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L'emiro IV


di Foro_Romano
06.05.2015    |    13.328    |    6 8.2
"Tirandolo fuori lentamente, l'assistente mi sussurrò all'orecchio "Non ho mai trovato una troia porca come te"..."
(segue)

Non posso descrivere quanto ero felice. Con un uomo maturo, forte, che mi amava senza essere geloso e che mi permetteva di farmi scopare da chiunque volessi. Cosa potevo chiedere di più? E mi lasciai andare tra le sue braccia.
Rimanemmo per un bel po' così, io ed Omar (così si chiama). Mi disse che anche lui era molto felice. Io ero proprio quello che stava cercando. Un bel ragazzo adolescente, che dimostra meno della sua età, dalla pelle bianca, biondo (in verità mi potrei definire più biondastro, ma gli andava bene lo stesso), con un bel culetto voglioso e che, facendo sesso, si trasforma in una troia ninfomane. In più dice che ho degli occhi che lo infiammano ed un buchino che, benché capace di prendere grossi calibri, ogni volta che cominciavamo, lo ritrovava sempre così chiuso che gli sembrava di sverginarlo. Ogni volta. Sarà stata l'elasticità dei miei giovani muscoli.
Dopo un po' di coccole, durante le quali presi ancora più coscienza di quanto fosse meraviglioso il suo fisico cinquantenne. Alto, proporzionato e tonico e non troppo magro. Aveva una ricca barba corvina ed un notevole torace ricoperto di pelo brizzolato non troppo lungo ma che si estendeva per tutto il corpo, accentuandosi sul petto collegato all'ombelico da una striscia che poi si perdeva nella foresta del pube. Qui, poi, spuntava prepotentemente l'oggetto del desiderio, la vera fonte del piacere, un cazzo piuttosto grosso e lungo anche da moscio capace, in quei momenti, di trasformarsi in un ariete superbo, prepotente, affamato e mai sazio, capace come nessuno di farmi soffrire dal piacere. Senza dubbio soddisfava tutti i miei sogni ed i miei desideri.
Mi scossi. Si stava facendo tardi. Il suo assistente mi avrebbe riaccompagnato a casa. Lo lasciai con la promessa che sarei tornato il giorno dopo. Era venuto per me e non mi passava neanche per la mente di deluderlo.
Durante il tragitto in macchina, l'assistente mi confidò che per lui l'esperienza con me era stata eccezionale e che solo il ricordo lo eccitava ancora. Mi prese la mano per mettersela sulla patta e potei constatare che quello che diceva era la verità. Avrebbe voluto che, infrattati da qualche parte, gli facessi un pompino ma era veramente tardi e, controvoglia, gli dissi di no ma non sarebbero certo mancate altre occasioni.
Ai miei dissi che, grazie ad Internet, avevo trovato un lavoro amministrativo a Dubai, come segretario di un emiro e che sarei dovuto andare tutti i giorni a fare una specie di concorso e che ero deciso a sbaragliare la concorrenza (che però non c'era). Anche se dispiaciuti della lontananza che ci sarebbe stata, anche loro desideravano per me una buona sistemazione lavorativa che in Italia, dovevano ammettere, è praticamente impossibile.
Così ogni giorno, per una settimana, Hammed, l'assistente, mi veniva a prendere per portarmi in quello che era il mio nido del piacere. Il mio buchino si abituò ad essere conquistato continuamente dal mio insaziabile uomo ma anche, quando dopo un po' gli dava il permesso, dall'assistente non meno infoiato di lui. Già il giorno successivo, dopo avermi preso con forza per ben tre volte di seguito, sempre venendomi abbondantemente nel culo, sotto gli occhi famelici di Hammed, lo fece partecipare e ricevetti, per la prima volta in vita mia, una stupenda doppia inculata.
Ero seduto sul suo megacazzo, che già da solo mi riempiva completamente e mi allargava al massimo l'ano, mi fece sdraiare sul suo tappeto di pelo chiedendomi di leccargli quello sul petto (dove arrivava la mia bocca), quando sentii l'altro, non meno grosso, che premeva per far compagnia a quello del padrone, facilitato dalla gran quantità di sperma che colava fuori da me. Mi si appoggiò sopra e potei sentire anche il suo pelo sulla schiena. Fu doloroso, non potei trattenere un urlo, seguito da una serie di grida, sempre più fievoli fino a trasformarsi in guaiti di estremo piacere, mentre venivo liberamente e senza sosta montato dai due maschi contemporaneamente. Quello che mi stava sopra, più libero, ci dava dentro come un coniglio. Credo che furono venti minuti di estrema goduria durante i quali, tra le porcate che i due uomini mi dicevano, non mi accorsi neppure di venire sulla pancia del mio uomo. Il coniglio fu il primo a sborrarmi in fondo alla pancia riempiendomi con un quantitativo enorme di sperma che troppo si era accumulato nei suoi coglioni quando faceva da spettatore. Sperma che andò ad aggiungersi a quello già abbondante che avevo dentro e che, durante tutta la monta, fuorusciva dai lati del buco spanato non avendo più molto spazio dove stare. Appena ebbe finito gli ultimi scatti di piacere anche il mio uomo sparò dentro il suo quarto carico, non meno abbondante degli altri.
Tirandolo fuori lentamente, l'assistente mi sussurrò all'orecchio "Non ho mai trovato una troia porca come te". Durante il ritorno, per ringraziarlo del complimento, gli feci il ricco pompino promesso. Con ingoio, naturalmente.

(segue)
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