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L'emiro, VIII - Solo con Hammed


di Foro_Romano
29.06.2015    |    11.137    |    5 9.5
"Salutai Omar con un lungo e profondo bacio..."
(Segue)

Dopo i tre giorni di passione con Omar, lui dovette allontanarsi per affari. Andava in Europa ma non mi disse di più e io non gli domandai niente. Mi disse però che era estremamente felice di avermi conosciuto e di essersi unito a me, ma ribadì che io ero una moglie un po' particolare. Essendo uomo, non avevo nessun vincolo di fedeltà. Anzi, mi spinse a provare altre esperienze. Il sesso era e rimaneva sesso, solo mi chiese di portargli affetto per tutta la vita. Me lo disse e nei suoi occhi lessi che c'era dell'altro che non mi voleva dire. Era inutile chiedermelo. Sarebbe stato sempre il mio grande amore e sempre sarebbe rimasto nel mio cuore.
Chiese all'assistente di aver cura di me, di realizzare ogni mio desiderio. Ebbi l'impressione, poi confermata, che Hammed non aspettasse altro. Salutai Omar con un lungo e profondo bacio. Sarebbe tornato dopo una decina di giorni. Un servitore gli aprì lo sportello della limousine, entrò in auto e mi salutò con la mano fuori del finestrino mentre si allontanava.
Al ritorno dall'aeroporto, Hammed mi venne subito incontro e mi abbracciò. "Finalmente" disse. Mi baciò appassionatamente, facendo subito riaccendere in me un certo desiderio. Era alto, possente, peloso e con una folta ma corta barba, i baffi ancora più folti, la carnagione scura degli arabi ma più scura di quella di Omar. Era un maschio stupendo. La sua prorompente virilità ed il mio piccolo e chiaro corpicino facevano uno stridente e eccitante contrasto. Era un brav'uomo, onesto e pienamente affidabile, devoto al suo padrone come nessun altro. Anche lui mi attraeva moltissimo. Scopava come un animale, era irruento, focoso. In quei momenti pensava solo alla sua soddisfazione. Lo eccitavo molto e si sfogava su di me senza freni. Questo, naturalmente, mi piaceva e mi appagava molto. Mi è sempre piaciuto essere una troia da usare. Anche Omar era così, ma lo faceva in un modo diverso, che non sò descrivere: benché parimenti focoso, lo faceva, come dire, in un modo più... signorile. Era per questo che mi aveva affascinato anche sentimentalmente.
Dal profondo bacio al suo letto fu un tutt'uno. Mi schiacciò col suo peso, un braccio stretto attorno al mio collo e riprese a baciarmi appassionatamente. Il profumo del suo sudore e la stretta del suo bicipite mi fecero subito perdere nei vapori della lussuria. Mi detti a lui senza resistenze e lui mi prese come era solito fare: con prepotenza dolce e feroce allo stesso tempo. Mi liberò del suo peso ribaltandosi e mettendosi supino e, contemporaneamente, la sua grossa mano prese la mia testa per indirizzarla verso la sua prorompente erezione. Mi ci tuffai con la bocca come un poppante affamato. Subito mi colpì ed avvolse il suo odore più intimo. Ormai avevo imparato a farmi sparire in gola un cazzo grosso come il suo e quello, ancora più grosso, di Omar. Così feci e gli strappai un primo gemito di piacere. Con la mano, che non aveva mai tolto dalla mia testa, dettava il ritmo del pompino, fino a spingermela più giù che poteva, strozzandomi e raggiungendo per sé e per me il limite di resistenza.
Senza perdere tempo in altri preliminari, mi mise a pancia in giù, allargò le mie chiappette, sputò sul mio buco, sputò ancora sulla sua mano destra per lubrificarsi il cazzo e me lo piantò senza mezzi termini fino in fondo. Con un colpo secco mi spaccò il culetto e me lo sfondò. Fu rapidissimo nel mettermi la stessa mano davanti alla bocca ed io urlai nel suo palmo bagnato. Le mie urla testimoniavano il dominio assoluto su di me e avevano il potere di portare la sua eccitazione al massimo. Mi fotteva sempre più veloce e sempre più in fondo. Quando i miei versi si trasformarono in gemiti di godimento non ebbe più bisogno delle mie grida per caricarsi e fu il momento, per lui, di lasciarsi andare ad un grugnito e ad una colossale sborrata nel più profondo del mio corpo. Gli affondi erano scattanti, ritmati, e ad ogni affondo corrispondeva uno schizzo di puro latte di maschio dentro di me. Venni anch'io.
Si lasciò andare sulla mia schiena. Il tappeto di pelo faceva da cuscinetto col suo torace. Il respiro affannoso andò via via scemando. Ripresosi, mi accarezzò la testa e mi coprì di baci le guance, le orecchie, il collo. Poi si sdraiò di schiena accanto a me e io mi accoccolai sotto la sua ascella pelosa e odorosa di sudore, con la testa appoggiata alla spalla. Chiusi gli occhi e per un attimo mi sembrò di stare col mio Omar. Mi resi conto che non era così, ma anche con Hammed stavo bene.
Mi chinai a baciare il suo enorme cazzo. Lo leccai e lo ripulii degli umori di cui era coperto. Scesi a leccargli i coglioni, l'interno delle cosce, gli pettinai quei peli con la mia saliva. Lui emetteva leggeri sibili di soddisfazione e questo appagava me. Continuai per un po' a tenere tra le labbra le palle, ora una ed ora l'altra, una per volta, tanto erano grandi. In quel punto potevo respirare gli effluvi più eccitanti che una troia come me poteva desiderare. Quando risalii con la lingua verso l'asta la trovai di nuovo al massimo della sua espansione. Incontrai i suoi occhi e li vidi ancora pieni di lussuria e capii che l'avrebbe presto scaricata su di me. Imboccai la cappella e comincia a pomparla, muovendo la lingua e succhiando. Mi mise la grossa mano sulla testa, un po' per accompagnarla ed un po' per premerla per farmi entrare tutto in gola, fino ai peli del pube.
Questo mio lavoro durò poco. Mi prese, mi stese sul letto, mi alzò le gambe, dette una rapida leccata al mio buco. Era ancora dolorante per la precedente scopata ma il contato con la sua lingua, che scavava in profondità, mi regalò delle scosse di libidine che mi fecero precipitare ancora nel limbo dell'incoscienza. Si tirò su e potei vedere l'intera possenza del suo torace villoso, delle grandi spalle, il suo terrificante bastone che avrebbe ancora spanato la mia intimità. Vidi una luce feroce nei suoi occhi, poi un immenso e desiderato dolore lancinante mi trafisse. E precipitai nell'oblio del piacere.

(Devo continuare?)
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