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Gay & Bisex

Sicuro di essere della sponda Giusta?


di Bsx_930
22.07.2015    |    16.058    |    2 9.3
"La mia amica, quella che dovevo scoparmi quella sera, mi chiese come mai avevo la camicia di Elia..."
Quello che sto per raccontare è un episodio accaduto a giugno del 2011...
La scuola era finita da meno di 12 ore, ed io avevo già organizzato una festa a casa.
I miei erano partiti.
Alla festa erano presenti quasi tutti i miei compagni di classe e in più molti ragazzi e ragazze di altre classi.
Quella festa era stata organizzata anche per far si che molti scopassero prima dell'estate, ed io dovevo portarmi a letto una mia amica che si era lasciata da poco più di un mese.
Come succede sempre alle mie feste l'acool scorreva a fiumi.
Eravamo tutti su di giri, felici, entusiasti della fine della scuola. Eravamo in giardino, alcuni sulle panche, altri sulle sdraio, alcuni a terra, altri in piedi a parlare.
Eravamo li, oramai quasi tutti sbronzi, a fumare e contemplare le stelle, fino a quando squilla il telefono fisso.
“Pronto?”. Dico io.
“Ooooh! Jack! Son Melissa, ma a che ora è la festa??”.
Guardai l'orologio, erano già le 23.24.
“Meli, è iniziata alle 21!”.
Dopo un paio di imprecazioni mi dice che mi avrebbe raggiunto con dei suoi amici.
Mi voltai verso la cucina e vidi che era un po' buttata all'aria.
Mi misi a sistemare la tavola e mi accorsi che alcune felpe, di quelli venuti in motorino, erano rimaste su una sedia.
Le presi tutte e andai in camera dei miei, mentre andavo incontro Elia che si ferma al bagno.
Arrivo in camera, appoggio le felpe e mi metto a guardare fuori dalla finestra, si sentivano solo le chiacchere dei miei amici nel giardino di sotto.
Faccio in tempo a girarmi mi trovo Elia ad un centimetro da me.
“Oi, ciao Eli”. Dissi scherzando.
“Ciao Jack”. Rispose lui senza staccarsi o fare altro, ma guardandomi negli occhi.
Io ero alquanto imbarazzato.
“Ehm... Eli, che stai facendo?”. Chiesi appoggiandomi al davanzale dalla finestra, mettendo un po' di spazio tra noi due, e lui si avvicina.
“Be' quello che fai tu”. Mi disse senza molte spiegazioni.
“E io cosa faccio?”. Chiesi.
Lui alzò le spalle. “Boh, siamo in due, in una camera, be' si potrebbe pensare a cosa fare”.
“Ma sei gay?”. Chiesi con un'agitazione tremenda.
“No, bisessuale, come te a quel che mi hanno detto a scuola”.
In quella scuola, secondo alcuni, mi ero scopato metà delle ragazze e metà dei ragazzi, se così fosse sarei sempre pieno di scopate, ma sfortunatamente non è così!
In primo luogo non risposi.
Lo guardai negli occhi celeste chiaro, e mi avvicinai anche io.
Prima ci baciammo a stampo, dopo passammo alla lingua.
Lo lasciai un attimo per andare a chiudere la porta a chiave.
Mi voltai e si era tolto la camicia, un fisico scolpito, spettacolare, definito in ogni dettaglio, un fisico da calciatore, il quale lui è.
Mi tolsi la maglia e la gettai a terra, anche io avevo un fisico non male, mi allenavo in piscina, ma non era mai un fisico da urlo come il suo.
Ci buttammo sul letto, lui sotto ed io sopra.
Continuavamo a baciarci appassionatamente, come mai avevo pensato.
Cominciai a mordicchiarlo sul collo, fino a che la mia passione per i morsi si fece avanti.
Cominciai a mordergli il collo, molto forte, sollevandolo verso di me, attaccandolo al mio petto.
Appena lo lasciai notai che avevo lasciato una bella chiazza rossa.
“Cazzo, sei un vampiro!”. Mi disse prima di ribaciarmi.
Cominciai a sbottonargli i pantaloni e lui mi fermò.
Mi buttò sul letto, e mi salì sopra.
“Voglio succhiare prima io, sai, sei il mio secondo cazzo”. Disse scendendo sul petto dando qualche bacio qua e la.
Cominciò a sbottonare i jeans, li stava per sfilare, fino a che si accorse che avevo ancora le scarpe, me le strappò di dosso senza neanche slacciarle.
Mi tolse infine i pantaloni e tornò su, ai miei boxer neri che contenevano una bestia inattiva da un paio di giorni.
“Eli non vengo da un paio di giorni”. Dissi. “Potrei venire velocemente”.
“Non sei il solo”. Disse toccandosi sotto.
Sorrisi.
Cominciò a strusciare il viso sul mio pacco, leccandolo e prendendolo in bocca da sopra le mutande.
Continuò così per un minuto, poi non resistendo più tolse le mutande e leccandolo lentamente, dall'attaccatura delle palle fino alla cappella che poi prese in bocca avidamente.
Succhiava in una maniera strana, in un ottima maniera.
Mi succhiò per poco più di un dieci minuti circa, ero veramente pieno, e scoppiai nella sua bocca.
Ingoiò tutto come le migliori troie.
Ogni tanto dalla finestra sentivo le risate dei nostri amici.
Si appoggiò sul mio bacino ansimando.
“Quella di Matte non era così buona”. Disse infine massaggiandomi il cazzo ancora duro con la mano,
“Hai succhiato il cazzo a Matte?”. Chiesi sconcertato.
“Be' quando gli ho detto che ero confuso mi ha tirato fuori il cazzo e me l'ha messo in mano dicendo , e così ho fatto”.
A quel punto mi sorse una domanda.
