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Gay & Bisex

PROVE DURE DA BRANCO


di sottodite
25.08.2010    |    57.183    |    0 4.0
"Il divertimento durò molto a lungo, a Luca sembrava non finisse mai: aveva nel naso tutto il loro odore mischiato, sulle labbra il forte ed amaro sapore di..."
Erano in sette: sette ragazzi maschi dell’hinterland, dai 17 ai 23 anni, belli, feroci, arrabbiati, violenti, dominatori, arroganti, capi, sadici, prepotenti, teppisti: Ivan, 18 anni, alto, brunissimo, capelli lisci, occhi neri intensi, 47 di piede; Fedele, 19 anni, biondo, allampanato tutto ossa, occhi verdi e subdoli, 46 di piede; Toni, 20 anni, di origine calabrese, basso, con grossi piedi volgari n° 48, occhi nero fumo; Enrico, 21 anni, castano, capelli ricci, molto robusto, non alto, piedi n° 45, fissato di motori; Lucio, 22 anni, siciliano, basso, magro, esile, nevrotico, piedi n° 46, bruno, occhi azzurri lucenti e perversi; Marco, 23 anni, il più grande, capobranco, decisionista e perverso, pieno di idee perverse da attuare in gruppo, il più violento ed incazzato, alto quasi 2 metri, piedi n° 49, capelli ricci neri, lombardo di Como, occhi nerissimi ed intensi, ma feroci; ed infine Luca, 17 anni, biondissimo, piccolo, esile, dolce e sottomesso, gregario, era quello che subiva i peggiori scherzi dai suoi compagni, la vittima designata, il capro espiatorio, femmineo, occhi verdi timidi ed impauriti da cerbiatto, piedi n° 42, sembrava non combinarci niente con gli altri teppistelli. Si trovavano il venerdì ed il sabato sera in una zona deserta, vicino ad un casolare abbandonato, presso un muretto con scritte di ogni tipo, per decidere le scorribande notturne divertenti e violente da vivere come liberazione e riscatto nel fine settimana. Di solito era Marco, che decideva e ideava le malandrinate da attuare tutti insieme. Quella sera di Luglio, calda ed afosissima, che ti faceva sudare anche se stavi fermo, si trovarono, stanchi ed annoiati, senza la voglia o la forza di fare niente. Qualcuno buttò lì l’idea di andare a beccare un frocio e farsi spompinare per divertimento. - no, l’abbiamo fatto lo scorso sabato, che schifo! – censurò Marco, svogliato. Allora proposero di chiavare qualche ragazzina, beccata in discoteca, o di trovare una coppietta di fidanzatini che volevano provare un’esperienza di gruppo, ce n’era tante, tutti per bene, così da scopare lei, mentre lui, inculato da alcuni, era costretto ad assistere allo scopamento della sua ragazza, e poi costringere tutti e due a spompinare tutti loro, con estremo godimento. – No, che palle! Sentire che poi alla fine godono anche loro sia a farsi sbattere, lei nella fregna e nel culo, lui nel culo, e poi a farsi sborrare nella gola! – Dissero gli altri. Allora, perché non andare a fare qualche contesa, picchiandosi con qualche altro branco di coetanei di un’altra zona! Ma anche questo era troppo faticoso e già fatto troppo spesso. – No, ragazzi, ho un’idea nuova per divertirsi tra di noi, però uno di noi dovrà subire una dura punizione. Questa è l’idea, ci state? –
Tutti esultarono all’idea di Marco, forti di essere loro i più forti, e sicuri di vincere la sfida, che non conoscevano ancora: solo Luca tremò, terrorizzato, sapendo che questa durissima punizione, di certo, sarebbe toccata ancora una volta a lui. Aveva già dovuto subirne ben altre, perdeva sempre le sfide! Una volta aveva dovuto bere tutto d’un fiato, da un vaso, la piscia mischiata di tutti gli altri sei ragazzi; un’altra volta l’avevano fatto quasi affogare, con la testa infilata, premuta dai piedi dei sei suoi amici, dentro un’orinatoio schifoso immerso nell’acqua per vedere quanto riusciva a