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Gay & Bisex

LA PRIMA INCULATA DELLA SUA VITA...


di RedTales
05.10.2015    |    53.871    |    8 9.5
"” Senza aspettare risposta si tolse la camicia guidandolo verso il bagno..."
Il negozio di abbigliamento era grande e molto luminoso. Arredato benissimo e già a quell'ora con parecchi clienti.
“Buongiorno.”
“Buongiorno. Mi dica pure.”
“Sono venuto per l'annuncio. Ero venuto per vedere di quel posto di commesso.”
“Si, ti chiamo il titolare.”
Il ragazzo si allontanò e, poco dopo arrivò il responsabile del punto vendita. Thomas lo guardò con attenzione. Era un bell'uomo, sulla quarantina, vestito in modo casual, non troppo alto e con una fitta barba corta.
“Ciao.”
“Buongiorno.”
“Vieni di la che parliamo.”
La stanza era in fondo al magazzino. Non molto ordinata. L'uomo squadrò da capo a piedi il giovane, pensando che come aspetto poteva andare: magro, slanciato, ben vestito, viso pulito, capelli curati, dita lunghe e affusolate.
Gli chiese subito l'età.
“Ho appena compiuto vent'anni. Ma ho già esperienza nel settore. Ho lavorato per due anni in un mercato, sempre vendendo vestiti.”
“Lavoro in trincea.”
“Si, tanto freddo d'inverno...”
“Qui è tutta un'altra cosa. C'è da lavorare tanto, spesso anche fuori orario… e non sempre si recupera… ma è tranquillo. Ci sono io e altri cinque ragazzi. Solo ragazzi. E' una politica della proprietà. Ti puoi vestire come vuoi e… mi pare che ti vesti bene. Contratto di sei mesi in sei mesi. Niente di fisso. Per l'orario si va dalle nove alle otto, tutte filate. Ma c'è una pausa pranzo di un'oretta in mezzo o quando vuoi tu. Al massimo due alla volta.”
Continuò spiegandogli un po' tutto e lasciandogli capire che poteva andare bene per quel posto.
Thomas era soddisfatto, sembrava che tutto andasse bene ma, proprio verso la fine, arrivò la doccia fredda. Aurelio buttò li con una tremenda naturalezza un: “hai mai fatto sesso con un uomo?”
Come interpretare la frase. Lo guardò nuovamente con molta attenzione. Sembrava un uomo… molto maschile quindi lo chiedeva perché non voleva avere niente a che fare con commessi gay o perché sotto quell'aspetto rude voleva proprio questo? Optò per la prima possibilità ma volle essere sincero ugualmente, pur cercando di giustificarsi.
Indugiando, timidamente sussurrò un piccolo “si”. Ma aggiunse subito che anche nell'aspetto e nel modo di fare non avrebbe mai dato adito a nessun cliente di sospettare alcunché. Provò a giustificare ancora il suo si, ma venne fermato immediatamente dall'uomo che gli appoggiò una mano sulla spalla iniziando a massaggiarla.
“Va bene, va bene così. Te lo chiedevo solo perché anche a me piacciono i ragazzi e, a volte...”
Non finì la frase, lasciandogli solo immaginare il resto che, da come lo toccava era ben chiaro.
“Adesso sai tutto, sta a te decidere. Che ne pensi?”
Rispose di getto: “va bene. Mi va bene.”
“Tutto?”
“Si, tutto.”
“Perfetto. Allora adesso vai...” e gli indicò l'indirizzo dove perfezionare il contratto “e poi torni qui un due orette prima della chiusura che ti mostro come funziona e domani cominci. Alla chiusura poi ci beviamo qualcosa e magari ti accompagno a casa. Ti aspetto dopo. Ciao.”
Finalmente tolse la mano che lo aveva palpeggiato e gliela porse.
“Si, a dopo, arrivederci.”
“Allora, sei dei nostri?” gli buttò li il ragazzo con cui aveva parlato appena era entrato.
“Credo di si.”
“Vedrai che ti troverai bene. Aurelio è forte. Si, sai… no. Scusa, adesso devo andare c'è quel cliente che mi chiama. Comunque qui si sta bene. Quando cominci?”
“Stasera”
“Allora gli sei piaciuto e non vuol perdere tempo...”
Uscito dal negozio si avviò a piedi verso l'ufficio che gli era stato indicato pensando alla situazione. Il lavoro gli serviva e… gli piaceva. Probabilmente Aurelio voleva fare del sesso con lui ma, in fondo, gli piaceva e sembrava distinto e gentile. E poi lui era già l'amante di un altro uomo, anche se occasionalmente. E questo era decisamente migliore dell'altro! Si, avrebbe firmato il contratto e se si sarebbe trovato male avrebbe potuto sempre andarsene. Si, era deciso.
