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Gay & Bisex

MenAtPlay: Giovanni e Ruggero


di honeybear
29.09.2014    |    6.380    |    1 8.6
"I gomiti sono saldamente appoggiati alle gambe ormai nude di Paolo (che ha riportato la poltrona presidenziale al suo posto), quando il primo dito mi penetra:..."
Come due belve mi si avventano contro (e meno male che credevo di essere l’unico affamato di cazzo!)
Uno a destra ed uno a sinistra (niente commenti blasfemi: non sono Gesù Cristo!), iniziano a leccarmi la faccia:
“Mmmhhh… La sborra del capo ha un ottimo sapore!” commenta Giovanni che mi lappa dal mento alla fronte.
“Non posso che concordare!!” rispondo mentre sorridendo, gli lascio sfilare la giacca. Via! A terra.
Ruggero mi gira e, leccando la sua razione, letteralmente mi strappa la camicia. Via! A terra.
“No! La cravatta lasciategliela!”
I due marpioni, mi hanno trasformato in una specie di Barbie. E come cantavano gli Aqua: you can brush my hair, undress me everywhere… Completano l’opera!
Ruggero mi reclama ancora una volta. Mi bacia mentre, dopo avermi accarezzato i peli del petto, mi slaccia la cintura per fare lo stesso con i pantaloni e levarmeli. Mi tasta: “Ma che bel bozzo abbiamo qui!”
Altro giro, altro regalo! Ed è Giovanni a sfilarmi gli slip, per regalare al mio cazzo l’agognata libertà!
“Lasciategli anche le calze!”
Mi ritrovo dunque completamente nudo, con un’erezione da paura tra le gambe, e due splendidi esemplari di puro maschio italiano (ancora vestiti e) inginocchiati ai miei piedi, che mi cingono le cosce!
“Ma che bel quadretto! Vi ammirerei per ore!! - commenta Paolo che, placidamente sprofondato in poltrona, ha allentato il nodo al collo e si sta sbottonando la camicia – Ora però vorrei vedervi all’opera, come dire!? Un po’ più attivamente…”
Ruggero e Giovanni si scambiano un diabolico sguardo d’intesa.
Si voltano in contemporanea per iniziare a sbocchinarmi in stereo: le rispettive labbra scorrono e bagnano la mia mazza eccitata per incontrarsi in punta di cappella e baciarsi. Dietrofront!
Reclino la testa e sbuffo come un toro.
Li lascio fare, godendo tranquillamente. Fino a che non decido di afferrarli per la cravatta, sollevarli e baciarli spudoratamente. Le loro mani si posano sui miei glutei:
Le mie invece sono passate dalle cravatte ai pacchi: “Mmmhhh… Si direbbe che sto per trattare altri due grossi affari…” provoco maliziosamente.
Diligentemente li spoglio completamente: “Quelli lasciaglieli addosso… – suggerisce Paolo, riferendosi agli aderentissimi (ed immagino costosissimi, data la griffe ricamata sull’elastico) slip bianchi bordati di nero - …Glieli toglierai tra un attimo. Non appena vi sarete tutti avvicinati alla finestra! - (ed indica una delle vetrate che affacciano sul panorama mozzafiato citata nel primo capitolo di questa saga che, se non l’avete fatto, siete pregati di andare a leggere, insieme a tutti gli altri…) – Tu, Giorgio, adesso mettiti dietro a loro! E dimostrami una volta di più quanto vali!!”
Ubbidisco.
Mi avvicino a Ruggero. Gli accarezzo le spalle e con le dita seguo il suo profilo fino ai fianchi. Gli regalo un brivido mentre gli allargo l’elastico dello slip, facendo scivolare la mano all’interno per cominciare a massaggiargli il cazzo. Lentamente… Senza scappellarlo.
Sbuffa e, perdendo l’equilibrio si appoggia al vetro. Volta la testa per cercare la bocca di Giovanni che, prontamente, accorre in suo aiuto. A quel punto abbasso completamente l’intimo e schiaccio la sua erezione contro la lastra trasparente.
“Aaahhh – immagino che un altro brivido gli percorra la schiena – è freddo…” (Eheheheh… Anche io riesco ad essere diabolicamente stronza!!)
Mi abbasso, allargandogli le chiappe e mi metto a leccargli il culo mentre di sopra continuano a baciarsi. La mano di Ruggero ravana nelle mutande di Giovanni:
“Fermo… - gli ordino – Il Presidente ha detto che è compito mio!” e seguito ad insalivargli il buco. Ad ogni slinguata costringo il suo bacino a spostarsi verso l’alto e di conseguenza, il cazzo a muoversi lungo il vetro. Quando mi alzo, ammiro l’effetto di quel saggio di body painting: i suoi umori hanno disegnato uno strano alone sul cristallo che guarda sui grattacieli della città.