stare in apnea, e ogni volta lo spingevano sotto cogli scarponi sempre per più tempo, facendogli prendere aria per un solo momento, e poi di nuovo sotto a spingerlo coi piedoni dentro il water sott’acqua: ne era uscito mezzo affogato, con grande divertimento degli altri. L’altra volta l’avevano torturato, e non doveva gridare, tirandogli i capezzoli colle dita e quasi spezzandoglieli, e quando non resisteva più e mugolava un po’ dal dolore, allora glieli premevano in dentro quasi a spezzarglieli: ne era uscito con i capezzoli feriti a sangue! Un’altra volta, tappandogli il naso, l’avevano costretto a bere la loro piscia direttamente dagli uccelli dei sei mentre la mingevano ben calda, e gli avevano riempito lo stomaco di urina quasi a farlo scoppiare. Poi si erano divertiti ad introdurre nel culo man mano oggetti sempre più grossi, e insieme, per vedere quanti più ne poteva contenere, tanto che alla fine gli stava scoppiando la pancia, e per finire, Ivan, che aveva una nerchia molto larga e dura, l’aveva inculato fino in fondo, sfondandolo: era tornato a casa a gambe larghe coll’ano aperto, infiammato. Per non parlare delle volte che li aveva dovuti masturbare colle mani, perché avevano voglia di sborrare, e addirittura spompinarli tutti coll’ingoio. Non ne poteva più. Una volta, dentro il culo, Marco gli aveva infilato i suoi due piedoni n° 49, e come ravanava dentro nelle sue viscere! Pensate che la punta dei suoi piedoni, con i diti che gli ravanavano dentro, se la sentiva davanti, alla prostata, ed era stato costretto ad eiaculare, cosa che gli aveva dato anche piacere, titillato da dentro dai piedoni di Marco: e gli altri a ridere e a sghignazzare! Aveva una paura cane! – Che dobbiamo fare? – Chiesero in coro i 5 bulli sicuri di sé a Marco, eccitati. – Ho pensato a questo: di sicuro uno di noi deve avere il pisello più piccolo, rispetto agli altri, però per misurarlo ci sarà un metro nuovo. Chi ce l’ha piccolo dovrà spompinare gli altri, e farli godere, e poi dovrà subire una punizione a sorpresa, che ho pensato io, ma il pisello dovrà essere, quando è in tiro, più piccolo rispetto al mio allucione, che è più grosso e lungo di tutti gli altri; ma non basta, basterà che debba essere più piccolo di tutti gli alluci di ognuno di noi, eccetto il suo. – E rise, perverso, guardando il povero Luca, terrorizzato. – Io inizierei con Luca, che è il più piccolo d’età, il più basso di tutti, e scommetto anche il meno dotato tra le gambe, che ne dite, ragazzi? – I ragazzi assentirono entusiasti dall’idea di farsi forti e potenti proprio su uno dello stesso branco. – No, vi prego, ragazzi! Stasera no, non ho voglia di subire ancora, vi supplico! – Implorò Luca, quasi piangente. – Ma allora, femminuccia, sai già di essere tu quello più debole che deve subire la punizione; ne sei cosciente di non c’entrarci niente con noi, che siamo maschi, duri e potenti nella nerchia, vero? – Continuò Marco minaccioso e divertito sadicamente contro Luca. – Forza, ragazzi, proviamolo! – Esortò Marco agli altri bulli. Due di loro tennero fermo Luca che si dibatteva, piangeva e implorava, lo sbatterono in ginocchio, pestandogli la testa cogli scarponi anfibi, che quasi tutti portavano ai piedi, e poi, mentre Marco si toglieva gli anfibi, slacciando le grosse fibbie lentamente, da Padrone, anche gli altri lo imitarono. Tolti gli scarponi, si trovavano dentro al casolare abbandonato, dove già da prima avevano trascinato la povera vittima piangente ed urlante: - No, vi prego, ragazzi, no, vi supplico! – Spietati ed irremovibili, molto eccitati dalla nuova impresa, ideata dal capo branco Marco, dai loro anfibi uscì un fortissimo odore di piedi