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Gay & Bisex

URLA VERAMENTE ECCITANTI...


di RedTales
01.03.2015    |    20.531    |    4 8.6
"Cominciò a leccare tutto quello che c'era nel solco delle natiche..."
L'uomo fece sedere il ragazzo ricoperto a malapena dal quel curioso vestitino sopra di lui. Quella posizione gli piaceva perché poteva toccarlo agevolmente sulle cosce. Si, proprio sulle cosce, così lisce e morbide. Lui adorava quella parte di gamba. Ci passava fin troppo tempo ad accarezzarle, a volte a leccarle. Erano le cosce maschili più delicate che avesse mai toccato. Le mani scorrevano lentamente da un ginocchio all'altro, risalendo quelle snelle e lunghe gambe. A volte soffermandosi per ripercorrere quel pezzo di pelle. Il percorso della mano era ripetitivo. Partiva dalla rotondità di un ginocchio, risaliva sulla coscia, perlopiù internamente, scavalcava il sesso, a volte afferrandolo e stringendolo, per poi rituffarsi sull'altra gamba e ridiscendere fino all'altro ginocchio. Per lui era una sensazione meravigliosa far passare le sue grandi mani su quel percorso così liscio e vellutato. Certo, anche i suoi attributi maschili, glabri e piccoli erano belli da stringere nella mano, ma...
le cosce erano veramente arrapanti.
Il ragazzo non provava particolare piacere da quelle carezze, ma si lasciava fare, ben cosciente del premio che lo attendeva.
Una mano si spostò sul petto, a malapena coperto da quegli impalpabili scampoli di vaporoso tessuto, e si impossessò di un capezzolo. L'uomo cominciò a farlo scorrere tra indice e pollice fino a che non lo sentì inturgidirsi. Il tutto senza mai smettere, con l'altra mano, di prendersi tutto il piacere che il contatto con le gambe gli procurava.
Anche lui non sapeva ben spiegarsi la cosa, ma accarezzare le gambe di quel minuto ragazzo gli procurava una piacevolissima sensazione nel basso ventre che, dopo un po' si trasformava in una forte pulsione di possederlo, penetrarlo. E, questa, stranamente, era la stessa pulsione che provava anche il giovane.
Quando l'appetito era soddisfatto lo fece alzare con modi decisi, per affermare una volta di più il senso di dominio che lui aveva su quel corpo.
Cominciò ad accarezzare le gambe, partendo dalle sottili caviglie per raggiungere di nuovo i genitali. La mano saliva e dava piacere ad entrambi. Raggiunse quindi i glutei che l'altra mano scoprì spostando quei sottili veli che li coprivano. Le dita indugiarono sulla piega tra gamba e culo, percorrendola più volte. Era proprio un bel culo. Certo che un complimento così l'uomo non lo avrebbe mai detto. Però lo pensava e, in cuor suo, si diceva anche che era stato fortunato a trovare un ragazzetto così; sempre disposto a soddisfare tutte le sue voglie...
Questi pensieri lo eccitarono ancora più intensamente e così gli ordinò di piegarsi in avanti.
Comandare e sentirsi obbedito lo soddisfaceva moltissimo. Appagava la sua voglia di atteggiarsi a padrone e di poter fare qualsiasi cosa sul corpo dell'altro. E questo aumentava il suo desiderio sessuale portandolo ad un'erezione ancora più imponente. Ormai il suo cazzo era durissimo all'interno dei pantaloni e pronto a infilarsi in quel caldo buchino. Lo voleva, ma non voleva dirglielo ancora. Doveva aspettare ancora un po'. Più tempo passava tra il desiderio e la penetrazione più godeva, solo al pensiero di quello che stava per fare.
Sollevò del tutto il trasparente gonnellino scoprendo quel sodo e sporgente culetto. Anche questa parte era perfetta. Forse non la migliore che aveva avuto tra le mani ma una delle migliori. Il buchino tra le natiche, quello si era veramente speciale. Così elastico e così stretto nonostante tutte le inculate che aveva preso. A vederlo, sembrava un culetto... vergine. Quasi da ragazza alle prime armi. Senza alcun pelo, morbido, liscio, perfettamente ovale. Poi, allargandolo si scopriva quel fiore che si poteva penetrare con due dita e dentro il quale ci si poteva tuffare.
