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Gay & Bisex

L'estate di Gianni 5 - Carlo


di Ettoreschi
17.10.2008    |    7.940    |    0 7.5
"Gli aveva dato numero di cellulare, indirizzo di mail, numero di casa, ma Carlo non aveva dato nessuno dei suoi riferimenti..."
Il lunedì dopo che si era lasciato con Michele, Gianni dovette accompagnare la sorella allo stabilimento balneare perché i nonni non si fidavano di lasciarle fare da sola la strada (a volte avevano proprie delle strane paranoie). Dopo aver assolto l’incombenza fraterna, si caricò nuovamente lo zaino in spalla con il suo carico di frutta, acqua, creme, libri, i-pod, stuoino e asciugamano ed uscì dallo stabilimento dirigendosi verso la solita spiaggia dei nudisti. Incrociò un uomo in calzoncini e camicia a maniche corte aperta sul davanti a mostrare una certa peluria che copriva lo stomaco pronunciato. Si sentì interrogare “Scusa ma l’unica spiaggia è questo carnaio qui?” “Beh sì è l’unica attrezzata” “E spiagge non attrezzate?” “Beh ce n’è dappertutto e si possono raggiungere o con la barca o a piedi” “Beh io non ho la barca e quindi a piedi. Tu dove stai andando in spiaggia?” Era scontato, visto l’abbigliamento “Beh in una un po’ lontana da qui … “ –Speriamo si accontenti della risposta e non vada oltre!- “Quindi deve essere bella se è lontana e ci vai lo stesso” –Accidenti!- “Beh sì però …” “E’ privata?” “Beh effettivamente no, ma non è molto ben frequentata” –ma che cazzo stavo dicendo!- L’uomo lo indagò con i suoi profondi occhi neri come il carbone “Beh tanto mal frequentata non deve essere se ci vai anche tu. Ti dispiace accompagnarmi?” “No, vieni pure” e si avviarono.
“Ciao io mi chiamo Carlo e tu?” “Io Gianni” “E cosa fai di bello?” cominciarono così a parlare mentre andavano verso il mare. Il ragazzo parlò dei suoi studi e di dove abitava, dei nonni, dei genitori e di Elisa che aveva dovuto accompagnare quel mattino. Carlo era invece un imprenditore edile, con una quindicina di operai, che abitava in Brianza e che aveva costruito proprio lì un piccolo condominio. Si era tenuto un appartamento per sé, lo aveva arredato e quell’anno aveva deciso di passare le vacanze in quel posto dove il caso lo aveva portato. Ad un certo punto Gianni si sentì in dovere di avvisare il suo compagno “Sai Carlo la spiaggia dove ti sto portando forse non è adatta a te” “E perché mai” “Beh perché è un posto per nudisti …” “Bene! Quindi non sarà molto affollata, vero?” “In effetti ci sono circa una ventina di persone …” “Dai non ti preoccupare non sono certo io che devo preoccuparmi di sventolarmi nudo, il problema ce l’hanno gli altri che mi guardano!” Gianni sorrise ma al tempo stesso cominciò a sbirciare di sottecchi l’uomo. Era già con i capelli diradati al centro e quindi si teneva rasato completamente in testa, alto quasi quanto lui, aveva una corporatura robusta, delle cosce possenti, due glutei robusti e uno stomaco prominente. Poteva avere una quarantina d’anni, a sentire lui, nessuna donna era giunta a incastrarlo e quindi correva la cavallina.
Giunti alla spiaggia Gianni si recò nel suo solito posto e sistemò stuoino e asciugamano per terra, quindi si spogliò. Sbirciò di sottecchi il proprio vicino e lo vide togliersi calzoni, costume e camicia restando completamente nudo e rivelando un cazzo bello tosto, sembrava quasi che avesse un principio di erezione, ma l’uomo non sembrava affatto preoccupato e cominciò a spalmarsi per bene. La vista di quell’uccello ben sistemato e il prurito che ormai attaccava quotidianamente il suo buchino, gli fecero fare un adescamento sfacciato. Cominciò a spalmarsi la crema sulle gambe poi si rivolse all’uomo chiedendo “Potresti spalmarmela qui dietro?” “Certo” Allora si girò allargando un po’ le gambe e attese che le mani distribuissero l’unguento. Fu piacevolmente sorpreso dalla sensualità con la quale le mani lo accarezzavano, quasi a voler assaporare la consistenza di ogni sua curva. Senza tante attese, si sentì la mano percorrere il solco dopo aver spalmato per bene le chiappe, e insistere alla soglia del buchetto fremente. Involontariamente spinse indietro il bacino e il ditone assaggiò la consistenza dell’ingresso.