“Te l'ha buttato in culo?”. Chiesi così su due piedi.
“Si”. Disse lui.
“E ti andrebbe di risentirlo?”.
Si alzò di scatto e mi guardò sorridendo.
“Scherzi! Una biga del genere va provata, ma dopo devo scoparti anche io”. Disse aprendomi le gambe e mettendo un dito sul buchetto.
“Fallo ora, sei li, basta che ti abbassi i pantaloni e mi scopi”.
Prima mi fissò in silenzio, si sbottonò i pantaloni e rimase in boxer, dei boxer a righe grige, nere e viola che nascondevano un piccolo rigonfiamento.
Mi guardò e poi guardò il suo pacco.
“Senti il mio confronto al tuo pare un bastoncino della findus..”. Disse un po' imbarazzato.
Io mi tirai a sedere e lo presi per le spalle.
“Se lo sai usare come usi la lingua farai faville”. Gli sussurrai all'orecchio.
Un bagliore gli invase il viso, mi tirò a se e si tolse i boxer.
Effettivamente era più piccolo del mio, fortunatamente, non lo prendevo da un po'.
Appoggiò subito la cappella sul buco.
“Oi oi! Fermo, prima devi lubrificarlo, non è come una figa che entri e via”. Gli dissi.
“Eh come dovrei fare?”. Disse.
“Oh mi lecchi il culo o ti sputi sulla mano e mi lubrifichi ed entri piano piano un dito alla volta per aprirlo un po'”.
Fece in quel modo. Il mio buco si stava riaprendo dopo mesi.
Cominciò a scoparmi, prima lentamente, delicatamente, poi una furia gli prese da dentro e cominciò a fottermi come una troia.
Cercavo di non urlare, ma non potei.
Ad un tratto mi uscì “FOTTIMI, CAZZO FOTTIMI ELI!”.
Sentì un calore dentro e sudato si appoggiò al mio petto.
“Venuto Jack”. Disse prima di baciarmi in mezzo al petto.
“Sento”. Dissi ansimando.
“Be' prepara il tuo”. Gli dissi passando un piede sulle sue sode chiappe.
Si mise a pecorina allargando le gambe.
Risi.
“A me non piace scoparti a pecora, non riuscirei ad infilarti la lingua in bocca”. Dissi girandolo.
Presi le gambe e le alzai così da arrivare con la lingua al buco.
Cominciai a leccare, entrare dentro con i diti e dopo pochi minuti il buco era bello lubrificato e pronto a prendermi.
“Prima vuoi leccarmelo un altro po'?”. Chiesi guardandolo.
“Be' se entra meglio”. Disse lui riprendendolo in bocca.
Continuò un pompino veloce poi lo feci sdraiare a pancia in su.
Presi le gambe e le appoggiai sulle mie spalle.
Appoggiai la cappella sul buco ed entrai con estrema facilità.
“Stringi il buco”. Dissi.
E lui lo fece. Cominciai a fotterlo, ma non come fece lui, da piano a veloce. Io cominciai come un fulmine.
“Jack, così mi sfondi!”.
Lo zittii baciandolo e continuando a scoparlo.
Dopo poco lo presi e lo girai di fianco mi misi dietro a lui e continuai a fotterlo.
Lui ansimava, gemeva, Si, No, Continua, Fottimi, erano le uniche parole che uscivano da quella bocca.
Dopo venti minuti di scopata mi accorsi di due piccole gocce di sangue.
“Eli fermiamoci, ti ho sfondato troppo, sanguini”.
Non sentì risposta. Lui continuava ad ansimare.
“No, fottimi, sborrami in culo”.
“Eli si potrebbe prendere qualcosa”. Allora girò mi guardò negli occhi e cominciò a tirarmi una sega.
“Quando stai per venire dimmelo”.
Non capivo cosa volesse fare.
Mi tirò quella sega come una troia assetata.
“Sto per venire”.
Senza molti inviti si rimise il cazzo in culo e cominciò a farsi fottere.
Scoppiai per la seconda volta e lui era li sudato, nudo sopra di me.
In quel momento mi prese una furia inaudita: lo presi per i fianchi e ripresi a fotterlo come mai.
Continuavo, sentivo colare la sborra sulle palle, e le sentivo gocciolare sulle lenzuola dei miei.
Lui ansimava, ansimava come mai.
“SCOPAMI COME UNA TROIA!”. Esordì ad un tratto.
Alla fine ero esausto e lui pure.
Ci pulimmo e ci ributtammo sul letto stanchi.
Mi girai a guardarlo e a ribaciarlo.
“Jack, penso di amarti”. Mi disse in tono serio.
Io sorrisi e lo ribaciai.
“No, non mi ami. Ami come ti scopo”. Dissi alzandomi andando a riprendere i miei vestiti.
Mi rimisi le mutande ed i pantaloni, lui era sempre li che mi guardava.
Stavo per prendere la mia maglia, ma vidi la sua camicia li a terra.
La presi e me la misi a dosso.
“Hei, quella è mia”. Disse tirandosi su.
Mi voltai a guardarlo.
“Be' dopo te la riprendi allora”. Dissi sorridendo.
Lui sorrise a sua volta.
Prese i vestiti e si sistemò.
Tornammo in giardino e appena arrivammo molti ci guardarono in silenzio.
La mia amica, quella che dovevo scoparmi quella sera, mi chiese come mai avevo la camicia di Elia.
Mi avvicinai a lei, le leccai il collo e le sussurrai all'orecchio “Me lo sono scopato come dopo scoperò te”.
Lei sorrise.
“Ho sentito le sue urla, volevo solo la conferma”. Disse baciandomi e dopo andando a cercare lo sguardo del ragazzo che avevo appena trasportato in un'altra dimensione della vita.
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