Infatti fu quello che fece l'uomo. Dopo averlo accarezzato, slargò le chiappe con le mani e ci si buttò sopra, a capofitto, con la faccia. Schiacciandocela dentro. Cominciò a leccare tutto quello che c'era nel solco delle natiche. Partiva dal fondo della schiena e si arrestava quando incontrava i testicoli. Allora risaliva.
Lo fece più volte. Questo gli procurava un altro piacere intenso perché slargando a più non posso quel culo con entrambe le mani si sentiva ancora di più padrone assoluto. E poi i sapori che sentiva e gli odori che gli inondavano l'olfatto erano veri e propri afrodisiaci per lui. E queste prelibatezze di quel ragazzetto, poi, erano particolarmente gradevoli e invitanti.
Gli sarebbe piaciuto anche conficcare le unghie in quel culo, ma, per ora, si tratteneva. Non era sicurissimo che l'altro l'avrebbe accettato. Certo che con un po' di segni incisi su quella pelle bianca il suo cazzo sarebbe esploso. Già così era durissimo e lo sentiva pulsare da quando era grosso. Con un tocco di... puro sadismo sarebbe stato... paradisiaco.
In ogni caso continuò a leccargli il culo, infilando nel buchetto più lingua che poteva.
Quel lavoretto stimolava tantissimo anche chi lo riceveva che, a sua volta, aveva raggiunto una bella erezione.
Ormai il pertugio era ben umido e le due grosse dita che vi si infilarono non incontrarono alcuna resistenza. Anche questo lo appagava. Lo faceva sentire arbitro del rapporto. Il piacere che provava nel vedere indice e medio sparire dentro il suo partner lo avevano da sempre reso soddisfatto. Era semplicemente bello infilarle dentro e poi ruotarle da destra a sinistra e viceversa, spingerle in fondo e poi fuori, prima piano e poi sempre più velocemente.
Si fermò solo per prendere la crema dal tavolino e per spalmarla ben bene intorno e dentro lo sfintere. Appena ebbe finito si fermò a guardare quel buchetto che si contraeva da solo, senza nessuna stimolazione. Si allargava e poi si serrava lasciando uscire un po' di lubrificante. Era evidente che il ragazzo stava già godendo...
Ed era proprio vero. Le dita avevano già procurato un po' di piacere e il buchetto lo stava dicendo... a modo suo.
Si, era giunto il momento di possederlo. Sapeva che al giovane piaceva tanto essere scopato. Ma anche sbatterglielo dentro e pomparlo era molto appagante da un punto di vista... sensoriale.
Lo spinse in avanti e si alzò, spogliandosi disordinatamente e lasciando cadere i vestiti dove capitava, non come le altre volte. In pochi istanti era nudo, con il suo grosso pene sfoderato a mezz'aria e pronto per la penetrazione.
Capì subito che lo sguardo del ragazzo era tutto per il suo arnese e ne rimase appagato. Gli piaceva quando qualcuno lo guardava e soprattutto quando immaginava che il suo cazzo fosse desiderato. Avrebbe voluto stringerlo e abbracciarlo per la soddisfazione che gli dava, ma il suo ruolo di “padrone” glielo impediva.
Stava pensando in che modo farselo quando sentì un “prendimi, prendimi”, appena sussurrato. Si fermò immediatamente. Ha parlato, pensò, ha trasgredito al suo ruolo e, senza pensarci un attimo rifilò un forte schiaffone su quella pallida guancia. Forse calibrò male la forza, forse quel bel culetto non se l'aspettava, ma, lanciando un urletto di dolore e meraviglia, perse l'equilibrio e cadde sul divano. L'uomo gli afferrò una gamba e, forte della sua imponente stazza, la sollevò in alto, facendolo ritrovare in un'ottima posizione per... un po' di sesso. Afferrò con tutte e due le braccia la gamba, appoggiò il cazzo, esageratamente rosso, sul buco e, tirandoselo contro infilò il suo bastone di carne nel retto. Sarà stata la voglia, forse l'eccitazione, forse la posizione nuova e casualmente trovata, magari la crema già passata tutto attorno, ma il cazzo vi si infilò in un colpo solo completamente dentro. Il pube dell'uomo sbatté sulla sua coscia con un sonoro suono. Come di schiaffo.
Il ragazzo lanciò un altro urletto, come quello di poco prima.