sudati, non lavati da giorni, e molto sporchi e sudati dal gran caldo di quei giorni. L’odore si sparse, mischiandosi a quello personale di ognuno, in tutta la stanza diroccata, tanto da provocare conati di vomito al povero Luca. Sempre con lentezza estenuante Marco e gli altri, si sfilarono le calze sudate e matide, appiccicaticce, con un po’ di fatica, tanto erano appiccicate ai loro piedoni sporchi, umidi e sudatissimi. Si presentarono alla vista di Luca 6 enormi piedoni, quelli dei suoi compagni di branco, sporchi fino all’inverosimile: appiccicati alla pelle olivastra, grigia e giallastra per la sporcizia ed il sudore, erano evidenti pezzetti di caccole e residui di sudore raffermo, soprattutto tra i ditoni dei piedi e negli spazi interdigitali. Per Luca tutto ciò era più che nauseante e vomitevole. I ragazzi, gasati e divertiti dal disgusto che il viso di Luca mostrava, anche se zitto e costretto in ginocchio con due piedi sozzi sulla testa, quelli di Fedele ed Ivan, che gliela premevano, ridevano e sghignazzavano tra di loro, con parole volgari. Marco fece segno, ed Enrico tirò giù la cerniera dei pantaloni di Luca, aprendogli la patta. Al che Marco, col grosso piede, lo introdusse nella fessura e cercò coi diti di afferrare il piccolo pisellino molle e rimpicciolito dal disgusto e dalla paura. Luca conosceva quanto tutti insieme i suoi compagni fossero violenti e spietati, e sapeva che, quella sera, non avrebbero avuto nessuna pietà di lui, anche se era uno del loro branco, anzi la cosa li eccitava ancora di più nel loro sadismo e nella loro violenta rabbia, nel punire una qualsiasi vittima. A nulla sarebbe servito pregare e supplicare, anzi questo avrebbe incitato i 6 bulli ad essere ancora più spietati. Marco, sghignazzando, fece uscire, coi ditoni del piede, il pisello misero e molliccio, scrollandolo impietosamente e pestandolo col piedone. – Guardate! – Disse. – Vi pare un cazzo degno di rispetto questo, o non sembra una figa venuta male? – Tutti risero dell’umiliazione subita così impietosamente dal povero Luca.
Anzi gli altri compagni erano eccitati alla cosa nel divertirsi un mondo proprio inveendo ed insultando la vittima inerte e prigioniera.
– Io non farei nemmeno la prova, ma dato che siamo giusti, facciamoglielo diventare duro, per quanto questo vermiciattolo potrà diventare ritto, sollecitandolo e masturbandolo coi nostri piedi, forza! – Detto questo, iniziando Marco, con tutti e due i piedoni, gli altri 10 grandi piedi si diedero da fare a mantrugiare il povero pisello molle, per un bel po’ di tempo, sollecitandolo in tutti i modi, sulla punta del prepuzio cogli alluci enormi e spietati, che ravanavano senza pietà e clemenza, pestandolo con sadico divertimento, masturbandolo tra i diti e dicendo: - Ma quanto ci vuole a questo impotente a farselo diventare duro, guarda le nostre nerchie come sono sempre ritte e dure come paletti, da veri maschi! E dai finocchietto!, Merdina di uomo, facci vedere come sei fatto di polvere! Prova e sforzati a rendere ritto questo bastoncino rancido! Non senti i nostri duri e callosi piedoni di maschi come te lo sfondano e te lo toccano, strusciano? Non senti niente al loro contatto? La pelle rancida del tuo cazzo non si indurisce al contatto colla pelle ben dura e ruvida di duri e maschi piedi virili che la toccano? E muoviti, femminuccia lurida! Ci fai stancare i piedi, a toccartelo il pisello schifoso e untuoso che hai tra le gambe da verme senza nerbo come sei tu! – E detto questo, i 6 ragazzoni si aprirono le patte dei pantaloni e mostrarono delle nerchie grosse, lunghe e durissime, che facevano quasi paura a Luca, in confronto al suo misero coso appena meno