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Gay & Bisex

Io e l'autista del bus!


di Soundserio
30.06.2015    |    23.062    |    1 9.5
"Due categorie di uomini ben distinte, ma particolarmente eccitanti per i miei occhi e per le mie fantasie..."
Sin da adolescente provavo una forte attrazione per gli uomini. All’età di sedici anni ricordo che ogni giorno ero particolarmente eccitato all’idea di poter toccare uomini possenti, virili, grossi e magari anche barbuti. Tra le mie voglie e fantasie più frequenti comparivano due categorie di uomini: gli autisti ed i papà di famiglia. Due categorie di uomini ben distinte, ma particolarmente eccitanti per i miei occhi e per le mie fantasie. Trascorrevo molti pomeriggi a fantasticare e ad immaginarmi con vari autisti e papà, mi eccitavo cosi tanto da iniziare a sentirmi molto caldo e troietta, ma l’idea non mi dispiaceva affatto, anzi mi eccitava maggiormente.
All’età di diciannove anni mi capitava spesso di prendere l’autobus per raggiungere la città in cui seguivo i miei studi universitari. Avevo una casa, ma spesso mi ritrovavo a fare avanti e indietro fino casa dei miei per sbrigare alcuni progetti che dovevo concludere entro la fine dell’anno. Iniziai cosi ad adocchiare in ogni viaggio tantissimi autisti. Era raro che non me ne piacesse uno. C’era l’uomo sulla quarantina pelato, grosso, fede al dito e con il pelo scuro che usciva dalla camicia aperta. Il quasi sessantenne con il capello brizzolato, pochi peli sulle braccia e dei baffetti da leccarsi le dita. Il cinquantenne scuro di carnagione, moro, peloso con un nasone ma con delle mani grosse tanto da voler essere preso in tutti i modi possibili. Ed in fine c’era quello che più odiavo, lo detestavo, il trentenne assunto da poco che con aria spavalda, giovanile e viscida cercava giovani universitarie. Quest’ultimo non lo reggevo proprio, non mi degnava di uno sguardo, e forse proprio per quello non provavo molta simpatia, ma non poteva immaginare quanto fossi maiala dentro e cosa tutto avrei potuto fare nel privato, altrimenti si sarebbe lasciato andare facilmente a degli sguardi in più.
Una mattina di luglio mi ritrovai sul bus praticamente solo, lungo il viaggio salirono solo altre due persone che scesero alla prima tappa in città, mentre io scendevo sempre alla terza. Quel giorno lì faceva molto caldo, la città era praticamente deserta, tutti i cittadini si spostavano nelle zone di mare circostanti e solo noi poveri “sfigati” trascorrevamo le giornate nel caldo afoso della città a studiare per gli ultimi esami di sessione. L’unica cosa che mi rincuorava era l’autista di quella mattina. Un bell’uomo sui quarantacinque anni, brizzolato, occhi verdi, fede al dito e primi due bottoni della camicia celeste sbottonati per via del caldo, e una leggere peluria chiara che si intravedeva. Non era il mio tipo, a me facevano impazzire gli uomini rudi, villosi, scuri e dall’aria perversa, lui era tutto l’opposto, ma di certo non era uno da buttare via, anzi un bell’uomo classico, gentile ed elegante.
Decisi di posizionarmi in fondo, al centro dei cinque sedili dell’ultima fila, auricolare all’orecchio, tipica posizione di stravacco sul sedile e per l’occasione portai con me qualche caramella gommosa, in particolare una goleador, quelle lunghe al gusto di fragola che si possono sia mangiare subito oppure godere a succhiare. A metà viaggio continuai a mangiare caramelle per catturare l’attenzione di quell’uomo che di tanto in tanto guardava dietro dallo specchietto retrovisore interno, più che mangiare le caramelle, le degustavo succhiandole, le infilavo tutte in bocca e poi con una mano le tiravo fuori piano piano per poi rinfilarle tutte in bocca, ovviamente una ad una. Per un secondo però, provai un attimo di vergogna quando notai che l’autista mi guardava. Io non distoglievo lo sguardo dal suo, ma essendo un bravo ragazzo, riservato e timido nonostante le particolari fantasie private, mi imbarazzavo e mi veniva il panico pensando ad una possibile strana reazione dell’uomo. Ma pochi secondi dopo ricominciavo a succhiare lentamente e guardare dentro lo specchietto aspettando ancora una volta lo sguardo dell’uomo, che durante il lungo tragitto, arrivo per circa sette/otto volte. Era curioso? Interessato? Infastidito e schifato?!? Non lo so, ma la cosa mi provocava una eccitazione non indifferente, speravo fermasse il bus e mi raggiungesse dietro senza dire niente e tirandolo fuori, in piedi davanti a me ,mi facesse segno di spompinarlo. Ma niente, tutto ciò erano solo mie fantasie.
