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Mille Pini - Parte Quarta


di LovelyL
15.04.2015    |    5.619    |    1 9.1
"Non riuscii a trattenere una schizzata e sborrai per terra mentre i mi scopavano con i loro grossi piselloni fradici e pulsanti..."
''Ragiona''.
Davanti a me avevo un bosco. Dietro di me, oltre il lago c'era la ferrovia ed oltre quelst'ultima una montagna. A destra un'altra montagna rotta da una galleria, così come a sinistra.
''Aspetta''.
Tastai nella tasca dei pantaloncini tirandone fuori il bigliettino zuppo d'acqua con lo strano indirizzo che mi ero segnato.
Del ragazzo di prima nemmeno l'ombra.
-Cazzo-
Ero bloccato, da solo, in quel bellissimo ed angosciante quadro.
Non potevo riattraversare il lago, non sapevo nemmeno come avevo fatto a farlo la prima volta.
Il bosco, l'unica strada.
-Ok stai calmo, respira e ragiona- Senza infradito, dovetti incamminarmi scalzo.
Gli alberi erano enormi e altissimi, rendevano invisibile l'interno di quella specie di barriera naturale.
Dopo pochi passi scorsi per caso una forma orizzontale marrone sospesa nel vuoto. Mi nascosi di fianco un tronco, spiando da dietro un ramo spezzato.
''Un.. cartello?''
Era fissato con un chiodo ad un abero un po' storto e, a forma di freccia, puntava dalla parte opposta della ferrovia. Scritte sopra c'erano le coordinate che avevo segnato sul mio pezzetto di carta.
Non ci potevo credere o forse non volevo.
Assurdo ed insensato. Ero davvero sceso per caso dal treno nel posto giusto.
''Cazzo...'' mi chinai un attimo respirando profondamente.
-E va bene, andiamo- dissi ad alta voce per spronarmi.
Stavo per incontrare mio padre.
Dopo migliaia di passi iniziai a sentirmi confuso, persi la cognizione del tempo e dello spazio.
''Da quanto sto camminando, per quanto ho camminato...''
Non riuscivo neanche più a ragionare e il mal di gambe in continuo aumento non aiutava.
Stavo per cedere quando all'improvviso sentii pungermi le piante dei piedi. Il suolo si era ricoperto di aghi di pino, sembravano sbucati dal nulla.
Quegli alberi erano tanto alti e larghi da creare un tetto che bloccava i raggi del sole.
''Sono vicino a qualcosa''
Me lo sentivo. Iniziai a correre cercando di passare per quei pochissimi ''punti'' liberi dagli aghetti.
Finalmente, tra quelle chiome scorsi un altissimo muro.
Preso dalla foga aumentai la velocità, ma proprio quando stavo per raggiungere il portone che avevo appena notato caddi a terra inciampando in una radice.
-Ahhh...!-
Mi sbucciai un po' il ginocchio.
Dei passi pesanti arrivarono di fronte a me facendomi alzare molto velocemente lo sguardo per lo spavento.
Intravidi due figure possenti che indossavano una specie di tunica corta, potevo scorgere i loro membri molli accompagnati da due testicoli grossi e gonfi. Anche loro erano scalzi.
Mi sollevarono di peso trascinandomi, vedevo il bosco allontanarsi sempre di più.
''Che posto è mai questo... dove sono finito?''.
Quelle specie di guardie mi mollarono in un angolo di una stanza dal pavimento di pietra.
Avevo ancora i vestiti bagnati, con una forbice che recuperarono dal tavolo li a fianco me li tagliarono via tutti allontanandosi subito dopo.
Provai inutilmente ad aprire la porta vicino a me.
''Ti prego apriti...''
I due energumeni tornarono. Da sotto le vesti sbucavano le cappelle rosse completamente scoperte.
''Cosa vogliono farmi...''
