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Mille Pini - Parte Seconda


di LovelyL
13.04.2015    |    6.504    |    1 9.8
"-Che cazzo di schifo!?- i dure ragazzi stavano ridendo e commentando la scena- Provai nuovamente a divincolarmi, senza successo..."
Il treno arrivò puntuale. Mi tremavano le mani.
Si aprirono le porte ed alcune persone scesero sparpagliandosi per la banchina. Il sole era bello caldo.
Salii sul treno che sfrecciò lontano dalla mia città pochi istanti dopo. -Permesso- urtai per sbaglio un signore, ma non ci badai molto. Percorsi alcuni vagoni prima di trovare il posto perfetto: vicino al finestrino, isolato, con una bella visuale del paesaggio. Infilai la valigia nello scomparto sopra la mia testa e poi mi stravaccai sul sedile, togliendomi le infradito e poggiando i piedi nudi su quello di fronte.
Il treno slittava e sobbalzava di tanto in tanto e quei tumulti mi fecero presto addormentare.
''Forse era la cosa giusta, non dovevo preoccuparmi, mi avrebbe accettato. Infondo sono suo figlio''
Qualcosa mi sfiorò il braccio e mi risvegliai di soprassalto. Il signore che avevo urtato prima stava sistemando la sua valigia a fianco alla mia. -Mi scusi- tolsi i piedi dal sedile.
-Tranquillo, non mi dai fastidio- mi sorrise sedendosi.
Era un bell'uomo: sulla trentina, camicia e cravata nonostante il caldo, sguardo deciso, capelli castani. Era alto almeno un metro e novanta. Decisamente il mio tipo. Passarono una manciata di minuti in cui ci scambiammo alcuni sguardi innocenti.
-Fa un caldo oggi- azzardai.
-Non dirlo a me- disse alludendo al suo abbigliamento alquanto ambiguo per la stagione.
Si allentò un po' la cravatta e poi aggiunse: -Beato te che puoi vestirti come ti pare-
-Che lavoro fai?-
-Sono uno dei tanti menager di una multinazionale. Tu? Scuola?-
-Ho appena finito gli studi-
Un minuto di silenzio.
-Dove stai andando di bello?- mi chiese.
Ogni tanto lanciava qualche occhiata alle mie gambe.
-Sto andando a cercare mio padre- mi persi con lo sguardo verso la distesa d'erba che stavamo costeggiando con il treno. Quando riposai gli occhi su di lui, vidi una certa protuberanza che svettava in mezzo alle sue gambe, fasciata dai pantaloni.
Mi sistemai la maglietta che mi si era arrotolata un po' sulla schiena e lui poggiò una mano sul mio piede.
In mezzo secondo mi divenne di marmo bagnandosi tutto. ''Cosa sta succedendo?'' pensai tra me e me, anche se il mio cazzo aveva già trovato una risposta.
Mentre con una mano teneva stretta la mia caviglia, con l'altra abbassò la lampo dei suoi pantaloni facendo uscire quell'enorme pezzo di carne completamente fradicio.
-Ti piace?-
Non sapevo cosa dire.
-Sei davvero un bel ragazzino, lo sai?-
Il suo glande era gonfio e lucidissimo, colava presperma.
Si alzò in piedi avvicinandosi.
-Assaggialo dai- Me lo sbattè in faccia più volte sporcandomi con la sua dolce glassa.
Lo presi con due mani e iniziai una lunga poppata a quella bellissima cappella dura e succosa.
Mentre cucciavo gli accarezzai i testicoli, belli grossi e pieni.
-Dio santo-
Me lo infilò tutto in bocca per qualche istante poi tornò a sedersi.
-Vieni qui da papà dai- disse scherzosamente.
Avevo i pantaloncini un po' consumati, mi fece voltare di schiena e con un dito ne scucì una parte.
Ero paralizzato, eccitato e scioccato allo stesso tempo.
Si leccò due dita e poi bagnò il mio buchetto attraverso il foro.
-Siediti, avanti-
Mi sedetti piano piano su di lui, la cappella fece capolinea senza fermarsi dentro di me seguita da tutto il resto.
Il treno entrò in una galleria buia.
Era tutto dentro. Troppo grosso, troppo bello, troppo tutto.
-Sei strettissimo-
Lo spinse dentro fino alle palle. Non trattenni un forte gemito.
-Sshh tranquillo. Fatti montare da papà-
Mi mise due dita in bocca iniziando a darmi degli spintoni.
Era troppo largo e duro, quei colpi erano schifosamente goduriosi. Mi sentivo una cagna.
Succhiavo le sue dita avidamente mentre il suo enorme pisello faceva dentro e fuori dal mio buchetto.
Sentivo quel fiato intenso sul mio collo, sulla mia pelle.
Nel vagone tornò la luce.
Le sue mani finirono per togliermi la maglietta iniziando poi a strizzarmi e a giocare con i miei capezzoli.
-Continua ti prego- dissi ansimando.
Ero su un altro pianeta, non ricordavo più di essere in un posto pubblico, così esposto.
Lo sentivo pulsare.
Di colpo la porta vicino a noi si aprì, due ragazzi entrarono nel nostro vagone.
-Cosa cazzo?!- uno dei due urlò.
Tornai per un momento alla realtà, ma notai che al mio stallone non importava di essere guardato.
-Aspetta ti prego...- tentai di scostarmi da lui ma mi voltò la testa ficcandomi la lingua in bocca.
-Che cazzo di schifo!?- i dure ragazzi stavano ridendo e commentando la scena-
Provai nuovamente a divincolarmi, senza successo.
Una delle due mani si staccò dal capezzolo e tirò fuori il mio pisello iniziando a scappellarlo.
Un ragazzo stava facendo un filmato con il cellulare, l'altro invece rideva e urlava.
Io ero al limite, così come il mio uomo.
Ansimò fortissimo e me lo spinse di nuovo dentro fino in fondo sborrando copiosamente. Sentivo quel denso liquido caldo riempirmi per bene. Due o tre scappellate e fece schizzare anche me.
Staccò poi la bocca dalla mia sfilando velocemente il cazzo dai pantaloncini.
Io caddi a terra.
I ragazzi stavano ancora schernendoci, avevo la vista completamente offuscata, il cellulare che avevo in tasca vibrò. Barcollai per il vagone, l'uomo se ne era già andato.
''Che cosa mi sta succendendo?'' pensai intontito.
Non riuscivo più distinguere le figure, il treno curvò ed io per non cadere mi aggrappai alla prima cosa che trovai vicino: la leva di sicurezza.
Le porte si aprirono ed io inciampai.
L'aria era davvero fresca, il sole era un po' oscurato dalle nuvole.
La luce intensa si faceva sempre più distante e l'acqua diventava lentamente più torpida e fredda.
Non vidi più nulla.
(Continua)

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