Alla fermata, oramai rimasto solo sul bus, provavo un po’ di imbarazzo perché per scendere dovevo passare di fianco a quell’uomo che mi guardava mentre succhiavo quelle caramelle come se fossero piselli. Decisi cosi di prendere il telefono in mano e fingere una chiamata. Mi avvicinai facendo finta di niente, arrivai sulla porta e salutai l’autista con un “Arrivederci, grazie”. Mentre scendevo le scale °°Colpo di genio°° “Si, alle undici vado a prendere un caffè all’American”, dissi ad alta voce tanto da farmi sentire dall’uomo. Volevo provare, mettere alla prova l’uomo, se lo avevo incuriosito al punto tale da trovarlo al bar American.
Ore 11:00
Faccio il mio ingresso al bar, dell’uomo nessuna traccia. Deluso scelsi un tavolino dove sedermi, era praticamente deserto vista l’ora e visto il caldo. Ordinai un caffè e una minerale. Mentre sfogliavo il giornale, fingendo di essere interessato, attendevo, ma alle 11:15 ancora niente. Qualche minuto dopo, appena decisi di alzarmi e andar via, fece il suo ingresso lui, l’autista, da solo e con addosso un paio di occhiali da sole che levò subito appena dentro. “Buongiorno” disse entrando, mi vide e fece un cenno con la testa con un sorriso per salutarmi, come per dire che ci rivedevamo. Si avvicinò al bancone e ordinò stando li in piedi. Io sono di spalle non posso vederlo o lanciare sguardi, cambiare sedia e posizione mi sembra troppo eccessivo ed evidente, cosi affondo ancora i miei occhi sul giornale quando ad un certo punto sento da dietro : “Posso dopo?” indicando il quotidiano. Voltandomi feci un gran sorriso rispondendo “Certo, anzi se vuole anche ora. Tanto ho finito!”. L’uomo si accostò al tavolino dicendo “Mi interessa sapere cosa dice della partita di ieri sera” e si sedette prendendo il giornale. Rimasi un po’ spiazzato, ma eccitatissimo, sentivo anche il suo profumo, Dio che bell’uomo.
Sapendo che la partita si fosse concluse con un 2 a 2 dopo una gran rivalità in campo tra le due squadre, finsi di interessarmi dicendo “E’ stata una gran bella partita sofferta da entrambe le parti!” e lui annuì. Chiuse il giornale e mi ringrazio. Si alzò e si diresse alla cassa, una delusione, una chance buttata via ma non avrei potuto far di meglio. Mentre mi imbambolavo di pensieri e delusioni sentii dire: “Anche il caffè del ragazzo”. L’uomo mi stava offrendo il caffè, cosi incredulo e con un sorriso che ritornò su in meno di 5 secondi, mi voltai e dissi : “No, ma si figuri, anzi pago io il suo” ma lui insistette, allora anch’io lo invitai a bere un’altra cosa e dopo un po’ lui cedette fino a ritrovarci nel tavolino a bere due amari. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno, di dove eravamo, cosa facevamo nella vita ect ect. Tra le mie curiosità sul suo lavoro gli domandai se aveva un posto in città o un parente dove pranzare solitamente, ma la risposta fu negativa e mi disse: “Ognuno di noi è libero di fare ciò che vuole, la partenza è nel primo pomeriggio delle 17. Io solitamente mangio un panino in qualche centro commerciale e dopo attendo che arrivino le 17 se non ho commissioni da fare.” Colsi l’occasione subito e allora lo invitai a casa per un piatto di pasta, tanto ero solo, i miei coinquilini erano tutti andati via per l’estate. Non potevo non osare in quelle circostanze. Lui ovviamente declinò subito l’invito ma dopo la mia insistenza cedette e riuscii a portarmelo a casa.
