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Gay & Bisex

Il giardiniere


di enriche
10.01.2013    |    18.073    |    3 9.4
"Dopo qualche secondo mi guarda ed esclama: “Questi però proprio mi mancano!” Io abbasso gli occhi con vergogna, ma scorgo qualcosa che mi fa riprendere: sarà..."
Che dolore! Mi brucia ancora il culo, ma ne valeva la pena: quanto ho goduto!
Non riesco a crederci: dopo anni di “punta”, sono riuscito a farmi Giuseppe.
Giuseppe è l’addetto alla manutenzione del verde e delle strade del nostro Comune. Non è bello, non è giovane, ma ha una così arrapante aria da porco che… a pensarci ancora adesso mi va in tiro. Siciliano, scuro di carnagione, bassetto, tarchiatello, peloso, assomiglia ad un incrocio tra Luca Zingaretti ed Antonio Di Pietro. Quando lo vedo in giro a torso nudo, sudato, il cuore mi balza a mille. Quante volte mi sono masturbato immaginando tutte le situazioni più intriganti…
L’occasione mi si è presentata un giorno in cui ero a casa in ferie, ed il giardino gridava vendetta. Siccome Giuseppe passa spesso dalla mia via, lo incrociai al momento opportuno e gli illustrai il problema. “Ci penso io” – “Quando potrebbe passare?” gli faccio – “Anche oggi pomeriggio, magari dopo le cinque, quando stacco dal lavoro” – “Ottimo, allora ci vediamo più tardi”.
Verso le cinque e un quarto si presenta a casa mia: canotta regolamentare, pantaloncini da muratore con pacco bello in vista, scarponcini da lavoro. (Perché muratori, giardinieri e similari si mettono sempre dei calzoncini così stretti? Che sofferenza vederli in giro al lavoro e non potergli mettere le mani nelle mutande, sempre che le portino…!) Appena indicatogli da dove cominciare, si mette all’opera ed io rientro in casa, appostandomi per spiarlo. Tempo cinque minuti, e si è già liberato dell’indumento superiore. Mentre ramazza fischiettando, lucido di sudore, noto che nonostante l’età e la costituzione non ha tanta pancia, mentre la schiena, ahimè, è un tappetino villoso. Comunque sono tutto un bollore. Che faccio? Starei lì volentieri a segarmi mentre lo rimiro, ma non mi basta. Allora mi chiudo in camera mia, mi spoglio, mi sdraio sul letto e metto su un bel porno. Preso dalla fregola, mi accarezzo tutto eccitato, mi meno un po’ l’uccello, quindi passo al buchetto e concentro lì tutte le mie attenzioni. Sono partito! Non mi accorgo che il volume è un po’ alto, ma tanto ci pensano i miei gemiti di piacere a coprire il sonoro. Sono talmente preso dal giochino solitario che non mi accorgo della porta che si socchiude. E’ un attimo: apro gli occhi e vedo Giuseppe fermo sulla soglia che mi guarda tra lo sbigottito ed il divertito con un mezzo sorriso. Io mi pietrifico con due dita infilate nello sfintere, mentre dalla televisione provengono cigolii e gemiti. “Ups, scusami – fa lui – ma ho sentito dei rumori che mi hanno incuriosito, e così…” Io non so proprio cosa dire “Ehm, ecco… io… veramente…” balbetto mentre arrossisco