Alle cinque e mezza era già ritornato. Aurelio si dedicò solo a lui, facendogli vedere ogni angolino e spiegandogli tutto quello che poteva servirgli. Alla chiusura, mentre gli altri commessi se ne andarono, gli chiese di aspettarlo. Alle otto e mezza erano in strada.
Lo invitò nuovamente a bere una cosa in un posto simpatico poco distante. Ci andarono in macchina. Thomas si aspettava un'avance da parte sua, ma fino al bar non successe nulla. Rientrati in macchina, dopo avergli appoggiato la mano sulla gamba, guardandolo fisso, gli chiese di fare un salto da lui. Ecco, era arrivato al momento della scelta. Ci aveva pensato tutto il giorno e, più o meno, questa era la situazione che aveva immaginato.
Anche questa volta non indugiò, aveva già preparato la risposta: “si, volentieri, mi fa piacere.”
L'uomo sorrise e, spostando la mano verso l'interno coscia, gli disse che non era molto lontano da li.
Parcheggiò davanti un elegante condominio e quindi raggiunsero un elegante e curato appartamento. Tutti e due sanno perché sono li e Aurelio non perde tempo: “Ti va se ci facciamo una bella doccia? Dopo una giornata di lavoro è magica.”
Senza aspettare risposta si tolse la camicia guidandolo verso il bagno. Era grande e spazioso. Ordinatissimo e splendente. Profumava di pulito. Con pochi gesti si denudò e si mise a trafficare con l'acqua. Era proprio un bell'uomo. Abbastanza peloso, fisico curato e in forma, bel culo che sembrava sodo e con un “onesto” attrezzo penzolante sul davanti.
“Spogliati!”
Non se lo fece ripetere, sfilandosi la maglietta e gli aderenti jeans. Via scarpe e calze e, infine, i ridottissimi slip.
“Wow che mutandine!” sottolineò facendolo sorridere.
L'uomo, un po' più alto di lui gli passò subito una spugna sulle spalle e iniziò a ricoprirlo di schiuma e ad esplorare tutto il suo corpo.
“Sei splendido. Hai un corpo bellissimo.”
“Anche tu non sei male.”
Ormai, in piena naturalezza, le mani di entrambi scoprirono i rispettivi corpi. L'uomo sfiorò il giovane collo per scendere sul petto, spostandosi su ogni suo angolino prima di raggiungere nuovamente le spalle. A quel punto gli mise le mani sulla schiena e, tirandolo verso di se appoggiò le labbra sulle sue iniziando un lunghissimo bacio che lo vide muovere la lingua come un deciso attore mentre il suo partner appariva impacciato e passivo nel riceverla per poi divenire partecipe attivo nello scambio. Durò tantissimo, con i loro corpi dilavati dal getto d'acqua stretti in un deciso abbraccio reciproco. I loro sessi, turgidi ed eretti si schiacciavano l'uno contro la pancia dell'altro e, quando tutta la schiuma scivolò via dai loro corpi, Aurelio aveva percorso con le mani ogni centimetro di carne del corpo di Thomas ed esplorato anche il più remoto cantuccio della sua bocca.
“Ti tira sempre così?”
Disse ancora un si mentre gli prese con la mano il sesso per stringerlo e farlo scorrere tra le dita. Non era particolarmente lungo o grosso ma era molto ben fatto. Piacevole da guardare e da accarezzare.
Anche Thomas allungò la mano sull'altro pene. Adesso notava che era cresciuto parecchio ed era più lungo del “normale” anche se poco più grosso del suo. Una fitta rete di vene scorreva dalla base fin sotto il glande.
Mentre osservava, l'uomo iniziò ad asciugarlo con cura con un morbido asciugamano e, appena ebbe. Aurelio si sdraiò sul letto, invitandolo a fare altrettanto.
Adesso quel meraviglioso corpo era li, davanti a lui, tutto per lui… La pelle era morbida e liscia, calda e morbida. Le mani non riuscivano a smettere di accarezzarlo. Scorrevano, senza soluzione di continuità, dappertutto. Come non eccitarsi dinnanzi ad uno spettacolo della natura così perfetto.
