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Sviluppi imprevisti - Barcellona (13)


di crigio
15.01.2014    |    5.152    |    1 9.2
"Mi ritrovo con il naso davanti alla sua patta, che, con gesti nervosi, lui si affretta ad aprire..."
“Vamos!”, ci ordina il nostro ospite. Esce dalla stanza ed io ed Enrico lo seguiamo lungo il corridoio. Prima di entrare nella camera in cui si trova Pino, dà due colpi ad una porta di fronte. Quindi, apre l’uscio e ad accoglierci troviamo le chiappe del biondino puntate in alto.
“Leccami! Devo godere! ORA!”, mi implora, ed io mi precipito a dargli conforto. Faccio per chinarmi sul suo culo, ma due mani forti mi afferrano per le braccia e vengo strattonato indietro. Mi volto: un negrone accigliato mi trascina lontano dal letto e mi spinge per terra, in ginocchio. Mi ritrovo con il naso davanti alla sua patta, che, con gesti nervosi, lui si affretta ad aprire. Il bottone salta. La cerniera scende. Una nerchia di proporzioni indicibili sguscia dai jeans. Il tipo me la sbatte sulle labbra e mi forza ad ingoiarla.
Nel frattempo, a destra e a sinistra del mio stallone compaiono altre due paia di gambe: due coppie di mani ripetono il gesto e altre due patte si schiudono. La sorpresa dei loro contenuti mi mozza il fiato e la mazza che mi fotte la bocca mi finisce in gola e mi strozza. Tossisco e sbavo.
Istintivamente le mie mani salgono a stringere gli altri due cazzoni. Sono caldi e pulsano. Li masturbo lentamente e quelli si ingrossano e crescono, così come quello che mi riempie le fauci. Non è ancora completamente duro e lo pompo con voluttà.
“Ah sì, Dio! Questa sì che è una leccata di culo!”. È la voce acuta di Pino che mi distrae dai miei stalloni. Con la coda dell’occhio vedo che un energumeno d’ebano ha la faccia immersa nel suo solco e lo sta frugando con foga. La lingua saetta con tale velocità che faccio fatica a vederla. “Io così… mmmmmmm… godo! GOOOOOOOOODOOOOOOOOOOOO!!!”, sbraita il biondino. Il suo corpicino normalmente bianco si sta arrossando, e trema. Con le mani strappa via le lenzuola dal letto. Si tira su e si irrigidisce. Dal suo buco cola del liquido: un misto di saliva, di umori e di sperma. Il tipo si scolla un attimo dalla sua rosellina e questa si apre e si chiude. Una lappata veloce e Pino sussulta. Il nero sorride e torna ad assaporare il buco. Di nuovo il mio amico si scuote: ogni colpo di lingua gli regala brividi incontrollabili. Poi, le labbra turgide dello stallone si incollano all’anellino e succhiano voracemente. Pino gira la testa indietro e spalanca gli occhi: il tipo lo sta fottendo col suo organo orale.
D’improvviso, una mano mi strizza una chiappa. Torno con lo sguardo ai miei negroni. Non può trattarsi di uno di loro, perché sono tutti e tre in piedi come prima. Due mani mi cingono la vita e mi sbottonano i jeans. Mi aprono la cerniera e mi calano i pantaloni: prima una gamba e poi l’altra si scoprono. Le mani ritornano al mio ventre: afferrano la mia maglia e la tirano su. Abbandono il cazzone che sto succhiando per farmela sfilare. Quindi, le dita si insinuano nell’elastico degli slip e via anche quelli. Il contatto del mio solco con un tubo caldo, lungo, grosso e pulsante mi fa inspirare profondamente e di nuovo la mazza che ho in bocca mi fa affogare. Una rotondità liscia e vischiosa punta alla mia rosellina e spinge per farsi strada: attraversa l’anello e un brivido risale lungo la mia schiena. Quando arriva al cervello le mie labbra si stringono attorno alla verga con più vigore.