A casa lo feci accomodare sul divano della cucina, accesi il televisore, per evitare silenzi imbarazzanti, ed iniziammo a chiacchierare mentre preparavo le pentole e le padelle. Gli offrii una birra fresca e mi sedetti sul divano accanto. Ero imbarazzatissimo, avevo paura di fare un passo falso e rovinare tutto. Dentro di me sentivo che lui era curioso, ma non capivo se fosse una mia sola impressione o se cosi fosse realmente.
“Certo che l’estate in città non è il massimo, soprattutto se si è soli a casa.” Disse l’autista, io sorrisi e
“Bè diciamo di si, ma non è poi cosi noiosa se ci si organizza a far qualcosa soprattutto quando gli inquilini non sono in casa. Quando il gatto non c’è i topi ballano. Posso fare qualsiasi tipo di baldoria che voglio, invitare a casa chi voglio e muovermi per la casa senza preoccuparmi che ci sia altra gente. Ci sono i pro e i contro. “
“Comunque piacere, io sono Franco, parliamo da non so quanto e ancora non ci siamo presentati.” Aggiunsi.
Lui si scusò “Hai ragione, che maleducato ma non mi è passato per la testa, io sono Sebastiano comunque, piacere mio.”
Sorrisi imbarazzato, avrei voluto baciarlo, era cosi sbadatamente carino come uomo. Avrei voluto che da un momento all’altro lo tirasse fuori e mi ordinasse di succhiarglielo, ma lui non era quel tipo. Ero imbarazzato, dovevo trovare un modo per provocarlo, eccitarlo. L’unico argomento che potevo giocarmi era l’apertura mentale dei giovani d’oggi, di quanto si trombi all’università ect ect.. cosi inizia a scatenare in lui molte curiosità se pur imbarazzato, si vedeva, ma mi domandava come fossero le ragazze ed io iniziavo ad allargare il campo con frasi tipo “Si trova di tutto, donne, ragazze, mamme, uomini e via dicendo..” e andai al frigo a prendere un’altra birra, mi sedetti vicino e gli domandai “Vuoi vedere una cosa?” lui incuriosito e sorpreso mi disse “Bè dipende cosa, perché no. Devo preoccuparmi?” ed io “Ma no, un filmino di una ragazza conosciuta qui, ci sono un sacco di video online di universitarie che si danno da fare!” . Lui imbarazzatissimo rimase un secondo in silenzio e poi annuì con la testa, cosi andai in camera a prendere il portatile, dovevo trovare assolutamente un video porno amatoriale con un’universitaria, cosi mi misi alla ricerca fino a trovarne qualcuno e portai in cucina il pc. Lui sempre sul divano, lo raggiunsi toccando play sullo schermo. Scelsi un filmino di 25min, dovevo farlo eccitare lentamente. Il filmato iniziò con una universitaria formosa in lingerie che seduceva un idraulico fino a sbragarlo, succhiarlo e poi scoparlo in cucina, conoscevo quel video. Iniziammo a fare i primi commenti su di lei, che ci sapeva fare e che era una gran porcona, io ogni tanto buttavo l’occhio sul suo pantalone per vedere se si gonfiava, ma nascondeva bene, cosi mi stravaccai a gambe aperte ed iniziai a palparmi piano piano in maniera discreta dicendo “Mi fa eccitare come lo succhia” e lui mi diede ragione e piano piano iniziò anche lui a palparsi. Ero eccitatissimo, guardavo la sua mano muoversi sui suoi pantaloni e il filmino, ma volevo il suo pacco. Lui fissava solo lo schermo del pc, io lo tirai fuori piano piano e me lo inizia a massaggiare dicendo “Se non ti dispiace” e lui mi guardò e disse di non preoccuparmi. Qualche istante dopo anche lui si sbragò e lo tirò fuori. Wow, non aveva un grandissimo uccello, ma un cazzo di 15cm bello pulito e grosso, con una cappella davvero bella. Se lo segava piano piano, e più la troia sullo schermo ansimava di piacere mentre l’idraulico leccava la sua figa prima di scoparla, e più il