Terminato il trattamento si sentì chiedere “E tu potresti spalmarmela?” “Certo!” Ma girandosi si avvide che Carlo non si era girato, anzi sembrava attendere che lui lo spalmasse sul davanti. Capì allora che quella era una domanda e a seconda della risposta che avrebbe dato sarebbe cambiato il suo destino. Decise di affrontare a carte scoperte la nuova conoscenza e sensualmente spalmò la crema sui pettorali ben formati, indugiando a titillare i capezzoli, sui peli che dalle tette si diramavano verso lo stomaco, sul ventre arrotondato e, finalmente, sullo scettro che regnava incontrastato in mezzo alle gambe possenti. Questo senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi indagatori dell’uomo. Fece un breve accenno di sega quindi terminò le operazioni. Mancava solo un altro messaggio e poi i contatti erano stabiliti completamente. Per questo si inginocchiò a gambe larghe sullo stuoino, poi si distese a quattro zampe, sperando così di far risaltare il proprio culo e magari anche il buchino, quindi si distese completamente a farsi accarezzare dal sole.
Dopo questo scambio di messaggi sotterranei la mattinata trascorse tranquilla con il solito tran tran. Al momento del bagno Carlo andò in acqua da solo e nuotò a lungo con possenti bracciate. Per certi versi Gianni ne era affascinato, per altri un po’ impaurito. Era un uomo sicuramente deciso, che non avrebbe mai menato il can per l’aia e forse questo era l’elemento affascinante e inquietante al tempo stesso perché lo studente fu certo che, se Carlo avesse deciso qualcosa, lo avrebbe perseguito con determinazione fino a ottenerla. Si godette anche lui il piacere di nuotare nudo e poi di lasciare i raggi del sole asciugare la sua pelle. Intanto pensava a dove portare il nuovo compagno a mangiare e … poi chissà. Decise infine per l’alcova di Giacomo e fu lì che lo accompagnò. L’uomo, una volta arrivati si guardò attorno, poi grugnì soddisfatto e si accomodò per mangiare sedendosi su un masso. Quando ebbero finito di mangiare chiacchierando, Gianni stirò le braccia e disse “Uhm ora avrei proprio voglia di un bel dolce!” e fissò malizioso l’uomo. Questo rispose al suo sguardo con un ghigno da “porcone” e gli chiese “Ma che dolce vorresti?” “Mi piacerebbe proprio tanto un bel cannolo siciliano!” Allora Carlo allargò le proprie gambe e gli disse “Mi spiace ho solo un cannolo brianzolo! Lo vuoi provare?” “Magari è meglio di quelli siciliani. Fammi sentire” E così dicendo si accucciò con il viso in mezzo alle gambe e si imboccò deciso il batacchio. Lo leccò e insalivò per bene, ne assaporò con la lingua ogni curva, ogni vena, ogni nodosità. Inghiottì e poi respinse le palle e quindi ritornò sul primo amore. Questo cresceva sempre di più e acquistava dimensioni a Gianni sconosciute.
Una cappella paonazza grande come un fungo sovrastava un tronco dal diametro inusuale, che riempiva la cavità orale del bocchinaro completamente senza che lui riuscisse a imboccarla alla base dall’esterno. Fu con una certa preoccupazione che cominciò a pensare al dolore che avrebbe provato a ricevere quella mazza nel culo e lo disse preoccupato in una pausa. “Non aver paura e rilassati. Non c’è uomo o donna che possa dire di avere provato più dolore che piacere con il mio uccello!” Pronunciò orgoglioso e al contempo gli fece cambiare posizione. Ora Gianni era messo a pecora con il culo aperto per aria e Carlo lo stava leccando con maestria. Alternava risucchi a penetrazioni con la lingua preparando così lo sfintere alla prossima penetrazione. Anche le dita dell’uomo erano più grosse del solito e quando alla fine si ritrovò con tre di queste piantate nel culo avvertì veramente i tessuti fremere per la dilatazione. Ma si stava avvicinando il momento topico desiderato e temuto al tempo stesso.