Intanto, le nerchie nelle mie mani sono diventate due tronchi: i due stalloni si godono la masturbazione ad occhi chiusi e a denti stretti. Quando il cazzone che ho in culo mi sprofonda tutto dentro, mi appendo letteralmente a loro e li stringo forte. Sento il sangue rifluire per tutta la lunghezza delle aste. Una goccia di precum imperla la punta dei glandi. Allora abbandono la mazza che sto succhiando e vado a cibarmi di quel nettare prezioso. Una leccata a destra e un’altra a sinistra. Quest’ultimo negrone, però, mi tiene fermo davanti al suo ventre: vuole che lo spompini. Apro la bocca e inghiotto tutta la sua virilità.
Mentre un’asta mi scorre tra le fauci, un’altra mi scorre nelle viscere: avanti e indietro, facendo attrito contro le pareti del mio sfintere e un godimento crescente si impossessa del mio corpo. Due mani mi stringono i fianchi: poi iniziano a risalire sulla mia pancia fino al petto, fermandosi ai capezzoli. Abbasso lo sguardo: anche queste sono nere. Lo dovevo capire dalle dimensioni del cazzo che mi sta fottendo. I polpastrelli dei pollici e degli indici mi pizzicano le aureole, che si increspano e si induriscono. Le punte schizzano in fuori e adesso le dita si concentrano su quelle.
“MMMMMMMMMMMMMMM!!!”, gemo, mentre l’altra nerchia mi scava in bocca. Poi, lo stallone alle mie spalle mi stringe a sé passando le sue braccia sotto le mie ascelle. Così ben posizionato, comincia a scoparmi di brutto: il suo ventre mi schiaffeggia le chiappe con violenza e le mie ginocchia tremano. L’energumeno di fronte a me si scosta un po’ e inizia a spogliarsi. Una volta nudo, si sdraia a terra e, tenendosi il cazzo con le dita, lo punta verso l’alto. Le braccia dello stallone che mi fotte mi abbandonano e un affondo più forte mi proietta in avanti. Il cazzo sguscia fuori dal mio sfintere. E cado in avanti. Una sculacciata su una chiappa mi spinge ad andare verso il tipo a terra: carponi, procedo verso di lui e lo monto. Lui mi agguanta le natiche, me le apre e, con un movimento preciso e secco, mi impala con il suo tronco. Un terremoto si impossessa delle mie membra e le scosse aumentano man mano che lo stallone mi sbatte. Di fronte a me non c’è più nessuno e adesso riesco a vedere Enrico seduto sulla poltroncina a cosce larghe, mentre il riccone è inginocchiato sul suo ventre e lo spompina con energia. Alla mia sinistra, invece, Pino è tra le grinfie di… Oddio!... uno… due… tre… quattro maschioni neri! È sdraiato sulla schiena e uno lo scopa, un altro gli pianta la nerchia in gola e gli altri due si fanno massaggiare i cazzi e le palle dalle sue mani. Quasi scompare in mezzo a quelle montagne di muscoli e ad ogni affondo dello stallone il letto sprofonda talmente tanto che sembra che il mio amico venga perforato. Lui però non batte ciglio e si dedica anima e corpo a tutti e quattro.
“Oh porca puttana!”, esclamo quando la mazza che ho in culo mi colpisce la bocca dello stomaco. Anche gli altri due negroni ai miei lati si stanno spogliando e quello alla mia destra corre veloce alle mie spalle. Mi appoggia una mano pesante sul collo e mi fa chinare in avanti. Si inginocchia e si accosta alle mie chiappe. Ci inserisce la sua verga e la struscia sopra quella del suo amico e contro la mia rosellina.
Non avrà mica intenzione di…??? Oooooooo… oooooooohhhhhhhhhh… OOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHH!!! La sua cappella mi sbraga l’anellino e inizia a scivolare sopra l’altra minchia. Io mi appoggio sulle mani e offro le mie tettine allo stallone che mi sta sotto. Con la lingua inizia a titillarmele e con i denti a mordicchiarmele. Mi eccito di più e rilasso anche lo sfintere. Mi dilato a dismisura e le due mazze mi stantuffano dentro con facilità. Sento il calore crescermi nel bassoventre: mi si accappona la pelle e il mio corpo vibra.
