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Sviluppi imprevisti - Barcellona (11)


di crigio
13.01.2014    |    5.022    |    1 9.2
"La mano dell’energumeno è enorme e il suo braccio muscoloso fa impallidire il culetto del mio amico..."
Mentre io e Pino siamo sdraiati sulle panche dentro la cabina a riprenderci dalla scopata con i due gemelli, la porta si spalanca ed entra l’uomo in harness che prima ha fottuto il mio amichetto. Si precipita su di lui e, afferrandolo per un braccio, lo spinge verso l’uscita. Poi viene da me e mi trascina fino al corridoio.
Ci spintona attraverso i cunicoli della sauna finché arriviamo davanti ad una stanza. La porta è socchiusa: sbircio e mi sembra di vedere qualcosa muoversi. Un’ennesima spinta ci costringe ad entrare.
Un tipo di spalle, anche lui con un harness pettorale, sta armeggiando con qualcosa. Guardandolo meglio, mi rendo conto che è una montagna di muscoli: ha due spalle gigantesche che confluiscono a V in una vita stretta e in un culo perfettamente inguainato in una culotte di latex. Le cosce nerborute si appoggiano su due polpacci prorompenti che terminano in un paio di scarponcini militari.
Il tipo si volta: “E così siete italiani, eh?”, chiede, senza aspettarsi in realtà una risposta. È mastodontico: i pettorali sembra che gli stiano per scoppiare e la cintura che glieli stringe pare voler esplodere. Sull’addome è evidentissimo il six pack e, più giù, un altro pacco desta la nostra curiosità. Sotto la plastica delle mutande, un affare nodoso si attorciglia per ogni dove e, per le dimensioni che deve avere, non riesce a trovare una direzione unica.
“Ma dove siamo finiti?”, mi chiede Pino, basito. “Nel paese delle meraviglie?”.
“Non lo so, ma sento che mi sto bagnando!”, gli rispondo. Poi, mi accorgo che il tipo, un ragazzo direi, con una mano si sta lubrificando l’altra e tutto l’avambraccio, tenendolo piegato verso l’alto.
“Ehi, piccoletto!”, sborra, rivolto al biondino. “Sdraiati sulla sling! Veloce!”, gli ordina. Pino, ipnotizzato, si dirige lentamente verso l’amaca che pende dal soffitto in mezzo alla stanza, senza distogliere lo sguardo dall’energumeno. Si corica sulle cinghie e solleva le gambe, che vengono subito legate dall’uomo che è venuto a prelevarci. A seguire anche le sue mani vengono bloccate e il mio amico si ritrova in completa balia dei nostri due carcerieri.
“Io mi chiamo Thor, e dopo capirete perché!”, si presenta il ragazzo, continuando a lucidarsi il braccio e avanzando verso Pino. Quando arriva davanti alle sue terga, gli porta la mano lubrificata in mezzo alle chiappe e lo accarezza. Al contatto, il biondino si acciglia e sospira profondamente. La mano dell’energumeno è enorme e il suo braccio muscoloso fa impallidire il culetto del mio amico.
“Adesso ci divertiamo! Ti va?”, gli fa Thor.
“S… sì…”, ribatte Pino, intimorito, spostando rapidamente lo sguardo dall’energumeno a me e di nuovo a lui. Il ragazzo lo penetra con un dito, che gira e rigira, tastando ogni centimetro delle pareti del suo sfintere.
“A quanto pare sei già aperto!”, costata Thor. “E sei pure bello bagnato!”. Poi, abbassa la testa e vedendo del liquido bianco uscire dal buco di Pino, aggiunge: “Ma questa è sborra! Ma allora sei una troia!”, lo insulta, scandendo bene quest’ultima parola e introducendo nel mio amico un altro dito.
La bocca del biondino si divarica ed esce un urletto. “Che c’è? Senti qualcosa?”, gli chiede Thor. “E ora?”, continua, inserendo un terzo dito.
“OOOOOOOHHHHHHHH, come sono grosse!”, rantola Pino.
