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Gay & Bisex

La mia vita - una sera al pub


di Megaciccio
03.08.2015    |    7.886    |    3 8.7
"Mi ricopro, ma il pantaloncino di tela non può coprire la mia erezione; per fortuna è scuro e la mimetizza bene..."
Come già detto, questa estate così calda è per me particolarmente difficile da affrontare.
Sono sempre eccitato e per la mia testa passano decine di fantasie bizzarre.
Un giorno mi sono anche dovuto masturbare in ufficio dove, strizzandomi un po’ le palle, ho chiaramente mancato la tazza del cesso, sborrando sul pavimento.

Una sera io ed il mio ragazzo decidiamo di uscire a prendere qualcosa per rinfrescarci e ci diamo appuntamento in un piccolo pub delle mie parti, in una zona defilata e tranquilla, con dei tavolini all’aperto.
Anche quella sera metto i miei pantaloncini più comodi e senza mutande, in cerca di libertà e refrigerio, e tutta la mia mercanzia che sballottola a destra e sinistra mi sprigiona strane voglie.
Arrivo al luogo dell’appuntamento per secondo e il mio ragazzo ha già preso un tavolo, un po’ troppo accentrato per i miei gusti, dato che ne vedo altri liberi più defilati. Non per altro, ma anche solo per parlare in tranquillità, preferisco non avere troppe orecchie a portata.
Facciamo due chiacchiere e mangiamo qualcosa, raccontandoci la giornata passata e godendoci quei pochi gradi in meno che lo spazio all’aperto ci forniva e che nei giorni scorsi valevano oro.

Poi mi rendo conto che il tavolo dietro di noi si è liberato, così come quello subito davanti, lasciandoci isolati dal resto degli altri avventori rimasti ad alcuni metri da noi.
Allora appoggio un piede sul lato della sedia del mio ragazzo, alzando un po’ la gamba e gli dico: “io sotto non porto nulla”
“L’ho immaginato quando ho visto quei pantaloni”, mi risponde, “sei un porchetto “aggiunge con il vezzeggiativo con cui mi apostrofa quando faccio qualcosa che lo stuzzica .
“Amore, ma fa caldo!! Così sto più comodo “ e dicendogli questo mi allargo la gamba dei pantaloni, mettendo in mostra il mio arsenale.
Lui sgrana gli occhi interessato ma imbarazzato; io, controllando che nessuno ci stesse osservando gli dico “toccamelo”
Mi guarda rispondendomi ”ma sei matto? C’è gente! I bambini, i camerieri.”
“Toccamelo”, mentre il mio cazzo si irrigidiva per l’eccitazione, iniziando a svettare, “ti dico io se qualcuno ci osserva”
Sì fa coraggio e allunga la mano. Le sue dita mi sfiorano la cappella con il suo tocco delicato, che sa mi fa impazzire, poi mi passa velocemente sui coglioni, strizzandoli appena, ritirando il braccio.
Le sue mani mi fanno sempre impazzire di piacere, mentre il mio pisello si indurisce sempre più.
Mi ricopro, ma il pantaloncino di tela non può coprire la mia erezione; per fortuna è scuro e la mimetizza bene.
“Sono arrapatissimo. Dai, toccamelo di nuovo. Se metti una mano nei pantaloni da qui non lo vede nessuno.
“No, c’è gente “
Allora mi rialzai i pantaloncini, tirando fuori tutta la mia verga e le palle. Mi rendo conto che così effettivamente è eccessivo, si vede troppo. Premo lievemente sulla base del pisello e lo tengo appena inclinato, facendo scudo con la gamba alzata per non far vedere agli altri tavoli .
“Dai toccalo “.
Non riesce a resistere. Allunga la mano e mi afferra il cazzo, smanettandolo lentamente ma con decisione; poi mi afferra le palle accarezzandole e stimolandomi il perineo, che sa essere il mio punto debole.
Chiudo gli occhi sopprimendo i sospiri di piacere. Poi rismette.
“Tu sei matto!!! Ma che ti è preso? L’altro sera non c’era nessuno in riva al mare, ma qui siamo in mezzo alle case!!!! Scrivere racconti ti fa male!!!”
“Eddai! È divertente! “ gli dico, “eppoi tante volte tu mi hai proposto cose strane in posti assurdi!! Ti ricordi il pompino che mi facesti in autostrada??”
“Si, ma eravamo solo noi!! Ed eravamo fuori. Qui c’è gente e ci abitiamo “
Mentre facevamo questi discorsi un cameriere spunta alle mie spalle per controllare i tavoli, facendo il giro dall’ingresso del locale invece che passare dell’uscita per accedere all’area all’aperto.
In quel momento mi resi conto che effettivamente il rischio c’era, ma lo valutai come minimo e l’eccitazione era troppo grande.
“Ce l’ho ancora duro” dico al mio uomo, “ toccami”
“Basta” dice secco lui.
“Se non lo fai tu mi masturbo da solo” affermo afferrandomi l’erezione attraverso i pantaloni.
Si decide, rieinfila la mano nei miei pantaloncini e riprendere il lavoro che aveva interrotto poco prima.
È fantastico. Mi accarezza piano e dolcemente, in tutti i punti che sa mi fanno impazzire.
“Ok, ok, basta, altrimenti vengo. Poi è veramente un problema.”
“E perché? “mi dice lui. E così dicendo prende un tovagliolo da sopra il tavolo e lo introduce nei mie pantaloncini, avvolgendolo sulla mia cappella. Poi mi afferra il cazzo ed inizia a masturbarmi.
Trovo la cosa estremamente porca e provocante: pochi colpi di mano e vengo, soffocando i miei sospiri ed il mio godimento.
È per questo che amo il mio ragazzo: fa tanto il timido, ma in fondo è più porco di me.
Cerco di riprendermi. Tiro fuori il fazzoletto sporco del mio sperma, lo appallottolo e lo appoggio su un piatto.
Non posso credere a quello che abbiamo appena fatto.
Restiamo a chiacchierare ancora un po’ e sento le ultime gocce di sborra uscirmi dal pisello ed appiccicarmi i peli della gamba seccandosi, e trovo la cosa perversamente eccitante.

Ce ne andiamo poco dopo ed ho il cazzo ancora barzotto, pensando che qualcuno potrebbe toccare quel tovagliolo ignaro di stare stringendo il mio seme.

Questa è una storia vera.

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