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La chiave. Parte 2


di efermi
14.02.2016    |    7.901    |    4 6.5
"Paolo stava capendo quanto poco importasse a Marco il piacere del proprio pisello..."
Aveva cominciato a frequentare i primi ragazzi per soddisfare la curiosità, una in particolare. Voleva gustarsi un cazzo vero. Capire che sapore e che odore aveva. La notte sognava di stare piegato a succhiare una cappella turgida fino a farla schizzare. Invidiava le pornostar che sui vari siti pompavano quei bestioni gonfi. Paolo lo sapeva e mai gli aveva fatto mancare la soddisfazione di farlo stare in ginocchio a svuotargli le palle. Più di tutti aveva capito la gratificazione che si celava dietro al suo “che bravo…mi hai fatto impazzire con quella linguetta stupenda”. Marco l’adorava e Paolo lo adulava. Ogni volta che Marco intuiva che il cazzo stava per esplodergli tra le labbra si menava talmente forte da riuscire a godere un’po’ prima, rimanendo ad ascoltare i mugugni cremosi di Paolo.
Stavolta non poteva.
Marco concedeva la sua bocca appassionata come sempre e la mano telecomandata dalla consuetudine andava cercando il pisellino. Quella volta trovò solo una gabbietta di metallo che glielo strizzava. Le fitte per l’erezione bloccata gli pungevano il cervello e facevano nascere in lui un senso di impotenza e umiliazione che lo spingevano a lasciar perdere tutto.
Paolo gli cullava la testa lisciandogli i capelli. Gli diceva quanto fosse bravo a far godere il suo pisello col la lingua: “ sei un succhiacazzo fantastico…mi fai impazzire”. Gli stimoli sul glande si facevano talvolta decisi, altre volte sinuosi e sfuggenti, spingendo Paolo a cercare una sempre più profonda penetrazione orale.
Con quel cazzo in bocca Marco era se stesso. Era libero di dimenticare la sua vita, le ingiustizie e i fallimenti, i dolori e le fatiche di una vita troppo complicata per un ragazzo sensibile.
Continuava il suo lavoro rinunciando all’appagamento corporale per coltivare quello razionale. Era riuscito a portarlo alla soglia dell’eiaculazione quando Paolo estrasse la verga: “ mi stavi facendo venire subito zuccherino…la cintura di castità ti ha messo il turbo troietta” lo diceva ammiccando.
Quella novità stava sconvolgendo la loro vita sessuale. Paolo stava capendo quanto poco importasse a Marco il piacere del proprio pisello.
Fatto alzare in piedi gli aveva dato un bacio saporito. Aveva leccato il collo ed era sceso fino ai capezzoli roteando la lingua. Marco ansimava e si contorceva riflettendo negli occhi di Paolo un immagine erotica e provocante. Paolo lo palpava intrufolando le dita nel suo nido. Più si eccitava e più godeva. E più si eccitava e più sentiva dolore. Aveva già protestato per ottenere almeno qualche minuto di libertà, ma la risposta era stata perentoria. Sapeva che se avesse mosso altre lamentele non avrebbe fatto altro che deludere Paolo e rotto l’incantesimo, sarebbe stata la fine del gioco.
Era quello che voleva Paolo: Metterlo di fronte a un bivio e costringerlo a decidere. Marco stava scegliendo in cuor suo di soffrire pur di farlo godere.
Lo sentiva lamentarsi mentre a pecorina gli infilava tre dita nel culo:
“Stai bene zuccherino?”
“…si dai…è che questo affare mi fa parecchio male. Mi ecciti tanto tesoro e il mio pisellino vorrebbe…”
“Sei in grado di farcela?”
“ Tu sei contento ?”
“A vederti così ti sento mio al mille per mille. So che fai parte di me. Stai sopportando tutto questo solo per me. Io sono l'uomo più fortunato del mondo”
Marco lo guardava intenerito. Lo stringeva a sé. Stavano per scendergli le lacrime.
Con la mano afferrava la collanina di Paolo e guardandolo negli occhi baciava la chiave.
“ Grazie amore. Sei tutto per me”
Dopo quella parole le loro labbra e le loro lingue si mischiavano unendo due anime innamorate.
Quello che è successo dopo ha poca importanza. Hanno continuato a fare l'amore e a scopare. Paolo ha cavalcato Marco in più posizioni per poi finire in bellezza schizzando il seme mentre spingeva forte il cazzo tra le pareti anali. Quello che veramente ha importato è stato quel preciso istante in cui hanno capito di essere nati uno per l'altro, di essere due anime complementari e il loro rapporto non era fatto solo di capricci sessuali ma d’amore. Quella chiave attaccata al collo di Paolo altro non è che la chiave dei loro sentimenti, le loro esistenze, i loro cuori.
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