– “Tranquillo, anch’io mi diverto coi pornazzi: a casa ne ho una discreta collezione” Ma quando butta l’occhio al televisore, e realizza che in scena ci sono tre maschioni che si fottono e si spompinano alla grande, rimane come ipnotizzato. Dopo qualche secondo mi guarda ed esclama: “Questi però proprio mi mancano!” Io abbasso gli occhi con vergogna, ma scorgo qualcosa che mi fa riprendere: sarà una mia impressione, ma il suo pacco mi sembra sul punto di esplodere. Allora mi gioco il tutto per tutto: “Mi sembra di vedere che il genere non ti dispiace” indicando ammiccante il suo cavallo dei pantaloni. Lui segue il mio sguardo, abbassa gli occhi sulla sua esuberanza, torna a guardarmi sogghignando e si passa la lingua sulle labbra. “Visto che sicuramente te ne intendi, che ne diresti di aiutarmi a liberarmi da questo gonfiore che mi stringe i pantaloni? Non mi sono mai fatto fare un pompino da un maschietto, vediamo un po’ com’è.” E detto ciò si avvicina col pacco al mio viso, si slaccia prontamente i pantaloni e lascia libera la “bestia”. Che nerchia, proprio come me la immaginavo! Grossa, scura, venosa, dritta. Non faccio complimenti, l’afferro con una mano, “Piano!” fa lui – quindi dischiudo le labbra in modo da offrire un minimo di resistenza e comincio a lavorarmela. Piano piano sento che si irrigidisce ulteriormente (non lo credevo possibile), mentre dall’alto giungono i primi gemiti di assenso “Cazzo, che bocca calda che hai! Nessuna figa che ho chiavato finora è paragonabile.” Io continuo concentrato il mio lavoretto finché la posizione non mi stanca; allora lo afferro per le chiappe e lo facci cadere sul letto in posizione supina mettendomi a cavalcioni. Colpo di genio! Gli porgo il mio culo mentre continuo a slinguazzarlo e lui, senza che glielo chiedessi, mi afferra le natiche, se le avvicina al viso e inizia ad esplorarmi con la lingua. Colto di sorpresa mi blocco, quindi ci prendo subito gusto tanto da rimanere fermo in estasi con il cazzo sempre più in tiro. “Perché ti fermi! Continua, troia!” e mi dà una pacca sul sedere. Io mi riprendo e torno a lavorarmi il suo uccello, mentre lui (che gran porco!) dopo avermi insalivato ben bene, passa a stimolarmi il buchetto con le sue grosse dita callose: meglio di un dildo! Sentendomi così penetrato, adesso sono io a gemere di piacere. Non resisto: alternando lingua e dita, mi sta facendo impazzire, ed io non riesco più a concentrarmi. “Vedo cha la puttanella è stanca, ma io no! Adesso che la tua fighetta è bella umida, possiamo darci dentro!” E così dicendo mi scansa di lato lasciandomi a pancia in su, si posiziona lesto sopra di me, mi allarga le gambe e introduce il suo ariete. E’ troppo grosso! Mi sfugge un grido di dolore, subito bloccato dalla sua mano sulla mia bocca. “Zitto! E’ solo un attimo, poi vedrai se non mi supplicherai di continuare.” Era vero. Passato l’iniziale dolore, quando il buco si è dilatato a sufficienza per permettergli di stantuffarmi a dovere, diventa una libidine. Ed infatti, con ancora la sua mano sulla bocca, comincio a rilassarmi, e gli prendo un dito da succhiare voluttuosamente. “Hai proprio una bocca avida” fa lui. Liberato dalla mano, mettiamo su un concertino di mugolii e gemiti, mentre il nostro sudore si mischia, io gli pianto le unghie nella schiena e mi serro con le gambe al suo bacino. Andiamo avanti per non so quanto, sono completamente perso, finché un grugnito diverso dagli altri mi riporta alla realtà. “Cazzo, non resisto più, sto per venire.” - “Non ancora, aspetta!” – “Aahgg!” Un urlo animale accompagna una calda sborrata colossale che mi inonda le viscere. Giuseppe collassa su di me con ancora l’uccello dentro. Gli ultimi spasmi, quindi lo estrae. Ma manca qualcosa “Ed io?” gli faccio. Lui si solleva da me, tutto sudato, guarda la mia erezione e dice: “Sei stato bravo a farmi godere. Mi sembra giusto che ce ne sia anche per te” , quindi mi afferra il cazzo (ben più piccolo del suo) con le sue dure manone e comincia a masturbarmi. In un attimo vengo copiosamente, schizzando come mai in vita mia. Sono esausto, ma soddisfatto, anche se un po’ dolorante.
“Direi che per oggi ho finito”, mi dice Giuseppe rivestendosi. “Per i prossimi lavori, la tariffa rimarrà sempre questa: lavori leggeri – un pompino con ingoio, lavori pesanti – una bella scopata”. Affare fatto!
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