“Eh sì… Un bel quadretto davvero – ghigna Paolo che, nel frattempo ha fatto uscire il topo dalla tana e si diverte a strusciarmi il piede nel solco tra le chiappe – non c’è che dire!”
Lascio a Ruggero il tempo di riprendere fiato e mi dedico a Giovanni.
Lo faccio girare per fargli appiccicare le chiappe nude al vetro:
“Aaahhh…” e non sto a ripetere il commento (tanto è uguale a quello dell’altro manzo).
Il cazzo gli è rimasto impigliato nelle mutande: “Liberalo… Forza che aspetti!” mi volto per avere l’assenso di Paolo che osserva divertito (e ha cambiato piede).
Nessun segnale… Faccio la stronza!
Lascio che l’asta rimanga tesa e che tenda la stoffa degli slip. Sbuffa e digrigna i denti: “Fa male… Levala, stronza puttana!!”
Non ci penso minimamente: lecco e rilecco l’alone umido che si è formato in cima al bastone e insalivo anche tutto il resto. Per resistere al fastidio che prova, Giovanni, cerca la bocca di Ruggero che, per darmi una mano (dimostrandosi così un vero amico del socio), ha pensato bene d’infilare un paio di dita tra le sue chiappe.
“Bastardi! – ansima – Bastardi! Ve la farò pagare… Soprattutto a te, lurida puttana stronza!”
Beh, non amo molto la ripetitività (e mi pare che Giovanni non brilli per fantasia), ma quando è l’ora dei complimenti, il mio cervello va in pappa!
Levo velocemente le mutande di Giovanni, mi alzo girandomi a favore dei due (e di tutti quelli che ci stanno ammirando dai grattacieli circostanti).
I gomiti sono saldamente appoggiati alle gambe ormai nude di Paolo (che ha riportato la poltrona presidenziale al suo posto), quando il primo dito mi penetra: “Indovina di chi è?” chiede il Presidente.
Reclino la testa e sento arrivare il secondo… Paolo intanto si sfila la camicia mostrandomi il suo muscolosissimo e villosissimo torace.
“Vorresti leccarlo, vero troietta? – annuisco (le dita nel culo sono salite a quattro) – e magari vorresti assaggiare ancora questo…” e mi pianta davanti il suo uccello.
Eccome se lo vorrei!!
Glielo chiedo con gli occhi: il lavoro di mano alle mie spalle, mi toglie il fiato tanto è accurato e professionale. Dentro-fuori, dentro-fuori… E poi il classico copione che, ricordo ancora a tutti, se ben recitato, non guasta mai! E nemmeno annoia!
Me lo pianta sotto il naso: le narici si riempiono del sapore intenso della sborra che non ho finito di pulirgli e del suo odore di maschio. Me lo passa sulla bocca: provo ad ingoiarlo ma lui rapido, si ritrae!
Bastardo anche lui!
E ciò mi fa indurire l’uccello (complice, questo è ovvio, il lavorio intenso nel mio buco).
“Ragazzi, scopatevi questa troia! È ora: ne avete diritto!” così sentenzia Cesare (Paolo)…
L’ordine impartito provoca quanto segue:
- Paolo spalanca le gambe per alzarsi (così cado a terra)
- Cadendo a terra, le dita che ho nel culo si sfilano violentemente (stringo i denti per il dolore)
- Cercando di rialzarmi, sento che qualcuno mi trattiene per le braccia, stringendole
- Inoltre qualcosa me le sta immobilizzando
- Con braccia e mani bloccate (verosimilmente legate da una cravatta), vengo spinto violentemente sulla scrivania di Paolo (che si è fatto da parte)
- Piegato a 90 in quel modo, l’uccello mi batte sotto il piano del tavolo
- Qualcuno mi tiene premuta la schiena e le braccia
- La mia facca osserva quella del Capo
- Ansimo
Effettivamente la repentinità degli eventi mi sbalestra un po’; così il primo cazzo che m’incula sembra che mi laceri gli anelli anali e che mi squarti come un maiale al macello.
“Aaahhh… - grido; è capitato raramente in anni di onorato servizio, ma il trattamento riservatomi lo richiede – Aaahhh… Aaahhh…” sento un altro cazzo dentro di me. E poi ancora il primo, il secondo… Si stanno divertendo ad alternarsi!
Tra le lacrime che mi solcano il viso, si ridefinisce l’immagine del volto di Paolo. Lo sento chiedermi:
“Allora, puttana… Ti sta piacendo il trattamento?”
“Sì… Aaahhh – riesco a rispondergli tra una perforata e l’altra – Mi piaceeehhh… Tantooohhh… Tantissimooohhh… Ragazzi, non fermatevi… Non fermateviiihhh… Scopate… Scopatemi il buco!”
