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Gay & Bisex

Lussuria Nascosta - una nuova avventura.


di lickslave
09.04.2014    |    6.199    |    2 9.7
"Era incredibile come il suo atteggiamento fosse cambiato, sembrava non aver mai fatto altro che infilare il suo cazzo in bocca a chiunque glielo chiedesse ed..."
La mia passione per i piedi dei bei ragazzi è paragonabile solo a quella per i loro cazzi. Dalla mia prima esperienza (vedi il racconto "Un paio di scarpe nuove" I e II), che si può dire continui ancora oggi con il mio amico, ho avuto pochissime altre esperienze omosessuali, avendo comunque una vita etero abbastanza ricca e movimentata e soffermandomi in un'avventura gay solo quando veramente ne vale la pena.
L'avventura che sto per raccontare è una mia grande vittoria nei confronti di un ragazzo bellissimo che ha lavorato con me per un periodo e di cui sono diventato molto amico, ma che ha sempre mostrato una forte intolleranza per l'omosessualità ed una spiccata "nobiltà" nel condurre rapporti amorosi...che però non l'ha portato mai molto lontano con le ragazze. Lui è troppo generoso, sensibile, rispettoso...non che non bisogni esserlo con le ragazze ma...non all'eccesso, altrimenti diventi amico, confidente, confessore...e addio!!!
Addirittura lui sostiene che non si farebbe mai fare un pompino da una ragazza perché la ritiene una cosa molto volgare e poco rispettosa nei confronti dell' "esecutrice".
Ed è proprio a questo proposito che comincia la nostra storia.

Ero andato nel suo paese, un po’ lontano dal mio e dove la mia famiglia ha la casa al mare, per delle commissioni, così gli chiesi di vederci in serata per passare del tempo insieme, dato che non ci vedevamo da parecchio. Rivederlo, con quel suo fisico statuario, quegli occhi azzurri penetranti, quelle mani e quelle gambe possenti...mi fece rabbrividire! Si cura il giovanotto, va in palestra, nuota, corre!
Davanti ad una bella pizza ed una birra fresca cominciammo a parlare del più e del meno, del nostro studio, lavoro, di problemi familiari, fino ad arrivare al discorso piccante. Mi confidò che un ragazzo che aveva conosciuto l'estate precedente lo stava stalkerizzando dicendo che si era innamorato di lui e che era profondamente attratto fisicamente da lui; addirittura, una volta che si erano visti durante l'inverno, questo ragazzo, in macchina, con una scusa, gli aveva sfiorato il pacco e aveva mostrato tutto il suo stupore nel sentirlo così ben fornito.
Mentre mi raccontava queste cose mostrava tutto il suo disprezzo e il suo scandalo, ma la mia reazione "inattesa" (prima da me stesso) arrivò quando se ne uscì con questa frase: "io non mi farei neanche fare un pompino da una ragazza, figurati se farei mai sesso con un uomo!". Ora, a me piace tanto fare pompini (a chi dico io) ma so anche riceverli...sia da uomini che da donne...ed è una cosa fantastica, indescrivibile (ma credo che la maggior parte di voi conosca la sensazione) quindi per me la sua affermazione era incredibile, assurda: "Ma che dici??? Il pompino è una cosa meravigliosa, al di là del gesto in sé, se fatto con una persona a cui tieni e con cui sei in intimità è un gioco molto bello! Si vede che non ne hai mai avuto uno!!!". Risatina di entrambi e poi lui continuò: "Ma tu lo sai che io sono un principe, un nobile, non mi piacciono queste cose volgari, e poi immagina con gli uomini.", “Ma se fosse la ragazza a volertelo fare, glielo permetteresti?”, “Non lo so, non mi è mai capitato, ma credo che non me lo farei fare!”. A quel punto cominciai a mettere in tavola le mie carte, con parsimonia..."Guarda, ti confido una cosa...io l'ho fatto", i suoi occhi sbarrati e increduli, "ho fatto un pompino (sì, uno solo XD ) ad un mio amico e lui l'ha fatto a me!". I suoi occhi, se possibile, erano ancora più spalancati mentre mi diceva "NOOOO, non ci credo...che schifo, stiamo mangiando, non puoi dirmi ste cose!!!", però era latentemente divertito ed incuriosito dalle mie affermazioni, quindi cominciai ad incalzarlo (anche se avrei sempre e comunque preferito "scalzarlo" cioè renderlo scalzo): "vabbé, dopo vieni a casa mia e proviamo, te lo faccio io e poi mi dici!". Lui pensò che stessi scherzando, perché con una grossa risata cambiò argomento e tornammo alle nostre pizza e birra, senza riprendere più il tema.

