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IL GIOVANE COMMESSO - 4


di Foro_Romano
02.08.2015    |    10.643    |    1 9.3
"Dopo forse più di un'ora di feroce monta in tutte le posizioni possibili, gli venne scaricato in bocca tutto il frutto dei coglioni del maschio che, senza..."
4. L'albergo del piacere

Ripresa l'autostrada, ne uscirono di nuovo e, attraverso un un percorso boscoso, arrivarono all'albergo. Era un posto da favola. Posto sulle colline fiorentine, col panorama che spaziava sull'incantevole città e circondato da piante che lo rendevano un luogo fresco ed areato. Insomma, il luogo giusto per una luna di miele. L'albergo, ricavato in un antico casale, era rustico ma lussuoso. Il personale, gentilissimo, li accolse con affabilità ed un ragazzo li accompagnò alla camera. Una matrimoniale! Ma non un'espressione, non un gesto di riprovazione da parte di nessuno. A Giacomo sembrava di vivere in un altro mondo. Certo, è la legge del commercio: se sano fare il loro mestiere dove c'è un cliente che paga nessuno ha niente da ridire.
Appena chiusi da soli in camera si abbracciarono di nuovo per un breve ma profondo bacio. Erano d'accordo che avrebbero subito fatto una doccia per rinfrescarsi e ritemprarsi del viaggio. Per primo andò Carlo che, quando finì, tornò col solo grande asciugamano stretto in vita che gli arrivava fin sotto il ginocchio.
Alto. Imponente. Ma il torace! Giacomo non lo aveva mai visto nudo prima di allora e rimase inebetito a quella vista. Era un torace ampio, possente, con due larghe spalle ed una vita ristretta, benché lievemente alterata da accennate maniglie dell'amore ed accompagnata, davanti, da una piccola pancetta dovuta all'età. La parte alta, all'altezza dei capezzoli, era tutta coperta da un folto pelo scuro da cui partiva una riga di pelo che andava a collegarsi all'ombelico e proseguiva oltre, fino a quello del pube. Il pelo folto copriva anche le gambe, almeno quello che ne spuntava al di sotto dell'asciugamano. Era proprio il dio che aveva sempre desiderato!
Il ragazzo cercò di trattenersi e non mostrare turbamento, anche perché voleva fare velocemente la sua doccia per ricongiungersi al suo uomo, e sgattaiolò nel bagno. Cercò di pulirsi il più profondamente possibile nel buco ma quell'infilare e sfilare le dita insaponate e l'immagine di quel maschio che aveva ancora negli occhi lo stavano già per farlo venire.
Al ritorno per poco non gli prese un infarto, ma era troppo giovane per certi problemi. Quello che vide era l'immagine di un sogno perverso. Il maschio (perché questa era l'impressione che dava) era sdraiato sul letto, completamente nudo, coperto solo del suo pelo, e con una potente erezione in atto perché se lo andava massaggiando per poter averla subito vinta sulla sua preda. E la preda si lasciò catturare, senza alcuna resistenza.
Il tenero cuccioletto fu subito assalito e ne subì il peso addosso. Fu palpato ovunque, accarezzato, baciato. In poco tempo ogni centimetro della sua pelle fu conquistato dall'uomo sempre più accecato dalla passione. Fu presto infilzato ed ebbe il buco dilaniato dall'enorme mazza marmorea dell'animale che non gli dette tregua, con suo estremo piacere.
Dopo forse più di un'ora di feroce monta in tutte le posizioni possibili, gli venne scaricato in bocca tutto il frutto dei coglioni del maschio che, senza costrizioni, ebbe l'estremo piacere di vedere, tra gli spasmi dell'orgasmo, il suo piccolo amante inghiottire tutto, fino all'ultima goccia, che raccolse con la lingua protesa.
Rimasero un bel po' distesi parlando di tante cose e di niente, nella penombra sempre più carica della luce esterna che si andava affievolendo. Bruno lo accarezzò e gli chiese scusa del dolore che certamente gli aveva procurato ma il giovane gli rispose che non aveva nulla di cui scusarsi. Lui era proprio così che voleva essere posseduto.
Poi Giacomo se ne uscì, sovrappensiero, con "Amore, scusa se ti faccio questa domanda. Ma che effetto ti fa fare sesso con un ragazzo come me che ha la stessa età dei tuoi figli?".
"Sai - gli rispose - non ci ho mai pensato. Con te è venuto tutto così naturale".
"Non è che, facendolo con me, tu pensi di farlo ai tuoi figli?", aggiunse con una punta di gelosia.
"No, ma no, che ti passa per la mente! Sei tu che mi piaci, non loro".
"Vedendo te, non credo che siano poi così brutti".
"E poi, a te che effetto ti fa fare sesso con uno che potrebbe essere tuo padre? Sorrise. "Basta, non dire altre stupidaggini" e gli schioccò un bacio sulle labbra. Seguirono le carezze e il desiderio tornò ma si limitarono a bacetti ed abbracci... con qualche leccatina un po' spinta.
Cenarono nel ristorante interno dell'hotel, a lume di candela, con davanti il panorama notturno pieno delle luci della città sotto di loro che si confondevano con quelle che splendevano nel cielo. Mangiarono squisitamente, le portate erano molto raffinate, come tutto l'ambiente, ma Giacomo sentiva ancora in bocca il sapore del suo uomo, era più forte di qualunque spezia. Ce lo aveva davanti, bello più che mai. Era un uomo maturo e virile. Era suo.
Appena a letto fecero un'altra breve cavalcata. Sarebbe stato un piacere vederli per due motivi. La mole dell'uno, alto e massiccio, che sottometteva facilmente alle sue voglie il piccolo ragazzetto biondo (in realtà senza troppa fatica) era sessualmente molto eccitante ma, nel contempo, trasmettevano l'amore intenso che li univa, nonostante la violenza apparente.
Il sonno che seguì fu uno dei più riposanti per tutti e due, che si svegliarono presto. Dopo una veloce doccia, preceduta naturalmente da un rapido pompino per soddisfare l'erezione mattutina dell'uomo, partirono alla volta di Roma, per tornare l'uno ad aprire il negozio e l'altro dietro la sua scrivania di dirigente.
Fecero tutto in fretta, ma avevano ambedue una insolita energia in più. Erano ormai certi che niente li poteva più dividere. Non pensavano più agli impedimenti che si sarebbero certamente frapposti: una moglie e dei figli per uno ed un padrone prepotente per l'altro.

(segue)
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