Le dita, dal collo scendevano lungo la schiena, vogliose e ansiose di continuare a godere di quella carne. Sprofondavano tra i fianchi per risalire lungo l'inguine ed insinuarsi tra le natiche, leggermente sudate. Quasi con indecisione provavano ad insinuarsi in quella scura fessura che sembrava dilatarsi per accoglierle, ma poi, esitanti, si ritraevano per ricominciare a girovagare lungo le cosce e scendere fino ai piedi. Che spettacolo e che piacere nel sentire quel giovane corpo fremere quando veniva sfiorato in qualche punto che, evidentemente, trasmetteva maggiori sensazioni. E che piacere nel risalire in tutta la sua lunghezza quel pene turgido e violaceo, completamente eretto per godere di ogni singola carezza e come non soffermarsi sul glande, lucido e gonfio, con il frenulo che sembrava trattenere a fatica la pelle a cui era attaccato. Come non soddisfarsi di quella pelle vellutata dell'interno coscia che continuava a sussultare ad ogni passaggio. Che meraviglia quel ragazzo. Così aperto, disponibile, apparentemente candido ed innocente ma con quello sguardo così malizioso ed intrigante da sembrare sfacciato.
Ma dopo un così lauto “aperitivo”, contornato da sensuali e complici baci che iniziavano, casualmente, in ogni parte di quel corpo e terminavano, inesorabilmente sulle sue labbra carnose, in un intreccio quasi volgare di lingue che cercavano solo voluttà e sesso, prese a soffermarsi e a dedicarsi completamente al centro del piacere, a quel pertugio smaccatamente esposto e offerto alle turpi voglie di Aurelio che era li, sollevato, leggermente divaricato in attesa di essere colto, infilato, prepotentemente allargato e volgarmente profanato. Era questo che chiedeva Thomas. Era quello che desiderava l'uomo e la loro complicità era sempre più profonda. Entrambi sapevano perché errano li e tutti e due volevano trarre il maggior piacere possibile dai loro corpi, uno offrendosi totalmente ai desideri di chi voleva approfittare di quella disinteressata disponibilità per appagare le proprie più nascoste passioni.
Come il pollice, iniziò a scendere nel buchino. Il ragazzo trattenne a fatica una serie di gemiti di piacere che smise di frenare appena il dito prese a scorrere, con un lento ritmo, dentro e fuori. Anche senza saliva il buchino lo accoglieva con pochissimo attrito e, ogni volta che si faceva strada, allargando lo sfintere, che cedeva con estrema facilità, tutto il corpo del suo giovane amico sottolineava la penetrazione con uno spasmo. Quando fu sazio di ciò, si spostò leggermente e fu la volta dell'indice che, deciso, sparì tra le natiche. Altre convulsioni presero a sottolineare il dito che entrava nel profondo ed anche questo continuò a lungo, preparandolo per ricevere due dita unite. Ma pure queste si trovarono agevolmente a scorrere in Thomas che, grato del piacere che gli veniva elargito, continuava a rinforzare il suo amante con incitazioni che confermavano quanto stava provando. Poi, sfacciatamente, si fece più audace, chiedendogli di aprirlo di più: “sfondami tutto, spingi, spingi dentro, dai… mettimelo dentro. Lo voglio sentire tutto dentro...”
Ma non era quello che voleva, per ora, l'uomo che si mise appoggiato sul fianco e ricominciò a baciare il suo tenero amante. Un nuovo, lunghissimo momento di intimità mentre le braccia si serrarono in un ancor più forte abbraccio. Lentamente l'uomo si spostò fino a venirgli sopra, all'inizio delicatamente e poi lasciandosi andare e facendogli sentire tutto il suo peso. Thomas era sdraiato sulla schiena e percepiva il notevole fardello di quel corpo sdraiato sopra il suo che gli rendeva difficile il respiro. Le bocche si serrarono nuovamente una sull'altra mentre le grandi mani cercarono quelle più minute per intrecciarle. Adesso le loro dita erano strette tra loro e, proprio in quel momento, con alcuni movimenti del bacino, il cazzo di Aurelio scivolò sotto quei vellutati testicoli, iniziando a frugarsi tra il lenzuolo e lo scroto.
Adesso me lo mette, pensò. Infatti lo sentiva scorrere avanti e indietro proprio li, sfiorando il suo buchetto. Strinse più forte le mani e restò in attesa di qualcosa che sapeva stava per arrivare. Ma non fu così perché dopo averlo ben strofinato, Aurelio si lasciò cadere al suo fianco e dopo una brevissima pausa riprese a baciarlo. Dalla bocca si spostò al collo e quindi alle spalle, facendolo girare e, dopo averlo sistemato a pancia in giù, gli si mise nuovamente sopra. Anche questa volta, seppur lentamente, si appoggiò sopra di lui, schiacciandolo con il suo peso. Sistemò le gambe tra le sue e, con lenti movimenti, portò il suo pene tra le chiappe del ragazzo. Contemporaneamente iniziò a baciarlo con impeto sulle spalle e sul collo mentre Thomas aveva girato la testa da quella parte.
