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Gay & Bisex

L'amico infortunato (seconda parte)


di vogliagay
23.04.2015    |    22.223    |    6 9.7
"E comincio a fare molto lentamente su e giù..."
Passano i giorni e Gianluca, doccia dopo doccia, comincia a rilassarsi e a vincere l’imbarazzo di farsi vedere nudo e farsi toccare da me; per me invece è sempre più una tortura: avere quel bel pezzo di carne tra le mani e non poter far nulla mi fa impazzire! Il suo cazzo diventa un’ossessione, me lo sogno anche la notte e non si contano più le volte in cui mi masturbo avendo impressa nella mente l’immagine dell’oggetto dei miei desideri.
Dopo una settimana, mentre ho in mano il suo membro e sono intento a lavarlo, sento che cambia consistenza tra le mie dita. Sento Gianluca che irrigidisce la schiena e subito mi rendo conto che non è la sola parte del suo corpo ad irrigidirsi: il cazzo comincia a crescere, diventa barzotto ed io rimango molto sorpreso. Alzo la testa, guardo Gianluca e con un sorriso gli chiedo: “Beh, che succede? Come mai questa reazione?”. Il mio amico è tutto rosso in viso, imbarazzatissimo, ma non fa nulla per sottrarre il suo sesso dalla mia presa. Dopo qualche istante bofonchia: “Beh, il fatto è che sono dieci giorni che non faccio nulla…”. Vista la situazione anche il mio cazzo s’è svegliato, ma a questo punto non faccio nulla per nasconderlo. Devo dire però che Gianluca mi fa una tenerezza infinita, quindi mi affretto a tranquillizzarlo: “Vabbè, non preoccuparti, è comprensibile!”. Abbasso lo sguardo e vedo che il cazzo è in completa erezione e per sdrammatizzare ancor di più l’atmosfera gli dico: “Comunque complimenti!!!”. E mi sorride. Lo risciacquo e poi lo asciugo, ma a questo punto voglio godermi la scena: passo la salvietta con molta lentezza, una lentezza che diventa esasperante quanto arrivo alle sue parti intime. In questo momento è debole e voglio infierire, voglio essere io ora a torturare un po’ lui. Una volta finito gli annodo l’asciugamano in vita e ci trasferiamo in camera sua per cominciare l’opera di vestizione: prendo le mutande, infilo le gambe, tiro su ma vedo che il cazzo è ancora durissimo. Lo guardo, mi faccio coraggio e gli dico: “Senti Gianlu, visto che è una settimana che non ti sfoghi e continui ad essere eccitato, se vuoi e non ti dà fastidio ti do una mano”. E subito mi metto a ridere: “Beh, che poi è la frase che calza a pennello!”. Lui ha un’espressione incerta, vorrebbe ridere ma è tanto imbarazzato e non sa che fare. Poi decide: “Ma sì, vaffanculo! Non ce la faccio più, sono tre notti che faccio pure fatica a dormire! Ho bisogno di svuotarmi!” e si sdraia sul letto.
Non mi sembra vero, sta succedendo! Mi corico anch’io sul letto, in mezzo alle sue gambe e lo riprendo in mano. Finalmente posso ammirarlo in ogni minimo dettaglio: è un gran bel cazzo, svetta oltre la mia mano. E’ bello lungo, credo 19-20 centimetri, abbastanza largo e con una cappella enorme, viola e con una vena ben visibile. E il corpo è nodoso e nerboruto. Che visione! Ormai voglio giocarmela fino in fondo: “Porca puttana, che cazzo!”. E comincio a fare molto lentamente su e giù. Lui sospira. Ho intenzione di farlo impazzire. Continuo a muovere la mia mano molto, troppo lentamente, e lui gradisce molto. “Ah, sìììì, finalmente!”. Ma non accenno ad aumentare il ritmo, almeno fino a quando un paio di minuti più tardi mi dice: “Ti prego Ste, vai più veloce però, non ce la faccio più!”. Godo nel sentirlo supplicare, così mi sputo sul palmo della mano e comincio a lavorare la cappellona: “Oh sììì, così, sfrega sulla cappella!”. Lo guardo ed è bellissimo. Vedo che ha gli occhi chiusi per assaporare ogni minima sollecitazione. Decido quindi di approfittarne. In un attimo mi avvento su quel cazzone e me lo ficco quanto più posso in bocca. Lui non se l’aspetta, rimane scioccato, si tira su a sedere e dice: “Ste, ma che fai!!!”. Io non gli rispondo, anche perché sono proprio impossibilitato! Rimango attaccato al suo uccello e anzi lo spingo più in fondo: con uno sforzo notevole riesco a ficcarmelo tutto in bocca, la cappella oltrepassa l’epiglottide e mi arriva in gola e il naso è immerso tra i suoi peli pubici.
