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Gay & Bisex

L'amico infortunato (prima parte)


di vogliagay
17.04.2015    |    21.506    |    6 9.4
"Per le piccole cose credo di riuscire a cavarmela, il problema si presenterà per la doccia, in quanto non riuscirò a lavarmi come si deve e in ogni caso è..."
Conclusa la storia di Giò, ripubblico una serie di racconti che avevo pubblicato anni fa con un altro pseudonimo. Spero siano anche questi di vostro gradimento. Come al solito, se vi va, lasciate un commento qui sotto o all'indirizzo email [email protected].
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Salve a tutti, mi presento: mi chiamo Stefano, ho 28 anni e abito a Milano. Sono alto 1 metro e 75 e peso 70 Kg. Ho un fisico atletico, ma non sono troppo muscoloso, né vorrei esserlo, in quanto non amo particolarmente i ragazzi troppo palestrati, li trovo innaturali. Sono gay, prevalentemente passivo e vorrei raccontarvi cosa è successo qualche mese fa con il mio amico Gianluca.

Gianluca è un ragazzo di 27 anni, di Roma, trasferitosi a Milano per lavoro. Moro, capelli corti, occhi verdi, barbetta incolta (che io trovo particolarmente sexy), anche lui fisico atletico. Un bel bocconcino davvero. Quello che mi piace di lui oltretutto è che non ha quella bellezza appariscente, un po’ tamarra, ma una bellezza più delicata, pulita, da “bravo ragazzo”.
Fin da quando s’è trasferito nel mio palazzo, all’incirca un anno e mezzo fa nell’appartamento di fronte al mio, abbiamo cominciato a stringere amicizia: lui bisognoso d’ambientarsi in una città a lui sconosciuta, io (sicuramente per il suo bell’aspetto, lo ammetto) ben disposto ad aiutarlo. Abbiamo cominciato così a conoscerci ma io mi sono guardato bene dal confessargli la mia omosessualità. L’ha scoperta solo dopo qualche mese: aiutato dal suo aspetto non faceva fatica a rimorchiare parecchie belle ragazze, che poi si portava automaticamente a letto. E a sentire dai gemiti di approvazione e dai gran colpi che assestava durante le sessioni di sesso (i nostri appartamenti sono speculari, quindi le nostre camere sono attaccate) il ragazzo doveva saperci parecchio fare. Fatto sta che una sera conosce una ragazza che era uscita con un’amica e a fine serata propone un’uscita a 4, loro tre e un suo amico (che poi sarei io). Usciti, cena, pub, rientriamo a casa, lui si porta in appartamento una ragazza, io l’altra. Le cose vanno però un po’ diversamente: lui se la tromba, io manco per niente. Quando glielo comunico lui rimane sconcertato e mi chiede come mai non avessi combinato nulla, al che io un po’ imbarazzato gli dico: “E’ una cosa un po’ difficile da spiegare, non so come potresti reagire”. E lui: “E che sarà mai!”. E io: “Beh ecco, il fatto è che non m’interessava molto quello che aveva da offrirmi”. Al che lui rimane un po’ sorpreso e mi fa capire di non aver compreso fino in fondo. “Va bene, te lo dico: sono gay”. Ero un po’ spaventato all’idea che lui reagisse male e mi insultasse, invece mi sorprende dicendo: “Sai, in questi mesi l’avevo pensato per come ti comporti. Non fraintendermi, non che tu sia effemminato, è solo che mostri una certa gentilezza, una certa sensibilità, una certa premura che normalmente i ragazzi non mostrano. Ma per me non fa Adv
nessuna differenza, sei e rimarrai mio amico”.
La nostra amicizia è quindi continuata come se nulla fosse: qualche uscita, qualche serata a casa dell’uno o dell’altro a bere qualcosa o a guardare un film. La sua compagnia mi faceva davvero piacere, senza contare che fisicamente mi attraeva non poco.
Quattro mesi fa è successa però una cosa che ha fatto prendere una piega diversa alla nostra amicizia. Era un sabato sera, ero solo in casa e ad un certo punto sento squillare il cellulare. Era Gianluca. Rispondo e mi dice che si trovava al Pronto Soccorso perché aveva avuto un incidente in moto. Io allarmato gli chiedo subito in che condizioni fosse e lui mi rassicura dicendo che non c’è nulla di grave. L’unico problema è che però ha entrambe le braccia e i polsi fratturati ed è ingessato; mi chiede quindi di andare a prenderlo in ospedale. Chiaramente gli dico che non c’è problema e mi precipito a recuperarlo. Arrivati a casa mi ringrazia e mi dice: “Ora sono in un bel guaio. A parte il fatto che chiaramente non posso andare al lavoro, devo tenere i gessi per un mese e sono praticamente handicappato. Per le piccole cose credo di riuscire a cavarmela, il problema si presenterà per la doccia, in quanto non riuscirò a lavarmi come si deve e in ogni caso è meglio che non bagni i gessi”. Poi un po’ imbarazzato mi guarda e continua: “posso chiederti un favore? Potresti occuparti tu di questo? Io qui sono solo e tu sei l’unica persona che conosco bene”. Al che senza pensarci gli rispondo: “Gianlu, non c’è assolutamente alcun problema! Sono ben lieto di aiutarti – e mi affretto a dire, mentendo spudoratamente – e non per il motivo che puoi pensare!”. E scoppiamo a ridere. In realtà la prima cosa a cui ho pensato quando m’ha fatto la proposta è che finalmente avrei avuto la possibilità di vederlo nudo. Confesso che più di una volta mi sono sparato una sega pensando a lui e fantasticando su quello che ha in mezzo alle gambe.
Comunque la sera dopo, subito dopo cena attraverso il pianerottolo e suono alla sua porta. “Eccomi, sono pronto. Tu, sei pronto?”. E lui un po’ titubante: “Certo”. “Bene, allora andiamo in bagno”. Comincio con un po’ di fatica a togliergli la maglietta, per via dei gessi. Devo dire che ha dei gran bei pettorali, leggermente pelosi, quel tanto da sottolineare la sua virilità. E anche gli addominali sono ben marcati. Poi scendo a togliere gli indumenti che più mi interessano: pantaloncini e boxer che abbasso insieme. E qui trattengo il respiro e rimango piacevolmente sorpreso: un bel cazzo, circonciso (non me l’aspettavo!), lungo all’incirca 12 centimetri. Mica male per essere a riposo! Abbastanza scuro, a conferma del colore della sua carnagione, e con una cappella abbastanza grossa. Essendo all’altezza esatta della mia bocca, l’istinto immediato è stato quello di attaccarmici all’istante. In realtà mi controllo e notando i suoi movimenti rigidi gli dico: “Non preoccuparti, non ti salto addosso!”, mettendomi a ridere. Lui supera il momento d’imbarazzo e si distende un poco. Lo spedisco sotto la doccia e vedo che mentre cammina il suo cazzo ballonzola a destra e a sinistra, provocando una reazione al mio, di cazzo. Cerco di distogliere il pensiero e comincio a lavarlo, godendomi particolarmente i momenti in cui gli prendo in mano il cazzo per lavarlo e sciacquarlo, momenti in cui vado in erezione. Fortunatamente però riesco a nascondere alla bell’e meglio la mia eccitazione grazie ai pantaloncini larghi. Inutile dire che quando vado a casa mi sdraio sul letto, mi denudo e comincio a segarmi furiosamente pensando al suo attrezzo, fino a quando non vengo in una sborrata tanto abbondante e potente che qualche schizzo mi raggiunge il viso. E mi addormento appagato.
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