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Gay & Bisex

LA FORMAZIONE CULTURALE - 1


di Foro_Romano
15.08.2015    |    14.311    |    4 9.2
"Quando ebbe finito, l'uomo si ripulì con dei fazzolettini, il cui pacchetto mise in mano al ragazzo, si rivestì e se ne andò, così, senza una parola..."
1. L'atto

"Questo invece è l'Ercole Farnese. Fu scoperto alla metà del Cinquecento nelle Terme di Caracalla, a Roma, e fu acquistato dal cardinale Alessandro Farnese per la sua collezione. Risale al terzo secolo dopo Cristo ed è copia di un bronzo di Lisippo del quarto secolo avanti Cristo". La professoressa di Storia dell'arte proseguiva la sua presentazione del Museo Archeologico di Napoli di sala in sala.
La scolaresca dell'ultimo anno di liceo è in gita scolastica. Tra i ragazzi c'è Mino. In realtà il suo nome è Giacomo ma tutti lo chiamano così, con un diminutivo, perché lui è piccolino e di corporatura esile e non dimostra i suoi quasi diciotto anni.
A lui piace molto la storia e l'arte ed è affascinato da tutto quello che vede lì e questo Ercole è stupendo. Il suo giudizio dipende non solo dalla sua passione ma anche da un segreto che si tiene dentro. A lui piacciono gli uomini e, ancor di più, il genere raffigurato in quel marmo: alto, barbuto, muscoloso, pronto a prenderti e farti suo, con forza. Il piccolo Mino rimane incantato da quell'immagine e qualcosa gli si muove dentro, o meglio, sotto.
La cosa non passa inosservata al custode del museo incaricato di seguirli nel percorso e stare attento che non facciano stupidate giovanili a danno delle opere conservate. E' un ragazzo maturo di 28 anni vestito completamente di nero: pantaloni ed una maglia a collo alto. Alto, dalla pelle olivastra, ha un fisico atletico non certo come l'Ercole. Neri sono anche i suoi capelli, le sopracciglia, le ciglia e quegli occhi acuti che hanno già notato Mino tra tutti gli altri e gli hanno letto dentro il segreto che si portava.
Ma anche il ragazzo ha notato il custode e più volte si erano scambiati sguardi che la dicevano lunga sui loro reciproci interessi "carnali". Lì, sotto quella statua, l'uomo aveva notato il turbamento del giovane e aveva colto l'occasione per avvicinarlo, toccargli un gomito e dirgli piano all'orecchio "Fai finta di sentirti poco bene". Effettivamente Mino, tra la visione della statua ed il contatto ricevuto, sentì delle grandi vampate di calore che lo facevano quasi svenire. Stette al gioco e si lasciò sostenere dal braccio del custode che interruppe la spiegazione della docente.
"Professoressa, mi perdoni, ma questo ragazzo non si sente molto bene. Lo accompagno in un bagno a riprendersi?".
La donna si avvicinò per rendersi conto della situazione e gli mise una mano sulla testa. "Cos'hai Mino? Non ti senti bene?". Il ragazzo annuì. "Si, si, per favore ci pensi lei" e tornò alle sue spiegazioni al resto della classe.
"Vieni con me" ed il custode, sempre col braccio sulle sue spalle, lo condusse per le grandi sale. Passarono per una parte chiusa al pubblico per restauro. Grandi teli di plastica ricoprivano le pareti ed alcuni operai erano intenti al loro lavoro.
"Shcusate il disturbo - disse il custode napoletano - avimmo da andare di là" ed entrarono per una porticina mimetizzata nella parete. Lì dentro c'era un piccolo antibagno con un lavandino e seguiva la stanzetta con la tazza. L'uomo lo fece entrare, lo seguì e chiuse a chiave la porta. Erano soli. Spinse il ragazzo contro la parete e, senza che questi lo respingesse, si chinò per baciarlo, stringendolo a sé. Il giovane poté sentire il contatto dei muscoli dell'uomo, poté stimare la durezza di quello che teneva tra le gambe, premuto contro il suo, poté assaporare la saliva che la vigorosa lingua gli stava mettendo in bocca, poté respirare l'alito che gli stava togliendo il suo e rispose istintivamente al richiamo con la stessa foga.