“Sì! Ti piacciono così grosse?”, è la domanda seguente dell’energumeno, che comincia a pistonare il mio amico con tutt’e tre le falangi.
“Io… mmmmmm… adoro… oh!... la roba… Uff!... grossa… aaaaaaaaa… aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!”, gode la troietta.
“Non avevo dubbi!”, lo schernisce il ragazzo, che intanto gli spinge in culo anche il mignolo. Nel frattempo, l’uomo strofina il petto di Pino e gli titilla i capezzoli, in modo da tenere accesa la sua eccitazione ed evitare che il suo buco si possa contrarre. Anzi, questo massaggio combinato fa sì che il busto del biondino si sollevi lentamente e, con tutta probabilità, che il suo sfintere spinga in fuori, dilatandosi sempre più.
“Sì, apriti, ché adesso ti faccio un servizio completo!”, fa Thor, che stringe tutte le dita a cuneo e preme tra le chiappe di Pino per fistarlo.
“Cazzo! Così mi distruggi!”, protesta il mio amico.
“Tranquillo! È solo la prima impressione! Vedrai dopo…!”. Le dita arrivano fino alle nocche e poi si fermano: Thor chiede all’uomo di passargli il lubrificante e lui se ne spalma altro sulla metà della mano ancora fuori, sul polso e ancora sull’avambraccio. Quindi, ricomincia a spingere. L’anellino della troia si slabbra: un sibilo soffocato gli esce dalla gola e una lacrima gli solca la guancia. Quando anche le nocche vengono ingoiate nelle sue viscere, la sua schiena si inarca e il suo corpicino trema.
La rosellina, ora, stringe il polso di Thor che, non contento, continua a scivolare dentro Pino, fono a introdurci anche un pezzo del braccio. D’un tratto, il petto del biondino schizza per aria.
“AH!”, grida, secco. E poi una seconda e una terza volta.
“Adesso hai capito perché mi chiamano Thor?”, gli chiede provocatoriamente il ragazzo. “E questo è solo una delle ragioni! Vedrete tra poco…!”.
Credo di capire che cosa sta succedendo: con le dita gli sta “martellando” la prostata, e ad ogni colpo una scossa percorre il corpo di Pino, che poi si scarica sul suo torace.
Mentre è lì che si dà da fare con gli intestini del biondino, l’energumeno dice qualcosa all’uomo. Poi si gira verso di me e mi fa: “Perché stai lì tutto solo? Fatti leccare dal mio amico!”, e quello si avvicina a me e mi strattona fino ad un tavolo appoggiato al muro. Mi ci fa sdraiare sopra e mi apre le cosce. Ci si inginocchia in mezzo e ci affonda la faccia. Subito la sua lingua inizia a regalarmi piacere: la passa tutta aperta sull’anellino e poi si ferma a torturarmi la parte superiore. Quindi, Thor gli dice qualcos’altro e poi si rivolge a me: “Fatti anche scopare, ché ho una sorpresa anche per te!”. Allora, l’uomo si tira su, si cala la cerniera degli slip ed estrae una verga già tosta. Me la struscia un po’ sulla rosellina e infine la punta al buco, cominciando a spingere.
Mi penetra: è grossa, merda! Mugolo e mi lecco le labbra, fissandolo con lussuria. Lui sorride e mi assesta un colpo in fondo al retto. Il mio bacino sussulta e le mie gambe si spalancano. L’uomo lo interpreta come un invito a fottermi e, afferrandomi per i fianchi, inizia a sbattermi come una puttana.
Sbalzato dalle sue percosse, la mia testa dondola a destra e a sinistra e, quando si gira verso la sling, la vedo penzolare pericolosamente in ogni direzione. Thor sta stantuffando lo sfintere di Pino con tutto il suo braccio ed il mio amico non riesce ad emettere alcun suono, perché le sferzate in fondo alle viscere gli spezzano il fiato. Si contorce e ansima: il suo capo è piegato indietro e mi guarda attonito.
