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Gay & Bisex

Il compagno della palestra parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it archer81
07.04.2013    |    42.826    |    6 9.6
"Persi il conto degli schizzi che uscirono dal suo cazzo: una vera e propria cascata di sborra bianca e densa mi riempi il viso i capelli e anche la camicia..."
Ancora una volta, come mi accadeva tre volte a settimana, ero lì, seduto sulla panca dello spogliatoio della palestra ad aspettare che arrivasse l’unico motivo che mi spingesse ad andare a fare quegli allenamenti noiosissimi. Alla fine non potevo lamentarmi del mio fisico, 1.93 per 84kg non muscoloso ma con un fisico asciutto e definito. Ma il motivo per cui continuavo ad andare ad allenarmi senza desiderare alcun risultato era lui: Dario.

Un ragazzo bellissimo alto 1,85 biondo pelle chiara e con due occhi di ghiaccio incorniciati da un fisico perfetto che non aveva nulla da invidiare ai modelli e agli sportivi. Eravamo amici da tempo e mi ero iscritto in palestra convinto da lui che voleva un amico con cui allenarsi.

Vederlo ogni volta in quel completo che metteva in risalto il suo fisico e godermi della sua nudità sotto la doccia erano per me motivo di turbamento e di suggerimento alle mie seghe notturne che dedicavo solo ed esclusivamente a lui che, ahimè, aveva in mente solo ed esclusivamente la gnocca.

Quella sera ero in accappatoio seduto sulla panca a guardare di straforo lui che si insaponava sotto la doccia, ad ammirare il suo culetto sodo senza un pelo e il suo pisello che pendeva sopra una sacca priva di peli e già fantasticavo su cosa avrei voluto fargli se solo avessi avuto il coraggio di farlo mio.

Non mi accorsi quasi di lui che, chiusa la doccia, stava uscendo e venendo verso di me quando all’improvviso scivolò cadendo rovinosamente e sbattendo la spalla contro uno degli armadietti aperti.
Rimase a terra semifermo e imprecando sia per il dolore che per la sfiga. Subito tutti i ragazzi nello spogliatoio accorsero in suo aiuto e lo aiutarono ad alzarsi. Gli faceva molto male la spalla e a fatica riuscì a vestirsi alla bell’e meglio.

Una volta usciti dalla palestra saltò in sella al suo scooter ma appena cercò di tirarlo giù dal cavalletto una smorfia di dolore si impadronì del suo viso rendendo evidente quando fosse impossibile per lui ritornare a casa da solo. Mi ofrii pertanto di dargli un passaggio a casa lasciando nel parcheggio della palestra il suo scooter promettendogli che il giorno seguente l’avrei aiutato a riportare a casa anche quello.

Durante il viaggio verso casa lui continuava a imprecare per la caduta e per la sfiga che l’aveva colpito: senza scooter non avrebbe potuto raggiungere la sua ultima fiamma quella sera e non avrebbe potuto divertirsi con lei come avrebbe voluto. Litigò anche telefonicamente con lei mentre eravamo in auto e chiuse la chiamata con uno “stronza” dato che lei probabilmente aveva rinfacciato il fatto che non la potesse passare a prendere.

Nel frattempo io mi godevo le sue gambe tornite e muscolose custodite dentro a quel paio di jeans stretti che non nascondevano di certo il gonfiore del suo pacco.

Arrivati a casa lo accompagnai all’appartamento portando il borsone sino al terzo piano. Mi invitò a entrare per offrirmi una birra come ringraziamento per l’aiuto che gli stavo dando.

Mi fermai da lui per più di due ore mentre lui, incazzato e dolorante, si consolava trangugiando una birra via l’altra mentre si sfogava con me per colpa della tipa, del lavoro e dell’incidente della palestra.

Si era fatto ormai tardi e lui era evidentemente brillo e assonnato. Gli chiesi di andare in bagno prima di andare a casa e quando uscii dal bagno me lo trovai in piedi in mezzo al salotto in mutande con i pantaloni calati alle caviglie con la maglietta mezza tolta e incastrata sopra la testa. Aveva cercato di spogliarsi da solo per cambiarsi ma a causa della spalla dolorante si era trovato in quella situazione.

Mi misi a ridere la situazione buffa in cui si era messo e lui mi rispose con un eloquente: “Ho combinato un casino! Dammi una manose no ne combino uno peggiore”

Sempre ridendo mi avvicinai a lui cercando di sfilargli la maglia ma, a causa della birra in corpo, lui era poco collaborativo tanto che ondeggiò un paio di volte cadendo poi in avanti e buttandomi a terra.

Ci trovammo sul tappeto del salotto io sotto e lui sopra a petto nudo che mi guardava negli occhi con uno sguardo strano. Rotolò su un fianco e mi chiese di sfilargli i jeans. Mi misi pertanto in mezzo alle sue gambe per sfilargliele ma lui approfittando della mia sorpresa prese la mia testa e la avvicinò con forza al pacco contenuto in quegli slip bianchi, premendomi il fiso su di esso.

Le mie narici vennero invase dal profumo di maschio del suo sesso pulito e sentii una scossa corrermi lungo tutto il corpo.

Alzai lo sguardo verso di lui cercando di capire cosa fosse successo e incrociai i suoi occhi color ghiaccio e il suo sorriso sornione. Dalle sue labbra uscì una frase lapidaria: “So che ti piace…e stasera meriti un premio”.
Fu la frase che mi liberò da ogni inibizione e cambiò l’esito della serata.

Mi rituffai sul suo pacco che si era ulteriormente gonfiato leccando la sagoma del suo cazzo sotto la stoffa finchè fu in totale erezione. Sempre facendolo rimanere sdraiato abbassai l’elastico degli slip e venni colpito in faccia dal suo pisello di marmo che afferrai con forza e che mi spinsi subito in bocca leccando la sua cappella e spingendomela poi fino in fondo alla gola.

Nel frattempo lui cominciò a mugolare dal piacere incitandomi a farlo impazzire e a farlo godere mentre con le mani gli accarezzavo le palle gonfie e lisce.

Mentre lo pompavo con grande maestria lo guardavo negli occhi come la migliore delle troie godendo delle sue smorfie di piacere che gli ricoprivano il volto.

Ad un certo punto volle mettersi in piedi e cominciò a scoparmi la bocca sempre con più forza e velocità mentre io mi ero aggrappato ai suoi glutei di marmo e dando il ritmo delle sue pompate fino a che di colpo non lo tirò fuori dalla mia bocca e dando due colpi di mano cominciò a sborrare emettendo un urlo di piacere mai sentito prima.

Persi il conto degli schizzi che uscirono dal suo cazzo: una vera e propria cascata di sborra bianca e densa mi riempi il viso i capelli e anche la camicia.

Quando ebbe finito di sborrare ero praticamente ricoperto del suo seme bollente e con la lingua andai a pulire il suo bel pisello che cominciava a dare segni di cedimento.

Si lasciò cadere sul divano complimentandosi con me e dicendo che se lo avesse saputo prima non avrebbe aspettato tutto quel tempo prima di concedermi il suo cazzo.

Gli chiesi per favore di farmi una doccia perché in quelle condizioni non sarei mai potuto arrivare a casa.
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