Era la prima volta che baciava un uomo. Per lui sarebbe stata tutta una prima volta, dopo averla aspettata, desiderata e fantasticata tutte le volte che si era segato nel suo letto. Si lasciò dunque andare alle forti braccia e alle voglie dell'altro.
Finito il bacio, quegli occhi neri ed intensi gli dissero di abbassarsi piegando le gambe. Quando la faccia fu all'altezza della patta dei pantaloni, vide le grandi mani aprire velocemente i bottoni e la lampo e calare fino alle ginocchia i pantaloni stessi e le mutande. Ebbe subito di fronte il grande membro eretto. Lungo, duro, coperto di grosse vene bluastre, con la cappella rossa che chiedeva alle sue labbra di mangiarla, proprio come nei suoi sogni. Che visione! Le cosce e i coglioni, dalla pelle olivastra, erano coperti di pelo nero. Lui vi si aggrappò con le piccole mani bianche e, quando la mano dell'uomo indirizzò la verga nella sua direzione, la imboccò senza pensarci due volte. Che profumo e che sapore! Si mise subito in azione cercando di fare il meglio possibile. Leccò, succhiò, ci fece roteare la lingua intorno. Gli venne tutto così naturale!
Quello gliela ficcò dentro e riuscì a farlo fino in gola approfittando del fatto che il ragazzino era stretto contro il muro. Entrava e usciva facendogli riprendere il fiato per poi riaffondare subito emettendo un lungo verso di goduria. "Ahhhhh... siiiii... succhia guaglioncello... tu si nato ricchione".
Dopo un po', quando l'intera asta era coperta della sua saliva, uscì dalle rosee labbra, lo tirò su, lo girò e gli calò pantaloni e mutande. Strofinò il grosso membro lungo il solco delle chiappe, aderì al suo corpo e gli sospirò in un orecchio. "Lo vuoi, piccola troia? Vuoi che ti rompo il culo?". "Siii", rispose con un filo di voce tremante di desiderio e di paura, conscio che quel momento se lo sarebbe ricordato per tutta la vita. "Bene, tanto me lo sarei preso comunque", ghignò sottovoce l'uomo.
"Apriti con le mani". Il cucciolo portò le mani dietro di sé e si aprì le chiappette, offrendosi al sacrificio. Il maschio si sputò su una mano e spalmò la saliva sul buchino ancora vergine, facendo fremere di desiderio il cucciolo. Con un'altra sputata si bagnò la cappella e tutta l'asta del membro ora al massimo dell'erezione. Puntò e spinse. Un colpo solo, è il sistema migliore, ma contemporaneamente provvide a tappargli la bocca perché non si sentisse il grido, con la stessa grossa mano insalivata con la quale aveva oliato il membro.
Prese subito a scoparlo senza tregua. Dopo il dolore iniziale, tutto passò miracolosamente e rimase solo il piacere che sconvolse per la prima volta il giovane. "Tiè... prendi... - gli andava soffiando nell'orecchio - Prendilo tutto ricchioncello... Ti piace, eh...ti piace... Tiè, tiè, tieni, zoccola". Non durò a lungo. L'eccitazione che gli dava quello che stava facendo lo fece arrivare presto alla fine. "Ecco... ecco... ti riempio di spaccimme, rottinculooooo" e il ragazzino fu pieno del succo dell'uomo, tanto che, continuando gli affondi, fuoriusciva ai lati, mescolato agli umori ed al sangue.
Quando ebbe finito, l'uomo si ripulì con dei fazzolettini, il cui pacchetto mise in mano al ragazzo, si rivestì e se ne andò, così, senza una parola. Mino ne rimase un po' male. Avrebbe voluto almeno una carezza, qualche parola gentile dall'uomo che gli aveva tolto la verginità. La sborra cominciò a colargli lungo le gambe. Si mise sulla tazza e scaricò più crema che poteva, poi si pulì con i fazzolettini e si tirò su le mutande.

(segue)

Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela.
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