“Ehi, troia! Ma stai sbrodolando!”, sbotta Thor, quando si accorge che dal suo buco cola del liquido vischioso. “Bene! È tutto cibo buono per il mio amico!”, ed estraendo lentamente la mano dal biondino, chiama l’uomo perché lo sostituisca tra le chiappe della troietta. Questo con uno strattone mi libera lo sfintere e va verso gli altri due. Si inginocchia tra le gambe di Pino e comincia a leccarlo.
Thor, invece, si tira su e viene verso di me. “Ora tu scoprirai l’altro motivo per cui mi chiamano così!”, mi sussurra. Si afferra i lembi della culotte e tira verso il basso. Appare prima il pelo pubico e poi la base del cazzo. Un tubo di carne di una circonferenza mai vista né immaginata spunta dall’elastico delle mutande. A mano a mano che queste vengono tirate giù, la verga si snoda in tutta la sua lunghezza. Non appena l’energumeno si spoglia completamente, il tronco che parte dal suo inguine schizza per aria.
Non è un membro. È una trave! “Non avrai… intenzione… di… con quello… …!”, protesto. Ma invano. Lui, senza neanche rispondermi, mi afferra le caviglie e incolla il suo ventre alle mie chiappe. Mi fa assaggiare la sua prorompente virilità strofinandomela nel solco. È spaventosa!
Sorprendentemente, mentre il mio cervello mi ordina di provare paura, il mio corpo reagisce in modo diverso. La carezza che l’asta sta facendo alla mia rosellina, la fa dilatare piano piano. Lei sembra più affamata di me e si sta eccitando talmente tanto che comanda al mio bassoventre di spingere in fuori per farsi riempire da quella enormità. Sembra un’entità separata da me. Non mi sono mai sentito così vacca.
“Vedo che, anche se protesti, il tuo buco sembra dire qualcos’altro!”, dice Thor. “Non ne hai mai preso uno così grosso?”, mi chiede.
“N… no… mai…”, biascico.
“Vedrai che ti piacerà! Ne sono sicuro!”, aggiunge, e si sputa sull’uccello lubrificandolo ben bene. Poi accosta quella pesca che è il suo glande al mio anellino e preme per entrare.
“No… nooooooo… NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, un urlo mi viene strappato dalla gola quando la testa di quel cazzone mi penetra. Pino reclina di nuovo il capo per cercarmi, spaventato dal mio grido lancinante, ma dalla sua posizione non può vedere il membro di Thor, ma solo la sua schiena. L’energumeno continua a spingere: il suo tronco mi scivola dentro, facendo attrito contro le pareti del mio sfintere, stimolandole e tendendole all’inverosimile. Mi sta lacerando!
All’improvviso, si ferma: ha raggiunto il fondo dei miei intestini, ma non è tutto dentro. La cappella tocca la mia prostata: l’afflusso di sangue la fa ingrossare ritmicamente e, conseguentemente, percuote il mio organo facendomi vibrare di godimento.
“Ecco il martello di Thor!”, rantola il ragazzo, esaltato. Si appoggia con le mani sul tavolo e mi fa: “Sei pronto?”. Il suo ventre si scosta leggermente dalle mie chiappe e un attimo dopo lo sento di nuovo contro la mia pelle. Un fuoco parte dalle viscere e risale tutto il mio busto. Quando arriva al cervello, perdo l’orientamento: nonostante sia sdraiato, mi sembra di avere le vertigini. Mi volto in ogni direzione: i miei occhi si chiudono lentamente. Mi accascio sul tavolo, svenuto.
Mi risveglio: Thor è chino su di me. Mi sta leccando le labbra e intanto si muove piano dentro di me. “E’ stato troppo?”, mi chiede, quasi premuroso, mentre quell’andirivieni cadenzato fa crescere il mio piacere.
“Sì, ma adesso mi piace…”, rispondo.