molle. Intanto Luca, sollecitato da tutti i 12 piedoni virili, si iniziò ad eccitare, cosicché il pisellino si ergè in alto un po’ ritto e un po’ duretto, ma poco resisteva, che l’umiliazione e la vergogna davanti ai duri e spietati maschioni, glielo facevano smollare; appena il toccamento dei duri e callosi piedi diventava meno sollecito. – Ma non riesce a farselo stare ritto da sé, questo finocchietto ha bisogno sempre che i nostri piedi lo tocchino e lo masturbino a dovere perché il pisellino rancido stia un po’ duro! E noi lo favoriamo a dovere, secondo i suoi desideri da frocio! Toh! Lo senti il mio piedone sul tuo uccellino? Ti piace, vero? Tieni, sentilo ancora come ravana bene il lurido vermicello che hai tra le gambe! Toh! Godi un po’, finocchio di merda! Senti come il mio bel piedone te lo struscia dandoti brividi di voluttà! Toh, ancora un po’, vero? Ti piace che te lo strusci, te lo pesti, te lo spezzi, lurido pervertito? – E continuavano coi piedoni, spietatamente, a toccarlo, pestarlo, strusciarlo, masturbarlo tra i ditoni, scrollarlo, divertendosi un mondo, per farlo indurire un po’. – Penso che più lungo di così, non sia possibile. – Considerò Marco. – Adesso misuriamolo col nostro allucione santo! – E misurò il suo grosso, volgare e virile alluce ponendolo sopra al povero pisello mezzo ritto in tiro. La misurazione era impietosa: il pisello, sebbene ritto, era di gran lunga più corto dell’allucione enorme n° 49 di Marco. – Forza, ragazzi, provate i vostri! – Sollecitò Marco agli altri. Anche gli altri, uno alla volta, scrollando a loro volta il pisello per farlo restare duro, lo misurarono rispetto ai loro grandi e lunghi alluci callosi e nervosi. Ma nessun alluce risultò più corto del povero pisello mezzo ritto, torturato ed oramai infiammato dai violenti solleciti dei piedi prepotenti.- Abbiamo vintooo!!! – Esultarono tutti i 6 ragazzi, gridando come matti, eccitati e vincitori. – C’era da avere dubbi? – Sghignazzò Marco. – E allora iniziamo la punizione! Sorpresa!! Visto che mi pare a Luca facciano un po’ schifo i nostri lunghi piedi grossi sporchi, sudati ed odorosi, io lo obbligherei ad annusare per bene le nostre fettone e poi a pulirli bene, a fare un bel lavaggio con la sua schifosa linguetta da frocio! E tutte le caccole tra i diti, dovranno sparire nella tua gola, come un gustoso pasto ricco di sapore. Sentirai che buon saporino hanno i nostri piedi sozzi, vedrai come ti piaceranno, ce lo chiederai ancora di ingoiare il buon sapore delle nostre caccole e del nostro sano odore di piedi! – E detto questo, mentre due di loro continuavano a tenere Luca imprigionato in ginocchio, coi piedoni premuti sulla testa, avvicinò i suoi grossi e lunghi piedi sporchissimi e sudati sul naso di Luca, ordinandogli: - Sniffa bene! Dai che ti piace sentire l’odore del sudore dei veri maschi, come non sei tu! –
Luca, obbligato, annusò quei due piedoni luridi e callosi, ed ebbe vari conati di vomito, che divertirono da matti i ragazzoni, che gridavano: - Dai, annusa bene e ficcati nel naso tutti i nostri odori di piedi sporchi! – Ed anche loro, solleciti, avvicinarono i loro 10 piedi, accanto a quelli di Marco, perché Luca ne godesse tutto il loro odore forte, acido, muschioso, aspro, dolciastro. Luca inalava, aveva conati forti, ma doveva continuare ad annusare. Poi Marco, per primo, gli introdusse in bocca i piedi, dito per dito, che Luca dovette ciucciare, pulire tra i diti colla lingua ed ingoiare tutte le caccole nere e grigie, e continuare a pulire poi, anche i piedi luridi di tutti gli altri. Il divertimento durò molto a lungo, a Luca sembrava non finisse mai: aveva nel naso tutto il loro odore