Nuovamente le mani si intrecciarono, questa volta appoggiate sul letto, davanti alle loro teste.
Il cazzo si strusciava, come a cercare il pertugio su cui affondarsi e, ad un certo punto lo trovò e ci si fermò sopra. Entrambi erano eccitati da questo gioco, anche se nessuno dei due lo stava comunicando all'altro.
Thomas era sopraffatto da quel corpo che lo premeva contro il materasso ma cercava di prestare la massima attenzione a quella strana sensazione che gli procurava il petto villoso che strisciava sulla schiena. Era altrettanto attento nel percepire ogni minimo movimento di quel duro bastone che sentiva scorrere lungo il sedere. Adesso era certo che tra poco qualcosa sarebbe successo e sapeva benissimo cosa. Non riusciva quasi a pensare ma in quei pochi frammenti di lucidità riuscì a immaginare solo il desiderio di essere posseduto.
Aurelio era più presente e stava pianificando la penetrazione. Aveva già ipotizzato di provare ad entrare così, senza bagnare il culetto. Se poi avesse trovato difficoltà, la crema lubrificante era proprio li nel cassetto. Gli piaceva leccare quella pelle morbida e profumata e tenergli le mani bloccate era un modo per sentirsi padrone di quel corpo.
Improvvisamente i pensieri di entrambi si focalizzarono proprio li, appena la pressione iniziò a farsi decisa.
“Fai piano” sussurrò debolmente, ricordandosi di come gli faceva male, almeno all'inizio, ogni volta che il professore lo penetrava. Ma quel vecchio aveva una cappella decisamente più grossa di quella di Aurelio. Questo fu l'ultimo momento razionale per Thomas che poi restò solo in balia di quel cazzo.
“Lo hai già preso, vero?”
“Si.”
Lui non gli rispose ma continuò a premere. Cercava di aprirsi la strada. Faceva fatica ad avanzare, ma era proprio ben puntato. Non aveva fretta, voleva godersi quella prima volta e restò fermo, continuando ad esercitare una pressione costante. Per molti, interminabili, secondi non successe nulla ma poi percepì che lo sfintere stava cedendo e, anche se lentamente, si stava aprendo.
Anche il ragazzo avvertiva la forza che premeva, il suo buchetto che resisteva e infine il cedimento. Si allargava. Nel preciso istante in cui il glande si intrufolò entrambi si strinsero forte forte le mani. Continuando a baciargli il collo avvertì un impercettibile lamento che il ragazzo cercò di tenere per se anche se in parte si trasformò in una fonazione. Si arrestò. Sono dentro, pensò. Se avesse potuto leggere nella mente dell'altro avrebbe visto un pensiero simile: è entrato.
Stettero immobili. La bocca premuta sul collo, le dita bianche per la pressione. Uno avvertiva nettamente che il buchetto si era stretto avvolgendolo completamente, l'altro percepiva quella presenza dentro di lui.
Riprese ad avanzare, sempre con delicatezza, spingendo ma quasi millimetricamente. Avanzava, scendeva, scorreva. Si arrestò quando sparì completamente dentro. Il giovane amico ansimava. Fremeva sotto di lui. Percepiva gli spasmi di tutto il corpo.
“Ti ho preso”.
Non rispose subito, era perso nelle sue sensazioni.
“Si!” esclamò dopo un poco.
Cominciò a muoversi e quella magia quasi fiabesca ed eterea iniziò per entrambi a trasformarsi in qualcosa di fisico, decisamente carnale. I colpi erano decisi e ad ognuno di loro faceva eco l'ansimare di tutti e due. La pelle vellutata prese a ricoprirsi del sudore dei corpi. La delicatezza dello sfintere si trasformò in un continuo spasmo sollecitato dal diametro variabile che lo forzava. I sapienti tocchi della lingua si erano trasformati in un forte morso. Le mani di uno stringevano ancor più forte per impedire che quelle dell'altro si staccassero. Entrambi erano sopraffatti dal piacere e speravano di prolungare il godimento il più a lungo possibile.