“Bene! Allora possiamo riprendere!”, e onde ampie del suo bacino accompagnano lo scorrimento della sua trave nel mio sfintere. Sono dilatato come non avrei mai immaginato di poter essere ed è proprio questo a procurarmi un godimento sempre maggiore. A poco a poco, Thor aumenta la velocità della penetrazione e sento del liquido scorrermi giù dalle natiche.
“MMMMMM! Come sei caldo! E bagnato! Sei un lago!”, muggisce, scopandomi con passione. È così preso da me che si piega di nuovo e mi fa un lingua-in-bocca da paura. Poi aggiunge: “Hai cenato stasera?”.
Io lo fisso stupito. Non capisco la domanda. “N… no…”, rispondo, comunque.
“Bene, perché tra poco ti farai una bella abbuffata! Ti piace la sborra, vero?”. A questa domanda i miei occhi devono essersi illuminati, perché lui sogghigna e continua: “Sì che ti piace!”. La mia reazione lo ha anche eccitato di più, tanto che inizia a fottermi con maggiore potenza.
“Oddio! Sta arrivando!”, esclamo.
“Che sta arrivando?”, mi chiede Thor, quasi automaticamente, senza dare troppo peso alle parole. Non faccio in tempo a rispondere che le mie cosce si squartano di scatto. Pianto i talloni nei lombi dell’energumeno costringendolo a restarmi dentro. Mi contorco e gemo. D’improvviso una convulsione, e le mie braccia cingono le enormi spalle del mio stallone. Gli affondo le unghie nella pelle e lo graffio. Nonostante lo spasmo, però, il mio sfintere rimane aperto: il cazzo di Thor è talmente grosso che non riesco a stringerglielo come normalmente mi succede a questo punto. Tuttavia, lui avverte le pulsazioni dei miei muscoli interni e mi chiede: “Che ti prende?”.
“Orgasmo… anale…”, rantolo io.
“Che?!... Wow! Mi stai ciucciando la minchia! Ma come fai?”, si meraviglia, ma non smette di scoparmi. “Sei pronto per la poppata?”, mi chiede infine, e reimpossessandosi del suo attrezzo con uno strattone dilaniante, mi tira per un braccio costringendomi ad inginocchiarmi ai suoi piedi. Come un forsennato, si masturba con entrambe le mani e mi ordina: “Apri! APRI!”. Spalanco la bocca, tiro fuori la lingua e un secondo dopo un fiotto lungo e abbondante mi innaffia la gola.
“Glough! Glough!... Glough! Glough!”, ingoio.
“Brava la mia puttanella! Bevila tutta! Tutta, così!”, mi esorta, mentre il suo obice mi spara un secondo schizzo nelle fauci.
Con la coda dell’occhio vedo che, intanto, l’uomo si sta facendo spompinare da Pino, che sempre sdraiato sulla sling e con la testa ancora reclinata, gli sta succhiando il cazzo con tale vigore che quello si agita per la difficoltà di trattenere l’orgasmo.
“Me cooooooorroooooooooooo!!!”, urla alla fine, e il gozzo del mio amico sale e scende nella sua gola mentre inghiotte tutto il nettare del suo stallone.
Un terzo fiotto mi sorprende distratto, e Thor raccoglie con le dita il suo sperma che mi ha sporcato la faccia e mi nutre, facendosele ripulire. Intanto che sono lì a ciucciargli le falangi, lui si contorce e si piega in avanti: “Eccotene ancora, porcona!”, e tirandosi su di scatto, esplode per la quarta volta. Mi afferra per la nuca e mi affonda la sua trave in bocca. Ho l’impressione che mi si sloghi la mascella, ma lui, infischiandosene, mi fotte scaricandosi completamente i coglioni. Poi, mi stringe il naso perché tenga schiuse le labbra e si strizza il prepuzio per regalarmi le ultime gocce di seme.
Infine, mi schiaffeggia la guancia e, salutandoci, chiosa: “Brave troiette!”. Si rimette la culotte e, insieme all’uomo, esce dalla stanza, lasciandoci sfatti dal piacere.
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