“Cazzo! Sta arrivando!”, penso. E infatti uno spasmo mi fa spingere il culo in fuori. I due negroni, presi dalla scopata, non se ne accorgono. Quello che ho dietro si solleva sui piedi e, appoggiandosi con le mani sui miei lombari, inizia a cavalcarmi come un forsennato. Il calore si diffonde per tutte le mia membra. La fronte mi si imperla di sudore e la vista mi si appanna. Il respiro si fa più corto. Un brivido sale e scende dalla testa alla punta dei piedi: presto si trasforma in tremore e alla fine in una potente convulsione. I miei muscoli interni mi fanno sputare entrambi i cazzi, ma l’orgasmo è ormai in stato avanzato e, anche senza essere più scopato, gli do completo sfogo. Mi contorco sopra lo stallone sdraiato a terra, mentre lui, con sguardo stranito, cerca di trattenermi. L’altro, invece, prova a tornarmi dentro, ma mi agito talmente tanto che non riesce a trovare il buco.
Quando finalmente mi calmo, mi tirano su e mi fanno cadere indietro, dove è già pronto il negrone che mi ha fottuto per primo e che mi pianta nelle viscere la sua asta sempre dura. Mi ritrovo in uno smorzacandela rovesciato, appoggiato sulle mani e sui piedi. Il bacino del tipo inizia subito a percuotermi le chiappe e il mio orgasmo si riaccende immediatamente. Per la lussuria, chiudo gli occhi e reclino la testa. Quando la rialzo, davanti a me c’è il quarto stallone che, inginocchiato tra le mie cosce, armeggia per unire la sua nerchia a quella del suo amico dentro il mio culo. Si posiziona e spinge.
“AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, urlo, e richiamo l’attenzione sia di Enrico che di Pino. Il gigantone, adesso, ha il nababbo in groppa che si sta godendo la sua mazza rimbalzandogli sopra. Il biondino, invece, viene ripassato a turno dai quattro negroni che si prendono cura di lui.
Tornando a guardare Enrico, vedo che il nostro ospite smonta da lui e, alzando un braccio, schiocca le dita. È l’ennesimo richiamo.
E infatti, un’altra porta si apre e sull’uscio appare un ragazzo dalla pelle color cioccolato e completamente liscia. Una chioma folta e riccia gli orna il capo e sul viso risaltano gli occhi blu e le labbra rosse.
Entra in camera e si dirige verso il gigantone. Lo fa alzare in piedi e poi solleva una gamba e appoggia il piede sulla poltroncina. Si piega in avanti e offre la sua intimità al mio ragazzone. Il suo culo sembra scolpito nell’ebano e quando si china le chiappe si schiudono, rivelando un buco rosa e pulsante. Enrico si inginocchia e accosta la bocca a quella meraviglia. Al contatto il ragazzo si contrae e chiude gli occhi. Inspira profondamente e si lecca le labbra, mugolando di piacere. Dopo averlo ben lubrificato, il gigantone si rialza e avvicina il suo bacino alle terga della puttanella. Da dietro, vedo le sue chiappe tendersi nel tentativo di penetrarlo e, quando ciò avviene, il ragazzo vibra per l’eccitazione.
“Dammi sto cazzo! Dammelo!”, grida Pino sul letto, mentre l’ennesimo verga gli lavora lo sfintere. Adesso è a smorzacandela rovesciato, proprio come me, su una nerchia enorme che lo sta pistonando dal basso verso l’alto, facendolo sobbalzare a ritmo costante sul ventre dello stallone di turno. “Sì così, che arrivo… oooooo… oooooooooooohhhhhhhhhhhh… OOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHH!!!”, continua a strillare, e il suo corpicino viene immediatamente devastato da una convulsione violenta. Con le mani masturba altri due cazzi come un forsennato, e quelli dopo pochi secondi cominciano a spruzzare sborra calda e densa sulla sua faccia e sul suo petto. Allora lui si getta prima su uno e poi sull’altro, per spremere bene i coglioni dei due neri e ripulire le loro aste, e intanto quello che gli sta sotto sussulta per l’orgasmo che lo coglie. Lo sfintere di Pino, con le contrazioni da cui è preso, gli starà aspirando la mazza e quello non sarà riuscito a trattenersi.