Uno di loro mi prese di forza portandomi dall'altro che nel frattempo si era seduto.
-Lasciatemi andare!-
Gridai a squarcia gola.
Avevano un fisico tonico, non eccessivamente palestrato. Altissimi e indubbiamente manzi.
Quello seduto, moro. Quello in piedi, biondo.
Ero in ginocchio davanti alla sedia, fra le sue gambe lessi il numero ''1'' tatuato nell'interno coscia.
''2'' invece, lo intravidi sotto la tunica del biondino che mi spinse la faccia sul cazzo dell'altro.
Cercai di divincolarmi, ma mi teneva schiacciato su quel lungo pisellone morbido.
''Non voglio, non voglio, non voglio, non voglio'' continuai a ripetermi spaventato. Sentivo pulsarmelo vicino alla guancia.
Inspirai profondamente dal naso.
Testosterone, quell'inconfondibile odore di maschio mi penetrò l'anima.
l mio cervello continuava a respingere quel fallo molle penzolante, ma il corpo reagì in modo del tutto diverso.
Senza accorgermene iniziai a leccarglielo tutto riempendolo di saliva, compresa la cappella umida e cicciosa. Mi tuffai poi con il viso fra quei bellissimi e caldi coglioni carichi di latte che succhiai fino quasi a soffocare. Il suo membro iniziava a gonfiarsi. Lo presi tutto in bocca ancora floscio per sentirlo crescere. Diventò durissimo come il pavimento schizzando presperma che mi colò lentamente giù per la gola. Mentre ero intento a godermi quel gustoso glande bagnato, ''2'' da dietro si stava per fare largo nel buchetto.
''Cosa diavolo sto facendo?'' pensai.
Appoggiò la punta bollente e poi, con uno sputo fece scorrere tutto il pisello fino alle palle.
Iniziò a spingerlo dentro e fuori facendo sbattere i coglioni belli pieni sul mio culetto sodo.
Sentivo ''1'' godere delle intense poppate che gli davo e prendere poco dopo a giocare grossolanamente con i miei capezzoli turgidi, stringendoli forte fra le enormi dita. I due stalloni mi stavano montando beatamente fottendomi con violenza.
''No, no, no, no aspettate'' Quelle continue spinte davanti e dietro procedevano senza sosta. Non riuscii a trattenere una schizzata e sborrai per terra mentre i mi scopavano con i loro grossi piselloni fradici e pulsanti.
Avevo il culetto letteralmente sfondato e la bocca fradicia di presperma impegnata a ciucciare il cazzone duro di quel bellissimo toro da monta bruno.
1 iniziò a grugnire, 2 lo seguì poco dopo.
Sembravano degli animali feroci in preda ai loro istinti primordiali.
Non vedevo l'ora di fargli svuotare i coglioni dentro di me. Ansimavo sempre più forte e intanto un'altra schizzata si preparava a partire, non riuscivo a trattenermi. Il bruno mi infilò la cappella fino in gola e il biondo me lo spinse tutto quanto di colpo nel buchetto. Con un esplosione di sborra rovente mi riempirono per bene, svuotandosi fino all'ultima goccia. Sentivo scorrermela dentro come un fiume in piena che non voleva cessare. Mentre bevevo, dal mio pisello ancora in tiro partì un ultimo fiotto denso.
Ero sfinito. Finalmente si staccarono da me facendo scivolare via i cazzi gonfi e aggiustandosi le tuniche. Io ancora sul pavimento con la bocca impastata di sperma e il culetto umido, provai ad alzarmi ma uno dei due mi spinse un piede in faccia obbligandomi a stare a terra. Provai a leccarglielo e succhierlo ma si scostò. Non riuscivo più a controllarmi.
''Che cosa c'è... ancora?''
Preso per le braccia e trascinato via nuovamente.
Chiusi gli occhi abbandonando ogni speranza.
La libertà non era mai stata tanto lontana.
(Continua)

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