Finito in pizzeria, ci rimettemmo in macchina e io gli chiesi di venire a casa mia a sentire dei mash-up che avevo registrato nei giorni precedenti (entrambi siamo amanti e praticanti di musica), ero solo a casa quella sera, e la mia intenzione era quella di fare in modo che lui rimanesse con me.
Arrivati a casa lo feci sedere e, mentre bevevamo limoncello fatto in casa, ascoltavamo la mia musica al pc, commentando il mio meraviglioso lavoro (eh sì, sono bravo!).
Il tempo stava passando in fretta e la mia eccitazione cresceva anche più in fretta...così, di punto in bianco esplosi: "Allora, proviamo?", "Cosa?!", finse di non aver capito, "Quello di cui abbiamo parlato prima in pizzeria, vuoi sapere cosa si prova a ricevere un pompino?" (che faccia tosta). Impallidì, non si aspettava che ci avrei provato sul serio. "Nooooo, non è vero che vuoi farlo, mi stai prendendo in giro perché sono omofobo!", "Ti giuro che voglio farlo, anzi, adesso ancora di più!". La cosa andò avanti per un po', il suo viso si faceva sempre più teso via via che capiva che ero serio. Allora pensai di provare a fare leva sulla sua consapevolezza di essere un principe e giocai la carta della sottomissione: "Scusa, tu lo sai che nell'Antica Roma, per i discepoli e gli schiavi era considerato un onore fare del sesso orale ai propri maestri o padroni? In questo momento tu sei il mio maestro, il mio padrone, sei un principe dell'Antica Roma ed io sono il tuo sottoposto, il mio onore è di farti una fellatio!". Dicendo questo mi ero alzato dal mio posto e mi ero andato a mettere, in modo molto teatrale, in ginocchio davanti a lui, abbassando la testa e producendomi in un profondo inchino con ampi movimenti delle braccia. "Ma smettila - rispose - dai, non posso permettere che tu mi faccia queste cose, tu sei il mio amico, il mio collega, non puoi umiliarti così.”, al ché gli dissi: “Guarda, sono già in ginocchio…come potrei umiliarmi di più? Dai, fatti fare un pompino…o almeno permettimi di succhiare un’altra parte del tuo corpo, scegli tu.”, “e che vuoi succhiare? Il piede?” (Oddio!!!, mi stava leggendo nel pensiero). “Sì, facciamo così, ti succhio l’alluce” e dicendo questo già mi avventavo con le mani sulle sue bellissime Converse bianche (le Converse, secondo me, sono le scarpe più sexy del mondo per un ragazzo, a patto che questi sia alto e magro). Lui si scanzò un attimo e io ribbattei: “Ma che fai? Non posso succhiarti l’alluce? Questa è una cosa che nessuna ragazza ti chiederà mai, non avrai problemi!”, “Chi te lo dice – rispose – ci sono quelle ragazze feticiste che vogliono leccare i piedi!”… “E dimmi che non ti faresti fare neanche questo?!?!”…non gli diedi il tempo di rispondere… “Dai, te lo faccio io, vedrai che ti piacerà. Niente pompino, te lo prometto!”.
Dicendo questo stavo accarezzando il suo piede ancora ben piantato a terra e chiuso nella scarpa; ero sempre in ginocchio, quindi decisi di giocare un po’ allo schiavo umile e fedele del signore nobile e potente (e bello). Mi abbassai con la testa quasi a toccare con il naso la punta di gomma della Converse, di cui già potevo sentire l’eccitantissimo odore tipico, e dissi: “Mio signore, mio unico padrone, può il tuo fedele suddito e umile servitore avere l’onore di baciare i tuoi piedi e succhiare il tuo alluce?”. Lui rise di gusto, anche se era palesemente ancora un po’ sconcertato, e mi rispose: “Permesso accordato!”.