Il cazzo del ragazzo era sempre più duro perché, schiacciato tra il lenzuolo e la sua pancia era come masturbato dal ritmo imposto da chi gli stava sopra.
Un istante dopo tutto era fermo.
“Ti vengo in bocca. Vuoi che ti vengo in bocca? Ti eri lavato?”
“Si, prima di venire in negozio”.
“Dai, girati che ti vengo in bocca.”
Gli uscì dal culo, guardò che il cazzo fosse pulito e gli si mise sdraiato di fianco. Lui piegò la testa, aprì la bocca e lo fece entrare tutto per poi restare fermo. Poco dopo spostò indietro la testa per farne uscire una parte e succhiando e facendolo scorrere dentro e fuori con abili movimenti lo portò in breve al traguardo. Sentendolo schizzare lo fece sprofondare nuovamente fino in fondo alla gola, lasciando ai rapidi movimenti del bacino del suo partner il compito di far uscire tutto lo sperma. Quando i lamenti di piacere di Aurelio terminarono il suo cazzo era ancora infilato fino alle palle in quella bocca.
“Tutto dentro. Lo hai preso tutto dentro”.
Thomas si spostò facendo uscire quella ventina di centimetri di carne.
“Proprio gola profonda!”
Si pulì gli angoli delle labbra dove c'era ancora qualche goccia di crema e gli sorrise.
“Me lo ha insegnato il professore”.
“Chi?”
“Il professore”.
Fece uno sguardo stupito. Non riusciva a capire.
“Il professore, quello che mi scopa”.
Adesso non aveva ne il fiato ne la lucidità per cercare di mettere a fuoco. Ma tutto ciò lo incuriosiva, forse avrebbe potuto anche fargli provare una certa voglia perversa quella storia.
“Me lo racconterai”.
Ruotò e si mise nuovamente a fianco del ragazzo riprendendo a baciarlo. Adesso la sua saliva aveva il deciso sapore dello sperma.
Rotolarono ancora e Aurelio finì ancora sopra di lui. Ora era solo il pisello del ragazzo, ancora duro, a schiacciarsi tra le loro pance.
Staccò la bocca e: “vuoi mettermelo tu?”
Thomas lo fissò con uno sguardo tra lo sconcertato e lo stupito.
“Vuoi?”
Praticamente non aspettò risposta, lo scavalcò, si sistemò a gambe divaricate sopra di lui e, aiutandosi con una mano, si centrò il culo con il cazzo, lasciandosi sedere sopra e penetrandosi.
Ancora non lo sapeva ma ad Aurelio piaceva sentirsi qualcosa in culo, purché non troppo grande e grosso, lo eccitava. Era la prima volta che lo faceva ma cercò di non farglielo capire. Nella testa del giovane si accavallarono mille altri pensieri perché mai e poi mai avrebbe immaginato di trovarsi in questa situazione. L'uomo prese a scoparsi da solo e lo fece fin quando non gli chiese di cambiar posizione.
“Preferisci alla pecorina o mi vuoi venire sopra?”
Lo prese in contropiede. Non riuscì proprio a mettere a fuoco e così decise ancora lui. Si mise con le ginocchia sul bordo del letto invitandolo a continuare.
Gli fu dietro, lo appoggiò ma non riuscì ad entrare. Si aiutò con la mano e ce la fece. Cominciò la sua prima scopata. La prima inculata della sua vita. Dio se era bello. Era piacevole in un modo diverso da quando il culo riempito era il suo. Non riusciva a mettere a fuoco le differenze, ma era diverso. In breve cominciò a sentirselo pulsare, battere, gonfiarsi e con un grido raggiunse l'orgasmo schizzando, senza riuscire a contenersi, in parte dentro e in parte sulle chiappe perché gli scivolò fuori e terminò con la mano di darsi piacere.
Era stato bellissimo per entrambi. Aurelio lo tirò ancora vicino a se riprendendo a baciarlo. Gli piaceva baciare quelle labbra che pungevano per la barba che le circondava e gli piaceva sentire la sua lingua.
“Ti è piaciuto?”
“Tanto”.
“La prossima volta facciamo meglio, vuoi?”
“Si.”
“Ma chi è il professore?”
“Mi dava ripetizioni di latino...”
“Ti va di raccontarmelo la prossima volta, magari ci prendiamo un po' più di tempo...”
“Si.”
“Dai, facciamoci la doccia. Ma perché mi hai sborrato sul culo?”
“Mi è scivolato fuori.”
Risero entrambi.
“Mi sembra di conoscerti da sempre. E' così spontaneo con te...”
Aurelio gli sorrise.
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