suo cazzo diventava duro e grosso. Smisi di guardare il video e mi concentrai solo sul suo uccello nudo accanto a me. Lui non mi guardava, era incollato al video, cosi decisi piano piano di sfiorargli il gomito con il mio per avere un minimo contatto. Lui non si scostò anzi, lo sfiorarci le braccia ed i gomiti mentre ognuno di noi si segava il proprio ci piaceva. Lo guardai e rischiai di allungare piano piano la mano sulla sua gamba. Inizia a massaggiarlo sulla coscia, lui non si fermò, continuò a segarselo fino a quando non lo impugnai io. Lui lo lasciò e lo fece segare a me. Era bellissimo averlo tra le mani, era durissimo, grosso e mi piaceva sentirlo nel palmo della mano e scappellarlo piano piano, segandolo. Lui non mi guardava, guardava solo il filmino. Mi misi a pecora sul divano accanto a lui e mi avvicinai con la bocca sulla sua cappella guardandolo negli occhi, lui abbasso lo sguardo per un secondo incrociandoci e poi riguardò il filmino ed io lo inizia ad assaporare. Presi la cappella in bocca e la leccai bene, aveva un sapore buonissimo, era già bagnata con liquido pre-spermatico, mi piaceva da morire il suo gusto, iniziai a scendere giù fino a prenderlo tutto in gola. Era grossissimo, feci un po’ di fatica a farlo stare tutto in bocca fino le palle. Inizia a salire e scendere con gran maestria sulla sua verga durissima. Me la stavo lavorando per bene. Iniziai a sentire i suoi primi mugolii di piacere, impazziva quando arrivavo alle palle con la bocca e risalivo poi in punta risucchiando il suo uccellone grosso. Iniziai a cercare il suo guardo mentre lo spompinavo con grande abilità. Era imbarazzato ma eccitatissimo, chinava lo sguardo su di me solo per pochi istanti, curioso di vedere come lavoravo e ciucciavo bene la sua asta, fino a quando non iniziò ad ansimare sempre di più dal piacere e a guardarmi fisso negli occhi mentre mi lavoravo la sua cappella rosea. Ogni tanto tirava indietro la testa dal piacere e chiudeva gli occhi per poi riportarli su di me. Era la mia prima volta con un autista, ero eccitatissimo e volevo fare la puttana, ma non potevo strafare con lui che era ancora timido e alla sua prima esperienza sicuramente. Cosi continuai a lavorarlo con passione muovendomi sul divano come una maiala, mi mise una mano sul culetto, e mi sfiorò e tocco per qualche secondo tra le chiappe. Dentro di me impazzii in quel momento, talmente tanto che mi sborrai addosso. Ma non era come le altre volte, che una volta venuto, mi passava un po’ la voglia. No questa volta no, ero ancora caldissima e ciucciavo alla grande. Volevo farlo esplodere. Stava per venire lo sentivo, ansimava sempre di più, stava per togliermelo dalla bocca, ma non lo mollai, volevo farlo esplodere dentro la mia bocca per la prima volta, stava impazzendo, lanciò un grido di piacere e si contorse fino a proiettarmi 4 schizzi caldi in bocca. Pompai ancora un po’ con la sborra in bocca e poi la ingoiai e levai il suo cazzone dalla bocca. Lo guardai, lui era disorientato, imbarazzatissimo, ma si vedeva che aveva goduto da matti dalla sua faccia. Mi alzai a prendere dei fazzolettini per pulirci. Cercai di non farlo sentire in imbarazzo, ma fu impossibile. Andò al bagno e quando uscì disse che doveva andare. Dispiaciuto lo accompagnai alla porta, ma prima di salutarlo gli dissi che poteva trovarmi su facebook e gli lascia pure il mio cell, che inizialmente fu restio a prendere, ma dopo si infilò il bigliettino in tasca. Non potevo fare altro, lasciarlo andare alle sue riflessioni a stomaco e palle vuote.
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