“Sta’ tranquillo! Ci supplicherai di fermarci!!” sostiene Ruggero (in effetti non mi conosce… Sarà ben difficile che, riempita a quel modo, io possa anche minimamente pensare di implorare pietà! Saranno i due marpioni a farlo…).
Con uno sforzo, provo nuovamente a far capire a Paolo che vorrei succhiarglielo. Preferisce ignorarmi e continuare a masturbarsi godendosi la scena che, dato il suo rifiuto, al momento mi vede scopato nel culo da Ruggero e in bocca da Giovanni:
“Mamma mia come sei bravo... – commenta quest’ultimo - Aaah... Sì, dai leccami le palle forza!”
Naturalmente eseguo con piacere. Prima però chiedo di essere liberato.
Richiesta accolta! Così ora gliele posso massaggiare e sentirle belle grosse e piene come piacciono a me. Gliele ciuccio appassionatamente e le lecco come fossero due palline di gelato.
Sto impazzendo. Ho gli ormoni a mille. Ma credo che in effetti sia una condizione generalizzata ormai nell’ufficio!
Vorrei però che anche qualcuno di loro si prendesse cura del mio uccello: “Oddio… - slurp, slurp, chomp, chomp - Vi prego, fatemi una sega! Non ce la faccio più”.
Paolo: “Certo! Come no… Ma con calma!” e intanto quello che si sta segando è lui!
Si alza e, spostando momentaneamente Ruggero (sostituitosi a Giovanni), mi bacia. Sento la sua lingua attorno alla mia, le sue labbra carnose toccano le mie. Sono al settimo cielo: tre uomini si stanno prendendo cura di me, in tre modi diversi!
Un cazzo in culo e uno in bocca! Il mio sogno! E quello di qualsiasi troia degno di questo nome!
“Ma perché non raddoppiamo? Pardon, non raddoppiate!” suggerisce Paolo (da sapiente regista qual è, scriverebbe tranquillamente dello ottime sceneggiature di film porno). Al suono di quelle parole, ci fermiamo in contemporanea. Lo guardiamo. Ci guardiamo. Ci capiamo!
Ed ecco allora che Ruggero scivola sotto di me stendendosi sul ripiano di cristallo.
Finalmente posso ammirare quel viso angelico su cui spiccano quei magnetici occhi verdi.
“E adesso finiamo di fare la festa a questa gran vacca…” vi sarete accorti che le carinerie, nel corso di queste vicende, non mi sono mai mancate!
Ringalluzzita da quelle parole, mi appoggio saldamente ai pettorali rivestiti di un pelo rossiccio e mentre, m’impala risalendomi per l’ennesima volta lungo le viscere, comincio a baciarlo.
Giovanni invece si mette sopra di me. Al grido di “Adesso ti squarto anch’io, cagna!” e senza troppi riguardi, infila il suo attrezzo nel mio buco.
I miei gemiti li impietosiscono (lo ammetto: sono una gran troia e pure una brava attrice!). Aspettano quindi un attimo, giusto per darmi il tempo di abituarmi (così almeno gli lascio credere) e riprendono a sbattermi con rinnovato vigore.
La scopata sta prendendo la piega di una sfida di resistenza: mia alla fottuta, loro allo sforzo di fottermi.
“Davvero non ti basta mai… - sbuffa Giovanni madido del sudore che mi cade lungo la schiena – Sei davvero ingorda!”
I colpi arrivano così forti da spingermi in avanti con il bacino. Riesco tuttavia a girarmi, stampargli un bacio in bocca e dirgli: “No… Non mi basta mai! Mai… Mai!”
In mezzo a tutto ciò, l’espressione assolutamente divertita e rilassata di Paolo! Lo stesso non si può dire della sua mazza, pronta ad esplodere in tutto il suo fragore!
La resistenza dei due stalloni, ed anche la mia, raggiunge il limite. Ed il limite si chiama sborrata!
I colpi si fanno più serrati. Molto più serrati.
Si sfila il primo. Si sfila il secondo.
Mi fanno inginocchiare ai loro piedi.
Arriva il triplo Tzunami: mai stata ricoperta da una tale quantità di sborra. La ragnatela filamentosa mi copre dalla bocca all’ombelico. Mi osservo dal vetro che guarda sulla città. Alzo gli occhi e m’infilo in bocca i due uccelli che si sono appena svuotati per ripulirli completamente.
Già, ma chi ripulirà me?
“Fatemi largo ragazzi! – arriva… Anzi no, viene Paolo – Aaahhh… Sulla lingua, troia. Bevila tutta! Tutta…”
Finito di dissetarmi.
Lui invece, con le sue ormai proverbiali calma e tranquillità, mi ripulisce per bene.
Ed anche questa pratica può dirsi archiviata!

- Continua -
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