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Sottomissione (cap 2)


di met811
07.01.2015    |    20.808    |    6 8.9
"Estrasse il mio cazzo e mi infilò due dita in bocca perché le leccassi per bene..."
I miei giorni continuavano così. Sazio e appagato di appagare il mio padrone. Non avevo famiglia, i miei fratelli erano tutti sposati e vivevano in periferia, i miei amici piano piano ai miei rifiuti di uscire si erano via via abituati e non mi cercavano nemmeno più.
Andrea era stato deciso e già da quella prima sera aveva messo in chiaro le regole. Ero una sua proprietà a lui dovevo rendere conto a lui e a nessun altro.
Quando andavamo insieme in palestra si trasformava, scherzava, rideva e pretendeva lo trattassi da amico ma appena eravamo soli tornava ad essere il mio maschio dominante e a me stava bene così.
Ero li che preparavo la carne intento in questi pensieri quando la sua voce mi destò alle mie spalle.
“Troia verrai anche tu in palestra con me stasera, devo presentarti a qualche amico che voglio invitare qui per il cenone di capodanno.”
Dicendo questo mi strizzò un capezzolo e mi massaggiò il culo sodo. Era merito suo se avevo quel fisico che tutti in palestra mi invidiavano.
Era ancora nudo. Gli servi il piatto con il filetto e le verdure grigliate e misi in una ciotola per cani la mia razione. Il mio padrone non voleva mangiare da solo anche se erano appena le cinque del pomeriggio.
Si sedette e incominciò a mangiare. Io portata la ciotola con la carne nel solito posto vicino al tavolo mi accucciai vicino a lui e incominciai a lappare come un cane la mia cena serale. Lui con un piede mi accarezzava la schiena nuda, scendendo con l’alluce fino al mio ano che protendevo sperando solo lo sfiorasse.
“Hai sete?” . “Si padrone” dissi sapendo dove mi sarei dissetato. Allargate le sue gambe mi attaccai al suo cazzo moscio e in pochi secondi un getto di urina mi dissetò fino all’ultima goccia. Pulito il suo cazzo, sistemati i piatti mentre il padrone si lavava mi preparari per andare in palestra.
Rivestire gli abiti normali mi procurava una certa sofferenza, la mia divisa da schiavo era l’unico indumento che mi faceva sentire bene e in pace con me stesso.
L’unica regola imposta era che sotto i larghi pantaloni della tuta non dovevo portare l’intimo. Ma come fare quella sera a nascondere un cazzo di 23 cm sotto quella poca stoffa?
Andrea come mi avesse letto nel pensiero urlò da quella che un tempo era la mia camera “Schiavo, hai ancora l’alzabandiera? Vieni qui dai..” Mi avvicinai a lui, mi fece alzare in piedi, lo sovrastavo con la mia altezza ma era lui il maschio alfa. Estrasse il mio cazzo e mi infilò due dita in bocca perché le leccassi per bene. Mi fece piegare a novanta, infilò in un sol colpo le due dita nel mio ano e iniziò a masturbarmi con l’altra mano.
“Godi troia?” “Siii” risposti in maniera flebile.
“Non sento bene… allora Godi??” e le dita nel culo passarono da due a tre continuando il lavoro di perlustrazione. “Dimmelo che godi e che ti piace… fammi sentire quanto”
Mi lasciai andare, solitamente non gli piaceva facessi versi o apprezzamenti ma quella sera potevo lasciarmi andare al piacere.
“Sii padrone.. sii mio signore, godo come non mai, mmm vi prego continuate... sto per venire”
Un tempo, quando ero un grande scopatore di figa, duravo delle ore prima di venire ma da quando avevo scoperto questo mio lato di maschio sottomesso, quando mi era permesso darmi piacere bastavano pochi colpi ed eiaculavo.
Quando il padrone la sera non mi permetteva di arrivare al piacere durante la notte bastava strusciare il mio cazzo un paio di volte sul tappeto della camera per venire anche senza toccarmi. Questa cosa però al mattino non era stata apprezzata dal padrone che mi aveva punito con forte punizioni corporali.
Sentito il mio imminente orgasmo, Andrea si piegò di fronte a me e infilato il mio cazzo in bocca accolse tutto il mio seme leccando fino all’ultima goccia. Poi con un sorriso beffardo mi sorrise dicendo:” Lo sperma è altamente proteico con questo il mio allenamento stasera sarà speciale.
Ora vestiti che andiamo.
Felpa, tuta e T-shirt. Niente giacca. Andrea guidava la mia macchina verso la palestra. Non una parola.
Andrea in palestra era di casa. Aveva lavorato li per quasi 3 anni poi dieci mesi fa si era licenziato. Non aveva voglia di lavorare e io con il mio stipendio bastavo a mantenere agiatamente tutti e due senza problemi.
Andrea amava spendere, non si faceva mancare vini pregiati, vacanze costose e donne. Si Andrea era bisessuale.