Ero già andato in visibilio ma cercai di mantenere il controllo e godermi fino all’ultimo istante quella situazione, con un tocco di teatralità che a me piace tanto. Raccogliendo in un profondo respiro un bel po’ dell’inebriante odore delle sue scarpe, avvicinai ancora di più le labbra e stampai un bacio corposo e sensuale al dorso del suo piede calzato, soffermandomi a godere della sensazione della tela bianca sulla quale sentivo premere le sue dita.

Era il momento di continuare; lo invitai ad alzarsi e a venire a sedersi sulla poltrona. Appena si fu seduto gli avvicinai una sedia, presi le sue gambe con dolcezza e le adagiai sulla sedia con i piedi incrociati; dopodiché mi inginocchiai davanti alla sedia e cominciai la mia opera di bravo schiavetto servizievole. Cominciai lentamente a slacciare le Converse mentre lo guardavo negli occhi, quegli occhi azzurri penetranti, pieni di lussuria che da malcelata diventava sempre più palese. Dopo aver slacciato le sue scarpe, cominciai a sfilargliele, una dopo l’altra, prendendo tra le mani i suoi meravigliosi enormi piedi e riempiendomi il naso di quell’odore maschio, forte ma delicato allo stesso tempo.
Liberatolo anche delle calze, lui comincio subito a sgranchirsi le dita agitandole in aria, proprio sotto il mio naso, in un gesto terribilmente arrapante. A quel punto restava una sola cosa da fare, gettarsi a capofitto su quegli alluci meravigliosi, che svettavano davanti ai miei occhi in tutta la loro possanza e magnificenza, e succhiarli come se da quelli potesse schizzare fuori chi sa quanta crema calda. Ed è proprio quello che feci! Come se avessi avuto davanti un cazzo della migliore fattura, cominciai a succhiare quel pezzo di carne così grosso e carnoso, giocando con la lingua sull’unghia e mimando i movimenti di un vero pompino. Potetti sentire un piccolo mugolio provenire dai piani alti, quindi alzai gli occhi e lo vidi con la mano sul mento come un esaminatore esperto che valuta l’opera del suo discepolo, lasciandosi però andare ad un’espressione di gradimento. Ma era ancora troppo poco preso dalla situazione, io gli avevo promesso che non ci sarebbe stato nessun pompino ma non avevo nessuna intenzione di mantenere questa promessa. Pensai allora di sfruttare al massimo la carica sessuale che può scatenare il fatto di avere una persona che si contorce ai tuoi piedi in atteggiamento di adorazione profonda e sottomissione incondizionata. Cominciai a solleticare la pianta del suo piede con il mio mento leggermente irsuto, fino ad arrivare a strofinare tutta la mia faccia su quella pianta magnifica, facendogli un bellissimo massaggio con la mia barba cortissima; avvicinai l’altro piede e cominciai a massaggiarli entrambi strofinandovi contro le guance e dando qualche bacio appassionato di tanto in tanto. Il suo relax e la sua goduria stavano aumentando, perché lasciò la sua posizione precedente per assumerne una decisamente più sexy e gratificante: occhi chiusi e mani dietro la testa per godersi quell’insolita seduta di riflessologia plantare. Guardarlo era un piacere…ma fu un piacere ancora maggiore vedere che tra le sue gambe qualcosa si muoveva e premeva contro i jeans. Lui se ne accorse, ma conservava ancora molto del suo precedente pudore per poter andare avanti, quindi continuai a dedicarmi ai suoi piedi, attività che comunque mi dava un grosso piacere. Abbandonai quindi il massaggio “facciale” per dedicarmi ad un nuovo tipo di massaggio: cominciai a leccare le piante dei suoi piedi come se la mia lingua fosse acqua che si spande; leccavo dal tallone alla punta, poi passavo sapientemente la lingua tra le dita quando lui le allargava assecondando i miei movimenti e quasi pretendendo che lo facessi, che gli regalassi mille emozioni nuove ed eccitanti. “Il trattamento è di suo gradimento, mio signore?”, continuai la pantomima, a lui piaceva, cominciava a sentirsi potente e anche il suo atteggiamento nei miei confronti era cambiato. “Sei un bravo servitore, prendimi una sigaretta e poi continua!”