Carlo lo girò a pancia in su e gli sistemò le gambe larghe sulle spalle. Puntò la cappella all’imboccatura ma, anziché aspettare la contrazione, che stavolta non voleva saperne di venire, cominciò a strusciarlo su e giù lungo l’ingresso, forzando appena e tirandolo subito via. Il trattamento stava facendo effetto tanto che Gianni si sentiva sciogliere sotto quelle attenzioni e cominciò a desiderare che il caldo bastone fosse accolto nel suo caldo antro. Ma Carlo aveva deciso di fargli agognare quel momento, perché lo infilava solo un poco e lo sfilava via, quindi si spingeva un poco più a fondo e via di nuovo. Sopraffatto dalle stille di piacere il ragazzo non si accorse che le fitte di dolore sparivano sempre di più ogni minuto che passava. E un bel momento sentì le palle dell’uomo sbattere contro le sue chiappe: ce l’aveva tutto dentro! L’uomo si fermò in quella posizione e cominciò a dedicarsi ai suoi capezzoli, si chinò a baciarli, a morderli, a leccarli, quindi lo stesso trattamento lo riservò alle tette del ragazzo, infine staccò il viso dal petto e con le mani afferrò i pettorali continuando a tormentarli. Prese a spingere su e giù lento fino a che non esclamò “Adesso hai il culo come burro! E’ bellissimo!”
Quando cominciò a pompare fu come se un treno investisse Gianni tanta era la foga e la forza che l’uomo metteva nelle sue spinte. Il ragazzo si sentiva sbattuto da una tempesta che non riusciva a controllare, un vento che gli squassava le membra e gli intestini e allora lasciò che fosse lo tsunami a possederlo e vi si abbandonò lascivo. Fu sbattuto con forza per minuti, credeva di non farcela più, poi improvvisamente sentì il proprio ano contrarsi violentemente procurandoli lancinanti squarci di goduria: era forse quello l’orgasmo anale? Non lo sapeva, sapeva solo che godeva, stava godendo da matti a farsi sfondare il culo da quell’uccello così grande, e non voleva fermarsi più e invocò ancora di essere sbattuto su quel masso ora cosparso del suo sudore. Venne accontentato ancora dalle violente mazzate di quello scettro, fino a che riconobbe il tipico irrigidirsi del membro che sta per sborrare e si accorse che anche lui stava schizzando dappertutto il frutto della sua goduria.
Senza fiato, con la testa che girava, strinse le gambe attorno ai fianchi del suo amante quasi a non volersi più staccare da lui e lo attirò a se per baciarlo. Era la prima volta che lo faceva ma in quel bacio c’era tutta la riconoscenza per essere stato portato a toccare vette inattese di piacere. Ripensò a quello che gli aveva detto Ermanno: scopare il culo è come scalare una montagna, ebbene lui era stato sull’Himalaya! E ora con quel bacio voleva trasmettere tutta la propria riconoscenza al maschio che l’aveva condotto così in alto nella scala del piacere. Si sentiva stremato, con il culo un po’ dolorante, ma intimamente soddisfatto. E Carlo capì e lasciò che il cucciolone gli si strofinasse contro che lo tenesse stretto. Dopo una mezz’ora abbondante di coccole ritornarono in spiaggia. Tacitamente decisero di non fare niente nel pomeriggio perché il dolore avrebbe potuto sopraffare il piacere ma parlarono invece della serata. Gianni aveva ancora voglia di approfondire la conoscenza con il nuovo amico, ma al contempo non poteva fermarsi troppo a lungo fuori, così espresse il desiderio “Vorrei passare la notte con te” Carlo sorrise e rispose “Ragazzo, non esagerare! Ti consiglio vivamente di non farlo questa sera se vuoi camminare dritto. Domani notte magari …” “Va bene” Rispose Gianni che immediatamente chiamò Michele per farsi dare la promessa copertura con i nonni.
La sera si videro dopo cena a casa dell’imprenditore e fecero qualcosa di più soft: un bel 69 a leccarsi a vicenda con in più Carlo che stantuffava tre dita nel culo dell’amico. Fu un orgasmo soddisfacente per entrambi e alla fine si scambiarono ancora coccole prima di darsi arrivederci all’indomani. Gianni aveva già preparato i suoi che forse stanotte l’avrebbe passata a casa di Michele e che sarebbe tornato solo per cambiarsi e non per cena. Quando poi incontrò nuovamente l’amico cercò di entrare in confidenza, di capire, di farsi raccontare. Carlo prima fu un po’ ritroso, poi cominciò a lasciarsi andare e parlò di sé e del proprio lavoro. Una giovinezza dura con la necessità di andare a lavorare subito dopo le superiori e il militare. Il primo lavoro come muratore, poi, grazie alla sua particolare predisposizione per quell’attività, la crescita di responsabilità fino a lavorare fianco a fianco con il padrone. Quando si sentì pronto a sufficienza, con un paio di operai inizia la sua attività indipendente. Il primo lavoro va bene e anche quelli dopo, così piano piano si ingrandisce, le banche cominciano a dargli credito, lui si costituisce un piccolo patrimonio immobiliare a garanzia della pensione e continua costruire. Il successo in un ambiente così duro lo deve alla sua determinazione e al fatto di avere “pelo sullo stomaco” fu quello che capì fra le righe Gianni.