Abbassò gli occhi per guardare il suo pene sprofondato completamente e la cosa lo eccitò tantissimo. Era questo che lui intendeva per sottomissione. Fare quello che voleva sull'altro mentre gli veniva concesso di farlo.
Iniziò a scoparselo alla grande. La posizione era perfetta, almeno per lui, forse non per il suo “giocattolo di piacere”.
Si, forse questa era la definizione migliore. Giocattolo di piacere. Da usare a proprio uso e consumo, al meglio, senza mai curarsene.
In realtà sapeva benissimo quanto piacere gli stava dando perché al primo grido se ne erano aggiunti molti altri che indicavano quanto il “piccolo” stava godendo.
Si, era proprio soddisfatto di come stava andando e il suo cazzo era in perfetta forma. Poteva continuare così per molto senza rischiare di venire.
Chi non resse altrettanto fu il suo partner. Ormai senza alcun freno gridava dal piacere. Era evidente che quei colpi forti e ritmici, in quella posizione, lo stavano eccitando anche più del solito.
Mentre pensava tutto questo un urlo prolungato segnò il culmine del piacere. Abbassò lo sguardo e lo vide schizzare senza che si toccasse. Tolse una mano dalla gamba che serrava stretta e gli afferrò il cazzo, iniziando a masturbarlo con forza. Le urla erano veramente molto eccitanti e il ragazzo si contorceva dal piacere. Adesso era totalmente alla sua merce. Lo stava inculando con forza, lo aveva fatto venire solo penetrandolo e, ciliegina sulla torta, gli stava prolungando il piacere oltre le sue capacità di resistenza. Infatti cercò di liberarsi dalla mano che continuava a masturbarlo, supplicandolo di fermarsi.
Era troppo anche per lui, tutte quelle stimolazioni lo stavano per far esplodere e si lasciò andare e gli inondò l'intestino. Anche l'uomo gridò per il piacere ma non si fermò. Continuò a menarlo e a pomparlo ancora per un po', fino a che rimase quasi senza fiato. Allora si arrestò, senza lasciare la presa e senza uscire. Il suo “giocattolo” era completamente lucido per il sudore ed aveva un ottimo odore di sperma. Si era schizzato sul petto ma anche in faccia. Anche il pisellino che continuava a serrare nel pugno era ancora duro ed era rosso fuoco per l'esagerata e sfrenata azione a cui era stato sottoposto.
Si, era soddisfatto. Aveva goduto pienamente di quella giovane carne, procurandole altrettanto piacere. In questo modo la stava legando sempre di più a se. Ed entrambi lo sapevano benissimo. E il gioco piaceva pure a tutti e due.
Adesso bisognava solo provare ad andare oltre per vedere fin dove ci si poteva spingere. Già queste riflessioni fatte ad alta voce erano un segno che l'intesa reciproca era molto profonda e che la voglia di continuare e... di andare ancora più in la c'era.
“Se così non fosse, sarebbe l'ultima volta che userei questo corpo”, pensò l'uomo mentre insisteva a serrare nel pugno quel pene che era diventato piccolo, a differenza del suo che, piantato tutto dentro restava ancora duro. Voleva chiedergli se gli piaceva. Se gli piaceva sentirlo ancora turgido e ben affondato in lui, ma non lo fece direttamente Anche questo faceva parte del gioco.
Guardandolo in viso si accorse che era paonazzo pure li e, soprattutto, sulla guancia destra erano ancora ben impresse le dita della sua mano. Sentiva il suo cazzo pulsare dentro di lui ma sentiva pulsare anche quello che stringeva in mano.
I suoi pensieri stavano diventando confusi e forse aveva già detto più di quanto avesse voluto. Lasciò la presa e un istante dopo uscì da lui.
Afferrandolo per la testa gli ordinò, con la voce rauca, di succhiarglielo, così, ancora gocciolante di umori. Lo fece, ciucciando e leccando come meglio sapeva fare. Quando si sentì appagato si scostò per poi baciarlo avidamente sulla bocca, come a condividere quei sapori.
Si, si era divertito. Era stata una bella giornata. Per entrambi. Come succedeva quasi sempre, lo congedò con superiorità, non curandosi più di lui che se ne andava.
Il ragazzo uscì, aveva ancora il fiato un po' corto per quanto aveva vissuto.
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