. Waw, mi stava addirittura dando degli ordini…cosa desiderare di più? Forse che mi ordinasse di fargli un pompino. “Certo, padrone!”, scattai e corsi al tavolo a prendere sigaretta e accendino, gliela porsi e accesi la fiamma, in attesa che lui se ne servisse; poi passai all’attacco: “Notavo che il massaggio ti è piaciuto – dissi, indicando il suo pacco gonfio – che ne dici di allentare un po’ la tensione?”. La risposta fu di quelle che proprio non mi aspettavo: “E così ti rivolgi a me? Chiedimelo con il dovuto rispetto, schiavetto!” rideva, ma era abbastanza serio. Allora mi rimisi in ginocchio ai suoi piedi ancora poggiati sulla sedia e baciandoli chiesi: “Mio signore, può il tuo umile schiavo avere l’onore di prendere in bocca il tuo regale membro, succhiarlo e poi bere il dolce nettare della tua virilità?” (che poeta!!!). “Ecco, bravo, così mi piace, io sono un principe e tu devi rivolgerti con rispetto! Fai tu, io non voglio guardare!”… Ce l’avevo fatta!!!
Spostai la sedia, mettendo giù le sue gambe, e cominciai piano piano a infilare le mani tra la maglietta e i pantaloni; un bottone, poi l’altro, poi l’altro ancora e la toppa dei jeans era aperta. Gli slip neri poco riuscivano a trattenere di quel pisello che già si presentava importante. Lui si mise la mano sugli occhi ma non accennò a nessun altro movimento, io lentamente sfilai i jeans lasciandoli sul pavimento e cominciai a baciare il suo pacco ancora nascosto dietro gli slip. Il buon profumo di pulito e di maschio che si mescolavano e il contatto del cotone dei suoi slip sulle mie labbra erano un cocktail fatale per i miei sensi; a questo si aggiungeva la vista…guardare così da vicino quel pacco e ogni tanto lanciare uno sguardo al suo proprietario che stava al di sopra di me, mi dava quella meravigliosa sensazione di essere minuscolo di fronte all’enormità di tanta bellezza maschile.
Con i denti afferrai delicatamente l’elastico degli slip e cominciai a tirare verso il basso, facendo in modo che il suo bellissimo cazzo, alla sua uscita, mi colpisse subito il viso. Quanto era bello, quanto era grande, dritto, spesso e venoso, con una cappella di tutto rispetto che già aveva cominciato a produrre gustosa gelatina. In un gesto repentino ingoiai il filamento di liquido pre-spermatico che si era formato tra la cappella e gli slip, poi diedi un bacio umile e devoto all’asta e cominciai il pompino vero e proprio, un pompino che uno scettico come lui avrebbe ricordato per tutta la vita.
La mia bocca si schiuse piano sulla sua umida cappella che passò dal contatto con le labbra chiuse a quello con la lingua calda; un primo mugolio dal giovanotto, che teneva sempre la mano sugli occhi. Cominciai a stantuffare su e giù con delicatezza e decisione, premendo l’asta tra la lingua e il palato ma stando attento ai denti (anche se avrei voluto strapparglielo a morsi). La sua gelatina trasparente era ormai mixata in modo perfetto con la mia saliva, in un effetto avvolgente che generava ancora più piacere al mio signore, data la perfetta lubrificazione. Dopo un po’ di stantuffate, a malincuore tirai fuori dalla mia bocca quel magnifico esemplare e mi dedicai un po’ alle sue sorelle del piano di sotto. Erano belle, gonfie, sode e leggermente pelose; cominciai a baciarle, leccarle e massaggiarle con la lingua, quasi a volerle ringraziale anticipatamente del fluido dono che di lì a poco mi avrebbero fatto.