D’un tratto la mia visuale viene occultata da uno dei miei ragazzoni, che mi infila in bocca il suo palo, imponendomi di spompinarlo, mentre nei miei intestini gli altri due non smettono di entrare ed uscire, senza mostrare alcun cedimento. Da quando è partito, il mio orgasmo anale non si è mai arrestato e questo massaggio con i due cazzi non ha fatto altro che tenerlo vivo. Con uno strattone, il quarto negrone mi costringe a girarmi a destra e ad imboccare la sua nerchia. Così tutto aperto e a cosce larghe mi sento una gran vacca e questa sensazione mi fa provare un infinito godimento. I miei muscoli interni massaggiano due minchie, mentre la mia bocca ciuccia le altre due. Quando torno da quella a sinistra, questa comincia a gonfiarsi: è pronta a schizzare. La succhio con più vigore e lo stallone si contorce. Un secondo dopo la mia bocca viene inondata dal suo seme caldo e pastoso. Al suo rantolo si aggiunge subito quello del ragazzo alla mia destra: mi volto verso di lui e un rivolo di sperma solca il mio viso. Inghiotto la sua verga e il resto della sborra mi finisce dritta in gola.
Un’ulteriore e improvvisa dilatazione al mio sfintere mi fa spalancare la bocca: lo sperma appena raccolto cola fuori e mi insozza il mento e il petto. Mi volto verso il negrone che mi sovrasta e il suo viso contratto mi suggerisce che sta per spararmi in corpo il suo nettare. Mi afferra per le spalle e accelera il ritmo. Poi, un fendente profondo e rimane incollato alle mie natiche. Sussulta e in fondo alle mie viscere avverto un calore dilagante.
“AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!”, rantola il ragazzo sotto di me e di nuovo il mio buco viene sbragato. Anche il suo cazzo si gonfia e schizza in me. Il pensiero di tutto questo nettare inebriante dentro e fuori dal mio corpo mi manda in estasi. Per di più lo stallone davanti a me inizia a strofinarmi il buco dilatato con il pollice: lo fisso accigliandomi e digrignando i denti. Sollevo lentamente il busto e mi aggrappo alle sue spalle. Una convulsione mi fa inspirare a fondo e gonfiare il petto. La testa mi sbatte all’indietro e gli occhi mi si rivoltano nelle orbite. Stringo le cosce e lo tengo incollato a me col suo cazzone piantato in corpo. Risollevo il capo e ho il suo viso ad un centimetro dal mio. Lo bacio appassionatamente e sento i suoi labbroni avvolgere tutta la mia bocca. La sua lingua mi stupra le fauci e raccoglie la sborra che i suoi amici mi hanno scaricato dentro. Mi accarezza e mi palpa dappertutto finché il mio orgasmo non si smorza.
Il suo membro sguscia fuori e così anche l’altro. Mi lasciano cadere di fianco con delicatezza e tutti e quattro continuano a baciare la mia pelle.
Alzo lo sguardo e Pino è sottoposto alla violenza del suo quarto stallone che lo sta fottendo a pecorina. Ha gli occhi sgranati e la bocca spalancata e un filo di bava scende fino alle lenzuola. Poi il negrone estrae la sua nerchia e, strusciandola tra le chiappe del biondino, spruzza per aria il suo seme, che ricade sulla schiena del mio amico. Si china e lo succhia tutto. Poi, fa girare Pino e lo bacia profondamente, scambiando con lui il succo dei suoi coglioni, mentre la troietta si contorce e si strofina contro il corpo nerboruto del ragazzone, mugolando come una gatta in calore.
Dall’altra parte della stanza, l’adone dalla pelle color cioccolato viene sballottato dalla rude potenza di Enrico, che, infoiato come un caprone, non si cura più del piacere della sua troia e punta solo a raggiungere il proprio. E infatti di lì a poco un urlo cavernoso annuncia che anche lui si sta svuotando le palle e il ragazzo lascia che se le sprema completamente. Poi, si sfila l’arnese dal culo e si inginocchia, lucidandolo ben bene e con gran gusto. Le sue labbra di fragola avvolgono perfettamente tutta l’asta e la aspirano con avidità. Con un dito raccoglie una goccia di sborra al lato della bocca e poi lo succhia incavando le guance e ammiccando al gigantone.
Il riccone si avvicina ad Enrico e gli sussurra qualcosa. Allora il mio ragazzone va da Pino e lo fa scendere dal letto. Quindi, viene da me e, tirandomi su, dice: “Seguitemi!”.
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