Era capitato molte volte che tornasse a casa con qualche ragazza e io rimanessi per tutto il tempo chiuso nello sgabuzzino. Lo avevo sentito parlare con loro, vantarsi della mia casa, e scoparle con foga sul mio letto ma non mi importava perché sapevo che loro erano passeggere ma lui voleva me.
Ogni volta, dopo la scopata con la figa di turno messala alla porta, mi chiamava dalla camera e io da lui andavo con un cane quale sono e amo essere.
Gli ripulivo il cazzo ancora pieno degli umori della figa appena scopata, gli leccavo i piedi, le spalle e il culo sudato. Poi lo guardo addormentarsi e mi accocolo vicino a lui pronto a soddisfarlo in ogni suo desiderio anche notturno.
Era quella la vita che avevo scelto di seguire e non me ne pentivo. Stavo bene e mi sentivo bene.
La palestra quella sera era estremamente deserta a parte due omaccioni pieni di muscoli che erano intenti ad alzare i bilanceri.
“Ciao ragazzi,” li salutò Andrea con una stretta di mano “Lui è Luca, il mio amico di cui vi parlavo in chat”
I due mi guardarono con un sorriso malizioso e la cosa mi turbò non poco.
“Uno dei due il più anziano dei due, lui è Marco mio figlio” In effetti i due si somigliavano parecchio, solo una lieve differenza di età per il resto erano veramente statuari.
Alti sul metro e ottanta, brizzolato con due baffoni il padre moro e scuro il figlio. Entrambi portavano una canotta aderente che metteva in risalto muscoli scolpiti.
Il padre aveva una carnagione chiara il figlio più olivastra. La cosa che mi colpì è che il figlio non alzava mai lo sguardo verso Andrea.
“Bene, avete già iniziato l’allenamento? Noi ci cambiamo e vi raggiungiamo”. Nello spogliatoio avrei voluto chiedere chi fossero quei due ma non era mia competenza di schiavo saperlo.
Ci allenammo per quasi due ore incrociandoci con Dario e Marco di tanto in tanto. Il Figlio eseguiva gli stessi esercizi del padre e i due scambiavano pochissime parole.
Erano le 20 passate e finita l’ultima serie di addominali ci dirigemmo verso lo spogliatoio. Marco e Dario erano già dentro pronti per farsi una doccia.
Andrea non voleva che la facessimo li perché voleva essere lavato da me in ogni centimetro del suo corpo e quindi la facevamo sempre a casa.
“Non vorrete lavarvi qui vero? “ disse Andrea, “Su su venite da me, prima di cena potrete farvi una bella doccia a casa mia”.
Dario sorrise. “Va bene”. Rivestiti” disse al figlio che immediatamente esegui l’ordine. Io per tutto il tragitto in macchina mentre i due ci seguivano con la loro non riuscivo a capire cosa volesse Andrea. Era la prima volta che invitava maschi a casa e per giunta conosciuti in chat.
“Benvenuti nella mia piccola dimora” disse una volta che io ebbi aperto la porta. I nostri corpi sudati dall’intenso lavoro emanavano un odore veramente forte che in breve riempi la stanza.
“Il bagno è di là, Luca mostraglielo. Io preparo un po’ di spumante per festeggiare il nostro incontro”
Dario lasciò cadere la sacca della palestra e si girò per seguirmi, Marco sempre ad occhi bassi raccolse la sacca del padre e lo seguì.
Il bagno era molto spazioso, Andrea lo aveva voluto modernizzare e mentre prima nonostante le dimensioni, conteneva solo una misera normale doccia ora invece oltre a una vasca idromassaggio in un angolo nell’altro vi era una doccia con accanto una piccola sauna che Andrea amava fare quasi ogni giorno.
“Bel bagno” disse Dario. “Hai degli asciugamani per caso? In palestra ci siamo accorti di averli lasciati a casa” Io annui con la testa e lasciatili in bagno andai verso l’armadio in camera per prendere quanto richiesto.
Ci impiegai solo una trentina di secondi tornato indietro la scena aveva dell’incredibile e non potei non imbambolarmi nel vederla.
Marco già nudo e solo con un perizoma rosso molto simile al mio stava spogliando il padre che non muoveva un dito.
L’uomo ghignava probabilmente vedendo il mio sguardo incredulo ma Marco non si fermò nel lavoro che gli era stato ordinato.
A carponi, toglieva le calze al padre e baciava ogni singola parte del suo piede.
Andrea alle mie spalle mi fece trasalire facendomi cadere gli asciugamani che avevo in braccio.
“Ah, vedo che anche tu apprezzi il lavaggio orale.”disse rivolto a Dario, poi volgendosi verso di me “troia vatti a cambiare non vorrai esser da meno”.
Come un automa poggiai gli asciugamani e andato nel mio stanzino in pochi minuti tornai con addosso solo il mio perizoma di pelle.
“Prepara la vasca troia, che la serata è ancora lunga” Andrea era nudo e limonava in maniera lasciva con Dario. Marco ai loro piedi leccava ogni centimetro delle gambe del padre.
La serata era decisamente lunga.
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