Poi andarono a nuotare, quindi ad asciugarsi e a mangiare nell’alcova. E venne il momento tanto atteso dal ragazzo: Carlo si alzò in piedi, lo attirò a sé e cominciò a carezzarlo e baciarlo, preludio questo alla lunga preparazione e lubrificazione del canale intestinale. Lo prese messo a pecora con il petto su masso freddo ma con tanto calore in corpo. Per ammorbidire il culo usò stavolta la tecnica di entrare e uscire completamente e, con la cappella che si ritrovava, non ci volle molto tempo perché Gianni lo implorasse di scoparlo a fondo. Allora lo accontentò e prese a pompare il suo culo con la magnifica verga che, dura come il marmo, percuoteva le viscere alla ricerca del godimento più alto. E questa ricerca fu sempre più frenetica fino a che trovò il pieno compimento in entrambi. Il ragazzo non godeva solo fisicamente per i colpi che riceveva il suo corpo, ma anche mentalmente il sentirsi oggetto di piacere tra le braccia di quel maschio così possente e dotato lo faceva sentire piccolo (proprio lui che era bello robusto), piacevolmente dominato, pienamente riempito e appagato per questo.
Quella notte fu una nuova avventura per il nostro protagonista, scopare tra le comode lenzuola di un letto lo aveva già provato, ma questa volta c’era la consapevolezza che avrebbe vissuto e poi dormito nello stesso letto della persona amata. Con Michele questo non era mai successo perché prudentemente ognuno dormiva nel proprio letto. Fecero l’amore a lungo prima di addormentarsi e, dopo essere stato preso alla missionaria e avere goduto ancora una volta pienamente della potente penetrazione, si addormentò tra le braccia del suo “uomo” dandogli la schiena. Quando la mattina si risvegliò avvertì la dura consistenza del caldo manganello tra le sue chiappe e, con il culo ancora impregnato del lubrificante usato con abbondanza la sera prima, porse i suoi fianchi a bisbigliare la sua disponibilità. Ed essa fu prontamente accolta. Carlo gli sollevò una gamba e lentamente cercò l’apertura fino a trovarla e riempirla con il proprio desiderio. Fu una scopata calma, a volte indolente, quasi fosse uno stiracchiarsi le membra riposate dal sonno ristoratore. Quando poi venne il momento della corsa sfrenata verso la naturale conclusione , Carlo lo girò a pancia in giù e lo sbatté con il consueto vigore dentro e fuori, su e giù fino a che non ci fu l’esplosione trionfale della libidine soddisfatta.
Cominciò così una relazione sessualmente profonda e che, almeno per Gianni cominciava ad avere risvolti sentimentali. Su questo terreno Carlo era più scostante, a volte sembrava abbandonarsi alle confidenze ed aprirsi verso il compagno, poi si richiudeva e sembrava quasi antipatico. Quando Gianni gli chiese spiegazioni di questo comportamento, si sentì rispondere “Per noi non c’è futuro, quindi non illuderti e pensa solo a godere e a scopare”. Dal lato sessuale il giovane provava ogni volta piaceri sublimi cogliendo con gioia il massimo del godimento che quel bastone di carne calda e palpitante gli poteva dare infilato in tutte le maniere nel culo oramai aperto a ogni esperienza. Lo fecero in tanti modi diversi e ogni volta era come la prima, un percorso verso la cima e poi giù a volare verso il precipizio della soddisfazione carnale e mentale. Qualche notte, sempre con la copertura di Michele, la passò assieme al suo amante e quei furono i momenti più belli che visse nella loro relazione.