mischiato, sulle labbra il forte ed amaro sapore di piedi collosi, ruvidi, callosi, appiccicaticci, maschi di sudore e sporcizia non lavata da giorni. Non avrebbe mai creduto di dover assaggiare un inferno di sapori così aspri ed acidi come quello dei suoi amici. Dovette pulire a lungo e con dovizia: aveva la gola e lo stomaco pieno delle loro caccole e del loro sudore raffermo di piedi lerci. Mentre faceva questo, però, il disgusto man mano si mutò in una strana sensazione di piacere mai conosciuto. Iniziò a godere e ad eccitarsi a leccare i piedi dei suoi amici aguzzini e sadici. Marco si accorse che il pisello di Luca, adesso, anche se non sollecitato da alcun piede, restava ritto e duro, e disse agli amici di punizione: - Notate come a questo finocchio di merda gli piace leccare lo sporco dei nostri piedi sudati. Ha il cazzo ritto e duro come non aveva prima. Lurido maiale, ti faremo godere davvero, sai che punizione ti aspetta adesso! – Allora, col piede libero dalla bocca di Luca che nettava, iniziò a pestare, masturbare, toccare, scrollare il povero pisello ritto, imitato subito dai piedoni degli altri. Tanto fecero insieme, che ad un certo punto la punta del pisello si bagnò con gocce di eccitazione, e alla fine spruzzò in aria gocce di sperma, tanto che Luca, che doveva continuare a leccare i piedi, si sentì avvolgere da un piacere mai provato, che lo illanguidì di godimento. Allora i 6 duri maschi, man mano, gli ficcarono in gola le loro nerchie ritte e dure, mentre sborravano ad uno ad uno, facendogli ingoiare tutta la loro sborra fino all’ultima goccia. I 6 ragazzi, non ancora soddisfatti, si fecero spompinare uno alla volta, fino a venire di nuovo nella sua gola, ed obbligandolo ad ingoiare tutto, pestandolo ed obbligandolo a pompare e a deglutire nell’ingoio, coi piedi premuti sulla testa. Finita la situazione, dopo che anche Luca sborrò varie volte nello spompinamento dei suoi amici, sempre sollecitato nel pisello dai piedoni degli amici, che non davano tregua, stuzzicando continuamente a turno il suo pisello, cosa che li eccitava moltissimo, Marco chiamò al cellulare un gruppo di amici stranieri, che li raggiunsero dopo poco nel casolare. E toccò a loro, con i piedi molto più lerci degli altri italiani, a farsi leccare i piedoni fetidi, a far ingoiare a Luca le loro caccole gustose e amare, a farsi spompinare tante volte per poi sborrare ancora nella gola di Luca, oramai eccitatissimo. Poi tutti i ragazzi italiani e stranieri, pisciarono in gola a Luca e liberarono le loro vesciche, facendo bere tutta la loro gialla urina di maschi in gola a Luca. E la punizione finì qui.
Luca, da allora, divenne lo schiavo ufficiale del Branco: ogni volta che si incontravano al fine settimana, doveva subire lo stesso trattamento: annusare i piedi non lavati apposta dei suoi amici Padroni, leccare e nettare i piedi dal sudore e dalle caccole formatesi tra i diti colla lingua, spompinare ed ingoiare tutta la loro sborra e la piscia. Luca si eccitava sempre di più, e così anche i suoi amici di Branco e gli stranieri. Per cui i loro fine settimana divennero continui riti di punizione subiti da Luca da parte del Branco italiano ed straniero. E così continuarono anche dopo che si sposarono tutti, eccetto Luca, loro schiavo per sempre.


P: S. Se qualche branco di ragazzi, studenti, amici, uomini maturi, anche da soli o nel gruppo, volessero provare un’esperienza così, anche per la prima volta, con me, io sarò disponibile a sottomettermi alle loro punizioni. Scrivete subito a [email protected] oppure Telegram@Sottodite non perdete questa occasione unica per divertirvi con me!
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