Evidentemente la sensazione è per lui troppo piacevole, perché lancia un urlo e si abbandona di nuovo sul materasso. Ho ottenuto quello che volevo, l’ho in pugno e ora come ora non rinuncerebbe mai al mio trattamento. Riesco a resistere in questo modo solo qualche secondo, il suo cazzo è una presenza troppo ingombrante nella mia gola e non riesco più a respirare, quindi lo lascio fuoriuscire velocemente dalla mia bocca provocando in lui un’altra scossa di piacere. E io dopo un conato di vomito posso finalmente riprendere a respirare regolarmente. Mai avrei immaginato di riuscire ad inghiottire interamente un mostro del genere.
Gianluca ormai è estasiato e non prova minimamente a sottrarsi alle mie attenzioni. All’improvviso decido di fargli quello che i miei partner apprezzano sempre molto: impugno il suo sesso alla base e lo stringo, facendo in modo che la cappella si ingrossi ancora di più e che il buchino dell’uretra si allarghi, quindi ci infilo la punta della lingua, chiudo le labbra intorno alla cappella e comincio a succhiare come un forsennato. Il risultato non si fa attendere: Gianluca comincia ad agitarsi, a gemere, a girare la testa da un lato e dall’altro, come posseduto: “Cazzo ma sei il demonio! Quanto mi fai godere! Ahh, sì, continua! Ti piace il mio cazzo, vero? Te lo stai gustando! Adesso te lo do per bene!”.
Prende il mio viso tra le mani e lo tiene fermo e contemporaneamente comincia a muovere il bacino: “Fatti scopare in bocca! Apri bene che te lo ficco tutto dentro!”. Ma è talmente lungo che senza la mia collaborazione non riesce ad infilarlo interamente. Ne infila però una buona parte e aumenta il ritmo, tanto che faccio fatica a stargli dietro. Intanto tiro fuori il mio cazzo, mi bagno la mano e comincio a menarmelo.
Ho capito che vuole godere e che non manca molto, del resto sono dieci giorni che è in astinenza e lo capisco. Infatti dopo una ventina di secondi comincia a muoversi come un tarantolato e ad aumentare il volume dei suoi gemiti: “Ahhhhh, sì Ste, ci sono, sto per venireee!”. Credo che di lui mi posso fidare e visto che adoro la sborra non mi faccio scappare l’occasione, voglio sentirmi la bocca piena. D’altro canto però ho un po’ timore che possa avere un sapore non proprio gradevole, visto che il carico aspetta di uscire da parecchi giorni. Decido di correre il rischio, male che vada poi sputo.
E’ questione di un paio di secondi e Gianluca raggiunge l’estasi: “Ah sìììì, tutta in bocca, beviii!!!”. Sento 3-4-5 schizzi di sborra inondarmi la bocca e poi ancora e ancora, ma ho la bocca talmente piena che non riesco più a distinguerli. Credo comunque sia arrivato per lo meno a nove schizzi! A questo punto non posso far altro che ingoiare e fortunatamente, pur forte, il sapore non è per nulla sgradevole. Ho realizzato il mio desiderio, ho bevuto la sborra di un gran bel figo! Mi basta solo questo pensiero ed esplodo anch’io in un orgasmo devastante, abbondante e mi imbratto tutto il petto e l’addome di sborra.
Una volta svuotata la bocca tiro fuori la lingua e comincio a tirare a lucido la cappella e tutto il cazzo. Mollo la presa, alzo la testa e guardo Gianluca che ha un’espressione inebetita. Mi sorride e mi dice: “Oh mamma, è stato il pompino più bello e appagante della mia vita! Ti piace proprio il cazzo!”. “Direi che mi piace particolarmente il TUO cazzo! In questi giorni mi sono praticamente ammazzato di seghe!”. E si mette a ridere.
Ci guardiamo, lui è un bagno di sudore, io un bagno di sborra. Ci alziamo,torniamo in bagno e ci infiliamo in doccia alla ricerca di un po’ di refrigerio.
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