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"La scopata perfetta"


di gretatrav
07.12.2012    |    8.013    |    0 9.7
"Mi riaccompagna alla stazione, ma questa volta gli accarezzo la patta, il suo bel cazzo da subito segni di vita, ci salutiamo come all’inizio, come..."
Ieri passando con il treno per la stazione di Rovigo, di ritorno da Roma, ho rivissuto un incontro avvenuto a fine settembre 2002 che posso considerare la mia “scopata perfetta”.
Conosciuto in un sito di incontri gay, Francesco (nome di fantasia) era un bell’uomo sposato di 48 anni, alto ben più di 1.80, capelli brizzolati, non muscoloso, ma asciutto, senza un filo di grasso, poco peloso.
Nel sito mi incuriosiva il fatto che l’incontro doveva rimanere l’unico, dopo di che ognuno per la propria strada.
Non c’erano foto nell’annuncio, ma solo la mail; dopo un paio di mail conoscitive, decidiamo di incontrarci un caldo lunedì mattina di fine settembre, ancora pienamente estivo.
Il sabato precedente avevo fatto una ceretta completa e una lampada per preparami a quest’incontro al buio; fantasticando sull’incontro continuavo a masturbarmi e a sditalinarmi il mio buchetto.
Come concordato arrivai alla stazione dei treni di Rovigo alle 9 e mezza, ero vestito elegante, da ufficio, anche se in quel periodo ero senza lavoro; lui mi aspettava sul piazzale appoggiato alla sua station-wagon nera, vestito elegante, era proprio un bell’uomo, anche se non appariscente.
Mi avvicino un po’ emozionato, anche se non ero più vergine di queste cose, gli stringo la mano, bella sensazione di potenza, ci presentiamo, il tutto sembrava un incontro di lavoro; saliti in macchina evito atteggiamenti equivoci, anche se la voglia di buttarmi sul suo uccello per fargli un bel pompino mentre guidava era molto forte.
Arrivati a casa sua, una villetta singola a due piani appena fuori città, entriamo, mi fa accomodare in soggiorno, dove sono appese ancora le foto del suo matrimonio, la moglie è una grossa, “chissà che cazzo ci fa con una così” penso tra me e me.
Lui porta del prosecco, ma non beviamo; io seduto in divano, lui in piedi davanti a me; inizio ad accarezzargli la patta dei pantaloni, il cazzo inizia a ingrossarsi, glielo tiro fuori e dico: “Lo sapevo” con un sorriso tra le labbra… “Sapevi che cosa” mi rispose lui… “Che avevi un bel cazzo” ribatto con voce soddisfatta ed inizio un pompino lento, quasi a rallentatore.
Aveva un cazzo molto bello, sui 18 cm, dritto, non eccessivamente grosso, con due belle vene in evidenza, me lo volevo gustare tutto, cerco di infilarmelo in gola più che posso, gli sputo sopra, glielo bagno tutto con la mia saliva, il tutto con molta calma, senza foga; lui se ne stava in silenzio, in effetti non avevamo parlato un granchè, ma ci capivamo al volo.
Dopo un bel po’ di lavoro di bocca mi dice con voce calma di spogliarmi, lui se ne va in cucina e io mi posiziono in attesa nudo a pecorina sul divano, ho una voglia pazzesca di prendermi quel cazzo in culo anche se non lo faccio a vedere.
Lui ritorna completamente nudo con il suo cazzo svettante, già protetto dal preservativo e con della crema nivea che inizia a spalmarmela sul buchetto, lavorandomelo in maniera circolare, mi infila lentamente un dito, poi due, il buchetto cede subito e si apre, sono già pronto…mi appoggia la cappella e inizia spingere lentamente, si fa strada con decisione, ma allo stesso tempo con una delicatezza mai provata prima, sembra non arrivare mai a fine corsa, continua ad entrare sempre più in profondità dentro me.
Tra il caldo ed il silenzio inizio a perdere la cognizione del tempo.
Il suo cazzo è perfetto per il mio culo, sembra fatto apposta per me, mi riempie tutto senza farmi provare dolore, è una sensazione di pienezza, mi sentivo completo.
Arrivato a fine corsa inizia a scoparmi lentamente, me lo fa sentire in tutta la sua lunghezza, mi sento le sue palle schiacciate al mio culo…inizio a sudare e a sbavare come una cagna in calore, la temperatura sale vertiginosamente…a volte me lo sfila lentamente e quando lo fa ho la sensazione di scendere con un paracadute, il mio buchetto, oramai un cratere, rimane sempre aperto e lui rientra subito senza fatica.
Mi scopa così lentamente alla pecorina per non so quanto tempo, sono completamente andato, entra ed esce a suo piacimento, sono completamente passivo.
Ad un tratto Francesco interrompe il silenzio dicendomi che mi vuole scopare in camera da letto, io inebetito annuisco ansimando, saliamo in camera, una camera fine anni ’80, con un armadio nero lucido con lo specchio centrale e sopra il comò un altro specchio.
Lui si distende e io mi siedo sopra al suo cazzo dandogli le spalle, sono davanti allo specchio, schiaccio il suo cazzo fino alle palle ed inizio a scoparmelo, lui mi guarda dallo specchio, io vado su e giù come una troia consumata, me lo godo alla grande, ho il cazzo durissimo, mi fa quasi male…invece il culo è sfondato alla grande, una favola, un paradiso di goduria…lui si sfila, mi riposiziona alla pecorina, con le mani mi allarga il culo, mi fa vedere allo specchio quant’è aperto, me lo reinfila sempre lentamente, ma adesso alterna momenti lenti e sinuosi con scariche possenti, il ritmo aumenta, i miei mugoli diventano grida soffocate di goduria, non ho più la forza di guardarmi allo specchio, sono in balia dei suoi colpi, mi ritrovo ad occhi socchiusi in un vortice di un uragano, sono completamente suo.
Mi fa rifiatare qualche secondo, mi gira e mi posiziona al missionario sul bordo del letto, ricomincia a scoparmi lentamente guardandomi fisso negli occhi, io sto per capitolare, mi sego due secondi e vengo come una fontana sul petto, dimenandomi come un impossessato, lui si ferma, si sfila lentamente e si leva il preservativo, ha ancora il cazzo svettante e duro come una roccia.
Io sono a pezzi, mi ha completamente svuotato, mi ha sfondato alla grande, ho il culo che fa acqua, sono tutto sudato…mi accompagna in bagno, entriamo in doccia e con le gambe tremanti mi inginocchio a fargli un pompino per farlo venire, non viene mai, allora lo sego velocemente ed inizia a sborrarmi in faccia e un po’ dappertutto.
Mi riaccompagna alla stazione, ma questa volta gli accarezzo la patta, il suo bel cazzo da subito segni di vita, ci salutiamo come all’inizio, come avessimo appena concluso un affare, una seduta di lavoro, solo che l’unico lavoro me lo ha fatto al buco del culo, sfondandomelo alla grande.
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