle tenere chiappette, lo sciacquettio nel buco spanato, l'odore intenso di sesso, i grugniti dell'uomo, sempre più infoiato e sempre più deciso nello sfondare il più possibile. Tutto questo e quell'illusione di amore che girava nella testa offuscata del giovane, lo fece venire presto, così, senza toccarsi e, forse, senza neanche accorgersene. Come non se ne accorse nemmeno il maschio, tanto lui pensava solo a sé stesso e, solo dopo un bel po' di quella cavalcata, finalmente si scaricò le palle ruggendo come un leone e sparando una quantità enorme di sperma nel più profondo del povero (si fa per dire) corpo che aveva usato.
Così ogni sera, ad ogni chiusura del negozio. Per quanto troia e col buco ormai decisamente spanato, la prassi cominciava ad essere piuttosto noiosa e fastidiosa. Ma non poteva lamentarsene. Doveva subire e stare zitto perché c'era il rischio che il padrone avrebbe trovato qualche altra zoccoletta da sottomettere e addio lavoro. Inoltre, quel lavoro gli piaceva. Il campo della moda sembrava fatto per lui. Quindi, zitto e pazienza.
Uscito dal negozio, fece un breve giro al supermercato. Aveva voglia di qualcosa di sfizioso, diverso dal solito, come diversa sentiva essere stata quella giornata. Aveva conosciuto un uomo meraviglioso. Chissà se anche lui lo aveva colpito favorevolmente. Era in ansia di sapere. Lo avrebbe chiamato? E quando? Vada per l'insalata russa. Ma quella sera non si fece sentire. Purtroppo il giorno dopo era sabato e Bruno non andava al lavoro. Poi venne domenica. Lunedì fu lui a non lavorare e ancora niente. Giacomo era sempre più triste perché sempre più avvolto dal dubbio. Ma certo, si era fatto un castello di carte in testa. Sarebbe stata la solita delusione da superare.
Invece no, martedì eccolo lì che veniva sorridente verso il suo tavolo. "Posso sedermi?" chiese scherzosamente. Non gli fece neanche aprire bocca che "Scusami se non ti ho chiamato ma i fine settimana sono impegnatissimo con mia moglie e i figli, questo in particolare, e non potevo neanche pensare di fare una telefonata o mandare un messaggio senza farmene accorgere e ieri è stato un giorno terribile al lavoro, come tutti i lunedì". Di colpo il cielo, nella sua mente, si liberò delle nubi e il sole tornò a splendere. E il sole era lui, Bruno, finalmente vicino.
Accennò a un "Certo, lo avevo capito. Era logico". Già, era logico ma lui aveva pensato solo al peggio. Comunque, adesso il sole era tornato più splendente di prima. "E' vero. Hai figli. Non ne abbiamo parlato l'altro giorno".
"Si due, maschi. Sono ormai grandi: 21 e 23 anni, come te. In genere vanno per conto loro ma questa domenica siamo andati tutti a casa di mia madre per festeggiare il suo compleanno. Ha fatto 80 anni, tondi tondi".
"E' si, capisco" ma qualcosa nella sua espressione deve essere trapelato.
"Scusami ancora - gli disse con fare serio - ti ho fatto stare in pena. Ma non pensarci più, eccomi, sono qui e ti voglio ancora più dell'altra volta". Giacomo sorrise sollevato. Quella frase era musica per le sue orecchie. "Ed ho una bella sorpresa per te. - aggiunse l'uomo - Ho detto a mia moglie che lunedì prossimo avrò un corso di aggiornamento a Firenze e che pernotterò lì. Il corso c'è davvero, le ho fatto vedere la presentazione. Invece, se vuoi, starò con te tutto il giorno e tutta la notte".
Il ragazzo avrebbe voluto abbracciarlo dalla felicità così, davanti a tutta la folla che li circondava. "Sicuro e ti preparerò una cenetta coi fiocchi. Sò cucinare molto bene, sai?".
"No, no, no, alla cena di penserò io. Dobbiamo festeggiare e ti porterò io in un bel ristorante. Ci saranno tante altre occasioni per dimostrarmi la tua bravura culinaria".
"Tante?" Gli occhi gli si inumidirono.
"Adesso non metterti a piangere qui. Ti vorrei dire che già ti amo ma non vorrei correre troppo e ti dico che per me sei subito apparso come una cosa molto speciale". A questo punto stava veramente per piangere dalla felicità. Abbassò la testa.
"Adesso calmati e andiamo al tuo negozio, ché ho bisogno di provare ancora qualcosa". Giacomo non se lo fece ripetere due volte, non aveva tempo da perdere. Si alzarono e, quando furono soli, gli dimostrò quanto fosse bravo a soddisfare le sue voglie. Andò oltre e questa volta gli fece usare il suo culetto dalla perfetta forma a mandolino e dal tenero buchino vogliosamente ricettivo. Dopo averlo scopato a dovere, il maschio raggiunse una delle sborrate più copiose e goduriose della sua vita. Al bacio di commiato si dettero appuntamento per l'indomani e per tutto il resto della settimana.

(segue)
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