Una sera che si fermava per la notte trovò una sorpresa quando Carlo lo fece entrare in casa. “Vieni che ti faccio vedere come mi piacerebbe tu fossi vestito” Gianni pensava –ma non dobbiamo stare nudi?- e la sua meraviglia fu grande quando vide preparati sul lettone una sottoveste corta di seta, un paio di calze in tinta e un reggicalze pure nero. Non avevano mai parlato, ma era chiaro il loro rapporto con uno maschio dominante e penetrante e l’altro femmina che gode nell’essere riempita. Ora questo “travestimento” decretava in maniera chiara la divisione di ruoli. Gianni ne fu inizialmente un po’ dispiaciuto, ma decise di accontentare l’amante. Si spogliò completamente e cominciò la sua vestizione. Gli indumenti si adattavano alla sua taglia e, una volta ultimata l’operazione, si girò a guardarsi allo specchio. Beh non era decisamente una bella gnocca ma quello che gli cominciava a piacere era la sensazione che la seta della sottoveste faceva sulla sua pelle e strofinandosi contro il suo cazzo facendolo crescere. Essere poi imbragato dalla reggicalze e con le gambe strette nel tessuto delle calze tirate dalle giarrettiere lasciando al tempo stesso parti del proprio corpo libero all’aria e al contatto gli dava l’impressione di essere come imprigionato ma al tempo stesso con dei margini di libertà.
Carlo lo strinse da dietro sussurrandogli “Non è quello che volevi? Essere la mia figa? E questa notte sarai la mia donna!” Un brivido percorse la schiena del giovane che si abbandonò tra le braccia del suo maschio. Dopo settimane nelle quali faceva sempre l’amore completamente nudo, fu alquanto curioso scopare così agghindato, essere sbattuto con le gambe in aria fasciate dalle calze, ma soprattutto restare stremato dall’orgasmo nell’abbraccio della seta che moltiplicava le sensazioni che subiva. Dormì come era vestito senza togliersi niente e, quando le prime luci filtranti dalle tapparelle lo risvegliarono al mattino, si mosse come una gatta. Imboccò il grande membro che era già turgido, lo insalivò per bene compatibilmente con le dimensioni, poi si mise a cavalcioni del suo amatore e si puntò lo scettro sul buchino. Attese di prenderne le misure e se lo infilò piano fino in fondo sotto lo sguardo divertito di Carlo. Questo gli tirò giù le spalline quanto bastava per potergli pastrugnare per bene le tettine. Gianni era scatenato: montava il suo stallone galoppando su e giù lungo l’asta, si arrestava, muoveva circolarmente il bacino per assaporarne a pieno la consistenza e la nodosità, poi riprendeva decisamente la sua corsa. Oramai la sintonia sessuale tra i due era affinata a tal punto che decisero di non attendere oltre e cercarono disperatamente il loro orgasmo.
Quando la calda crema di Gianni riempì la pancia e lo stomaco di Carlo, il giovane la prese con le mani e la distese tutta sul petto a impregnare i peli del suo nettare, quasi a cospargere l’amato del proprio amore. Una volta sedati i bollori si fecero la doccia insieme e anche quello fu un momento di coccole e di tenerezze. Gli ultimi giorni della vacanza Carlo cominciò a diventare sempre più ombroso e scostante. Sessualmente era sempre il toro che Gianni aveva cominciato a conoscere e apprezzare e lo facevano anche due o tre volte in una giornata, ma era nei momenti di pace, quando i sensi erano placati che lui sembrava essere divorato da un’ansia che non lo lasciava in pace. Quando il ragazzo cercava di farsi dare una spiegazione lui reagiva con fastidio. Ora i momenti belli erano solo quelli del sesso ma cominciavano ad essere incrinati dal dopo che non era sereno e spensierato come nei primi felici giorni.
Giunse infine il momento di dirsi addio o, come sperava Gianni, arrivederci. Gli aveva dato numero di cellulare, indirizzo di mail, numero di casa, ma Carlo non aveva dato nessuno dei suoi riferimenti. Ma al momento di aprire la porta e andarsene, il giovane sentì un braccio che lo fermava e lo faceva girare. Fu abbracciato, stretto e baciato con l’intensità e la passione dei primi tempi. Fu con un groppo alla gola che Gianni lasciò la casa dell’ormai ex amante, dovete girare a lungo a piedi per il paese per trovare la calma nel proprio animo e nel proprio cuore. Gli sembrava per certi versi di esser svuotato dentro e cominciava a rimpiangere quello splendido scettro che tante volte lo aveva riempito strappandogli urla di goduria pura.
Ripensò a quello che gli aveva detto “Non c’è futuro per noi” e razionalmente dovette riconoscere che era vero, ma ci volle tutto il week end perché tale consapevolezza si impadronisse anche della parte non razionale del suo essere.
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