Intanto i mugolii del mio uomo si fecero più sonori e a questi si aggiunsero movimenti inequivocabili del bacino. Si tolse la mano dagli occhi e cominciò a guardarmi e sorridere.
“Ti piace?” gli chiesi; lui non mi rispose, mi mise le mani sulle guance e direzionò la mia testa di nuovo verso il suo uccello…gli piaceva…altro che schifo e volgarità…il mio principe aveva scoperto la bellezza dell’oralità.
Ripresi a stantuffare, stavolta con più decisione fino a che successe una cosa che non mi sarei mai aspettato: si alzò in piedi! Io ero sempre in ginocchio davanti a lui ma lui decise di giocarsi tutta la sua superiorità e si mise in piedi, sfilandosi la maglietta e rimanendo completamente nudo davanti a me, con quei muscoli che reclamavano solo baci e leccate. Era proprio così che voleva sentirsi, superiore, potente; sapeva che io volevo essere sottomesso, adorarlo come una divinità e strisciare ai suoi piedi come un inutile verme, essere solo l’oggetto del suo godimento.
Sempre con le mani sulle mie guance, cominciò a scoparmi la bocca lentamente, ma affondando l’arnese fino a toccare la gola, e la cosa bella era che i miei conati di vomito e le lacrime nei miei occhi sembravano eccitarlo ancora di più. Continuò per un bel po’, sempre guardandomi dritto negli occhi con quell’aria da vincente . Sembrava non arrivare mai…e forse avrei preferito così…far durare quel momento all’infinito. Ma così non fu: quando i suoi affondi cominciarono a farsi più veloci, capii che il momento stava arrivando, avrei finalmente assaggiato la sua sborra.

Sottili vibrazioni delle sue gambe e dei suoi glutei, spasmi continui dei corpi cavernosi, erano i segnali dell’imminente esplosione…poi la testa reclinata all’indietro, l’affondo decisivo e l’urlo liberatorio…dalle sue palle si riversò nella mia bocca quella che credevo fosse un’infinità di sborra calda e cremosa. Il primo schizzo mi finì direttamente in gola e lo ingoiai subito, senza assaporarlo, ma con i successivi prestai più attenzione. Il secondo, il terzo e il quarto mi si fermarono sulla lingua e sul palato, dandomi la possibilità di spandere per tutta la bocca quel nettare virile ed assaporarne la dolcezza e la viscosità perfette, prima di mandare tutto giù e farlo diventare parte del mio corpo.
Continuai a succhiare fino a raccogliere tutte le più piccole gocce dalla punta del cazzo del mio principe, che già perdeva consistenza ma che comunque rimaneva di una dimensione di tutto rispetto.
Lui era sconvolto…sudato, stanco, si accasciò di nuovo sulla poltrona e mi chiese di passargli un’altra sigaretta, rimettendo i piedi sulla sedia e rilassandosi, con me ancora lì in ginocchio ai suoi piedi, che mi godevo gli ultimi residui di crema tra la lingua e i denti. Era incredibile come il suo atteggiamento fosse cambiato, sembrava non aver mai fatto altro che infilare il suo cazzo in bocca a chiunque glielo chiedesse ed ora era lì, soddisfatto, rilassato, a godersi la sua sigaretta e a guardarmi negli occhi. Dopo un attimo di silenzio riprese la parola: “Fantastico! Ma credo comunque che sia una cosa volgare e schifosa, dalla mia ragazza non me lo farei mai fare!” ed io risposi: “Tu comincia a trovartela una ragazza!”, scoppiammo in una grossa risata mentre io andai a versarmi un altro bicchierino di limoncello e a far ripartire le mie canzoni al pc. Lui sprofondò ancora di più nella poltrona, poi mi disse: “Quante cose sai fare con quella bocca! Sai cantare, sai succhiare…! Fammi un altro bel massaggio come quello di prima...così avrò il massimo godimento: la tua voce nelle mie orecchie e la tua lingua sotto i miei piedi!”.
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